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Autore: blazethecat31    18/10/2012    2 recensioni
Si cresce in fretta, troppo in fretta per accorgersi che l’infanzia ti è scivolata dalle mani, e ti ritrovi al primo anno delle scuole superiori, mentre tuo fratello sta per andare a lavorare chissà dove, chissà per quanto tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Filippo, non andartene!- urlò Anna, uscendo di colpo dalla macchina, raggiungendo il ragazzo che si apprestava a salire sul treno. Lui si girò di colpo, accogliendo il forte abbraccio tra le sue braccia muscolose.
-Dai, fammi andare, il treno sta per partire. Tornerò tra pochi giorni, non preoccuparti.-
Era un ragazzino sui tredici anni che parlava, che stava abbracciando la bimba di sei. Chiunque li avesse visti avrebbe pensato che fossero una coppia di fidanzati che stavano per separarsi a causa di un viaggio.

Sì, perché Anna dimostrava molto più di sei anni. Forse era per questo che i suoi compagni di scuola non volevano starle vicino, avevano paura del suo corpo alto e robusto, forse anche troppo, ma il suo cuore l’età la dimostrava eccome, solo che nessuno era stato abbastanza coraggioso da capirlo.

E invece non erano fidanzati, erano semplicemente due fratelli; forse solo una cosa avevano in comune: il loro sguardo, così sincero e limpido che non riuscivano a mentirsi a vicenda, infatti si capiva che nemmeno lui voleva andarsene.

-Prometti che mi porterai qualcosa dalla gita scolastica?-
-Sarà il mio primo pensiero appena arriverò.-
Anna gli saltò al collo, stringendolo ancora più forte, specchiandosi nei suoi occhi azzurri, e capendo quanto stesse soffrendo in quel momento. Lo stesso cercò di fare lui, nei suoi occhi color castano chiaro, abbastanza chiaro da ricordargli i momenti di libertà passati in spiaggia, senza che nessuno li potesse separare.
Ma questa è un’altra storia.
Sta di fatto che non poté fare altrettanto, perché gli occhi della sorellina erano già traboccanti di lacrime.

Sentì i suoi amici chiamarlo, e la riportò in macchina prima di salire.

 

E siamo a uno.

 

Passò il tempo, e i due si divisero veramente, questo per il volere indiretto dei loro genitori, che impedirono loro di tenersi ancora per mano, portandoli su sentieri diversi. Uno andò con il papà, l’altra con la madre. Anche se avrebbero preferito vivere insieme, prendendosi le responsabilità l’uno dell’altra.
Non si sentivano o vedevano spesso, probabilmente per colpa dell’orgoglio che era cresciuto durante il periodo del divorzio.

I giudici in questi casi dicono sempre che la serenità dei figli viene prima di tutto, i genitori concordano, dicono cose come “ogni week-end i ragazzi staranno con uno dei genitori”, e la cosa sembra finita lì. Però nessuno sembrò avere qualcosa in contrario quando si venne a sapere che avrebbero vissuto in case diverse.
Maledetto orgoglio.

Ma probabilmente non hanno mai provato a mettersi nei panni di due fratelli separati a causa di un divorzio, costretti a soffrire in silenzio, senza potersi confidare con i genitori, perché in un certo senso sono loro la causa del problema.

-Mamma, posso sposare il figlio di papà?-
-Perché lo chiami così? Rimane pur sempre tuo fratello.-
-E allora perché è andato via? Sembra che abbiamo divorziato io e lui. Tu e papà state sempre a litigare al telefono.-
-Pensi possa servire a qualcosa?-
-Certo! Se ci sposassimo torneremo a vivere tutti insieme.-
Anna aveva otto anni quando lo disse.

 

 

Si cresce in fretta, troppo in fretta per accorgersi che l’infanzia ti è scivolata dalle mani, e ti ritrovi al primo anno delle scuole superiori, mentre tuo fratello sta per andare a lavorare chissà dove, chissà per quanto tempo.
E questa è una storia vera.
-Dimmi, perché te ne sai andando questa volta?-
-E’ per colpa del lavoro. Papà non ti ha detto niente?-
-Papà non mi dice mai niente.-
Avevano di nuovo quello sguardo, ma su visi completamente cambiati.
-Quando tornerai?-
-Non lo so. Vuoi che ti porti qualcosa?-
-Devi portare la calamita a mamma, quella mi basta.-
Dejà vu.

Anna lo abbracciò di nuovo, come aveva fatto l’altra volta, e non le importava quanto la barba incolta sulla faccia del fratello le pungesse il viso, quello era uno dei pochi momenti perfetti che era riuscita ad assaporare.

Filippo partì con l’aereo, Anna era diventata abbastanza forte da non piangere, e da non farsi portare in braccio fino in macchina; al contrario dovette sostenere la madre, che ne rimase segnata.

 

E siamo a due.

 

Mentre accompagnava la madre fuori dall’aeroporto, tenendole la mano, le sembrò per un attimo di aver toccato l’anello nuziale.

Maledetti desideri infantili.

 

 

  
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