*Autore: margherota

*Titolo: Oh capitano, mio capitano – Deesiderio

*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio

*Generi: Introspettivo, Sentimentale

*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Flash fic

*Rating: Giallo

*Dedica: A quella santa donna che è la Danna (L)

*Note: Sono tornata (L)

Si avvicinò di soppiatto a lui, approfittando del fatto che fosse di schiena. Non usò un tono squillante per annunciarsi, non espressioni eccessivamente allegre per indurre benevolenza. Allungò solo le braccia in avanti, verso l'altro ragazzo, e lo strinse all'altezza del petto, fino a sentire la sua schiena premuta contro di sé e le dita contro la pelle nuda dei fianchi – la maglietta sudata dell'allenamento ora giaceva da qualche parte, arrotolata, in fondo al borsone di Kasamatsu.

Se non fosse stato per tutta quella calma, Yukio avrebbe scambiato il gesto per una delle solite effusioni molto fisiche di Kise, come il saluto che gli rivolgeva ogni mattina arrivando a scuola, da una parte all'altra del cortile, oppure la frenesia delle sue mani quando la possibilità di toccarlo era davvero concreta. Eppure era da tempo che mancava di picchiarlo davvero e di allontanarlo bruscamente, quando succedevano quel genere di cose, come se a livello pratico la vicinanza emotiva aveva portato anche un'intimità sempre più accentuata e condivisa, accettata.

Non gli dava più alcun fastidio e non gli creava noia neppure nell'apparenza di un contegno sempre sostenuto.

Forse, se fosse stato appena meno sorpreso, avrebbe trovato quasi oltraggioso il suo respirargli lento contro il collo e il solletico leggero che sentiva sulla nuca a causa dei suoi capelli, così come la vicinanza alla pelle esposta delle sue labbra piegate in un sorriso leggero.

Restarono così per qualche attimo, nonostante ci fosse Moriyama dall'altra parte della stanza, nascosto da un armadietto di metallo, e le chiacchiere assordanti di Hayakawa ovunque nell'aria, provenienti dalle docce appena più in là. Il tempo che impiegarono le mani di Yukio a salire, fino alle sue, e chiudersi quell'istante necessario a sentire il suo calore sulle dita e sui palmi per imprimerselo bene nella memoria, che già Ryota aveva sciolto l'abbraccio ed era tornato alla cerniera del suo borsone che come ogni volta faceva resistenza e non si voleva davvero chiudere. Piagnucolò ma quella non sembrò ancora cedere alle sue lusinghe, tanto che Kobori, mosso a pietà, si offrì d'aiutarlo.

Yukio abbassò lo sguardo fino ad incontrare la sua figura, accucciata ancora per terra. Aveva le braccia fisse lì dove il gesto di Kise le aveva colte e gli ci vollero diversi secondi prima di cambiare posizione. Non se ne vergognò, non diventò rosso per l'imbarazzo, non fece alcun tipo di scenata isterica: per la prima volta da quando quella sua strana relazione col modello era iniziata aveva la certezza di provare un forte desiderio nei confronti del fidanzato. Reale, totale e totalizzante, concreto come sentiva essere il legame che lo univa all'altro. Puro e senza malizia.

E questa nuova consapevolezza gli fece nascere un leggero sorriso sulle labbra, una calma inaspettata e incredibile, quando si decise finalmente a girarsi verso il proprio armadietto.