Crowley
Raggiungemmo una Chevrolet Impala nera del 1967.All’interno dell’auto, al posto del guidatore, c’era un altro ragazzo, anch’esso robusto e dai lineamenti meno marcati di Sam. I due non si somigliavano molto, uno aveva capelli di media lunghezza castani così come il colore dei suoi occhi, l’altro capelli corti tra il castano e il biondo ed occhi verdi. Differivano anche nell’abbigliamento, molto strano per entrambi, e nel modo di tenere la barba. Nonostante ciò erano fratelli, almeno questo era quello che avevo sentito nella precedente chiamata di Sam.
Era ora. L’hai trovata? – chiese l’altro che sembrò non avermi vista.
Si, Dean– rispose il più giovane.
Salii in auto e per un breve istante lo sguardo mio e di Dean s’incrociarono.
Partimmo e per un po’ di tempo regnò il silenzio.
- Allora, ricorda qualcosa? –
- Si, tu sei Dean, lui Sam ed io Elisabeth. – evitai di menzionare i sogni fatti in precedenza.
- Grande, sai proprio tutto. – ironizzò
- Molto probabilmente avrà ascoltato la nostra chiamata. – intervenne il ragazzo dalla giacca di pelle. Dare loro dei soprannomi era divertente, almeno avevo qualcosa da fare durante il viaggio.
Ci fermammo lungo una strada quasi deserta.
- Rimani qui, torniamo subito. – mi avvertì mister ironia prima di scendere dall’auto e allontanarsi con suo fratello.
Nell’attesa accesi la radio, allungandomi più del dovuto e rischiando di cadere. Lasciai alla frequenza che trasmetteva “Eye of the Tiger”, adoravo quella canzone. Canticchiando cercai di non distruggere niente mentre mi dimenavo o meglio, ballavo a modo mio.
La canzone finì e passarono altri venti interminabili minuti nei quali ticchettai le dita contro il vetro laterale, feci un breve riposo e attesi i due fratelli con ansia. Sbuffai in preda alla noia assoluta, stanca di aspettare Dean e Sam che sembravano non tornare. Decisi di andarli a cercare, ma una voce mi trattenne. Mi voltai e accanto a me apparve un uomo non molto giovane.
- Ciao dolcezza, finalmente ti hanno trovato! – disse aggiungendo un sorriso a me poco gradevole.
- Che cosa vuoi? – la sua presenza non mi turbava, forse ero abituata a trascorrere del tempo con lui nella mia normale vita da cacciatrice.
- Oh non ricordi, che peccato. Sono Crowley – il suo nome mi sembrò familiare.
- Sei un demone? – alla domanda, la risposta furono degli occhi completamente neri.
Il demone strinse la sua mano attorno al mio braccio e in una frazione di secondo mi ritrovai legata ad una sedia in una stanza senza via d’uscita.
- Mi dispiace, ma senza ricordi, non posso stringere il patto tanto desiderato. –
- No, aspetta. – bastò uno schiocco delle sue dita per far apparire davanti a me una sequenza rapida d’immagini. Nonostante l’elevata velocità, riuscii a vedere ogni singola immagine ricollegandola ad ogni ricordo.
Spazio autrice
Ecco il quarto capitolo di di due righe più lungo! Non è nulla di speciale, ma questo era l'unico modo (secondo me) perché la protagonista si ricordasse qualcosa! Spero vi piaccia anche solo un pò!