Videogiochi > Touhou serie
Segui la storia  |       
Autore: Della    30/04/2007    2 recensioni
E' una sera come tante altre al tempio Hakurei. Tranne che non è vero.
Ora, solo una miko volante ed una strega spara-laser possono salvare il mondo di Gensokyo dalle tenebre. Letteralmente.
Un racconto tratto dal sesto gioco della bellissima serie di sparatutto giapponesi "Touhou".
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Breve premessa. Ma proprio breve breve.

Touhou è una serie di videogiochi semi-amatoriali giapponesi, prevalentemente sparattuto a scorrimento verticale.
Diversamente da molti altri sparatutto, però, hanno uno straccio di trama e dei personaggi bellissimi (per qualche strano motivo, tutti di sesso femminile).
Di Touhou esistono una quantità sterminata di doujinshi, che hanno elaborato e approfondito questi personaggi, creandoci attorno un vero e proprio universo.

Un universo brillante e colorato come un sogno, pieno di fantasmi, fate e creature del folklore giapponese, e popolato da bizzarre ragazze volanti che risolvono i loro problemi sparando raggi laser in giro finchè le cose non si mettono a posto da sole.

Mi sono innamorato immediatamente di questo mondo. Le doujinshi sono divertentissime, e i giochi sono tutti in diverse gradazioni di "bellissimo" (inclusa una tinta "perchè-diavolo-è-così-difficile" e qualche sfumatura di "ma-come-faccio-a-schivare-una-roba-simile-ditemelo-vi-prego", che ogni tanto sono un pò fastidiose...)

Con questa fanfiction ho voluto provare a rendere un pò più popolare Touhou in Italia, perchè merita. Con semplici ricerche sul vostro motore di ricera di fiducia potete trovare un'imageboard ed un wiki pronti ad aiutarvi a procurarvi i giochi e, soprattutto, strapieno di doujinshi fenomenali.

Leggere una doujinshi senza aver giocato ai giochi però può essere un pò problematico, ovviamente.

Così, vi racconterò io (pesantemente reinterpretata, ovviamente) la storia del primo gioco per Windows della serie.
Ogni capitolo equivale ad un livello del gioco (beh, circa), e farò del mio meglio per bilanciare tra necessità narrative e l'effettivo svolgimento del videogioco.
Il gioco, il sesto della saga di Touhou, si chiama "Touhou Koumakyou ~ The Embodiment of Scarlet Devil", ed inizia più o meno così:
"Era una notte buia e tempestosa..."





Era una notte chiara e limpida, nè troppo fredda nè troppo calda. Segno che, entro i confini di Gensokyo come nel Mondo Esterno, la primavera aveva lasciato il passo all'estate, come succedeva di solito. Niente di strano fin qui.

Lungo l'impercettibile ma solidissimo confine magico che separa la magica terra di Gensokyo dal moderno e comune Mondo Esterno (come lo chiamano gli abitanti di Gensokyo, ma forse vi sarà più familiare con il nome di "Giappone degli anni 2000"), sorge un piccolo tempietto scintoista. La nostra, o meglio, la mia storia comincia da qui.

Il tempio Hakurei è stato lì fin da tempi remotissimi.
Ok, non proprio remotissimi, ma comunque da un bel pezzo.

E' un bel tempietto. Ha la classica cassetta delle offerte e la campana, il cortile ornato da bellissimi alberi di ciliegio (perfetto per i pic-nic), un edificio collegato in perfetto stile giapponese, e, uh, poco altro. Ma delle cose importanti non gli manca nulla.

Da quando la terra di Gensokyo venne isolata dal Mondo Esterno nell'anno 17 dell'era Meiji (1884, cioè), il Tempio Hakurei è stato l'unico luogo di culto in tutta la regione.
Vi verrebbe da pensare che sia sempre pieno di gente, non è vero?

Invece no. Proprio per niente.

Tanto per cominciare, come ho detto, è proprio al confine di Gensokyo. Significa che per arrivarsi la gente deve fare un sacco di strada dal suo villaggio. A piedi, ovviamente, visto che il tempio è in montagna e la stradina è scoscesa, rovinata (non c'è molta manutenzione stradale qua) e per lunghi tratti non esiste proprio.

E poi ci sono circa nove possibilità su dieci di venire aggrediti da un qualche youkai e divorati lungo la strada.

Potete immaginare quante offerte arrivino.
Maledetti bastardi. Di cosa deve vivere una povera miko, se non ha le sue offerte?

Ah, mi presento. Sono quella bellissima ed elegante fanciulla che si sta rilassando sulla soglia del tempio.
Quella col vestito tradizionale rosso e bianco.
Mi chiamo Reimu Hakurei e sono la miko, cioè la sacerdotessa, di questo ameno (e poco frequentato) luogo sacro.

Uhm, sì, sto bevendo del thè. Beh, cosa vi aspettate che faccia una miko? Avete mai visto miko fare altro che 1) sorseggiare thè verde in maniera signorile 2) spazzare placidamente il cortile del tempio con una scopa di saggina 3) sgominare creature malefiche tirando sigilli di carta?
E il cortile è pulito.
No, non ho molta voglia di andare a sterminare youkai in giro oggi, grazie. Resterò qui a sorseggiare il mio thè~~


"OI! REIMU!!"


La miko, nonostante un urlo in un orecchio fosse più che sufficiente, in genere, a far svegliare di soprassalto quasi chiunque, reagì lentamente, aprendo prima un occhio, poi un alto, poi raddrizzandosi ed alzandosi lentamente, mettendosi quindi a sedere sul porticato del tempio su cui si era evidentemente abbioccata alla grande. Era anche straordinariamente spettinata, i suoi capelli neri sparati in tutte le direzioni.
Manco a dirlo, il suo thè, posato lì a fianco, nel frattempo era diventato freddo.

Prima ancora di cercare di recuperare la sobria eleganza a cui teneva tanto, fissò con aria estremamente scocciata la cosa nera e bianca che aveva osato interrompere il suo sonn- meditazione.

La "cosa nera e bianca" era, manco a dirlo, Marisa Kirisame, professione strega. Aveva anche il regolamentare cappello puntuto a tesa larga e la sua celebre, velocissima scopa volante, la quale era probabilmente la ragione principale per cui lei era quasi sempre lì ad infestare il suo tempio: non faceva fatica per strada.
Beh, quello, ed il fatto che qualunque youkai avesse avuto così poco buonsenso da attaccarla lungo la via per il tempio avrebbe avuto POCHISSIMO tempo per pentirsi dell'errore. Un tempo pari alla velocità della luce divisa per la distanza tra lui e Marisa, circa.

"Marisa." Disse, come se il nome della strega fosse un qualche insulto gravissimo. "Che ci fai qui?"

Marisa, in effetti, non è che fosse malvista da Reimu. Ma non è che facesse poi tante offerte al tempio, nemmeno... e spesso, quando veniva da lei, mangiava più di quanto scuciva.
Aveva però la tendenza a farsi vedere in occasione di guai e problemi vari. Ed era QUESTO a preoccupare Reimu adesso.

Marisa sogghignò. Era più bassa di Reimu, ed anche considerevolmente più piatta. (E già anche Reimu era tutt'altro che ben fornita: Marisa era quasi in negativo) Aveva un anno in meno, e i capelli biondi le davano un'aria ancora più bambinesca. Ma aveva un modo di sogghignare terrificante.
E' il sogghigno che fa l'alunno dispettosissimo quando ha nascosto una ranocchia nella cartella della maestra, solo che la ranocchia probabilmente è imbottita con mezzo chilo di tritolo o spara raggi laser dagli occhi.

"...Cos'è questa?" Reimu stava fissando un rettangolo di carta, non più grande di una grossa carta dei tarocchi. Sul centro campeggiava un dettagliatissimo cerchio magico con una stella a sei punte, e tutto intorno svariati sigilli e simboli strampalati dall'aria molto cattiva (per quanto dell'inchiostro su un foglio potesse trasudare malvagità e distruzione).

"Ricordi quando abbiamo affrontato quella youkai completamente pazza... uh..." Marisa fece uno sforzo per ricordare, giochicchiando con la pericolosissima carta magica, "Quattro anni fa? Qualcosa di simile, ze? Era quella che usava i fiori... Yuka qualcosa, ze?"

Reimu fece due sforzi, uno per ricordare l'incidente a cui si stava riferendo la sua amica ed uno per cercare di ignorare la sua fastidiosa abitudine di mettere "Ze" in fondo alle sue frasi per nessun motivo al mondo. Fortunatamente era abituata a quest'ultima impresa. "Circa. Sì. Quella che aveva quella specie di incantesimo assurdamente potente che sparava una cannonata magica enormissima che disintegrava qualunque cose che-"

Seguirono dieci secondi di silenzio. Marisa aveva il suo solito sogghigno soddisfatto, mentre teneva casualmente la carta puntata contro Reimu, la quale nel frattempo desiderava intensamente trovarsi in un altro continente. O almeno lontano da quell'arma di distruzione di massa.

"Non solo l'ho replicato, finalmente, ma sono anche riuscita a potenziarlo, ze! L'ho chiamato Master Spark!" Era tutta orgogliosa.

"Marisa."

"Ne ho fatte altre due... è stato difficile, non sono abituata a fare questi lavori di fino, ze. Te come fai a disegnare tutti i tuoi talismani di carta? Non ti stanchi?"

"...Marisa."

"E' stata dura trovare un modo per replicare con la mia stregoneria quello che per quella youkai era un potere innato, ma alla fine ce l'ho fatta, ze! Questo è quello che ci vuole per affrontare quai bastardi che stanno coprendo il cielo, chiunque siano! Ora dobbiamo trovarli, e..."

"Marisa!!"

"...Ze?"

"...Non puntare quell'affare verso di me."

"Oh. Scusa." Fece la strega, rendendosene conto improvvisamente. Si infilò la carta nel tascone del suo grembiule.

Poi Reimu, che si era svegliata del tutto, se ne rese conto. "...coprendo il cielo?"

Marisa la guardò strano, poi girò lo sguardo verso l'alto.

Reimu la seguì, e si trovo a fissare una spessissima coltre di nubi vorticanti, di un intenso colore rosso sangue. La poca luce che filtrava faceva grotteschi giochi di luce, dando l'impressione che la nuvolaglia avesse zanne, e artigli, e volti di mostri.
Diciamo che era un buon 7 abbondante sulla scala Hakurei dei Fenomeni Innaturali e che Decisamente Meritavano un'Investigazione Approfondita.
Era una scala che andava da 1 a 7, comunque. (Il fatto che ci fosse bisogno di una scala simile fa capire che razza di posto fosse Gensokyo)

"Non ci credo che non te n'eri ancora accorta." Fece Marisa. "Non è esattamente una notte chiara e limpida, ti pare, ze?"

"Stavo dormendo." Fece la miko, alzandosi del tutto in piedi e deambulando, ondeggiante, verso l'interno del suo tempio.

"Sono tre giorni che non si vede il sole!!" Marisa la seguì, testardamente. Voleva chiaramente coinvolgerla.

"Ho avuto da fare. Al contrario di te, io LAVORO."

"Wow, scusa, non avevo idea che tu avessi all'improvviso ricevuto una gran torma di pellegrini e visitatori. Dev'essere stato faticoso. Beh, almeno ci hai guadagnato in offerte, no?" Marisa stava al sarcasmo come una motosega sta ad una limetta per manicure.

Reimu cercò di fare del suo meglio per non tirarle una sedia in faccia. "...Hai detto che questo non è un fenomeno naturale, secondo te?" Chiese, sedendosi al suo kotatsu preferito ed armeggiando sotto per accenderlo. Stava iniziando a fare freschino, ora che Marisa gliel'aveva fatto notare.

"Naturale? Direi che merita almeno un otto e mezzo sulla scala Kirisame dei Fenomeni Innaturali che Decisamente Meritano un'Indagine Approfondita."

"Non mi rubare le unità di misura." Ribattè la miko.

Guardò fuori dalla finestra. Le nuvole cremisi sembravano un liquido raggrumato, una pozzanghera di sangue che imbrattava il cielo notturno. Non promettevano proprio niente di buono. Per non parlare dell'accidenti di potenza magica necessaria ad oscurare il sole su TUTTA GENSOKYO. Che razza di mostro doveva esserci dietro a tutto questo?

Reimu sorrise, augurò un "Buona fortuna" a Marisa, e sparì sotto al caldo, caldo, comodo kotatsu.

Ne venne trascinata fuori, in seguito ad un'accanita e disperata resistenza, non meno di quattro minuti dopo.

"Reimu! Sei la sacerdotessa di Gensokyo! L'unica, tra l'altro! E' tuo dovere rendere il favore divino alla gente di Gensokyo e purificare la terra da questo male, eccetera eccetera ze."

"Ma io sono stanca di rendere il favore divino ogni volta che un qualche youkai dà di matto e inizia a fare danni. Tanto le offerte non arrivano comunque."

"Sei una miko mercenaria, ze." Commentò Marisa.

Reimu non si riconobbe per nulla nel termine "mercenaria". Un mercenario è una persona che viene pagata per combattere. Reimu non aveva mai visto il becco d'un quattrino.

"Marisa... ti conosco da un pezzo. Non mi freghi. Se vuoi invischiarti in questa faccenda, di sicuro non è per spirito di carità verso la gente comune di Gensokyo."

Definire Marisa "una criminale" avrebbe probabilmente offeso svariati praticanti di attività illegali, in effetti. Almeno i veri criminali comprendono l'esistenza delle leggi, quando le violano. Invece Marisa era consapevole dei concetti di bene e male più o meno quanto un daltonico è consapevole dei colori: non gli erano alieni... semplicemente, erano sottoposti ad un'interpretazione molto, molto, molto soggettiva.

"Ho dei sospetti, ze."

"Spara." Reimu era determinata a far sputare il rospo all'amica.

"A qualche chilometro dal tuo tempio c'è un lago..."

"Non è una novità."

"...e sul lago c'è un'isola..."

"Neanche questa lo è."

"E sull'isola c'è un palazzo vittoriano..."

"...No, aspetta..." Reimu si girò di scatto verso detto lago. L'isola era a malapena visibile in lontananza: non c'era abbastanza luce per riconoscere i dettagli, ma Reimu aveva un'ottima vista (controbilanciata da una pessima visione notturna), e riuscì a scorgere delle luci in lontananza.
E Reimu era assolutamente sicura che la settimana scorsa non c'era nessuna villa in stile vittoriano in zona.
...Inoltre, esaminando bene le nuvole, sembrava proprio che stessero "colando su" dall'isola, e da lì si stessero lentamente diffondendo per Gensokyo.
In effetti, era palese come il sole, ma Reimu si giustificò con sè stessa dicendosi che il sole non c'era e quindi era scusata.

"Ci ho fatto un salto, ma ho cercato di essere prudente. Solo un sopralluogo, ze." Spiegò Marisa.

Reimu, ben sapendo che se c'era una cosa che Marisa poteva avere in comune con un rinoceronte imbestialito era il concetto di "prudenza", chiese dettagli aggiuntivi. "Cos'hai visto?"

"C'è un villone in stile europeo, tutto in mattoni rosso scuro, ze. Sembra uscito da una fiaba horror. Di quelle che si raccontano ai bambini per fargli avere gli incubi quando vanno a letto."

"Se mai avrai dei figli, mi ricorderò di chiamare i servizi sociali. Cosa ne pensi, comunque?"

Marisa ignorò il commento. "E' di sicuro il castello di un qualche potentissimo stregone occidentale, ze."

"Punto uno: hai appena detto che è una villa, non un castello. Punto due: continuo a non vedere cosa puoi guadagnarci da tutto questo. Perchè se sei così interessata significa che ci hai visto del guadagno."

Marisa fece ancora il sogghigno malefico. "Pensa al tesoro in oggetti incantati e tomi di magia straniera che sicuramente quello stregone avrà, nascosti da qualche parte in quel maniero, ze!"

Reimu pensò al tesoro eccetera, e decise che non le interessava, principalmente perchè non se ne sarebbe fatta nulla (a differenza di Marisa, accanita collezionista di quel genere di roba stregonesca). Tornò sotto il kotatsu.

"Pensa come ti sarà grata la gente di Gensokyo per aver reso il favore divino alle loro terre. Pensa alle offerte, ze."

Si iniziava a ragionare, ma era comunque poco probabile che quei lavativi della gente del villaggio si disturbassero ad inerpicarsi per le montagne e venire fin su da lei per portarle delle offerte.

"Pensa al tuo dovere di miko, Reimu. Sei la miko del tempio Hakurei, ze! E questa è GROSSA. Non è come buttare giù uno o due youkai di passaggio, ze. Tutta Gensokyo saprà che Reimu Hakurei, la Splendida Sacerdotessa del Paradiso, ha salvato la terra da un triste destino!"

Reimu aveva messo su il muso. "Tanto non verranno comunque a fare delle offerte al tempio."

Marisa ondeggiò il dito indice con fare saggio. "Tsk, tsk. Mi deludi, Reimu Hakurei. Se salviamo Gensokyo, non avrai più bisogno delle offerte, ze."

Reimu non capiva. Era interessata, ma non capiva. "Eh?"

"Credi veramente che i negozianti del villaggio avranno il coraggio di far pagare Reimu Hakurei, la Splendida Sacerdotessa del Paradiso, salvatrice di Gensokyo, ze? Nonchè miko sufficentemente potente da annientare anche un nemico simile?"

Ok. Venduto.

Reimu si aggiustò un pò i capelli e raddrizzò il suo fiocco rosso, si alzò lentamente dal kotatsu, e fece: "Dammi cinque minuti per prendere i miei talismani. Aspettami qui."

"Fai con comodo, ze." Sorrise Marisa.

"Sai, anch'io ho studiato qualche asso nella manica carino di recente." Fece lei, un attimo prima di uscire dalla stanza. Una frecciatina.
Lei e Marisa si erano affrontate un sacco di volte, più o meno seriamente. E Reimu aveva al suo attivo un rapporto vittorie/sconfitte di 10 a 1. Marisa era visibilmente ossessionata dall'idea di dimostrare sia a lei che a sè stessa di essere più forte di Reimu, e per questo si era messa a rubare incantesimi, oggetti magici e tecniche speciali in giro. Evidentemente col suo nuovo incantesimo sperava di poterla sopravanzare.
Ma Reimu non aveva certo intenzione di sfigurare. Se Marisa voleva mettere in gioco il suo nuovo incantesimo, allora anche lei avrebbe fatto lo stesso.

"Vediamo se i tuoi trucchetti da miko tengono il passo con Master Spark." Rispose Marisa, prontissima.

"Vedremo" Disse Reimu.
Quello che pensava in realtà era "Speriamo che bastino a fermare Marisa nel caso si metta a sparare raggi laser di distruzione cosmica in giro a random", ma non poteva certo dirlo ad alta voce, no?
Anche se l'avesse fatto, Marisa non la sarebbe stata a sentire comunque.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Touhou serie / Vai alla pagina dell'autore: Della