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Autore: giulina    17/10/2012    8 recensioni
Le piaceva quando Matteo le baciava la pelle dello sterno o quel preciso punto vicino all'ombelico; quando passava le labbra sulle smagliature sui suoi fianchi oppure sopra le palpebre sempre chiuse che tremavano appena.
Le coperte di quel letto in quella soffitta dalle pareti bianchi avevano l'odore del bagnoschiuma di lei e del dopobarba di lui. Nell'aria si sentiva anche il profumo di vernice fresca che ogni tanto li faceva starnutire, nonostante l'ultima volta che le pareti erano state ridipinte risaliva a qualche anno prima.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Mentre lui le insegnava a fare l'amore,

lei gli insegnava ad amare.”






A Cecilia piaceva quando lui le sfiorava delicatamente l'interno dei polsi.

Faceva passare sopra quelle vene in superficie delle dita leggere, che la costringevano a soffocare una risata nel cuscino dalla fodera celeste sotto la sua testa, insieme a dei brividi che le facevano accapponare la pelle pallida.
Ogni volta che quelle sensazioni finivano -troppo in fretta, lasciando quasi l'amaro in bocca-, gli diceva, quasi in imbarazzo: “Ancora.” E quella dita partivano dal gomito e tornavano nel solito punto, attraversando un neo quasi invisibile oppure una cicatrice.
Le piaceva quando Matteo le baciava la pelle dello sterno o quel preciso punto vicino all'ombelico; quando passava le labbra sulle smagliature sui suoi fianchi oppure sopra le palpebre sempre chiuse che tremavano appena.
Le coperte di quel letto, in quella soffitta dalle pareti bianche, avevano l'odore del bagnoschiuma di lei e del dopobarba di lui. Nell'aria si sentiva anche il profumo di vernice fresca che ogni tanto li faceva starnutire, nonostante l'ultimo strato di pittura fosse stato applicato qualche anno prima.
Il pavimento di parquet antico scricchiolava sotto i loro passi indecisi, costringendoli a camminare in punta di piedi o a muoversi lentamente.

Per terra giacevano alcuni loro vestiti e i libri dell'università che non venivano aperti da settimane, alcune penne dal tappo mangiucchiato durante un momento di noia e fotocopie sottolineate con evidenziatori accesi.
Da qualche parte c'era anche il registratore di Cecilia, in cui si trovava una registrazione di loro due che cantavano una canzone dei Led Zeppelin. Era successo una sera che si erano ritrovati in quella soffitta con uno stereo preso in prestito e una bottiglia di limoncello. Avevano fatto l'amore per ore e poi lui le aveva raccontato del rapporto complicato con suo padre, che ormai non vedeva più da anni, giocando con il braccialetto che lei teneva al polso sinistro.
A Cecilia piaceva la voce di Matteo. Aveva quell'accento toscano che la faceva ridere a ogni sillaba. Quando le ripeteva degli appunti prima di un esame, assumeva un tono formale; diventava una voce bassa, leggera, quasi come se stesse sussurrando una poesia.
Quando era impegnato nel sottolineare qualche parola importante sui suoi appunti presi distrattamente, alcuni ciuffi scuri gli ricadevano sulla fronte e lei passava minuti interi a giocarci, con un piccolo sorriso sulle labbra.
Matteo non glielo avrebbe mai detto, ma gli piaceva tanto quel gesto.
Gli piaceva anche mentre litigavano, e lei si portava le mani tra i capelli lunghi e mossi, dicendogli che lui, l'amore, lo sapeva fare ma non sapeva che sapore avesse.
Per Matteo, l'amore aveva il sapore delle ciliege che avevano mangiato quel giorno di maggio a casa di lei, che indossava un vestito leggero a fiori;

l'amore erano le sue lentiggini sul naso e quando si vergognava a farsi vedere nuda alla luce della lampada posata vicino al letto; era quel dolore sordo che provava quando Cecilia se ne andava dalla soffitta e lui era l'unico a starnutire per l'odore della vernice.
Prima o poi glielo avrebbe confessato, che a lui il sapore dell'amore glielo aveva fatto conoscere lei.









NOTE:


Una breve (brevissima) OS nata per caso l'altra sera mentre non riuscivo a dormire. Matteo e Cecilia mi sono comparsi davanti agli occhi e ho scritto d'impulso

di loro. 

lui le insegnava a fare l'amore, lei gli insegnava ad amare, è una frase del cantautore Fabrizio De Andrè.

Buona lettura, 

Giulia.



   
 
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