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Autore: Mannu    16/10/2012    0 recensioni
All'improvviso la necessità la sopraffece. Ristabilire il contatto era l'unica cosa importante. Assimilare la tecnologia del luogo per ristabilire il contatto.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek: la nuova frontiera'
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6.

- Maledetti incompetenti – sibilò Nove tra sé. Era un ufficiale tattico, esperta d'armi e tattiche di combattimento. Sapeva colpire il bersaglio sia con i nuovi, potentissimi phaser Mark XI, studiati per abbattere scudi e perforare scafi corazzati, sia combattere a mani nude. Ma non ci voleva un ingegnere per capire che i danni al nucleo di curvatura della nave nausicaana erano dovuti all'incuria e alla maldestra manutenzione. L'errata installazione di alcuni dei componenti che lei aveva procurato loro aveva fatto il resto. Il nucleo di curvatura era divenuto instabile, c'era stata una perdita di refrigerante in sala macchine e il livello delle radiazioni era pericolosamente aumentato. Non aveva avuto scelta: mandare uno qualsiasi dei suoi in quell'ambiente sarebbe equivalso a una condanna a morte. Le nanosonde borg che ancora circolavano abbondanti nel suo sangue e che permeavano ogni fibra del suo corpo l'avrebbero protetta.
Almeno così sperava.
Sbloccata una doppia porta di protezione con i codici estorti a Mh-an-Loort, ebbe accesso a un locale adiacente la sala macchine. Notò la parete parzialmente congelata dal fluido: era in realtà una paratia tagliafiamme calata nel momento in cui si era reso necessario isolare la sala macchine. Al di là di quella barriera antiradiazioni c'era il nucleo di curvatura che stava per cedere.
Si arrampicò su una scaletta e usando la vista che i borg le avevano dato cercò un punto debole del portello che bloccava l'accesso a un condotto di manutenzione. I nausicaani avevano costruito quella vecchia nave a loro misura, non avrebbe avuto difficoltà ad attraversarlo. E se l'avessero realizzata con un minimo di logica, quel corridoio di manutenzione avrebbe raggiunto i condotti EPS e forse anche le gondole di curvatura.
Con la forza bruta scardinò il portello. Poté sentire le radiazioni aumentare. Le percepiva come un calore sul petto e sul ventre, come un colore dominante: l'interno del corridoio aveva una tinta giallognola che nulla aveva di naturale. Sapeva che non c'era nessuna luce colorata: erano i suoi impianti borg a gridare il pericolo. Non poteva assimilare quelle radiazioni, non poteva neutralizzarle. Le parve quasi di sentire le nanosonde borg reagire, impazzite nel tentativo di opporsi alla minaccia. Varcò la soglia e si immerse nel giallo mortale delle radiazioni.
Doveva cercare una console. Contrariamente ai tubi di Jeffries della Starfender, la nave nausicaana aveva tunnel di manutenzione nei quali era possibile stare in piedi. Erano stretti, ma alti. Dei gradini la aiutarono a scavalcare una grossa tubazione che attraversava il corridoio: impossibile dire cosa fosse, ma la sua temperatura sembrava suggerire facesse parte dell'impianto di raffreddamento in avaria.
Trovò finalmente una console. Cercò di interpretare i diagrammi ma non fu affatto facile. Conosceva il klingon, ma quella nave non sembrava affatto bilingue come lei. Andando a tentoni trovò uno schema grafico del nucleo di curvatura intorno al quale lampeggiavano ansiosamente diversi ammonimenti. Riconobbe il sistema di raffreddamento guasto e dedusse i codici di allarme. Proprio mentre li studiava essi mutarono aspetto e, per toglierle ogni dubbio, scattò un allarme sonoro assordante. Il nucleo era entrato in uno stato critico.
Nove cercò di restare calma e ragionare: il nucleo stava per esplodere. Non ne era certa, ma non poteva correre rischi. C'era più di metà del suo equipaggio su quella bagnarola e se non avesse fatto qualcosa, sarebbero morti tutti. In quel momento il suo combadge risorse trillando.
- Comunicazioni ripristinate, comandante!
Era Virma Brax, il suo ufficiale alle comunicazioni. Aveva una bella voce, ma mai le era parsa bella come in quel momento.
- Presto, passami un tecnico, ho trovato una console di emergenza!
- Subito, comandante! - pochi secondi di pausa, poi riconobbe B'lagg, il boliano ingegnere capo della Starfender. Colui che aveva spinto quell'incrociatore leggero alla bella velocità di curvatura 9,48. Nove si sentì salva, pur con la consapevolezza che non era affatto vero.
Gli descrisse rapidamente ciò che la console mostrava, e B'lagg si mostrò incerto.
- Credo che l'unica via di salvezza sia espellere il nucleo, comandante!
- Come faccio?
- Se questa nave non è stata progettata da una lumaca ferengi, dovrebbe esserci una procedura automatica di emergenza. Qualora non ci fosse, dovrebbe bastare isolare i condotti delle gondole di curvatura!
- Dovrebbe? - protestò. In quel momento si udì un piccolo scoppio piuttosto vicino e la temperatura si impennò sensibilmente. Nemmeno il tempo di riferire l'accaduto all'ingegnere capo e un boato scosse la nave, facendola gemere in ogni sua parte.
Nove perse l'equilibrio e cadde, battendo il viso sulle sporgenze delle pareti troppo ravvicinate. Si riebbe subito, ma la vista era appannata. Incuriosita da quella novità, si scoprì a provare paura quando non riuscì a riprendersi in fretta quanto avrebbe voluto. Le radiazioni, suggerì una parte del suo cervello. Forse quella stessa parte più profondamente modificata dai borg che riusciva a rimanere fredda e analitica nonostante tutto quello che stava accadendo.
Tornò subito alla console: B'lagg le descrisse come avrebbe dovuto essere l'interfaccia di esplusione e Nove impartì comandi a casaccio, provocando soltanto segnali acustici di errore. Non era più lucida, stentava a reagire. Provò sistematicamente i diversi menù finché trovò qualcosa che somigliava a quanto descritto.
- Comandante, non c'è quasi più energia! Deve espellere il nucleo, o le barriere di contenimento cederanno!
- Lo sto facendo! - rispose stizzita all'allarmata voce del suo capomacchina boliano. Aggrappata alla console con una mano, con l'altra esplorava le diverse opzioni. Alla fine riuscì ad attivare qualcosa: udì un forte rumore, sentì il pavimento vibrare sotto i piedi e una serie di gracidii confusi uscire dal suo combadge. Poi dovette cedere alla stanchezza che l'aveva colta all'improvviso, inginocchiandosi. Una volta aveva visto da vicino un drone tattico borg: corazzato e dotato di un cannone disgregatore al posto del braccio destro, poteva opporre ai suoi avversari un impressionante volume di fuoco ma si muoveva con esasperante lentezza. Le sue membra rinforzate erano infatti estremamente pesanti. Si sentiva come uno di quei droni: braccia e gambe pesanti come se fossero di metallo pieno. Drone tattico, finalmente un'assegnazione definitiva, pensò prima di abbandonarsi distesa supina sul pavimento. Era stanca e accaldata, aveva sonno. Non capiva da che parte arrivasse il ricordo del drone tattico, né quegli altri che le venivano a galla sempre più confusi. Voleva solo rigenerarsi nella sua alcova, l'assimilazione l'aveva provata.
Assimilata, pensò. Nove di Ventuno. Ora noi siamo borg.
Poi perse i sensi e precipitò nell'oblio.
   
 
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