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Autore: Ignoto    18/10/2012    0 recensioni
Casa Rossi.
Un'ordinaria casa collegata al server come tutte le altre.
Una casa qualunquista e normale, come tutte le altre.
Popolata da persone programmate esattamente come le altre.
Serata grandiosa in Casa Rossi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa Rossi.

 
 
Splendida serata in casa Rossi.
I conviviali, comodamente seduti in poltroncine scarlatte ottocentesche, hanno potuto osservare i quadri e gli infissi puramente lussuosi collezionati in anni ed anni dal pater familias di casa.
Hanno potuto assaggiare il formaggio tipico delle praterie toscane, accompagnato da un vinetto invecchiato dello stesso Signor Rossi, imbottigliato nel 34’ nei vigneti del papà da poco dipartito, grande annata.
Entrati nella dimora hanno immediatamente avvertito l’ordine e la pulizia degli interni sontuosi, il caldo del caminetto antico e le sue luci accoglienti, morbide, carezzarli dolcemente.
Si sono accomodati, dunque, tempestando di apprezzamenti i coniugi Rossi, con sguardo avido e geloso, carpendo con gli occhi ogni ricchezza del salotto, ogni perla della signora ed ogni antipasto da quest’ultima servito.
I commensali hanno persino degustato un’insalatina deliziosa, fatta con i pomodori dell’orto di casa dalla signora Rossi, sorridente ed imperlata come non mai.

Che splendida serata in casa Rossi.
Una famigliola stupenda, felice, briosa: una coppietta così dolce e pudica, così facoltosa e composta.
Per non parlare della loro dimora: a dir poco stupefacente!
La casa sorgeva su di un dolce promontorio circondato da natura, giardini ed orti: era di origine ottocentesca, in stile classico. Si ergeva su due poderosi piani spaziosi, ricordava le domus antiche dei patrizi romani, specialmente per le sue forme severe ma artistiche, con capitelli corinzi ad allietare la facciata a due spioventi, colonne lisce e luccicanti, contrafforti scanalati, cornicioni di mattone ed un terrazzo al secondo piano simile al loggiato di una chiesa rinascimentale, arricchito da vasi di piante tropicali e fiori orientali.
L’interno, come già detto, coronava il fasto presentato così palesemente all’esterno.
Anni ed anni di lavoro alla banca di Stato erano valsi a qualcosa per il Signor Rossi: infissi di legno pregiato, colori vivaci, mobili di mogano, opulenza e sfarzo cretese ad ogni angolo!
Tutti erano rimasti stupiti ed estasiati dal quadro originale di Monet, affisso frontalmente all’ingresso, a coronare, dall’alto, la vista dell’enorme tavolo da pranzo in cedro pregiato.
Tutti, contemporaneamente, avevano approfittato del momento di profondità culturale per commentare qualunquisticamente l’opera, da periti esperti d’arte. Sotto il superbo quadro si stagliava la figura facoltosa ma distratta del padrone di casa, che aveva già preso posto.
Ed ecco che nell’etere di casa Rossi volavano beffardamente farneticazioni di natura assurda, impastando l’aria con complimenti e dissensi:

“Oibò, che bell’opera qui, è un Picasso?” Domandava il colto ospite ingioiellato
“E’ un Monet, villano, si nota dai colori” Rispondeva con aria di sufficienza il baffone con il naso all’insù
“Oh e che bei colori qui” Affermava estasiato il diciottenne rapper
“Che belle tonalità lì” Completava la madre abbronzata e spettinata
“Eh ma qui ha sbagliato” Criticava il veterano di guerra carezzandosi il pizzetto
“Eh ma lui è un maestro” Rettificava  il colto ospite ingioiellato per rimediare alla pessima figura

Si procedette così per una buona mezz’ora, colma all’orlo di felici aberrazioni. La ridente Signora Rossi fece il suo ingresso, salutò i presenti imbracciando una bottiglia di vino. Successivamente, stappando il brioso Chianti richiamò gli eruditi conviviali all’attenzione, i quali, prosciugati dal dialogo filosofico-artistico, erano già pronti a scagliarsi contro il vino indifeso.
E vi fu un genocidio di crostini all’aragosta, un massacro nucleare di gamberetti in salsa cocktail, per i formaggi non ci fu nulla da fare mentre gli alleati stuzzichini di caviale furono decimati da un olocausto imperdonabile: giurarono vendetta a pugno chiuso.
Ma i commensali erano troppo presi da discussioni importanti per curarsene, da espressioni auliche e dal gustoso antipasto imbastito dalla preziose manine della Signora Rossi, ora impegnata a contare i carati del proprio anello con diamante.

“Ma avete visto ieri l’International?” Domandava il diciottenne rapper
“Non mi abbasso di certo ai farlocchi passatempi della bassa borghesia” Rispondeva il baffone con il naso all’insù
“Mio figlio, sempre pronto a parlare di calcio e mai a studiare” Scherzava la madre abbronzata e spettinata
“Che giovinotto simpatico” Affermava il colto ospite ingioiellato
“Eh, ma hai la felpa sporca” Criticava il veterano di guerra facendo spallucce

Che grandiosa serata in casa Rossi.
Le discussioni, durante i primi piatti, furono di natura affascinante ed estasiante: con i brillanti ospiti eruditi si spaziava da argomento in argomento con una facilità disarmante, bastava introdurre un qualsiasi tema ed ecco vedersi costruita una perfetta conversazione platonica.
Ognuno pronto ad erigere un dibattito colto, una conversazione generalista ma piacevole, si sentiva il leggero fruscio dei cervelli fremere dall’estasi, dal perpetuo lavoro di ricerca.
“Che ne pensate della Versione 2.0?” Domandava il diciottenne rapper
“Oh, estasiante, davvero ottima” Rispondeva il baffone aristocratico sistemandosi il monocolo
“Eccellente davvero” Completava la donna abbronzata e spettinata
“Eh ma qui hanno sbagliato” Criticava il veterano di guerra aggiustandosi il cilindro
“Eh, ma è stato fatto un gran lavoro” Rettificava il colto ospite ingioiellato

La Signora Rossi fu davvero dispiaciuta di interrompere dibattiti tanto profondi per annunciare l’entrata in passerella delle portate: ogni volta teneva sempre un tono di voce moderato, in modo da non interrompere la degustazione raffinata delle sue opere d’arte culinaria. Ogni portata era accompagnata da un lieve rintocco di campane, programmato ad 8-bit, intenso e netto, propedeutico al suono indistinguibile del carrello servi-cibarie della Signora Rossi.

Che bella serata in casa Rossi.

Una notte meravigliosa e folgorante. Quasi la sky-box non si intravedeva: i bordi erano stati smussati per rendere maggiormente stimolante il paesaggio. Il cielo era cobalto, con leggere sfumature azzurre e le stelle, fievoli puntini nel mare, si scontavano altezzose ed umili, lasciando spazio ad entusiasmanti inseguimenti di nuvole in continua trasformazione: ecco un suggestivo caprone saltare una staccionata, un gigante mangiare un mela ed ancora cirrocumuli raggomitolarsi e scontrarsi in un rettile preistorico che cavalca un toro.
Le luci della Villa Rossi erano in perfetta texture luminosa, di quelle costose, con le ombre definite fino all’ultimo dettaglio e dalle sfumature multicolore e sfavillanti. Balenanti erano le decorazioni rinascimentali sul terrazzo, le lanterne medievali nel piccolo piazzale antistante al portone della casa, i faretti tra le petunie ed i cedri del giardino. La casa si illuminava, stregava il cielo e la sue figlie in un valzer di bagliore, stagliandosi nell’immagine più suggestiva, nella luce più chiara, nel sentimento infantile più stupefacente.

Ed ecco che all’entrata gloriosa dell’aragosta gigante del Mar Baltico, accolta in furor patriottico e confusionario, i commensali furono travolti da un candido senso di appagamento.  Elogiarono estasiati la padrona di casa con una sentita ovazione, si alzarono in piedi in un caloroso applauso, scostando le poltroncine scarlatte per i manici intagliati di palissandro.  Le mani fremevano, si percuotevano a vicenda in un’estasi diffusa, accompagnate da elogi, convenevoli, esacerbazioni, lodi alla padrona di Casa.

“Ma come sei bella” Celebrava la donna abbronzata e spettinata
“Ma come sei brava” Asseriva il giovane rapper
“Ma che bell’aragosta” Completava l’omone col naso all’insù
“Vorrei che mi moglie me ne cucinasse una così” Bofonchiava il veterano tirandosi il pizzetto

Lo stesso Signor Rossi ricevette una quantità di pacche sulla spalla sorridenti e cordiali, persino qualche sguardo malizioso, egli rimase a guardare distaccato, senza mai ricambiare, senza muovere un dito.

Le piccole pupille accompagnavano le affermazioni, fissando cupidamente il mastodontico crostaceo.
E vi furono urli, schiamazzi: una vera e propria gioia diffusa, un brio incommensurabile ed inarrestabile diffuso sui volti stupefatti di tutti, tranne del Signor Rossi, assente e freddo per l’intera serata.
Borbottava qualcosa, dipingendo lineamenti definiti ma enigmatici, di matrice impassibile e gelida. Era seduto a capo tavola.

“Eh, ma questa Aragosta non è del Mar Baltico, è del Mare del Nord”
L’immagine del veterano scomparve immediatamente dalla seggiola.
Era stato bannato dalla stanza con tanto di flag agli amministratori.

Gli ospiti rimasero turbati dalla sparizione del veterano, si scambiarono qualche sguardo turbato ed esigente. Qualcuno azzardò qualche domanda, altri qualche battutina per rompere il ghiaccio. Poi, tutti decisero bene di mandare decisamente all’inferno quel vecchio barbuto per concedersi all’estasi golosa del crostaceo del Mar Baltico, o del Mare del Nord, alla fine non importava a nessuno.
Il vino scorreva a fiumi, le risate squillavano e lo scheletro dell’aragosta perdeva polpa ad ogni forchettata, ad ogni sorso, ad ogni brindisi. La preziosa Signora Rossi mangiava e sorrideva, senza dire alcuna parola, guardando in volto ad ogni ospite e riservando per ognuno un volto serrato di un bianco sfolgorante. Tra un sorso di vino ed un trangugiare galante si permetteva  di tanto in tanto una risatina isterica, sempre ben accetta dai commensali, tantomeno se in favore delle loro argute battutine spinte.

Che bella serata in casa Rossi.

Peccato per il Signor Rossi.
Deve aver faticato tanto, nella sua vita, che ora non riesce neppure più a godersi una serata tra amici, in preda alla felicità, alle emozioni. Dovrebbe imparare dal portamento e dai modi perfetti della moglie: riuscirebbe di certo a rallegrarsi più facilmente.
Peccato per il Signor Rossi.
Sempre seduto su quella sedia, con quello sguardo perso nel vuoto, senza dire neppure una parola, con un ghigno alienato tinto sul volto, vestito di distacco, colorato di bianco.
Peccato per il Signor Rossi.
Immerso in perversioni e pensieri metafisici, fradicio di congetture e tergiversazioni astratte ed oscure, tra aragoste e veterani col pizzetto, affogato nel ghiaccio in una notte ben programmata di mezza estate.
Peccato per il Signor Rossi.
Povero Signor Rossi.
Con i capelli grigi e neppure pettinati, con la skin tutta trasandata, sembrava un uomo così simpatico, invece pare privo d’emozioni, dagli occhi stanchi ed inespressivi.
Neppure uno sguardo a noi, neppure un sorriso alla moglie.

Che bella coppia però, quella della famiglia Rossi e che bella casa la loro.
Probabilmente verrà aggiunta tra i preferiti di molti presenti, magari riusciranno persino ad aggiudicarsi qualche distintivo meritato.
Devono aver guadagnato un bel po’ di punti vita per permettersi un’aragosta di quel tipo. Avranno faticato molto.


Che bella serata in Casa Rossi.
  
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