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Autore: Inu_Ran    18/10/2012    1 recensioni
Era una serata come tutte le altre: triste e buia. Un po’ come la mia vita. A piangere con me c'era il cielo che con la pioggia bagnava i miei capelli color del mare. Era in momenti come questi che mi sentivo libera, quando le mie lacrime si confondevano con la pioggia. è la prima storia spero che vi abbia incuriosito buona lettura a tutti :3
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 8: Partenze.

La vita andava avanti. Le mie giornate scolastiche erano sempre le stesse; la mattina la scuola e il pomeriggio a lavoro. Andavo avanti, lottavo per la mia vita. Oggi la giornata era stupenda, il cielo sgombro da nuvole permetteva la visione di una distesa d’azzurro, il mare era sereno questo significava che la primavera era ormai alle porte. I miei capelli, in questi mesi, erano allungati adesso arrivavano alle spalle anche fisicamente ero cresciuta i miei lineamenti erano più asciutti ed il viso quello non era cambiato per niente vi era,però, un sorriso .  Percorsi altri metri e mi avviai alla porta aprendola. La vita andava vanti ma in quella stanza tutto si era fermato. La tendina era chiusa e non permetteva che i raggi del Sole entrassero dalla finestra, era buio ma ormai mi sapevo orientare benissimo. Quante volte ero entrata lì? Tante ormai avevo perso il conto. Spostai le tende e aprì la finestra per cambiare aria. Il silenzio che c’era nella stanza era  fastidioso, quanto avrei voluto sentire la sua voce calda. Ormai erano passati 2 mesi dall’incidente e lui o meglio lei non si era mai svegliata. Ogni pomeriggio, lavoro permettente, andavo a trovarla e aprendo la porta speravo che mi salutasse, che mi insultasse. Illusioni, solo illusioni. Suo padre ormai viveva da noi poiché non sopportava di vivere in un posto vuoto dove suo figlio non vi era, fortunatamente si era trovato bene con mio padre e le sue giornate si erano alleviate di poco. Presi una sedia e cominciai a parlare, studi dicevano che per risvegliarsi dal coma la voce di qualcuno di importante portava giovamento.
-Ciao Ranma- amavo tanto dire il suo nome- come stai?- stetti qualche minuto in silenzio aspettando che aprisse la bocca e mi rispondesse, ma la sua risposta non arrivò- Io bene, tuo padre si trova bene a casa mia e mi fa piacere. Sto imparando tante cose dal mio futuro suocero.-risi perché l’idea che il signor Saotome potesse far parte della mia famiglia mi riempiva di gioia.
-Fra 1 mese mi sposo quindi se non mi vuoi perdere cerca di svegliarti.-ogni giorno glielo ripetevo con la speranza del suo risveglio. Gli presi la mano e le diedi un bacio per salutarla. Era tardi. Ma la mano che stringevo si mosse e quando mi distanziai da lui vidi i suoi occhi blu puntati sui miei nocciola. Il cuore cominciò a battere all’impazzata. Avevo aperto gli occhi. Si era svegliato. Da tanto, troppo tempo non avevo rivisto quella distesa di blu.
-Mm- mugugnò. Presi il controllo sul mio cervello e mi accorsi che la mia faccia era ancora sopra la sua.
Divenni rossa e mi rimisi nella sedia;l’avevo baciato senza il suo permesso.
-Vado a chiamare il medico.- e corsi verso la porta nella speranza che qualcuno fosse nei paraggi, per mia fortuna un medico stava discutendo con un paziente e non appena finì gli chiesi di seguirmi.
Fu molto gentile e mi seguì nella stanza dove avevo lasciato Ranma. Era ancora sveglio ciò voleva dire che non stavo sognando. Il medico controllo che tutto fosse apposto e dopo un’attenta analisi mi disse che il paziente era in ottima salute e che gli sarebbe bastato del riposo per ritornare come prima, successivamente se ne andò.
-Hai sentito è meraviglioso, vado ad avvisare tuo padre.-  mi avviai ma la sua mano mi strinse il polso.
-Akane.- era affaticato ma non sembrava importagliene poiché continuò- Tu mi hai baciato, mi hai perdonato?-
-Perdonato? No perché ti sei sacrificato per me e sei entrato in coma, sei stato un egoista;sarà difficile perdonarti questo.- dissi seria.
-Non solo ti salvo sono pure egoista? Mi spieghi il perché?- fu veloce ma accorciai la distanza poggiando le mie labbra sulle sue.
-Perché non potevo fare questo mentre eri in coma, non potevo sapere se ti era piaciuto e non potevo guardarti negli occhi. Sei stato egoista non hai pensato come la tua morte mi avrebbe potuto rovinare la vita.- calde lacrime scorrevano sul mio viso, avevo cercato in questi mesi di sorridere ma adesso non riuscivo più a trattenerle. – Non sai quanta paura ho provato, non sai come mi sono sentita sola senza di te. Senza accorgermene sei diventato troppo importante e poi i medici dicevano che non ti saresti più svegliato e io…io- le sue braccia avvolsero  le mie esili spalle, la sua mano era immersa nei miei capelli e mi sussurrava di calmarmi che adesso non se ne sarebbe andato più. Tra le sue braccia la mie paure scomparivano lasciando che il sereno tornasse da padrone. Mi sarebbe piaciuto rimanere con lui in quella posizione per sempre ma il volto addolorato di suo padre si fece spazio nella mia mente e mi dovetti staccare.
-Tuo padre è stato molto in pensiero, vado a chiamarlo.- ed uscì dalla stanza per telefonargli. Non appena  ebbi chiamato a suo padre tutta la mia famiglia eccetto Kuno vennero all’ospedale.  Quel pomeriggio passo tra risate, pianti e felicità. Eravamo una bella famiglia tutti insieme.
Nei giorni successivi Ranma cercò di recuperare quei 2 mesi persi. La vita continuava a scorrere e lui la inseguiva per riprendere quello che aveva perso. Dovevo ammetterlo lo ammiravo poiché era forte.  Quello di cui sto parlando è la forza: di andare avanti, di non arrendersi mai e di sfidare tutto e tutti. Io ero sempre con lui. Stare insieme a lui mi faceva sentire viva e quindi dopo avergli giurato amore eterno non l’avevo abbandonato nel suo cammino verso una vita migliore. Dopo una settimana l’avevano dimesso e per festeggiare questo mi aveva invitato in spiaggia. Non appena l’orologio segnò le dieci mi avviai verso la spiaggia ero vestita con; una gonna nera che arrivava sopra le ginocchia, una canottiera rosa che aderiva con il mio corpo lasciando intravedere le mie forme perciò mi portai un giacchetto, avevo abbinato delle ballerine nere. I capelli li avevo lasciati sciolti e portavo un cerchietto rosa. Sebbene la spiaggia era quasi sempre buia vicino al mare c’era un’illuminazione. Lui aveva preparato un  tavolino con sopra delle candele e del cibo. Aveva organizzato tutto nel dettaglio:era stupendo. Spostò la sedia ed io mi sedetti,prima di andare al suo posto mi diede un bacio. Iniziammo a mangiare e solo dopo aver finito il dolce incominciò a parlare, il suo viso era serio. Tremavo ma non per il freddo; avevo paura. Perché era diventato serio?
-Devo partire.-
-Cosa?-neanche il tempo e lui se ne voleva andare via? Ma era meglio se prima di trarre le conclusioni lo ascoltassi.
-Io e mio padre abbiamo deciso di partire per la Cina. Abbiamo scoperto che li ci sarà un modo per farmi tornare normale. Lo faccio perché ti amo. Quando tornerò ti aiuterò anche a sbarazzarti di Kuno-Mi ama? Si è tanto se era disposto ad andare in Cina per cambiare per me ed anche per lui.
-Anche io ti amo e se questa è la tua scelta l’accetto. Tornerai?-
-Certo e qui ho per te un’altra notizia.- si alzò dalla sedia e s’inginocchio poi prese una custodia dalla tasca dei pantaloni e mi disse le parole più belle che avessi mai sentito.
-Quando tornerò:vuoi sposarmi?- e aprì la custodia mostrando un piccolo anello con un brillante al centro. Non era grande ma per me era la cosa più preziosa al mondo, mi sarei accontentata anche di un pezzo di vetro. La mia risposta non tardò e gli gridai un ‘si’ per poi abbracciarlo e baciarlo.
Quella sera la Luna ci illuminava e rendeva tutto romantico, il giorno dopo sarebbe partito, io non avrei avuto la certezza del suo ritorno, di lui avevo solamente un anello che era il segno della sua promessa eppure non m’importava;in quel momento l’unica cosa importate eravamo io e lui. Il suo bacio da prima casto divenne sempre più passionale e senza rendercene conto eravamo sdraiati: lui sopra di me. In quella notte tutti e due divenimmo una cosa sola. Un paio di giorni dopo accompagnai Ranma all’aeroporto e lo vidi andarsene via da me. Guardai l’’anello e mi dissi a me stessa che lui sarebbe tornato. Lui sarebbe tornato da me e mi avrebbe sposato. Guardai di nuovo l’anello e risi fantasticando sul suo ritorno.

 
Note dell’autrice:
Scusatemi sono in ritardo, mi dispiace molto ma sono stata impegnata.
Mi sono divertita a scrivere questo capitolo:). Ho cerato di far uscire la mia
parte romantica e spero di esserci riuscita:D. Ringrazio tutti coloro che mi seguono
sempre. Il prossimo capitolo sarà l’ultima e cercherò di non deluderti. Non vi trattengo
più e vi lascio.
Grossi bacioni a tutti ^.^
  
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