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Autore: Fiery    29/04/2007    7 recensioni
Sharpay è cambiata, almeno crede di essere cambiata. E' fuggita dal suo passato, tagliando i ponti con tutti tranne che con la sua compagna di viaggio. Quella compagna che le fa capire cosa la farà stare bene. Ennesima one-shot, questa volta i pensieri di Sharpay li ho scritti in prima persona. Fatemi sapere e buona lettura!
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Gabriella Montez, Sharpay Evans, Troy Bolton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Be Good To Me

Be Good To Me

 

Sono veramente cambiata. Sia fisicamente che mentalmente.

Aspettate, prima di trarre conclusioni, guardate il mio riflesso allo specchio.

Sono abbastanza alta, insomma sono nella norma. I miei capelli hanno la frangetta e ricadono lunghi fino a metà schiena. Li ho fatti crescere io, perché mi piacevano così lunghi. Ma guardiamo bene il colore, li ho tinti. Esatto. Ho delle meches biondo cenere. La differenza non è tanta, ma il contrasto fa sì che siano splendidi a mio parere. Gli occhi sono marroni, con uno strano luccichio quando canto. Le labbra sono sottili e rosee. La mia statura è abbastanza magra, nonostante abbia ventuno anni.

Sono… bella, ecco. Molti ragazzi associano a me quell’aggettivo. Bella. Devo dire che in parte hanno ragione, ma dall’altra mi chiedo se lo dicano solo per soggezione o perché è la verità.

Ma passiamo al mio carattere. Sono complicata. Ebbene, lo ammetto, ho sempre ammesso i punti critici del mio essere. Sono veramente complicata. Sono testarda ed orgogliosa, sono forte e fragile nel contempo. Un mix niente male, direi. Ma forse è questo che fa di me una Evans. Sharpay Evans.

Ecco, adesso voi starete rabbrividendo. Non mi chiamano la Regina di Ghiaccio per niente. Forse mi associano questo appellativo perché sono fredda nei sentimenti e nei modi. Non ho mai lasciato scorgere le mie debolezze e credo di aver fatto bene. Non ho bisogno della pietà di nessuno. Nemmeno Ryan sa cosa mi passa per la mente… Scusate, era una battuta. Ryan non sa nemmeno cosa passa a lui per la testa. Per carità, gli voglio bene, ma non potete dire che non è un po’ tonto.

Ecco, lo sto facendo di nuovo. Sono di nuovo fredda. Pensavo di essere cambiata almeno un poco sotto questo aspetto. Mi ero ripromessa di mostrare qualcosa di più ogni giorno. Be’, mi sono resa conto che mentalmente non sono cambiata così tanto. La mia testardaggine è sempre lì, pronta a farsi beffe degli altri e a far soccombere gli altri sotto i miei piedi, tacchi o tennis che siano.

Questo orgoglio mi ha portato in un baratro profondo e buio. Ormai non credevo più in me stessa, nonostante a scuola e in teatro facevo vedere la mia parte vecchia. Una maschera che toglievo quando arrivavo a casa e mi stendevo sul mio letto, chiudendo gli occhi. Poi ci sono uscita. Sono uscita da quel baratro quando a diciassette anni mi hanno offerto una borsa di studio per New York.

New York. Quanto è bella questa città dalle mille luci e dai miliardi di grattacieli infiniti fino alle nuvole. Esatto, ci abito ancora, da quando avevo diciassette anni. La borsa di studio la accettai volentieri, tutto pur di andare via da quella cittadina in cui tutti sanno tutto di tutti. Sembra un gioco di parole e potrebbe far ridere, ma a me fa solo piangere. Calde lacrime che rigavano il mio viso in New Mexico, come nessuno avrebbe potuto immaginare. Sharpay che piange? Era più probabile che la Darbus si mettesse a giocare a basket. Eppure ero capace di piangere, seppur in silenzio e di nascosto. Ma New York mi ha ridonato il sorriso, quel sorriso che mancava da tanto, troppo tempo dal mio viso ancora giovane e pieno di curiosità.

E ora sono qui, con un sorriso perennemente presente sul mio viso chiaro e senza imperfezioni. Per la precisione lo specchio che riflette la mia immagine è piuttosto largo, ricopre interamente la stanza. Una stanza che altro non è che un’aula di danza piuttosto grande. Non solo sola. Io sto appoggiata all’asta per i miei soliti esercizi di riscaldamento, ma dietro di me posso vedere i miei compagni di corso.

Indosso un semplice paio di pantaloni corti bianchi e una canottiera arancione. Alzo la gamba e la metto sull’asta, senza difficoltà data l’elasticità che ho acquisito in questi due anni, e gli scaldamuscoli arancioni mi permettono di stare comoda e di non farmi male.

Tolgo la gamba e mi volto verso i miei compagni di corso, che chiacchierano costantemente e che fanno anche loro i dovuti riscaldamenti. Sono bravissimi, ho appreso tanto da loro. Tutti hanno un carattere forte e la danza ce l’hanno nel sangue. E dire che io volevo solo cantare, mentre ora la danza mi ha preso completamente. Ma il canto rimane la mia prima e unica passione.

-Buongiorno.- saluta l’insegnante di danza moderna.

Io e la classe ci voltiamo a questo saluto e lo ricambiamo cortesemente.

-Sharpay metti la musica della coreografia di ieri. Hilary, lavoriamo sui tuoi passi prima.

Io e Hilary annuiamo. Lei si posiziona al centro della stanza, mentre gli altri si siedono vicino alle finestre per guardare, io invece accendo l’impianto stereo.

Lavoriamo per circa due ore, due ore estenuanti fatte di coreografie su coreografie. Quando esco dall’aula mi viene incontro una persona che conosco fin troppo bene.

-La signora Darbus non avrebbe mai e poi mai lasciato che noi lavorassimo solo due ore.

Mi volto sorridendo e scuotendo la testa contemporaneamente, -Come minimo ci avrebbe fatto lavorare per sei ore consecutive.

-Ancora troppo poco!

Ridiamo, mentre ci dirigiamo alla stanza che dividiamo insieme da quando entrambe abbiamo ricevuto la borsa di studio.

-Dici che sente la nostra mancanza?- mi chiede mentre lascia il suo borsone azzurro sulla scrivania.

Io appoggio il borsone nero di danza sul mio letto e mi volto con un sorriso, -Non credo le manchino molto i nostri continui litigi, Gabriella.

Esatto, perché la ragazza con cui condivido la stanza e con cui sono diventata ottima amica è proprio Gabriella Montez. Ora come ora non è cambiata poi tanto. Porta ancora i capelli neri fino a sotto le spalle, lasciando che ricadono a boccoli. I suoi occhi sono sempre espressivi e dolci e il suo carattere è ancora generoso e pieno di dolcezza. Sembra un bigné a volte! E, sinceramente, non riesco ancora a capire come possa essere diventata mia amica. Ci odiavamo fino a tre anni fa.

-Stiamo migliorando, Sharpay! Litighiamo solo quattro volte al giorno!- ride mentre si raccoglie i capelli in un mollettone e si prepara ad andarsi a fare la doccia prima della lezione di canto.

-Certo, infatti siamo migliorate notevolmente.- dico sarcastica, -Prima litigavamo solo due volte al giorno!

Lei mi fa la linguaccia divertita e prende alcuni vestiti dai cassetti. Si dirige verso il bagno, ma sembra fulminata da qualcosa, qualcosa che la costringe a voltarsi ancora verso di me.

-Domani… Domani vado ad Albuquerque.- dice incerta.

Il mio sorriso infatti si spegne, -Come mai?- chiedo cercando di risultare impassibile, lei sa cosa provo.

-Ho bisogno di staccare un po’.- confessa, so che lei non regge bene i ritmi della scuola quanto me, -Passo il week-end a casa di mia madre e intanto ne approfitto per incontrare Taylor e…- trattiene l’ultimo nome, quel doloroso nome, -…il resto del gruppo.

Sembra scegliere bene le parole, io incomincio a frugare nei cassetti alla ricerca del mio libro di Letteratura inglese, -Divertiti e salutameli.

-Sharpay…- mi chiama facendomi voltare verso di lei non appena trovo il libro, -Vuoi venire con me?

-Gabriella, è inutile che mi fai questa domanda.- sorrido mentre poso il libro sulla scrivania.

-Ragiona, non torni lì da circa tre anni. Non hai più visto la tua famiglia, ossia Ryan. Sei sicura di riuscire a sopportare ancora per molto la lontananza? Davvero non senti la mancanza di quel fratello un po’ tonto ma che ti ha aiutato ad arrivare qui?

Ed ha ragione, maledettamente ragione, -No.- ammetto con un sospiro, -Ma ci provo.

-Vieni con me, si tratta solo di un week-end.- mi fa notare cercando di convincermi, -Se io ho bisogno di staccare, tu hai bisogno di combattere gli attriti del tuo passato.

Odio avere una migliore amica così diretta. Restiamo in silenzio qualche minuto, nessuna delle due ha il coraggio di dire niente.

-Ok.- dico con un sospiro, -Vengo con te.

Lei sorride felice e mi abbraccia. La abbraccio a mia volta, preparandomi mentalmente a ciò che mi aspetta.

 

Il giorno dopo

 

Odio quell’aereo. Accidenti, sta volando via la mia ultima possibilità di non tornare ad Albuquerque.

Gabriella mi spinge per la schiena e io sono costretta ad uscire dall’aeroporto, mentre il sole del New Mexico picchia sulla mie pelle. Mi manca già New York.

Troviamo subito un taxi, che ci porta a casa di Gabriella.

-Sicura che non vuoi che venga con te?- mi chiede mentre tira giù la sua valigia per il fine settimana, -Non vorrei che scappassi.

-Tranquilla, ci vediamo tra mezz’ora davanti alla East High.- sorrido per rassicurarla, mentre il taxi riparte.

Si ferma proprio davanti alla mia ex-villa super accessoriata e con tutti i confort possibili. Tiro giù la valigia e pago il tassista, per poi camminare lentamente verso la porta di casa. Suono il campanello con trepidante attesa, sento le gambe tremarmi. È da tanto che non suono questo campanello.

Finalmente qualcuno mi apre. Qualcuno con capelli biondi corti, uno sguardo un po’ spaesato e in testa un buffo cappello verde militare.

-Ciao, fratellino.- dico sorridendo sincera.

Lui sgrana gli occhi, come se avesse visto un fantasma, ma non posso dargli torto. Sorride felice e mi abbraccia. Restiamo sulla soglia di casa per quelle che sembrano ore, poi mi auto-convinco a staccarmi da quell’abbraccio stritolatore.

-Sharpay, sei così cambiata!- mi dice Ryan prendendomi la valigia e invitandomi in casa, -Perché non mi hai avvertito? Ti sarei venuta a prendere all’aeroporto!- mi guarda attentamente, -Ti sei fatta le meches?

-Volevo farti una sorpresa.- mento, a dire il vero ero convinta che non sarei tornata, -La mia stanza è sempre nello stesso posto o ci hai fatto un appendi cappelli?

-E’ sempre lì.- dice ridendo, capisce le battute, questa me la devo segnare, -Ti aspetta da tanto tempo.- aggiunge sorridendo.

Sorrido a mia volta, conscia finalmente di quanto posso essergli mancata e di quanto è mancato a me. In fondo è sempre stato il mio dolce fratellino che affrontava con me ogni audizione. È un peccato che non gli abbiano offerto la borsa di studio.

-Sono tornata con Gabriella.- gli dico mentre entriamo nella mia ex-stanza, -Fra mezz’ora ci incontriamo con gli altri. Vuoi venire?

-Certo!- accetta entusiasta, -Mi devi raccontare tutto.

-Stanne certo.- sorrido guardando la mia stanza.

-Chi ci sarà all’uscita?- mi chiede sedendosi su una sedia bianca e rosa della scrivania.

-Credo i soliti.- rispondo alzando le spalle non curante, -Taylor, Zeke, Chad, Mark, Kelsie…

-Troy?

Ecco. Non bastava solo la mia migliore amica, ora anche mio fratello deve essere così dannatamente diretto, -Non lo so se ci sarà.

-Ti ha più chiamato?- indaga curioso.

-Ci ha provato.- confesso con un sorriso nostalgico, -Ma non ho mai risposto ed ho cambiato numero.

-Ecco perché non sono più riuscito a contattarti!- esclama offeso, -Potevi darmi il tuo nuovo numero!

Gli faccio gli occhi dolci, -Scusa, Ryan.

-Perdonata! Ma solo perché mi mancavano quegli occhi dolci da cucciolo!- ride, -Ora preparati e spero che tu finalmente ci metta di meno a cambiarti!

-Non proprio.- rido a mia volta.

Lui sorride divertito per poi aprire la porta. Si gira e prima di uscire mi guarda, -Bentornata Sharpay.

E io sorrido. Strano, di solito non ho mai sorriso veramente in questa cittadina. Ora, invece, sorrido sinceramente.

Guardo l’ora e mi accorgo di essere in tremendo ritardo. Rapidamente mi infilo sotto la doccia e mi vesto in fretta con un paio di jeans a vita bassa schiariti e una maglietta verde chiaro che arriva fino a poco sotto la vita, sopra infatti sta la cintura bianca. È un look che mi ha consigliato una mia compagna di corso. Mi infilo le tennis bianche (non posso mica mettermi sempre i tacchi!) ed esco dalla camera con la mia borsetta bianca. Davanti mi ritrovo Ryan, pronto a bussare. Ridiamo ed usciamo di casa.

Mentre camminiamo sento ogni passo diventare sempre più pesante e difficoltoso da compiere. La East High è lì, davanti a me, con quella sua solita fontanella. È deserta, comprensibile, al venerdì mattina c’è sempre il corso di pronto soccorso.

-Sharpay!- eccola Gabriella, vestita semplicemente con una minigonna bianca e una canotta azzurra.

Guarda Ryan e gli sorride, -Ryan! Come sei cambiato!

-Tu invece non cambi mai.- dice lui stringendola forte in un abbraccio.

-Ehi, lascialo. Dopo devo strapazzarlo io.- dico separandoli ed insieme ridiamo di gusto.

-Ciao Sharpay!

Ed eccola lì, la prima migliore amica di Gabriella e che non credo riuscirò mai a sostituire. Ma in fondo non mi lamento, io e Taylor non siamo mai andate mai tanto d’accordo. Nonostante questo ci abbracciamo, nonostante i litigi passati sembriamo due amiche di sempre che non si vedono da circa un secolo!

-Come sei cambiata. Ti sta benissimo questo taglio di capelli.- mi fa notare sorridendo.

-Grazie.- rispondo sorridendo a mia volta, -Ti trovo bene anche te. I capelli corti devo dire che danno una fisionomia giusta al tuo viso.

-Se si parla tutto il pomeriggio di trucchi, capelli e vestiti me ne vado!- ci dice una voce alle nostre spalle.

Pochi secondi dopo io e Gabriella ci ritroviamo abbracciate a Zeke, Mark, Chad. Quest’ultimo, dopo averci salutate con un abbraccio, si dirige verso Taylor e le posa un bacio sulla guancia.

-Lo sapevo che vi sareste messi insieme.- gli dico maliziosa.

-Ci è voluto un anno, ma alla fine ce ne siamo accorti.- dice Chad passando un braccio sulle spalle di Taylor.

-Certo, salutiamo i Wildcats e non chi ha scritto milioni dei vostri spettacoli qui alla East High, tra cui quello vincente la borsa di studio!

Abbracciamo d’istinto anche Kelsie. Ha ragione. Alla fine è stata la sua meravigliosa composizione a permettere a me e Gabriella di andare a New York.

-Vi va un giro per la scuola?- ci chiede Mark con un mazzo di chiavi in mano. Vede il nostro sguardo confuso e accusatorio e si affretta a spiegare, -Me le ha date il preside Matsui! Lavoro come aiutante del coach Bolton.

Dopo questa spiegazione ci avviamo verso la scuola, ma una voce interrompe il nostro cammino fino alla porta principale.

-Ehi!

Gabriella lo riconosce, come lo riconosco io purtroppo, e lo abbraccia felice. Si danno due baci sulle guance e ridono ad una battuta che noi non sentiamo. Lo vedo voltarsi verso di me, con quel sorriso che mi è mancato tanto.

-Ciao Sharpay.- mi sorride.

-Ciao Troy.- lo saluto io, ma il sorriso non piega le mie labbra.

-Sei…

-Cambiata?- finisco per lui sarcastica, -Ormai me l’hanno detto tutti!

-Ti trovo bene.- dice mentre ci avviamo finalmente dentro al liceo.

-Anche tu.- rispondo a monosillabi, mi capita così quando sono nervosa.

-Wuaaaa!!

Ci voltiamo verso Gabriella, che ha appena espresso quell’urlo di gioia pura non appena si è fermata davanti ad un aula. La raggiungo, grata che qualcosa mi salvi dalla conversazione a monosillabi con Troy. Guardo anche io dentro all’aula e scuoto la testa.

-Tu urli di gioia dopo aver visto il laboratorio di chimica?- le chiedo scandalizzata.

-Certo!- risponde come se fosse ovvio, -Guarda.

Tutti entriamo nel laboratorio e Gabriella accenna ad una bacheca in fondo alla classe.

-Ah, ricordo!- ride Taylor, -Lì ci sono scritti tutti i nomi dei Club delle Scienze esistiti alla East High e dei Decathlon vinti.

-Esatto.- annuisce la mora, -Quindi è ovvio che sono felicissima di rivedere questo palcoscenico della mia vita.

-A proposito di palcoscenici.- la interrompe Kelsie, -Sharpay, vuoi vedere il teatro?

Quella domanda mi colpisce come uno sparo. Rivedere il teatro della East High. Lì era iniziato tutto e lì doveva finire. Ormai il mio palcoscenico è a New York. Annuisco impercettibilmente e li sorpasso, diretta verso il luogo in questione.

Tiro le tendine che mi separano da quell’ampio spazio teatrale e riconosco le numerose poltroncine rosse e lo sfondo del palcoscenico blu scuro come la notte. Sorrido senza accorgermene. Mi volto, non mi hanno ancora raggiunto. Cammino rapidamente verso il tavolino della Darbus e mi chino. Lì, impressa su un lato del tavolino, sta un incisione fatta da me.

Qui, per sempre, regnerà la Regina…

Molti pensavano che quella scritta fosse stata fatta dall’insegnante, per far notare quanto ci tenesse a quel posto, ma in realtà l’avevo inscritta io con un taglierino. Rido al ricordo. Rapidamente cerco nella borsa qualcosa. La trovo: una forcina nera. Tolgo la copertura nera sulla punta, facendo in modo che rimanga solo un pezzo di ferro appuntito. Ci metto circa cinque secondi ad incidere quella scritta, giusto il tempo per far arrivare gli altri.

-Sharpay, che stai combinando?- chiede Kelsie titubante.

-Regno.- rido io alzandomi e buttando la forcina ormai rotta nel cestino lì a fianco.

Tutti mi guardano come se fossi un’aliena, ma io non ci faccio caso. Li supero ancora una volta e cammino fuori dal teatro. Sento i loro passi dietro i miei e, quando mi fermo sulla soglia, mi volto verso il tavolino, ripensando all’incisione accanto a quella di qualche anno fa.

…per poi lasciare il trono alla prossima principessa regnante.

Lasciare il trono per cederlo a qualcun'altra. Una ragazza che magari abbia un po’ più di dolcezza di me, ma con la mia stessa grinta e con il mio stesso orgoglio. Una ragazza che farà grandi cose come le ho fatte io e, perché no?, che amerà qualcuno come ho amato io.

 

Due mesi dopo

 

E mentre sono di nuovo qui, davanti a questo largo specchio dell’aula di danza, ripenso ancora una volta ad Albuquerque e a quello che ho lasciato. Ora mi sento più spesso con Ryan, alla fine mi dispiace aver tagliato i ponti con lui. Il mio fratellino tonto e che finalmente capisce le battute non aveva nessuna colpa per quello che mi accadeva.

-Sharpay!

Sospiro, di nuovo.

-Che c’è, Gabriella?- le chiedo mentre mi siedo per terra e stendo le gambe.

-Volevo solo dirti che hanno messo i risultati delle audizioni del saggio di fine anno in bacheca.

Immediatamente mi alzo, come se mi fossi scottata, e lei ride per poi correre con me fino alla Segreteria. Vediamo un sacco di studenti, chi con espressioni vittoriose, altri con espressioni deluse. Mi faccio largo tra la folla e scorgo velocemente i nomi della lista, in ordine alfabetico rispetto al nome.

Gabriella Montez            Coreografa del balletto finale

Sono felice per lei, desiderava quel compito. Ma ora cerco la lettera S, l’iniziale del mio nome. Sally, Sarah, Sam… Eccomi! Sharpay!

Sharpay Evans               Canzone di apertura

Non posso crederci! Ce l’ho fatta! Sono passata. Reprimo a fatica un urlo di gioia, di solito non sono esibizionista. Mi faccio largo con il sorriso più splendido e finalmente vedo Gabriella.

-Ce l’ho fatta.- sospiro felice, -Faccio la canzone di apertura!

-E’ stupendo!- Gabriella è seriamente felice per me, tanto che mi abbraccia di botto, quasi strangolandomi.

-Ho guardato anche per te.- la sento trattenere il fiato, -Sei la coreografa del balletto finale!

E questa volta ho la certezza che se non mi fossi staccata in tempo in cinque secondi mi avrebbe realmente strozzato per la felicità scaturita da quella notizia.

-Devo chiamare Taylor! Sicuramente sarà felice di venirci a vedere!- dice entusiasta, -E anche gli altri!

-No, frena!- la interrompo, il sorriso scompare di nuovo, -In che senso “gli altri”?

-Gli altri: Zeke, Chad, Kelsie, Mark, Ryan, Troy.- elenca contandoli sulle dita.

-No.- dico con convinzione.

-Cosa? Saranno felici di vederci!

-Tutti tranne Troy.- cerco di trattare.

-E’ stato il mio primo ragazzo, il mio primo migliore amico, la prima persona che ha creduto in me.- mi dice con fermezza, -Lui verrà.

La sorpasso, ma lei mi ferma.

-Sharpay, non mi importa se tu e Troy siete stati insieme e poi lui ti ha lasciato reputandoti troppo fredda nei confronti degli altri, mentre invece ti tradiva.- dice Gabriella, ricordandomi quel dannato momento della mia vita, -Mi interessa che tu gli dimostri che non hai bisogno di lui!

-Come faccio?- chiedo sconsolata, -Io ho bisogno di lui.

-Diglielo!- sbotta nervosa, -Sbattigli in faccia questa verità, fallo sentire come ti ha fatto sentire lui, spacca qualcosa, fa qualunque cosa!

-Sei impazzita?- le domando inarcando un sopraciglio, -Ancora mi chiedo come fai a reputare amico uno come lui.

-Ammetto che è stata un cretino senza cervello.- ammette, -Io a Troy voglio bene e non posso intromettermi in quello che c’è stato tra di voi. Non posso neanche sapere cosa provi, dato che noi ci siamo lasciati di comune accordo. Ma so che avrà avuto le sue ragioni, una persona come lui non lascia una ragazza per il freddo che sta nel suo cuore. Troy è sempre stato dolce e gentile, lo conosco, se ti ha lasciato così non l’ha fatto volentieri. Io ti do solo un consiglio, come farebbe ogni migliore amica.- mi prende le mani tra le sue e mi guarda fisso negli occhi, -Invitalo qui a teatro e canta. Canta!

Non so perché, ma annuisco.

 

Una settimana dopo

 

E ora eccomi qui, pronta a cantare. In sala ci sono i miei amici e Ryan, Gabriella è super agitata, ma mai quanto me. E se dimentico le parole? No, non accadrà, lo so. Troverò il coraggio come ho sempre fatto, troverò la forza che sta in me.

Ed è il mio momento. Tocca a me entrare in scena.

Mi guardo allo specchio del camerino. Indosso una canottiera bianca con un fiocchetto in mezzo e un paio di short di jeans, ai piedi le all stars nere.

-Benvenuti, signori e signore, al saggio di fine anno della scuola Dance High. Facciamo un caloroso applauso a una delle più meritevoli ragazze del college. Sharpay Evans con “Be Good To Me”!

A quella presentazione seguono applausi e Gabriella mi guarda sorridendo incoraggiante.

Mi reco sul palco, dove sta una piattaforma con una specie di scorrimano. Accanto a me compaiono due ragazzi del mio corso. Si avvicinano e mi guardano. Guardo in platea e li vedo, i miei amici e mio fratello, e poi vedo lui. Sorride sorpreso non appena mi vede. Sorrido a mia volta.

La musica parte, forte come me.

Every day it’s getting worse
Do the same things and it hurts
I don’t know if I should cry
All I know if that I’m trying

Mi volto verso quello alla mia destra e gli do un colpetto sulla spalla.

I wanna believe in you

Faccio lo stesso con l’altro.

I wanna believe in you

E mi volto ancora verso il pubblico, lo sguardo dritto negli occhi celesti di Troy, seduto in prima fila con gli altri, la voce sussurrata per il prossimo verso.

(but you make it so hard to do)

Incomincio a scendere con la mano sullo scorrimano, mentre i miei due compagni mi seguono.

What’s the point of making plans
You break all the ones we have
I don’t know where we were wrong
Because we used to be so strong

I wanna believe in you
I wanna believe in you

Vorrei sul serio credere in te, Troy. Ma non ci riesco. E ora corro, verso il palco vero e proprio.

So why can’t you be
Be good to me

E ora ballo. Girando su me stessa, mentre il microfono sulla guancia destra amplifica le mie parole.

I don’t ask for much, all I want is love
Someone to see, that’s all I need
Somebody to be, somebody to be, somebody to be,
Good to me, good to me, can you be good to me
Good to me, please

Tu sei capace di farmi sentire così Troy? No, mi fai sentire male. Io voglio sentirmi bene, ma per farlo devo ancora credere in te e questo rende tutto più complicato.

I used to think I had it all
Then one day we hit a wall
I had hoped you were the one
Where’s my dream, where has it gone?
I wanted to be with you
Forever just me and you

Vorrei essere con te, ma tu evidentemente non vuoi. Quanto mi hai fatto soffrire in questi anni, quanto volevo essere vicino a te. Il mio sogno mi ha portato qui, ma a volte mi chiedo ancora dove sto andando. Mi volto verso i due ragazzi dietro di me, spingendoli con le mani.

So why can’t you be
Be good to me

Ed ecco che rincontro i tuoi occhi. Quegli occhi dolci che mi hanno fatto innamorare.

I don’t ask for much, all I want is love
Someone to see, that’s all I need
Somebody to be, somebody to be, somebody to be,
Good to me, good to me, can you be good to me
Good to me, please

Lascio il palco a quei due ragazzi che avrebbero il ruolo di contendere il mio amore. Mi siedo sul ciglio del palco, guardandoli ballare e reppare.

Ma ora tocca di nuovo a me, questa volta la musica si fa più lenta, non ti guardo più negli occhi, guardo il mio pubblico, ma so che adesso non stati più sorridendo. So che ora sei confuso.

Where do I go from here?
You’ve gotten under my skin
And I don’t know how to get out
Of this place that I’m in

Non so veramente come sfuggire da questo luogo, da questo luogo d’amore verso di te. Per favore, lasciami andare. Lasciami vivere.

I don’t ask for much, all I want is love
Someone to see, that’s all I need
Somebody to be, somebody to be, somebody to be,
Good to me, good to me, can you be good to me
Good to me, please

E ora le parole le sussurro ancora, mentre torno alla postazione di partenza con i ragazzi al mio seguito.

(Be Good, Be Good, Be Good, Be Good, can you be good to me)

(Be Good, Be Good, Be Good, Be Good, can you be good to me)

Ma ora la voce è di nuovo forte, per l’ultimo verso. Alzo il braccio e guardo il pubblico.

Good to me, please!

Gli applausi sono la parte che preferisco, anche perché in questo momento tutti stanno applaudendo. Si sono anche alzati dai loro posti e battono le mani forte, come batte il mio cuore. Quel cuore che da quando sono qui non ha più ghiaccio intorno. Ora anche l’ultimo pezzo freddo si è sciolto, dissolto nel nulla, non appena ho cantato la mia canzone. Non appena vedo Troy che non applaude, ancora troppo sorpreso.

Abbraccio i ragazzi che hanno cantato e ballato con me e siamo tutti e tre felici. Li sento sussurrarmi alle orecchie Brava e Complimenti. Corriamo fuori dal palco, diretti verso dietro le quinte e i nostri compagni di corso, ma anche quelli delle altri classi, si vengono a congratulare con noi. Vedo Gabriella e mi sorride. Si dirige verso di me e mi abbraccia. Molti penseranno che sia un abbraccio per farmi i complimenti, ma in realtà un legame stretto tra due amiche. Gabriella aveva ragione, ora sto meglio.

-Sorellina!- mi giro di scatto.

-Ryan!- esclamo abbracciandolo forte, mentre anche i miei amici si congratulano con me.

-Dov’è Troy?- chiede Gabriella e, stranamente, quel nome non mi fa più male.

-E’ rimasto seduto, dice che non vuole perdersi lo spettacolo.- scrolla le spalle Taylor, -Sei stata bravissima, Sharpay!

-Grazie.- ringrazio felice, -Ora però dovete tornare ai vostri posti. Alla fine dello spettacolo toccherà a Gabriella.

-Giusto!- esclama Zeke. Mi bacia una guancia ed esce gridando dietro alla mora, -Voglio vedere anche un po’ di hip hop!

Gabriella ride e li salutiamo. Dopo che se ne sono andati vado verso il mio camerino, mio e delle mie compagne di corso, che dovrebbe essere deserto dato che molte di loro sono sul palco a ballare. Apro la porta con un sorriso smagliante, un sorriso che scompare quando vedo che il camerino non è deserto.

-E’ il camerino delle ragazze, Troy.- dico chiudendomi la porta alle spalle e guardandolo con le braccia incrociate.

-A chi era dedicata quella canzone?- mi chiede avvicinandosi.

-Pensavo fossi più perspicace.- dico ironica guardandomi nello specchio e portandomi dietro alcune ciocche bionde.

-Bene. A quanto pare, allora, non ti ho mai fatto sentire bene.- dice con un sopraciglio inarcato.

-Esatto.- rispondo io prendendo il lucidalabbra alla pesca e ripassandolo sulle labbra, secche dal troppo cantare.

-Ti ho fatto sentire benissimo.- dice dopo qualche secondo.

Poso il lucidalabbra con un sospiro e lo guardo. Ora sono stufa, -Forse non ti rendi conto di quello che hai fatto! Mi hai lasciato con la scusa che ero troppo fredda, mentre in realtà mi tradivi con quella punk dalla frangetta rossa e il resto dei capelli neri.

-Il fatto che eri fredda era vero, lo sei ancora adesso.

Sciaff

La mia mano si è mossa involontariamente, come dettata da una forza superiore e non mia. Respiro affannosamente e il volto di Troy è voltato verso destra dopo lo schiaffo che gli ho procurato.

-SMETTILA!- grido, -Io non sono più la ragazza che hai conosciuto, non sono più la Regina di Ghiaccio della East High! Sono una ragazza qualunque, con sogni e desideri. Sono una Sharpay diversa da quella che ricordavi! Non sono più fredda, ho sentimenti veri, che provo ogni giorno! Sono cambiata, sono un’altra persona!

Lui solleva il viso e mi guarda divertito, -Sharpay Evans, sarai cambiata esteriormente, ma hai lo stesso carattere di tre anni fa.

Mi prende un braccio e io cerco di divincolarmi. Mi costringe ad appoggiarmi al bancone, mentre mi blocca entrambe i bracci. I nostri visi sono vicinissimi.

-Ti ho lasciato perché eri troppo forte per me. Credevi di essere superiore a tutti, credevi di essere migliore degli altri. Credevi che ti abbia tradito perché non ti amavo?- mi chiede in un sussurro, -Ti ho tradito perché ti amavo troppo. Ti amavo troppo per soccombere sotto di te.

-Non ti ho mai messo i piedi in testa, Troy.- rispondo io col respiro mozzato, -Non ho mai voluto risultare più forte di te.

-Sembrava così. Io sono andato avanti in tutti questi anni sperando di poterti rincontrare, ma cambiata. E ora che ti ho vista, non ti lascerò più.

Le nostre labbra si incontrano, premute con una necessità fuori dal normale. Quanto mi è mancato questo sapore dolce, questa sensazione che mi avvolgeva ogni volta che lo baciavo. Ma l’incanto finisce e noi ci stacchiamo, entrambi con il respiro affannoso.

-Perdonami, ti farò sentire bene d’ora in avanti.- dice con una dolcezza che mi mancava da troppo tempo.

Preme di nuove le sue labbra sulle mie, coinvolgendomi in un bacio ancora più profondo. Mi fa sedere sul bancone, mentre le sue braccia mi tengono saldamente il corpo, mentre le mie mani si incrociano dietro il suo collo, accarezzandogli la parte bassa dei capelli. Un mano di Troy mi scivola sulla schiena, fino a risalire fino ai capelli, che accarezza dolcemente. Ma questa volta sono io a staccarmi.

-Non posso.- dico abbassando lo sguardo per non incontrare il suo celeste, -Non posso perdonarti così, non posso perdonarti dopo che tu mi hai tradita, qualunque sia il motivo.

Mi alza il viso con una mano, -Sharpay, mi dispiace. Mi dispiace di averti fatto sentire male, ma eri veramente troppo forte per te.

-E allora non possiamo stare insieme.- dico con fermezza, -Non sono cambiata caratterialmente. È vero, non sono più fredda, ma forte lo sono sempre. E sapere che hai aspettato tre anni perché volevi che io cambiassi mi fa capire che non mi ami per quello che sono.

-E’ questo il punto.- dice prendendomi il viso tra le mani, -E’ questo ciò che sto cercando di farti capire! Io ti amavo proprio perché eri forte, determinata e orgogliosa. Ma tutte questa caratteristiche mi stavano portando a badare solo a te, a chiedermi se tu mi amassi veramente! Volevo che cambiassi solo perché così potessimo stare insieme ancora, ma questa volta con la certezza che tu mi ami veramente.

-Io ti ho sempre amato.- dico mentre le lacrime rigano il mio viso, -Ma non voglio più amarti, non è giusto nei confronti di quello che ho fatto per dimenticarti.

-No, non dimenticarmi! Per favore, non dimenticarmi! Cerca di capire, cerca di capire cosa provavo in quel momento!- esclama, vedo i suoi occhi che stanno diventando lucidi, -Perdonami.- finisce con un sussurro.

Tolgo le sue mani dal mio viso e lo divido da me. Scendo dal bancone e gli volto le spalle.

Cosa faccio? Seguo il cuore o seguo la ragione? Tutti e due mi dicono cose che voglio e che posso fare. Non è giusto, non è giusto dover seguire una sola strada. E pensare che tutto ciò che sto passando è complicato. Le sue parole sono complicate, ho capito ciò che vuole dire, ma mi chiedo se lo farà di nuovo. Non lo so, non voglio amare per poi sentirmi di nuovo delusa. Non voglio fuggire di nuovo, ora che ho trovato la felicità a New York. Mi ritornano in mente la parole di Gabriella: Ma so che avrà avuto le sue ragioni, una persona come lui non lascia una ragazza per il freddo che sta nel suo cuore. Troy è sempre stato dolce e gentile, lo conosco, se ti ha lasciato così non l’ha fatto volentieri.

-Gabriella lo sapeva, vero?- chiedo capendo finalmente quanto lei ci teneva che lo incontrassi.

-Sì.- ammette lui.

Mi volto verso di lui, è appoggiato al bancone, lo sguardo basso. Mi fa pena, mi fa pena pensare che mi ha lasciato per non soffrire.

-Prometti?- domando.

-Cosa dovrei promettere? Che mi raperò a zero perché solo così potrò vederti sorridere, ma non perdonare?- mi chiede scotendo la testa, -Non mi perdonerai mai.

-Sarebbe un’idea quella di raparti a zero.- mi avvicino a lui e gli prendo un mano, costringendolo a staccarsi dal bancone.

Lui mugugna in risposta. Lo porto verso il divanetto bianco che sta dall’altre parte del camerino e lo faccio sedere accanto a me, -Ma non era questo che avevo in mente.

-Giusto, magari vorrai che mi metta un tutù e salti come un ballerino di polka.- mi dice sconsolato.

-Sarebbe divertente.- affermò al pensiero, -Ma non intendevo nemmeno questo.

-E allora cosa vuoi che prometta?- mi domanda guardandomi fisso negli occhi.

Sorrido, -Che non mi lascerai più, che crederai sempre in me, che non mi tradirai mai più, che se c’è un problema tu me lo venga dire. Voglio che tu mi prometta che non crederai mai più di poter soccombere sotto la mia forza, anche perché non è una scusa per lasciare una persona. Voglio che mi fai sentire bene.

-Sono perdonato?- chiese sbarrando gli occhi sorpreso.

-Ci ho pensato e credo di aver capito le tue ragioni. Mi hai fatto soffrire, ma so che se ti lascio andare via di nuovo non troverò mai più nessuno da amare.- dico con un sorriso sincero.

-Scusami ancora, Sharpay.- mi dice accarezzandomi una guancia.

-Shh.- lo zittisco io baciandolo.

Lui ricambia il bacio, con più trasporto possibile, dandomi emozioni che non ho più provato con nessuno dei ragazzi con cui sono uscita qui a New York. Posa una mano sul mio fianco, mentre le mie finiscono ancora una volta dietro al suo collo. Si stacca leggermente dalle mie labbra, ormai rosse.

-Ti amo.- sussurra per poi posare il suo respiro sul mio.

Mi stacco anch’io e lo costringo a guardarmi negli occhi, -Anch’io ti amo, Troy.- non gliel’ho mai detto e sono felice di averlo fatto ora.

Si avvicina ancora per baciarmi, ma sentiamo la porta sbattere.

-Ah… ehm… scusate… io, torno… più tardi se volete…- balbetta Gabriella sulla soglia.

-Gabriella!- esclamo staccandomi dal ragazzo ed alzandomi in piedi di scatto.

-Vedo che avete risolto.- dice con un sorrissetto.

-In un certo senso.- dice Troy mentre io divento rossa, cosa che non mi è mai capitata se non quando sono furiosa.

-Sono passata solo a prendere la bandana.- dice prendendo una bandana azzurra con delle perline appoggiata sul bancone del camerino, -Fra poco c’è il balletto finale.

-Oh, mamma! Vengo subito a vederti!- dico uscendo dal camerino.

Gabriella e Troy mi seguono. Ci avviamo nel dietro alle quinte e Gabriella sale sul palco.

-In bocca al lupo!- le dico abbracciandola mentre le luci si spengono per creare l’atmosfera.

Ed è così che in pochi secondi inizia la sua coreografia. Tutti battono forte le mani, il balletto dura circa un quarto d’ora. Quando finisce le faccio un cenno, lei mi sorride ed è euforica.

-Vieni!- mi dice Troy prendendomi per mano e portandomi fuori dalle quinte.

Io lo seguo, senza aver il coraggio di dire niente, e lui mi porta in una stanza piccola e buia. Mi cade qualcosa sulle braccia, qualcosa che sembra un bastone e lo rimetto su.

Accendo la luce e mi guardo intorno, -Lo sgabuzzino delle scope?- chiedo con orrore.

Lui chiude la porta a chiave e mi guarda, -Volevo un poso intimo e senza interruzioni.- mi dice avvicinandosi pericolosamente a me.

Faccio un passo indietro, ma sbatto inevitabilmente contro il muro freddo. Lui poggia le mani sui miei fianchi e mi sussurra a pochi centimetri dalle labbra, -Mi hai perdonato quindi?

-Direi di sì.- gli dico come se fosse naturale.

-Quindi ora stiamo di nuovo insieme.

-Certo.- mormoro io confusa.

-Quindi non dirai niente se ti bacio.- dice ancora.

-Non mi sembra di averti trattenuto in camerino.- gli ricordo ironica.

Tempo due secondi e non ho più possibilità di parlare. Mi bacia premendo il suo corpo contro il mio, mentre le sue mani stringono le mie. Le appoggia al muro, così da evitarmi ogni via di fuga, ma io non ho nessuna intenzione di scappare.

Si stacca, -Mi sei mancata tanto.- mi sussurra all’orecchio provocandomi un brivido.

Io riesco a divincolarmi dalla presa, facendolo cadere per sbaglio a terra.

-Scusa.- gli dico inginocchiandomi e portando lo sguardo all’altezza del suo.

-Ma cosa devo fare con te?- ride scuotendo la testa.

Io gli appoggiò le mani sul petto, stringendogli la maglia blu, e lo faccio rialzare. Questa volta è lui con le spalle al muro, questa volta sono io a baciarlo per prima.

Mi stacco un secondo, guardandolo negli occhi, -Non puoi fare niente.

Mi sorride e io sento un brivido su per la schiena. Mi costringe di nuovo a stare spalle contro il muro, mentre mi lascia una scia di baci sul collo. Io respiro affannosamente, ogni bacio mi provoca un brivido e questo mi rende felice. Con una mano mi accarezza la schiena e con l’altra mi tiene il viso.

-Ti amo.- sussurro ancora mentre mi bacia il collo.

Lui riporta lo sguardo sul mio volto e mi guarda sorridendomi dolcemente, -Mi ami perché ti sto baciando il collo?

Gli tiro un colpetto sulla spalla, chiaramente divertita, -Ti amo. Non c’è niente sotto, ti amo e basta.

Lui ricomincia baciarmi, mentre una sua mano risale sulla schiena, sotto la canottiera bianca. Fermo la sua corsa, rendendomi conto di dove siamo, -Troy…- lo chiamo mentre lui scende di nuovo a baciarmi il collo, -Troy!- lo allontano.

Lui mi guarda confuso, -Che c’è?

-Ti rendi conto di dove siamo?- chiedo accennando alla stanza piccola e flebilmente illuminata dalla lampadina.

-Sì.- risponde come se nulla fosse.

-Troy, credi veramente che provi piacere a baciarmi con te in uno sgabuzzino delle scope?- chiedo alzando le sopraciglia.

-Certo.

E io sorrido, mentre lui torna ad accarezzarmi la schiena e le nostre labbra ricominciano a baciarsi. Ora sì che posso dire di essere cambiata. Mi farai sentire bene, Troy, ne sono sicura. Lo bacio con più trasporto possibile, imprimendo in quell’attimo quanto amore provo e ora ne sono sicura. Nessuno potrà mai farmi sentire bene come Troy. Be Good To Me, Troy.

 

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La canzone usata e che mi ha ispirato è “Be Good To Me” di Ashley Tisdale, la nostra Sharpay appunto. Il palco, inoltre, è ispirato al suo video e anche l’abbigliamento che indossa. Quindi se vi capita di vedere il video potete capire com’è fatto il palco.

Ed eccomi qui, con una one-shot questa volta un po’ più impegnativa (almeno credo XD). All’inizio non volevo farla finire bene questa shot, ma poi non avrei avuto il finale che desideravo. Mi sorprende essere riuscita a scrivere un’altra Tropay, credo di aver fatto un buon lavoro. È sicuramente più lunga di quanto mi aspettassi!

Mi farebbe piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate, è la prima volta che scrivo una one-shot così lunga e fuori dai miei ideali. ^^ Lasciate una recensioncina please!

Tantissimi kiss

By Titty90 ^^

  
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