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Autore: Julia of Elaja    17/10/2012    11 recensioni
AVVISO AI LETTORI:
Per chi ha già letto questa storia, tranquilli: non ho ripreso a scriverla, ho semplicemente aggiunto un capitolo perchè la storia parteciperà ad un contest e quindi ho dovuto "modificarla"... per chi invece non l'avesse mai letta... be', accomodatevi! :D
Il nuovo capitolo è il decimo e si intitola "Mostro" ;)
Una terrestre, durante l'arrivo di Cell sulla terra, ha un incontro ravvicinato con lui.
Perchè lui la risparmia?
La storia si svolge durante i dieci giorni di pausa che precedono il Cell Games (Torneo di Cell).
Cell ha già assorbito, quindi, i Cyborg 17 e 18 e raggiunto la forma perfetta.
L'incontro con la terrestre segnerà l'androide? E come?
E' il primo racconto partorito dalla mia mente sulla serie di Dragon Ball...
Ho cercato di rispettare in tutto e per tutto la saga televisiva di Dragon Ball Z nel racconto, combinando "ad incastro" gli eventi..
RECENSITE!!! ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cell, Gohan, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ultime notizie: Cell, l'androide, continua a terrorizzare il pianeta: miete vittime e distrugge intere città!
La protezione civile e le forze armate sono entrate in azione, si prega la cittadinanza della città dell'Ovest di mantenere la calma: i soccorsi sono vicini!".
ZAP.
Brianne spense il televisore: non faceva altro se non accrescere il panico dentro di lei.
Tutta la città era sotto assedio: in giro la gente camminava timorosa, il panico era dilagato silente e ora tutti, nessuno escluso, temevano che la fine potesse giungere da un momento all'altro.
"Quel maledetto essere!" pensò Brianne, con una fitta allo stomaco.
Cell: così si chiamava quell'androide che aveva messo in ginocchio l'intera città... e non solo quella.
"Mamma, io scendo... ho bisogno di fare quattro passi!" Brianne si rivolse alla madre che era intenta a cucinare.
"E' proprio necessario, tesoro?" fece quella, girandosi a guardarla "Sai, con quel folle omicida in giro..." 
"Mamma, sta' tranquilla! Stasera l'aria è tranquilla, non c'è nessun attacco in corso! Torno tra poco, massimo mezz'ora!"
"Va bene... fa' presto, tra non molto sarà pronta la cena!"
La ragazza chiuse la porta dietro di sè, scese con l'ascensore ed uscì dal palazzo.
Camminò per circa un quarto d'ora, raggiungendo un parco lì vicino; era dalle parti della Capsule Corporation.
Si guardò intorno: il sole stava tramontando e tingeva di rosso ogni cosa attorno.
Qualche edificio distrutto dagli attacchi dei giorni precedenti si stagliava all'orizzonte.
"Non si può mai stare tranquilli" pensò la ragazza scalciando un sassolino "Ora ci mancava solo un ammasso di ferraglia che ci vuole sterminare!"
Mentre pensava queste cose, uno strano rumore la raggiunse.
Sembravano urla di più persone: Brianne accelerò il passo, dirigendosi verso l'angolo della strada.
Una folla di persone fuggiva nella direzione opposta alla sua.
Il panico sui loro volti, alcuni piangevano, altri prendevano i loro figli in braccio e correvano veloci.
Ma cosa stava accadendo?
"Mi scusi!"  Brianne si avvicinò ad un passante che stava correndo via "Cosa sta succedendo?".
"Lui è qui, ragazza! Fuggi, presto!" gridò quello, continuando a correre.
Brianne sentì il cuore battere veloce, all'impazzata.
"Cell... Cell è qui!".
Il suo cuore prese ad accelerare i battiti per il panico.
Tutti correvano attorno a lei, ma le sue gambe erano inchiodate a terra.
"No! Non ora!"
Il panico l'aveva bloccata.
"A-a-aiuto!" cominciò a urlare, ma si rese conto che la sua voce era flebile, quasi come un lieve miagolio in quell'inferno.
Un'esplosione lì vicino; era in trappola.
Ormai solo due persone erano ancora in corsa per salvarsi: lei fece loro dei cenni, sbracciandosi, ma quelli erano troppo intenti a scappare via per rendersi conto di lei.
Poi silenzio.
Dei passi...
"Aiuto! Non voglio morire..." continuava a dire Brianne, mentre quel filo di voce rimasto la stava abbandonando.
Sentì la bocca farsi secca, e tremava incontrollatamente.
E poi... eccolo.
Cell, l'androide.
"Guardali come scappano, stupidi esseri umani!" si disse l'androide, soddisfatto di quel clima di terrore "Fuggono via come insetti, consapevoli della mia superiorità!"
Un ghigno gli attraversò il volto: era una sensazione magnifica quella.
Camminare per le strade di quella misera città e vedere il terrore dipingersi sui volti dei passanti.
E quelli scappavano via, veloci, timorosi...
"Fate bene a fuggire!" esclamò rivolgendosi ai pochi che ancora erano in corsa "E vedete di sparire in fretta, o vi farò saltare in aria!"
Rise una risata cattiva, amara, mentre intanto lanciava onde energetiche.
Quello era il vero piacere... uccidere, distruggere, sentire le urla terrorizzate e vedere la gente scappare.
Nessuno rimaneva fermo a fronteggiarlo; nessuno avrebbe mai osato.
O forse... forse qualcuno c'era?
Si fermò di colpo: il suo sguardo si posò su una ragazza, poco distante da lui, che lo fissava con occhi spalancati.
"Ehi!" esclamò, rivolgendosi alla sconosciuta.
In un istante, la ragazza crollò a terra, tremando come una foglia e rannicchiandosi su sé stessa. Sembrava sull'orlo delle lacrime.
"Cosa ci fai qui?" chiese Cell, avvicinandosi a lei "Perché non sei scappata come tutti gli altri?"
Era la prima volta in cui qualcuno non fuggiva davanti a lui.
La sconosciuta era terrorizzata, certo, eppure non era corsa via. Ma perché?
Brianne continuava a fissarlo, come inebetita: la lingua le si era attorcigliata e la gola completamente seccata.
In compenso, il tremolio incontrollato pareva non voler cessare.
Guardò attentamente il pericoloso androide: e si ritrovò a fantasticare su di lui.

Se non altro, era davvero di bell'aspetto.
Malvagio, certo, e pericoloso: ma molto, molto affascinante.
E poi, aveva un paio di penetranti occhi lilla che la scrutavano attentamente...
D'altronde, era un androide, no?
E cosa significa androide se non "simile all'uomo"?
"Avanti, rispondimi!" continuò lui, avvicinandosi sempre di più.
Brianne smise di tremare, improvvisamente.
Sudori freddi la invasero.
"Io... non sono riuscita a scappare" disse con sincerità.
"Forse non è così malvagio come lo descrivono..." pensò dentro di lei. O forse lo sperò soltanto.
Cell era ormai ad un passo da lei: si fermò a guardarla.
"Allora devi essere molto coraggiosa... o molto imprudente"
La scrutò diffidente per qualche istante: cosa farne di lei? Ucciderla?
"No..." qualcosa dentro di lui gli suggeriva di non farle del male "In fondo, è qui a terra, indifesa e incapace di rimettersi in piedi..."
La ragazza tremava ancora: Cell si lasciò sfuggire un ghigno.
"Così fragile... potrei polverizzarla in un istante! Ma no... forse è meglio risparmiarla. D'altronde, è stata la prima che non è fuggita davanti a me, no? E' da apprezzare..."
E nel pensare questo le tese una mano.

"Hai bisogno di una mano, per rialzarti?" le chiese.
Brianne era attonita, confusa.
Quel mostro voleva aiutarla a rialzarsi? E se fosse una trappola?
Si tirò più indietro...
"Ma insomma, secondo te se avessi voluto farti del male, sarei ancora qui a parlarti e a darti la mia mano per rialzarti?".
Lei scosse la testa.
"E allora, alzati!".
Brianne tese una mano, timorosa.
Il contatto con la mano di lui fu una scoperta piacevole.
Se la aspettava fredda, dura, rude; invece trovò una mano morbida, calda... umana.
Lei finalmente si alzò.
Si guardarono dritto negli occhi.
"Qual'è il tuo nome?" chiese lui.
"B-Brianne" disse l'altra.
Lui annuì, osservandola con attenzione dalla testa ai piedi.
Lei arrossì:era scesa da casa sua con un vestitino rosso, molto corto e un po' scollato...
Si rese conto solo in quel momento che Cell, essendo un androide, e di sesso maschile per giunta, poteva avere gli stessi pensieri di un qualsiasi altro ragazzo.
"Non temere, non ti farò del male..." aggiunse lui, intuendo le paure della ragazza "Ma tu vedi di non farti trovare più sulla mia strada... intesi?" disse lui.
"Si. Intesi" Brianne deglutì sonoramente.
"Bene. Ora devo andare!" fece Cell, innalzandosi in volo "Addio!" 
"A-addio Cell..." disse lei, guardandolo andare via.
Era incredula.
Si sfiorò un braccio, poi tastò il suo corpo, quasi a volersi accertare di essere ancora tutta intera.
Era ancora viva.
"Sono una miracolata" sussurrò.
Prese a camminare, senza neanche rendersene conto, diretta a casa sua.
Era scossa, ma anche incuriosita: perchè Cell l'aveva risparmiata?
"E' assurdo... avrebbe dovuto uccidermi, no?... forse non è davvero un mostro come lo si dipinge..."
Si trascinò stancamente per le scale fino ad arrivare alla porta di casa sua.
Entrò silenziosamente e si diresse in cucina, dove sua madre era ancora intenta a cucinare.
Si gettò sul divano: tremava ancora impercettibilmente.
"Sei già qui, Brianne?" la madre si voltò "Tesoro... hai una brutta cera... qualcosa non va?"
"Oh nulla mamma... va tutto bene..."rispose lei, ripensando ancora a ciò che le era successo e a quegli ipnotici occhi lilla che tanto l'avevano incantata.
Dall'altra parte della città, intanto, Cell continuava a ripensare a quella ragazza.
"Non sono riuscita a scappare". E' questo quello che aveva risposto la giovane... come aveva detto di chiamarsi? Brianne.
Scosse la testa: "Ma cosa mi è preso?".
Eppure non riusciva davvero a pensare di poter fare del male ad una creatura così indifesa.
"Non avrei potuto... era lì a terra! E poi... lei non è scappata, non è andata via... e mi ha anche rivolto la parola!"
Un sorrisetto beffardo gli attraversò il volto: "Però... a quanto pare non tutti gli esseri umani sono dei vigliacchi inutili!"
E con questi pensieri si diresse verso un'altra città dove poter continuare indisturbato i suoi attacchi.
   
 
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