il volo leggero delle farfalle straziava la sua natura.
è quasi irreale, la loro vita.
a tratti pare triste, aspettare così tanto tempo per poi poter vivere un solo giorno,
un giorno soltando,
un respiro di libertà lungo una vita; e chissà cosa si aspettavano loro,
da questo funesto mondo.
librare forse, per i cieli macchiati di viola e arancio?
oh, mie care, la vostra bellezza è troppa per potervi donare un simil piacere.
straziava la sua natura, perchè lui doveva rimanere rinchiuso in quella umida stanza?
ove il suo respiro la notte diventava la sua unica fonte di calore,
dove non vi erano quadri e tappezzeria,
ma solo lucidi vetri e teche nelle quali erano,
ordinatamente disposti
centinaia di lepidotteri, dalle più svariate sfumature.
tutti con un ago, che li trapassava da parte a parte,
come un eterna condanna,
in fila come i tuoi piccoli principi.
vi è, però, in questo lugubre teatrino, un ulteriore animale rinchiuso in gabbia.
una farfalla che non potrà mai essere inserita sotto un sottil vetro e schiacchiata contro un liscio muro.
chissà come questa farfalla; capelli rossi e gli occhi ambrati, sia caduta nella ragnatela sbagliata.
dio, scappa, musa, non senti forse i suoi passi?
la bellezza straziava la sua natura, perchè mai il suo volto pareva un dipinto di Picasso?
la bellezza straziava la sua natura, nessuno poteva rimanere in vita.
sfregiata, quella libellula dalle ali spezzate,
tagliati i suoi ricci ramati e,
e cuciti,
i suoi grandi occhi.
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