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Autore: AriiiC_    18/10/2012    3 recensioni
Dal testo:
- Non t'aspettavo. - dice rispondendo allo sguardo sconvolto che gli regala. - Ti serve aiuto in storia di Panem? - e, anche se fosse, non sarebbe proprio venuta da lui: non è il tipo migliore per dare ripetizioni. Soprattutto a Maysilee.
- Volevo solo chiederti se pensi davvero quello che hai detto oggi. - Oggi hanno litigato di nuovo e, come ogni volta che si incazza, Haymitch ha passato il limite dell'educazione. Ma arrivare ad augurarle di essere estratta e di morire ai giochi, è un po' troppo oltre il limite. E' ovvio che non lo pensa, ma non può neppure dargliela vinta così facilmente. E' qui per sapere cosa ne pensa di lei, ma non può certo sputarle in faccia che è quasi totalmente cotto di lei.
- Oh, bèh, no. Non lo vorrei mai per nessuno... - un po' di luce si fa strada nei suoi occhi. Magari può andare oltre, ma non in questo preciso istante.

[Haymitch/Masilee - Probabile OOC]
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Maysilee Donner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Capelli biondi e ibridi rosa.'
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Non t'aspettavo.


 

 - Ciao, Hay. - sussurra la ragazza dalle guance rosse.
 - Ehi, Lee. - dice il quindicenne dai capelli castani chiari guardandola negli occhi. Sempre azzurri, limpidi anche più del cielo nelle giornate estive. La chioma bionda è legata in due corte trecce, mentre la frangetta le copre la fronte. La pelle bianca immacolata è leggermente più rosata sulle scocche. E' sua compagna di classe da ormai un paio d'anni, ma non ci sono stati contatti tra loro prima se non per affari prettamente scolastici. Non può negare la sua bellezza, ma può dire tranquillamente che lui non è il suo tipo. Le direbbe sì ad occhi chiusi. Ma è la Donner a non volere.
 - Non t'aspettavo. - dice rispondendo allo sguardo sconvolto che gli regala. - Ti serve aiuto in storia di Panem? - e, anche se fosse, non sarebbe proprio venuta da lui: non è il tipo migliore per dare ripetizioni. Soprattutto a Maysilee.
 - Volevo solo chiederti se pensi davvero quello che hai detto oggi. - Oggi hanno litigato di nuovo e, come ogni volta che si incazza, Haymitch ha passato il limite dell'educazione. Ma arrivare ad augurarle di essere estratta e di morire ai giochi, è un po' troppo oltre il limite. E' ovvio che non lo pensa, ma non può neppure dargliela vinta così facilmente. E' qui per sapere cosa ne pensa di lei, ma non può certo sputarle in faccia che è quasi totalmente cotto di lei.
 - Oh, bèh, no. Non lo vorrei mai per nessuno... - un po' di luce si fa strada nei suoi occhi. Magari può andare oltre, ma non in questo preciso istante.
 - E quando hai detto che sembro una capitolina. Non pensavi neppure quello? - Lei non è una capitolina. Non lo sarebbe mai potuta diventare. E' troppo bella per esserlo. Troppo profonda ed emotiva. Non ce la vedrebbe a dipingersi i capelli di fuxia e ad andare in giro con la pelle viola e i tacchi a spillo. - Pesa le parole, Hay: o la perdi, o la conquisti. - Questa è un'altra delle sue particolarità: o la ami, o la odi. Non ci sono mezze figure. Niente grigio, ma solo bianco e nero. Ma lei è molto più paragonabile al celeste. Celeste come il mare, puro e letale per chi non sa come navigarci. Come il mare può scatenare la sua ira in un momento tutta insieme. E non vuole finire ucciso da questa follia che potrebbe travolgerli.
 - Certo il caratterino da capitolina ce l'hai. - la prende in giro.
 - E tu hai proprio il cervello, dei capitolini. - sicuramente sta per scoppiare, e la rispostina tagliente che dà ne è la prova. Se l'è cercata, ammettiamolo. E, in effetti, perchè non far andare tutto avanti così? Più le cose si scaldano, prima lei si troverà tra le coperte della sua stanza. Suo fratello e sua madre staranno già dormendo e, per quanto povera sia la sua casa, le mura sono insonorizzate. Almeno un vantaggio in quella catapecchia c'è. Chi sa se anche lui è stato concepito lì.
 - Sono onorato del suo complimento, signorina! - dice imitando l'accento degli abitanti di Capitol City e facendo un grosso inchino. Lei ride. Potrebbe essere un buon segno, forse no.
 - Scemo... - sussurra dal sorriso. Chi sa che altro porterà, questa notte appena iniziata e già ricca di sorprese! L'ultima ragazza con cui è andato a letto portava mutandine pregiate, pizzo nero. Ma era una facile e la sua famiglia è benestante. I Donner non stanno economicamente male, ma Lee non è la tipa da mettersi pizzo nero. Magari più una culotte bianca. Sì, culotte bianca: è più casta e seria. Che altro, altrimenti, per lei?
 - Lo sai che sei davvero carina, quelle poche volte che mi mostri i dentini? - chiede sensuale. Questo provoca solo un ulteriore risata da parte della ragazza. Non è come le solite, che muoiono dalla voglia di spogliarsi davanti a lui: fosse per lei, potrebbe non farlo mai. Si guardano per un paio di minuti, in silenzio. Dio, quanto è bella! E trattenere gli istinti è sempre più difficile: in fondo, è sempre un po' impossibile frenare un ragazzo in preda ad una crisi ormonale. Il mostro che si trova in mezzo ai pantaloni inizia a farsi sentire, mentre i suoi occhi non vanno oltre il suo viso. Non le piace essere squadrata, lo sa. E allora non lo fa. Non vuole rovinare l'atmosfera. Ma forse lei sì, dato che fa un cenno con la mano ed inizia ad allontanarsi.
 Appena il ragazzo cade dalle nubi, le prende la mano e la stringe tra le sue braccia. 
 - Non si saluta più, eh? -
 - Scusa, ma devo proprio... -
 le parole le restano tra le labbra mentre Hay la bacia. Forte, nel calore che quella serata d'autunno non voleva regalargli e si sono creati. Lui chiude gli occhi, mentre la lei rimane stupita dall'eccessiva dolcezza di quel bacio. S'allontanano per pochi attimi, prima che sia Lee ad avvicinarsi. E' un po' come una droga: quando inizi non smetti più. E così continuano loro, bacio dopo bacio, passo dopo passo dentro la casa piccola e accogliente degli Abernathy. Giusto il tempo di prendere un respiro e si ricomincia. Ancora e ancora, fino a quella stanzina piccola e insonorizzata dove passeranno tutta la notte. Fin che il sole non li verrà a svegliare la mattina.

 

 ***


 La loro storia va avanti da un anno, ma nessuno lo sa. Forse è stato meglio così, dato che Haymich Abernathy e Maysilee Donner sono due dei quattro tributi dei cinquantesimi Hunger Games. La mietitura è stata questa mattina e, se non fosse stato estratto, Haymitch si sarebbe offerto per provare a riportarla a casa. Ma il Distretto 12 ha avuto solo un vincitore in mezzo secolo e, francamente, le possibilità che uno di loro vinca con il doppio dei favoriti pronti a sgozzarli sono basse, se non nulle. Ma deve parlarle, prima che la capitale si faccia vedere fuori dai finestrini del treno. In fondo, è la stessa Lee con cui si vede di nascosto le sere estive nei boschi, la Lee che dice tutto a sua sorella, tranne questo. Quella che a scuola lo tratta male e fa finta di non vederlo ma poi chiede scusa mortificata quando sono finalmente soli. Non avranno molte occasione per esserlo, da ora in poi. Così meglio togliersi pesi dal groppo prima che diventi troppo tardi. Si avvia nel corridoio grigiastro che ospita le porte delle stanze. Destra le ragazze, sinistra i ragazzi. Il suo compagno non lo conosce, e forse è anche meglio. Non nota la targhetta che indica il nome del tributo, e bussa alla prima che si trova davanti.
 - Ehi Lee, senti. Io e te dobbiamo parlare... - ma la sedicenne che ha davanti non è la biondina, ma una ragazza dai capelli scuri e la pelle ambrata.
 Il viso gli diventa rosso mentre chiede scusa in tutti i modi che conosce. Ma non finisce qua. Lee lo ha visto: è poggiata alla porta accanto e ride davanti alla figura di merda che ha appena fatto il suo cavaliere. L'unica cosa positiva è la nota romantica nascosta sotto il comico: lui cercava lei. Haymitch corre rapido verso l'altra porta, spingendo dentro la Donner che muore dalle risate per i suoi tentativi di migliorare le cose. In effetti, le ha solo peggiorate. Causa il suo attimo di distrazione, si trova schiacciata contro la porta e contro il corpo caldo di lui.
 - Non pensavo fossi così... Sensuale. - dice, mentre cerca di evadere dalla sua presa. Ma Hay è più grosso e forte, e la tiene al suo gioco muovendosi sensuale su di lei.
 - Sii seria. Dobbiamo parlare e lo sai. - la ragazza si arresta e il suo volto cambia espressione a quelle parole: sa che non glielo direbbe mai se non fosse veramente così. - Saremo in 48. Sai che io non ti ucciderò, ma devi vincere. Non so come sarà l'arena, ma dovrai assolutamente trovare un posto con dell'acqua. Chiaro? - Fa cenno di sì con la testa, provando a ribattere qualcosa ma venendo bloccata dalle sue labbra. Come sempre. Ma le sue parole le ronzano ancora in mente: non ti ucciderò, ma devi vincere. E' davvero questo che vuole? Morire perchè lei sia salva? La spilla che le fa da porta fortuna si attacca alla T-shirt grigia di lui che, nel tentativo di staccarla, strappa il tessuto. Maysilee prova a ridere, finendo solo per abbandonarsi al pianto. Non torneranno mai a casa sani e salvi. Quello succede solo nelle favole e nei film capitolini. Ma questi sono gli Hunger Games: niente va come vorresti. Sa che, comunque, nessuno dei due, nel remoto caso in cui vincesse, vivrebbe più come prima: niente canzoni stonate urlate al cielo, niente notti al caldo insieme a dormire. Ma, come lo ying e lo yang, nessuno dei due esiste se non esiste l'altro. 
 - Lasciami! - grida mentre il nodo in gola si trasforma in lacrime che le rigano le guance. Il ragazzo si sposta, un po' allibito. - Lasciami! -
 Si avvia verso la lussuosissima brandina dalle lenzuola viola e si lascia cadere sul materasso che la ospiterà per solo poche notti. Si siede mentre i singhiozzi le martoriano il corpo, torturandolo sempre più forte mentre il caldo del liquido che le scorre in viso le si propaga fino al collo. Haymitch resta in piedi un attimo di troppo, guardandola e provando a capire cosa stia pensando. Anche lei ha aperto gli occhi sulla realtà che è stata cucita loro addosso. Avvicinarsi potrebbe essere un azzardo ma, quando si parla di lei, lui è il primo dei giocatori. Così di posa accanto a lei sulla caldissima trapunta. Si osservano negli occhi giusto un attimo, prima che le braccia di lui le portino conforto. E anche le sue labbra.
 Anche se non servirà a svegliarla dall'incubo.

 

 ***


 Il ragazzo dell'1 sta a cavalcioni sopra il suo corpo. E' stato stupido a mettersi contro tre favoriti tutti insieme. E' stato già abbastanza fortunato ad ucciderne due. Purtroppo sembra avere l'intenzione di staccargli la testa dal collo molto lentamente, nonostante il ragazzo preghi che sia veloce. Per lei. Per loro.
 La lama del coltello del ragazzo si avvicina alla sua giugulare pulsante, mentre Haymitch si dimena. Non vuole morire: ci sono ancora troppi tributi in gioco. Deve proteggerla. Piano piano il caldo liquido rosso inizia a colare dal suo collo mentre la vena ricorda i battiti frenetici del suo cuore. Probabilmente gli ultimi. Assapora i respiri che ancora gli restano, pensando piano a che fortuna la vita è stata per lui e al fatto che, a breve, non l'avrà più. Niente più nottate nudi sotto le coperte calde, niente più nascondersi in miniera per stare insieme, niente più sorrisi, niente più viverla e respirarla. Niente più Lee.
 Una sola lacrima scende mentre tutto gli passa davanti rapido, come le immagini di un film. Si prepara al buio, mentre invece è il favorito a cadergli addosso, sputando sangue. Si sente schiacciato tra il terreno e quel mastodontico corpo che fino a poco fa voleva ucciderlo. Il calore che lo aveva pervaso se ne va appena si tocca la gola. E' vivo. Riesce a spostarsi e a lasciare spazio all'hovercraft per raccogliere il corpo. Giusto in tempo per guardare in volto il suo salvatore. O meglio, salvatrice: Maysilee Donner si fa strada tra il verde smeraldo del prato puntigliato di fiori e l'azzurro limpido del cielo. Se possibile, è ancora più splendida del solito. Per non più di un paio di secondi, si concede di guardarla attonito, mentre lei ricambia con uno sguardo dolce e fraterno.
 - Donner. Sai che non t'aspettavo? - dice. Sa che non possono mostrare a Panem la verità, ma sa anche che la sua Lee coglierà quella frase come un nuovo 'ti amo'.
 - Due è meglio che uno, no? - non era programmata, ma sembra davvero teatrale. Aveva promesso di salvarla, invece è lei che gli ha appena salvato le chiappe. Nonostante ciò, quella bimba che in treno piangeva è riuscita a farsi forza e ad andare avanti. Ora anche con lui.
 - Mi sembra che tu l'abbia appena dimostrato. Alleati? - quella stretta di mano gli fa male come poche cose: non può baciarla, non può abbracciarla. Può sentire il suo calore solo da quella mano.
 E non è certo il massimo, contando che a breve potrebbero morire.

 

 ***


 Mentre tutti dormono, hanno stilato un piano: sono in cinque e lei dovrà andarsene. Non ha accettato obiezioni, la ragazza bionda con gli occhi blu. E' così e basta. Sa che, se rimanessero solo in due, lui si farebbe uccidere per farla tornare a casa. Non vuole, e non vorrebbe mai. Quindi se ne andrà, senza bacio di addio e senza addii da sitcom. Se ne andrà e basta.
 La mattina arriva e, arrivati ad un burrone, Lee decide che è il momento. Se ne va e lui la saluta in malo modo, nonostante sappia che potrebbe essere l'ultima volta che parlano. Forse se lo dimentica per un momento, ma lo ricorda un attimo dopo quando i sensi di colpa iniziano a logorarlo. Un sassolino cade e torna su, e allora ne lancia un altro.
 La ragazza cammina verso la Cornucopia, per il bosco. Arrivata al corno d'oro, cerca altri dardi dato che i suoi stanno per finire. Si arrampica sul corno d'oro ispezionando uno zaino o due. All'orizzonte, uno stormo color rosa confetto vola verso di lei. Sa che sono ibridi, ma ha bisogno di quelle arme se vuole sopravvivere. Cerca, cerca, cerca. Trovata una nuova cerbottana e altre munizioni, comincia a correre verso il bosco dove, probabilmente, non potranno entrare. Emette un urlo quando cade per terra e capisce che è tardi. Troppo tardi.
 Il ragazzo sente il grido isterico proveniente dalla vallata e non esita un attimo quando inizia a correre. Cazzo merda, sapeva che non doveva lasciarla andare da sola. Eppure l'aveva fatto. Lo spettacolo che si trova davanti è raccapricciante: il suo amore disteso sul prato con un buco rosso in mezzo al collo. Le sue gambe non hanno mai corso così veloce. Arriva verso di lei, e le si siede accanto. Gli stringe la mano forte, sapendo che quelli sono i suoi ultimi minuti e che lui deve andare avanti. Non vorrebbe, sa anche questo. Ma deve vincere, se vuole portare onore alla sua memoria. Le lacrime ora bagnano il volto di Hay e non di Lee. Lei prende un respiro, mentre lo guarda negli occhi. Quegli occhi scuri che hanno accompagnato le sue notti migliori e i momenti che le stanno allietando la fine ora.
 Un altro respiro, sta volta l'ultimo, e sussurra: - Ehy, Hay. Non t'aspettavo. -

  
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