Be
Good To Me
Sono veramente cambiata. Sia fisicamente che mentalmente.
Aspettate, prima di trarre conclusioni, guardate il mio
riflesso allo specchio.
Sono abbastanza alta, insomma sono nella norma. I miei
capelli hanno la frangetta e ricadono lunghi fino a metà schiena. Li ho fatti
crescere io, perché mi piacevano così lunghi. Ma guardiamo bene il colore, li
ho tinti. Esatto. Ho delle meches biondo cenere. La differenza non è tanta, ma
il contrasto fa sì che siano splendidi a mio parere. Gli occhi sono marroni,
con uno strano luccichio quando canto. Le labbra sono sottili e rosee. La mia
statura è abbastanza magra, nonostante abbia ventuno anni.
Sono… bella, ecco. Molti ragazzi associano a me
quell’aggettivo. Bella. Devo dire che
in parte hanno ragione, ma dall’altra mi chiedo se lo dicano solo per
soggezione o perché è la verità.
Ma passiamo al mio carattere. Sono complicata. Ebbene, lo
ammetto, ho sempre ammesso i punti critici del mio essere. Sono veramente
complicata. Sono testarda ed orgogliosa, sono forte e fragile nel contempo. Un
mix niente male, direi. Ma forse è questo che fa di me una Evans. Sharpay
Evans.
Ecco, adesso voi starete rabbrividendo. Non mi chiamano la
Regina di Ghiaccio per niente. Forse mi associano questo appellativo perché
sono fredda nei sentimenti e nei modi. Non ho mai lasciato scorgere le mie
debolezze e credo di aver fatto bene. Non ho bisogno della pietà di nessuno.
Nemmeno Ryan sa cosa mi passa per la mente… Scusate, era una battuta. Ryan non
sa nemmeno cosa passa a lui per la
testa. Per carità, gli voglio bene, ma non potete dire che non è un po’ tonto.
Ecco, lo sto facendo di nuovo. Sono di nuovo fredda.
Pensavo di essere cambiata almeno un poco sotto questo aspetto. Mi ero
ripromessa di mostrare qualcosa di più ogni giorno. Be’, mi sono resa conto che
mentalmente non sono cambiata così tanto. La mia testardaggine è sempre lì,
pronta a farsi beffe degli altri e a far soccombere gli altri sotto i miei
piedi, tacchi o tennis che siano.
Questo orgoglio mi ha portato in un baratro profondo e
buio. Ormai non credevo più in me stessa, nonostante a scuola e in teatro
facevo vedere la mia parte vecchia. Una maschera che toglievo quando arrivavo a
casa e mi stendevo sul mio letto, chiudendo gli occhi. Poi ci sono uscita. Sono
uscita da quel baratro quando a diciassette anni mi hanno offerto una borsa di
studio per New York.
New York. Quanto è bella questa città dalle mille luci e
dai miliardi di grattacieli infiniti fino alle nuvole. Esatto, ci abito ancora,
da quando avevo diciassette anni. La borsa di studio la accettai volentieri,
tutto pur di andare via da quella cittadina in cui tutti sanno tutto di tutti.
Sembra un gioco di parole e potrebbe far ridere, ma a me fa solo piangere.
Calde lacrime che rigavano il mio viso in New Mexico, come nessuno avrebbe
potuto immaginare. Sharpay che piange? Era più probabile che la Darbus si
mettesse a giocare a basket. Eppure ero capace di piangere, seppur in silenzio
e di nascosto. Ma New York mi ha ridonato il sorriso, quel sorriso che mancava
da tanto, troppo tempo dal mio viso
ancora giovane e pieno di curiosità.
E ora sono qui, con un sorriso perennemente presente sul
mio viso chiaro e senza imperfezioni. Per la precisione lo specchio che
riflette la mia immagine è piuttosto largo, ricopre interamente la stanza. Una
stanza che altro non è che un’aula di danza piuttosto grande. Non solo sola. Io
sto appoggiata all’asta per i miei soliti esercizi di riscaldamento, ma dietro
di me posso vedere i miei compagni di corso.
Indosso un semplice paio di pantaloni corti bianchi e una
canottiera arancione. Alzo la gamba e la metto sull’asta, senza difficoltà data
l’elasticità che ho acquisito in questi due anni, e gli scaldamuscoli arancioni
mi permettono di stare comoda e di non farmi male.
Tolgo la gamba e mi volto verso i miei compagni di corso,
che chiacchierano costantemente e che fanno anche loro i dovuti riscaldamenti.
Sono bravissimi, ho appreso tanto da loro. Tutti hanno un carattere forte e la
danza ce l’hanno nel sangue. E dire che io volevo solo cantare, mentre ora la
danza mi ha preso completamente. Ma il canto rimane la mia prima e unica
passione.
-Buongiorno.- saluta l’insegnante di danza moderna.
Io e la classe ci voltiamo a questo saluto e lo ricambiamo
cortesemente.
-Sharpay metti la musica della coreografia di ieri.
Hilary, lavoriamo sui tuoi passi prima.
Io e Hilary annuiamo. Lei si posiziona al centro della
stanza, mentre gli altri si siedono vicino alle finestre per guardare, io
invece accendo l’impianto stereo.
Lavoriamo per circa due ore, due ore estenuanti fatte di
coreografie su coreografie. Quando esco dall’aula mi viene incontro una persona
che conosco fin troppo bene.
-La signora Darbus non avrebbe mai e poi mai lasciato che
noi lavorassimo solo due ore.
Mi volto sorridendo e scuotendo la testa
contemporaneamente, -Come minimo ci avrebbe fatto lavorare per sei ore
consecutive.
-Ancora troppo poco!
Ridiamo, mentre ci dirigiamo alla stanza che dividiamo
insieme da quando entrambe abbiamo ricevuto la borsa di studio.
-Dici che sente la nostra mancanza?- mi chiede mentre
lascia il suo borsone azzurro sulla scrivania.
Io appoggio il borsone nero di danza sul mio letto e mi
volto con un sorriso, -Non credo le manchino molto i nostri continui litigi,
Gabriella.
Esatto, perché la ragazza con cui condivido la stanza e
con cui sono diventata ottima amica è proprio Gabriella Montez. Ora come ora
non è cambiata poi tanto. Porta ancora i capelli neri fino a sotto le spalle,
lasciando che ricadono a boccoli. I suoi occhi sono sempre espressivi e dolci e
il suo carattere è ancora generoso e pieno di dolcezza. Sembra un bigné a
volte! E, sinceramente, non riesco ancora a capire come possa essere diventata
mia amica. Ci odiavamo fino a tre anni fa.
-Stiamo migliorando, Sharpay! Litighiamo solo quattro volte
al giorno!- ride mentre si raccoglie i capelli in un mollettone e si prepara ad
andarsi a fare la doccia prima della lezione di canto.
-Certo, infatti siamo migliorate notevolmente.- dico
sarcastica, -Prima litigavamo solo due volte al giorno!
Lei mi fa la linguaccia divertita e prende alcuni vestiti
dai cassetti. Si dirige verso il bagno, ma sembra fulminata da qualcosa,
qualcosa che la costringe a voltarsi ancora verso di me.
-Domani… Domani vado ad Albuquerque.- dice incerta.
Il mio sorriso infatti si spegne, -Come mai?- chiedo
cercando di risultare impassibile, lei sa cosa provo.
-Ho bisogno di staccare un po’.- confessa, so che lei non
regge bene i ritmi della scuola quanto me, -Passo il week-end a casa di mia
madre e intanto ne approfitto per incontrare Taylor e…- trattiene l’ultimo
nome, quel doloroso nome, -…il resto del gruppo.
Sembra scegliere bene le parole, io incomincio a frugare
nei cassetti alla ricerca del mio libro di Letteratura inglese, -Divertiti e
salutameli.
-Sharpay…- mi chiama facendomi voltare verso di lei non
appena trovo il libro, -Vuoi venire con me?
-Gabriella, è inutile che mi fai questa domanda.- sorrido
mentre poso il libro sulla scrivania.
-Ragiona, non torni lì da circa tre anni. Non hai più
visto la tua famiglia, ossia Ryan. Sei sicura di riuscire a sopportare ancora
per molto la lontananza? Davvero non senti la mancanza di quel fratello un po’
tonto ma che ti ha aiutato ad arrivare qui?
Ed ha ragione, maledettamente ragione, -No.- ammetto con
un sospiro, -Ma ci provo.
-Vieni con me, si tratta solo di un week-end.- mi fa
notare cercando di convincermi, -Se io ho bisogno di staccare, tu hai bisogno
di combattere gli attriti del tuo passato.
Odio avere una migliore amica così diretta. Restiamo in
silenzio qualche minuto, nessuna delle due ha il coraggio di dire niente.
-Ok.- dico con un sospiro, -Vengo con te.
Lei sorride felice e mi abbraccia. La abbraccio a mia
volta, preparandomi mentalmente a ciò che mi aspetta.
Il giorno dopo
Odio quell’aereo. Accidenti, sta volando via la mia ultima
possibilità di non tornare ad Albuquerque.
Gabriella mi spinge per la schiena e io sono costretta ad
uscire dall’aeroporto, mentre il sole del New Mexico picchia sulla mie pelle.
Mi manca già New York.
Troviamo subito un taxi, che ci porta a casa di Gabriella.
-Sicura che non vuoi che venga con te?- mi chiede mentre
tira giù la sua valigia per il fine settimana, -Non vorrei che scappassi.
-Tranquilla, ci vediamo tra mezz’ora davanti alla East
High.- sorrido per rassicurarla, mentre il taxi riparte.
Si ferma proprio davanti alla mia ex-villa super
accessoriata e con tutti i confort possibili. Tiro giù la valigia e pago il
tassista, per poi camminare lentamente verso la porta di casa. Suono il
campanello con trepidante attesa, sento le gambe tremarmi. È da tanto che non
suono questo campanello.
Finalmente qualcuno mi apre. Qualcuno con capelli biondi
corti, uno sguardo un po’ spaesato e in testa un buffo cappello verde militare.
-Ciao, fratellino.- dico sorridendo sincera.
Lui sgrana gli occhi, come se avesse visto un fantasma, ma
non posso dargli torto. Sorride felice e mi abbraccia. Restiamo sulla soglia di
casa per quelle che sembrano ore, poi mi auto-convinco a staccarmi da
quell’abbraccio stritolatore.
-Sharpay, sei così cambiata!- mi dice Ryan prendendomi la
valigia e invitandomi in casa, -Perché non mi hai avvertito? Ti sarei venuta a
prendere all’aeroporto!- mi guarda attentamente, -Ti sei fatta le meches?
-Volevo farti una sorpresa.- mento, a dire il vero ero
convinta che non sarei tornata, -La mia stanza è sempre nello stesso posto o ci
hai fatto un appendi cappelli?
-E’ sempre lì.- dice ridendo, capisce le battute, questa
me la devo segnare, -Ti aspetta da tanto tempo.- aggiunge sorridendo.
Sorrido a mia volta, conscia finalmente di quanto posso
essergli mancata e di quanto è mancato a me. In fondo è sempre stato il mio
dolce fratellino che affrontava con me ogni audizione. È un peccato che non gli
abbiano offerto la borsa di studio.
-Sono tornata con Gabriella.- gli dico mentre entriamo nella
mia ex-stanza, -Fra mezz’ora ci incontriamo con gli altri. Vuoi venire?
-Certo!- accetta entusiasta, -Mi devi raccontare tutto.
-Stanne certo.- sorrido guardando la mia stanza.
-Chi ci sarà all’uscita?- mi chiede sedendosi su una sedia
bianca e rosa della scrivania.
-Credo i soliti.- rispondo alzando le spalle non curante,
-Taylor, Zeke, Chad, Mark, Kelsie…
-Troy?
Ecco. Non bastava solo la mia migliore amica, ora anche
mio fratello deve essere così dannatamente diretto, -Non lo so se ci sarà.
-Ti ha più chiamato?- indaga curioso.
-Ci ha provato.- confesso con un sorriso nostalgico, -Ma
non ho mai risposto ed ho cambiato numero.
-Ecco perché non sono più riuscito a contattarti!- esclama
offeso, -Potevi darmi il tuo nuovo numero!
Gli faccio gli occhi dolci, -Scusa, Ryan.
-Perdonata! Ma solo perché mi mancavano quegli occhi dolci
da cucciolo!- ride, -Ora preparati e spero che tu finalmente ci metta di meno a
cambiarti!
-Non proprio.- rido a mia volta.
Lui sorride divertito per poi aprire la porta. Si gira e
prima di uscire mi guarda, -Bentornata Sharpay.
E io sorrido. Strano, di solito non ho mai sorriso
veramente in questa cittadina. Ora, invece, sorrido sinceramente.
Guardo l’ora e mi accorgo di essere in tremendo ritardo.
Rapidamente mi infilo sotto la doccia e mi vesto in fretta con un paio di jeans
a vita bassa schiariti e una maglietta verde chiaro che arriva fino a poco
sotto la vita, sopra infatti sta la cintura bianca. È un look che mi ha
consigliato una mia compagna di corso. Mi infilo le tennis bianche (non posso
mica mettermi sempre i tacchi!) ed esco dalla camera con la mia borsetta bianca.
Davanti mi ritrovo Ryan, pronto a bussare. Ridiamo ed usciamo di casa.
Mentre camminiamo sento ogni passo diventare sempre più
pesante e difficoltoso da compiere. La East High è lì, davanti a me, con quella
sua solita fontanella. È deserta, comprensibile, al venerdì mattina c’è sempre
il corso di pronto soccorso.
-Sharpay!- eccola Gabriella, vestita semplicemente con una
minigonna bianca e una canotta azzurra.
Guarda Ryan e gli sorride, -Ryan! Come sei cambiato!
-Tu invece non cambi mai.- dice lui stringendola forte in
un abbraccio.
-Ehi, lascialo. Dopo devo strapazzarlo io.- dico
separandoli ed insieme ridiamo di gusto.
-Ciao Sharpay!
Ed eccola lì, la prima migliore amica di Gabriella e che
non credo riuscirò mai a sostituire. Ma in fondo non mi lamento, io e Taylor
non siamo mai andate mai tanto d’accordo. Nonostante questo ci abbracciamo,
nonostante i litigi passati sembriamo due amiche di sempre che non si vedono da
circa un secolo!
-Come sei cambiata. Ti sta benissimo questo taglio di
capelli.- mi fa notare sorridendo.
-Grazie.- rispondo sorridendo a mia volta, -Ti trovo bene
anche te. I capelli corti devo dire che danno una fisionomia giusta al tuo
viso.
-Se si parla tutto il pomeriggio di trucchi, capelli e
vestiti me ne vado!- ci dice una voce alle nostre spalle.
Pochi secondi dopo io e Gabriella ci ritroviamo
abbracciate a Zeke, Mark, Chad. Quest’ultimo, dopo averci salutate con un
abbraccio, si dirige verso Taylor e le posa un bacio sulla guancia.
-Lo sapevo che vi sareste messi insieme.- gli dico
maliziosa.
-Ci è voluto un anno, ma alla fine ce ne siamo accorti.-
dice Chad passando un braccio sulle spalle di Taylor.
-Certo, salutiamo i Wildcats e non chi ha scritto milioni
dei vostri spettacoli qui alla East High, tra cui quello vincente la borsa di
studio!
Abbracciamo d’istinto anche Kelsie. Ha ragione. Alla fine
è stata la sua meravigliosa composizione a permettere a me e Gabriella di
andare a New York.
-Vi va un giro per la scuola?- ci chiede Mark con un mazzo
di chiavi in mano. Vede il nostro sguardo confuso e accusatorio e si affretta a
spiegare, -Me le ha date il preside Matsui! Lavoro come aiutante del coach
Bolton.
Dopo questa spiegazione ci avviamo verso la scuola, ma una
voce interrompe il nostro cammino fino alla porta principale.
-Ehi!
Gabriella lo riconosce, come lo riconosco io purtroppo, e
lo abbraccia felice. Si danno due baci sulle guance e ridono ad una battuta che
noi non sentiamo. Lo vedo voltarsi verso di me, con quel sorriso che mi è
mancato tanto.
-Ciao Sharpay.- mi sorride.
-Ciao Troy.- lo saluto io, ma il sorriso non piega le mie
labbra.
-Sei…
-Cambiata?- finisco per lui sarcastica, -Ormai me l’hanno
detto tutti!
-Ti trovo bene.- dice mentre ci avviamo finalmente dentro
al liceo.
-Anche tu.- rispondo a monosillabi, mi capita così quando
sono nervosa.
-Wuaaaa!!
Ci voltiamo verso Gabriella, che ha appena espresso
quell’urlo di gioia pura non appena si è fermata davanti ad un aula. La raggiungo,
grata che qualcosa mi salvi dalla conversazione a monosillabi con Troy. Guardo
anche io dentro all’aula e scuoto la testa.
-Tu urli di gioia dopo aver visto il laboratorio di
chimica?- le chiedo scandalizzata.
-Certo!- risponde come se fosse ovvio, -Guarda.
Tutti entriamo nel laboratorio e Gabriella accenna ad una
bacheca in fondo alla classe.
-Ah, ricordo!- ride Taylor, -Lì ci sono scritti tutti i
nomi dei Club delle Scienze esistiti alla East High e dei Decathlon vinti.
-Esatto.- annuisce la mora, -Quindi è ovvio che sono
felicissima di rivedere questo palcoscenico della mia vita.
-A proposito di palcoscenici.- la interrompe Kelsie,
-Sharpay, vuoi vedere il teatro?
Quella domanda mi colpisce come uno sparo. Rivedere il
teatro della East High. Lì era iniziato tutto e lì doveva finire. Ormai il mio
palcoscenico è a New York. Annuisco impercettibilmente e li sorpasso, diretta
verso il luogo in questione.
Tiro le tendine che mi separano da quell’ampio spazio
teatrale e riconosco le numerose poltroncine rosse e lo sfondo del palcoscenico
blu scuro come la notte. Sorrido senza accorgermene. Mi volto, non mi hanno
ancora raggiunto. Cammino rapidamente verso il tavolino della Darbus e mi chino.
Lì, impressa su un lato del tavolino, sta un incisione fatta da me.
Qui, per sempre,
regnerà la Regina…
Molti pensavano che quella scritta fosse stata fatta
dall’insegnante, per far notare quanto ci tenesse a quel posto, ma in realtà
l’avevo inscritta io con un taglierino. Rido al ricordo. Rapidamente cerco nella
borsa qualcosa. La trovo: una forcina nera. Tolgo la copertura nera sulla
punta, facendo in modo che rimanga solo un pezzo di ferro appuntito. Ci metto
circa cinque secondi ad incidere quella scritta, giusto il tempo per far
arrivare gli altri.
-Sharpay, che stai combinando?- chiede Kelsie titubante.
-Regno.- rido io alzandomi e buttando la forcina ormai
rotta nel cestino lì a fianco.
Tutti mi guardano come se fossi un’aliena, ma io non ci
faccio caso. Li supero ancora una volta e cammino fuori dal teatro. Sento i
loro passi dietro i miei e, quando mi fermo sulla soglia, mi volto verso il
tavolino, ripensando all’incisione accanto a quella di qualche anno fa.
…per poi lasciare il
trono alla prossima principessa regnante.
Lasciare il trono per cederlo a qualcun'altra. Una ragazza
che magari abbia un po’ più di dolcezza di me, ma con la mia stessa grinta e
con il mio stesso orgoglio. Una ragazza che farà grandi cose come le ho fatte
io e, perché no?, che amerà qualcuno come ho amato io.
Due mesi dopo
E mentre sono di nuovo qui, davanti a questo largo
specchio dell’aula di danza, ripenso ancora una volta ad Albuquerque e a quello
che ho lasciato. Ora mi sento più spesso con Ryan, alla fine mi dispiace aver
tagliato i ponti con lui. Il mio fratellino tonto e che finalmente capisce le
battute non aveva nessuna colpa per quello che mi accadeva.
-Sharpay!
Sospiro, di nuovo.
-Che c’è, Gabriella?- le chiedo mentre mi siedo per terra e
stendo le gambe.
-Volevo solo dirti che hanno messo i risultati delle
audizioni del saggio di fine anno in bacheca.
Immediatamente mi alzo, come se mi fossi scottata, e lei
ride per poi correre con me fino alla Segreteria. Vediamo un sacco di studenti,
chi con espressioni vittoriose, altri con espressioni deluse. Mi faccio largo
tra la folla e scorgo velocemente i nomi della lista, in ordine alfabetico
rispetto al nome.
Gabriella Montez Coreografa del balletto finale
Sono felice per lei, desiderava quel compito. Ma ora cerco
la lettera S, l’iniziale del mio nome. Sally, Sarah, Sam… Eccomi! Sharpay!
Sharpay Evans Canzone
di apertura
Non posso crederci! Ce l’ho fatta! Sono passata. Reprimo a
fatica un urlo di gioia, di solito non sono esibizionista. Mi faccio largo con
il sorriso più splendido e finalmente vedo Gabriella.
-Ce l’ho fatta.- sospiro felice, -Faccio la canzone di
apertura!
-E’ stupendo!- Gabriella è seriamente felice per me, tanto
che mi abbraccia di botto, quasi strangolandomi.
-Ho guardato anche per te.- la sento trattenere il fiato,
-Sei la coreografa del balletto finale!
E questa volta ho la certezza che se non mi fossi staccata
in tempo in cinque secondi mi avrebbe realmente strozzato per la felicità
scaturita da quella notizia.
-Devo chiamare Taylor! Sicuramente sarà felice di venirci
a vedere!- dice entusiasta, -E anche gli altri!
-No, frena!- la interrompo, il sorriso scompare di nuovo,
-In che senso “gli altri”?
-Gli altri: Zeke, Chad, Kelsie, Mark, Ryan, Troy.- elenca
contandoli sulle dita.
-No.- dico con convinzione.
-Cosa? Saranno felici di vederci!
-Tutti tranne Troy.- cerco di trattare.
-E’ stato il mio primo ragazzo, il mio primo migliore
amico, la prima persona che ha creduto in me.- mi dice con fermezza, -Lui
verrà.
La sorpasso, ma lei mi ferma.
-Sharpay, non mi importa se tu e Troy siete stati insieme
e poi lui ti ha lasciato reputandoti troppo fredda nei confronti degli altri, mentre
invece ti tradiva.- dice Gabriella, ricordandomi quel dannato momento della mia
vita, -Mi interessa che tu gli dimostri che non hai bisogno di lui!
-Come faccio?- chiedo sconsolata, -Io ho bisogno di lui.
-Diglielo!- sbotta nervosa, -Sbattigli in faccia questa
verità, fallo sentire come ti ha fatto sentire lui, spacca qualcosa, fa
qualunque cosa!
-Sei impazzita?- le domando inarcando un sopraciglio,
-Ancora mi chiedo come fai a reputare amico uno come lui.
-Ammetto che è stata un cretino senza cervello.- ammette,
-Io a Troy voglio bene e non posso intromettermi in quello che c’è stato tra di
voi. Non posso neanche sapere cosa provi, dato che noi ci siamo lasciati di
comune accordo. Ma so che avrà avuto le sue ragioni, una persona come lui non
lascia una ragazza per il freddo che sta nel suo cuore. Troy è sempre stato
dolce e gentile, lo conosco, se ti ha lasciato così non l’ha fatto volentieri. Io
ti do solo un consiglio, come farebbe ogni migliore amica.- mi prende le mani
tra le sue e mi guarda fisso negli occhi, -Invitalo qui a teatro e canta.
Canta!
Non so perché, ma annuisco.
Una settimana dopo
E ora eccomi qui, pronta a cantare. In sala ci sono i miei
amici e Ryan, Gabriella è super agitata, ma mai quanto me. E se dimentico le
parole? No, non accadrà, lo so. Troverò il coraggio come ho sempre fatto,
troverò la forza che sta in me.
Ed è il mio momento. Tocca a me entrare in scena.
Mi guardo allo specchio del camerino. Indosso una
canottiera bianca con un fiocchetto in mezzo e un paio di short di jeans, ai
piedi le all stars nere.
-Benvenuti, signori e signore, al saggio di fine anno
della scuola Dance High. Facciamo un
caloroso applauso a una delle più meritevoli ragazze del college. Sharpay Evans
con “Be Good To Me”!
A quella presentazione seguono applausi e Gabriella mi
guarda sorridendo incoraggiante.
Mi reco sul palco, dove sta una piattaforma con una specie
di scorrimano. Accanto a me compaiono due ragazzi del mio corso. Si avvicinano
e mi guardano. Guardo in platea e li vedo, i miei amici e mio fratello, e poi
vedo lui. Sorride sorpreso non appena mi vede. Sorrido a mia volta.
La musica parte, forte come me.
Every day it’s getting worse
Do the same things and it hurts
I don’t know if I should cry
All I know if that I’m trying
Mi volto verso quello alla mia destra e gli do un colpetto
sulla spalla.
I wanna believe in you
Faccio lo stesso con l’altro.
I wanna
believe in you
E mi volto ancora verso il pubblico, lo sguardo dritto
negli occhi celesti di Troy, seduto in prima fila con gli altri, la voce
sussurrata per il prossimo verso.
(but you make it so hard to do)
Incomincio a scendere con la mano sullo scorrimano, mentre
i miei due compagni mi seguono.
What’s the point of making plans
You break all the ones we have
I don’t know where we were wrong
Because we used to be so strong
I wanna believe in you
I wanna believe in you
Vorrei sul serio credere in te, Troy. Ma non ci riesco. E
ora corro, verso il palco vero e proprio.
So why can’t you be
Be good to me
E ora ballo. Girando su me stessa, mentre il microfono
sulla guancia destra amplifica le mie parole.
I don’t ask for much, all I want is love
Someone to see, that’s all I need
Somebody to be, somebody to be, somebody to be,
Good to me, good to me, can you be good to me
Good to me, please
Tu sei capace di farmi sentire così Troy? No, mi fai
sentire male. Io voglio sentirmi bene, ma per farlo devo ancora credere in te e
questo rende tutto più complicato.
I used to think I had it all
Then one day we hit a wall
I had hoped you were the one
Where’s my dream, where has it gone?
I wanted to be with you
Forever just me and you
Vorrei essere con te, ma tu evidentemente non vuoi. Quanto
mi hai fatto soffrire in questi anni, quanto volevo essere vicino a te. Il mio
sogno mi ha portato qui, ma a volte mi chiedo ancora dove sto andando. Mi volto
verso i due ragazzi dietro di me, spingendoli con le mani.
So why can’t you be
Be good to me
Ed ecco che rincontro i tuoi occhi. Quegli occhi dolci che
mi hanno fatto innamorare.
I don’t ask for much, all I want is love
Someone to see, that’s all I need
Somebody to be, somebody to be, somebody to be,
Good to me, good to me, can you be good to me
Good to me, please
Lascio il palco a quei due ragazzi che avrebbero il ruolo
di contendere il mio amore. Mi siedo sul ciglio del palco, guardandoli ballare
e reppare.
Ma ora tocca di nuovo a me, questa volta la musica si fa
più lenta, non ti guardo più negli occhi, guardo il mio pubblico, ma so che
adesso non stati più sorridendo. So che ora sei confuso.
Where do I go from here?
You’ve gotten under my skin
And I don’t know how to get out
Of this place that I’m in
Non so veramente come sfuggire da questo luogo, da questo
luogo d’amore verso di te. Per favore, lasciami andare. Lasciami vivere.
I don’t ask for much, all I want is love
Someone to see, that’s all I need
Somebody to be, somebody to be, somebody to be,
Good to me, good to me, can you be good to me
Good to me, please
E ora le parole le sussurro ancora, mentre torno alla
postazione di partenza con i ragazzi al mio seguito.
(Be Good, Be Good, Be Good, Be Good, can you be good
to me)
(Be Good, Be Good, Be Good, Be Good, can you be good
to me)
Ma ora la voce è di nuovo forte, per l’ultimo verso. Alzo
il braccio e guardo il pubblico.
Good to
me, please!
Gli applausi sono la parte che preferisco, anche perché in
questo momento tutti stanno applaudendo. Si sono anche alzati dai loro posti e
battono le mani forte, come batte il mio cuore. Quel cuore che da quando sono
qui non ha più ghiaccio intorno. Ora anche l’ultimo pezzo freddo si è sciolto,
dissolto nel nulla, non appena ho cantato la mia canzone. Non appena vedo Troy
che non applaude, ancora troppo sorpreso.
Abbraccio i ragazzi che hanno cantato e ballato con me e
siamo tutti e tre felici. Li sento sussurrarmi alle orecchie Brava e Complimenti. Corriamo fuori dal palco, diretti verso dietro le
quinte e i nostri compagni di corso, ma anche quelli delle altri classi, si
vengono a congratulare con noi. Vedo Gabriella e mi sorride. Si dirige verso di
me e mi abbraccia. Molti penseranno che sia un abbraccio per farmi i
complimenti, ma in realtà un legame stretto tra due amiche. Gabriella aveva
ragione, ora sto meglio.
-Sorellina!- mi giro di scatto.
-Ryan!- esclamo abbracciandolo forte, mentre anche i miei
amici si congratulano con me.
-Dov’è Troy?- chiede Gabriella e, stranamente, quel nome
non mi fa più male.
-E’ rimasto seduto, dice che non vuole perdersi lo
spettacolo.- scrolla le spalle Taylor, -Sei stata bravissima, Sharpay!
-Grazie.- ringrazio felice, -Ora però dovete tornare ai
vostri posti. Alla fine dello spettacolo toccherà a Gabriella.
-Giusto!- esclama Zeke. Mi bacia una guancia ed esce
gridando dietro alla mora, -Voglio vedere anche un po’ di hip hop!
Gabriella ride e li salutiamo. Dopo che se ne sono andati
vado verso il mio camerino, mio e delle mie compagne di corso, che dovrebbe
essere deserto dato che molte di loro sono sul palco a ballare. Apro la porta
con un sorriso smagliante, un sorriso che scompare quando vedo che il camerino
non è deserto.
-E’ il camerino delle ragazze, Troy.- dico chiudendomi la
porta alle spalle e guardandolo con le braccia incrociate.
-A chi era dedicata quella canzone?- mi chiede
avvicinandosi.
-Pensavo fossi più perspicace.- dico ironica guardandomi
nello specchio e portandomi dietro alcune ciocche bionde.
-Bene. A quanto pare, allora, non ti ho mai fatto sentire
bene.- dice con un sopraciglio inarcato.
-Esatto.- rispondo io prendendo il lucidalabbra alla pesca
e ripassandolo sulle labbra, secche dal troppo cantare.
-Ti ho fatto sentire benissimo.- dice dopo qualche
secondo.
Poso il lucidalabbra con un sospiro e lo guardo. Ora sono
stufa, -Forse non ti rendi conto di quello che hai fatto! Mi hai lasciato con
la scusa che ero troppo fredda, mentre in realtà mi tradivi con quella punk
dalla frangetta rossa e il resto dei capelli neri.
-Il fatto che eri fredda era vero, lo sei ancora adesso.
Sciaff
La mia mano si è mossa involontariamente, come dettata da
una forza superiore e non mia. Respiro affannosamente e il volto di Troy è
voltato verso destra dopo lo schiaffo che gli ho procurato.
-SMETTILA!- grido, -Io non sono più la ragazza che hai
conosciuto, non sono più la Regina di Ghiaccio della East High! Sono una
ragazza qualunque, con sogni e desideri. Sono una Sharpay diversa da quella che
ricordavi! Non sono più fredda, ho sentimenti veri, che provo ogni giorno! Sono
cambiata, sono un’altra persona!
Lui solleva il viso e mi guarda divertito, -Sharpay Evans,
sarai cambiata esteriormente, ma hai lo stesso carattere di tre anni fa.
Mi prende un braccio e io cerco di divincolarmi. Mi
costringe ad appoggiarmi al bancone, mentre mi blocca entrambe i bracci. I
nostri visi sono vicinissimi.
-Ti ho lasciato perché eri troppo forte per me. Credevi di
essere superiore a tutti, credevi di essere migliore degli altri. Credevi che
ti abbia tradito perché non ti amavo?- mi chiede in un sussurro, -Ti ho tradito
perché ti amavo troppo. Ti amavo troppo per soccombere sotto di te.
-Non ti ho mai messo i piedi in testa, Troy.- rispondo io
col respiro mozzato, -Non ho mai voluto risultare più forte di te.
-Sembrava così. Io sono andato avanti in tutti questi anni
sperando di poterti rincontrare, ma cambiata. E ora che ti ho vista, non ti
lascerò più.
Le nostre labbra si incontrano, premute con una necessità
fuori dal normale. Quanto mi è mancato questo sapore dolce, questa sensazione
che mi avvolgeva ogni volta che lo baciavo. Ma l’incanto finisce e noi ci
stacchiamo, entrambi con il respiro affannoso.
-Perdonami, ti farò sentire bene d’ora in avanti.- dice
con una dolcezza che mi mancava da troppo tempo.
Preme di nuove le sue labbra sulle mie, coinvolgendomi in
un bacio ancora più profondo. Mi fa sedere sul bancone, mentre le sue braccia
mi tengono saldamente il corpo, mentre le mie mani si incrociano dietro il suo
collo, accarezzandogli la parte bassa dei capelli. Un mano di Troy mi scivola
sulla schiena, fino a risalire fino ai capelli, che accarezza dolcemente. Ma
questa volta sono io a staccarmi.
-Non posso.- dico abbassando lo sguardo per non incontrare
il suo celeste, -Non posso perdonarti così, non posso perdonarti dopo che tu mi
hai tradita, qualunque sia il motivo.
Mi alza il viso con una mano, -Sharpay, mi dispiace. Mi
dispiace di averti fatto sentire male, ma eri veramente troppo forte per te.
-E allora non possiamo stare insieme.- dico con fermezza,
-Non sono cambiata caratterialmente. È vero, non sono più fredda, ma forte lo
sono sempre. E sapere che hai aspettato tre anni perché volevi che io cambiassi
mi fa capire che non mi ami per quello che sono.
-E’ questo il punto.- dice prendendomi il viso tra le
mani, -E’ questo ciò che sto cercando di farti capire! Io ti amavo proprio
perché eri forte, determinata e orgogliosa. Ma tutte questa caratteristiche mi
stavano portando a badare solo a te, a chiedermi se tu mi amassi veramente!
Volevo che cambiassi solo perché così potessimo stare insieme ancora, ma questa
volta con la certezza che tu mi ami veramente.
-Io ti ho sempre amato.- dico mentre le lacrime rigano il
mio viso, -Ma non voglio più amarti, non è giusto nei confronti di quello che
ho fatto per dimenticarti.
-No, non dimenticarmi! Per favore, non dimenticarmi! Cerca
di capire, cerca di capire cosa provavo in quel momento!- esclama, vedo i suoi
occhi che stanno diventando lucidi, -Perdonami.- finisce con un sussurro.
Tolgo le sue mani dal mio viso e lo divido da me. Scendo
dal bancone e gli volto le spalle.
Cosa faccio? Seguo il cuore o seguo la ragione? Tutti e
due mi dicono cose che voglio e che posso fare. Non è giusto, non è giusto
dover seguire una sola strada. E pensare che tutto ciò che sto passando è
complicato. Le sue parole sono complicate, ho capito ciò che vuole dire, ma mi
chiedo se lo farà di nuovo. Non lo so, non voglio amare per poi sentirmi di
nuovo delusa. Non voglio fuggire di nuovo, ora che ho trovato la felicità a New
York. Mi ritornano in mente la parole di Gabriella: Ma so che avrà avuto le sue ragioni, una persona come lui non lascia
una ragazza per il freddo che sta nel suo cuore. Troy è sempre stato dolce e
gentile, lo conosco, se ti ha lasciato così non l’ha fatto volentieri.
-Gabriella lo sapeva, vero?- chiedo capendo finalmente
quanto lei ci teneva che lo incontrassi.
-Sì.- ammette lui.
Mi volto verso di lui, è appoggiato al bancone, lo sguardo
basso. Mi fa pena, mi fa pena pensare che mi ha lasciato per non soffrire.
-Prometti?- domando.
-Cosa dovrei promettere? Che mi raperò a zero perché solo
così potrò vederti sorridere, ma non perdonare?- mi chiede scotendo la testa,
-Non mi perdonerai mai.
-Sarebbe un’idea quella di raparti a zero.- mi avvicino a
lui e gli prendo un mano, costringendolo a staccarsi dal bancone.
Lui mugugna in risposta. Lo porto verso il divanetto
bianco che sta dall’altre parte del camerino e lo faccio sedere accanto a me,
-Ma non era questo che avevo in mente.
-Giusto, magari vorrai che mi metta un tutù e salti come
un ballerino di polka.- mi dice sconsolato.
-Sarebbe divertente.- affermò al pensiero, -Ma non
intendevo nemmeno questo.
-E allora cosa vuoi che prometta?- mi domanda guardandomi
fisso negli occhi.
Sorrido, -Che non mi lascerai più, che crederai sempre in
me, che non mi tradirai mai più, che se c’è un problema tu me lo venga dire.
Voglio che tu mi prometta che non crederai mai più di poter soccombere sotto la
mia forza, anche perché non è una scusa per lasciare una persona. Voglio che mi
fai sentire bene.
-Sono perdonato?- chiese sbarrando gli occhi sorpreso.
-Ci ho pensato e credo di aver capito le tue ragioni. Mi
hai fatto soffrire, ma so che se ti lascio andare via di nuovo non troverò mai
più nessuno da amare.- dico con un sorriso sincero.
-Scusami ancora, Sharpay.- mi dice accarezzandomi una
guancia.
-Shh.- lo zittisco io baciandolo.
Lui ricambia il bacio, con più trasporto possibile,
dandomi emozioni che non ho più provato con nessuno dei ragazzi con cui sono
uscita qui a New York. Posa una mano sul mio fianco, mentre le mie finiscono
ancora una volta dietro al suo collo. Si stacca leggermente dalle mie labbra,
ormai rosse.
-Ti amo.- sussurra per poi posare il suo respiro sul mio.
Mi stacco anch’io e lo costringo a guardarmi negli occhi,
-Anch’io ti amo, Troy.- non gliel’ho mai detto e sono felice di averlo fatto
ora.
Si avvicina ancora per baciarmi, ma sentiamo la porta
sbattere.
-Ah… ehm… scusate… io, torno… più tardi se volete…-
balbetta Gabriella sulla soglia.
-Gabriella!- esclamo staccandomi dal ragazzo ed alzandomi
in piedi di scatto.
-Vedo che avete risolto.- dice con un sorrissetto.
-In un certo senso.- dice Troy mentre io divento rossa, cosa
che non mi è mai capitata se non quando sono furiosa.
-Sono passata solo a prendere la bandana.- dice prendendo
una bandana azzurra con delle perline appoggiata sul bancone del camerino, -Fra
poco c’è il balletto finale.
-Oh, mamma! Vengo subito a vederti!- dico uscendo dal
camerino.
Gabriella e Troy mi seguono. Ci avviamo nel dietro alle
quinte e Gabriella sale sul palco.
-In bocca al lupo!- le dico abbracciandola mentre le luci
si spengono per creare l’atmosfera.
Ed è così che in pochi secondi inizia la sua coreografia.
Tutti battono forte le mani, il balletto dura circa un quarto d’ora. Quando
finisce le faccio un cenno, lei mi sorride ed è euforica.
-Vieni!- mi dice Troy prendendomi per mano e portandomi
fuori dalle quinte.
Io lo seguo, senza aver il coraggio di dire niente, e lui
mi porta in una stanza piccola e buia. Mi cade qualcosa sulle braccia, qualcosa
che sembra un bastone e lo rimetto su.
Accendo la luce e mi guardo intorno, -Lo sgabuzzino delle
scope?- chiedo con orrore.
Lui chiude la porta a chiave e mi guarda, -Volevo un poso
intimo e senza interruzioni.- mi dice avvicinandosi pericolosamente a me.
Faccio un passo indietro, ma sbatto inevitabilmente contro
il muro freddo. Lui poggia le mani sui miei fianchi e mi sussurra a pochi
centimetri dalle labbra, -Mi hai perdonato quindi?
-Direi di sì.- gli dico come se fosse naturale.
-Quindi ora stiamo di nuovo insieme.
-Certo.- mormoro io confusa.
-Quindi non dirai niente se ti bacio.- dice ancora.
-Non mi sembra di averti trattenuto in camerino.- gli
ricordo ironica.
Tempo due secondi e non ho più possibilità di parlare. Mi
bacia premendo il suo corpo contro il mio, mentre le sue mani stringono le mie.
Le appoggia al muro, così da evitarmi ogni via di fuga, ma io non ho nessuna
intenzione di scappare.
Si stacca, -Mi sei mancata tanto.- mi sussurra
all’orecchio provocandomi un brivido.
Io riesco a divincolarmi dalla presa, facendolo cadere per
sbaglio a terra.
-Scusa.- gli dico inginocchiandomi e portando lo sguardo
all’altezza del suo.
-Ma cosa devo fare con te?- ride scuotendo la testa.
Io gli appoggiò le mani sul petto, stringendogli la maglia
blu, e lo faccio rialzare. Questa volta è lui con le spalle al muro, questa
volta sono io a baciarlo per prima.
Mi stacco un secondo, guardandolo negli occhi, -Non puoi
fare niente.
Mi sorride e io sento un brivido su per la schiena. Mi
costringe di nuovo a stare spalle contro il muro, mentre mi lascia una scia di
baci sul collo. Io respiro affannosamente, ogni bacio mi provoca un brivido e
questo mi rende felice. Con una mano mi accarezza la schiena e con l’altra mi
tiene il viso.
-Ti amo.- sussurro ancora mentre mi bacia il collo.
Lui riporta lo sguardo sul mio volto e mi guarda
sorridendomi dolcemente, -Mi ami perché ti sto baciando il collo?
Gli tiro un colpetto sulla spalla, chiaramente divertita,
-Ti amo. Non c’è niente sotto, ti amo e basta.
Lui ricomincia baciarmi, mentre una sua mano risale sulla
schiena, sotto la canottiera bianca. Fermo la sua corsa, rendendomi conto di
dove siamo, -Troy…- lo chiamo mentre lui scende di nuovo a baciarmi il collo,
-Troy!- lo allontano.
Lui mi guarda confuso, -Che c’è?
-Ti rendi conto di dove siamo?- chiedo accennando alla
stanza piccola e flebilmente illuminata dalla lampadina.
-Sì.- risponde come se nulla fosse.
-Troy, credi veramente che provi piacere a baciarmi con te
in uno sgabuzzino delle scope?- chiedo alzando le sopraciglia.
-Certo.
E io sorrido, mentre lui torna ad accarezzarmi la schiena
e le nostre labbra ricominciano a baciarsi. Ora sì che posso dire di essere
cambiata. Mi farai sentire bene, Troy, ne sono sicura. Lo bacio con più
trasporto possibile, imprimendo in quell’attimo quanto amore provo e ora ne
sono sicura. Nessuno potrà mai farmi sentire bene come Troy. Be Good To Me, Troy.
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La canzone usata e che mi ha ispirato è “Be Good To Me” di
Ashley Tisdale, la nostra Sharpay appunto. Il palco, inoltre, è ispirato al suo
video e anche l’abbigliamento che indossa. Quindi se vi capita di vedere il
video potete capire com’è fatto il palco.
Ed eccomi qui, con una one-shot questa volta un po’ più
impegnativa (almeno credo XD). All’inizio non volevo farla finire bene questa
shot, ma poi non avrei avuto il finale che desideravo. Mi sorprende essere
riuscita a scrivere un’altra Tropay, credo di aver fatto un buon lavoro. È
sicuramente più lunga di quanto mi aspettassi!
Mi farebbe piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate, è
la prima volta che scrivo una one-shot così lunga e fuori dai miei ideali. ^^
Lasciate una recensioncina please!
Tantissimi kiss
By Titty90 ^^