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Autore: Liberty89    18/10/2012    2 recensioni
-Però io adesso sono curioso.- s’intromise Roxas. -Quale sarebbe questo tuo modo infallibile per farci tacere anche sotto tortura?-
Vanitas ghignò. -Vuoi proprio saperlo?- chiese, ricevendo un sì convinto. -Ven, mi permetti di fare una cosa?-
-Eh? Basta che non vi picchiate… o peggio…- rispose stranito e incuriosito a sua volta.
-Perfetto. Dunque, se mi aveste dimostrato di non essere degni di fiducia…- esordì, avvicinandosi alla Chiave del Destino. -…avrei fatto così.- continuò, prima di baciarlo aggiungendovi poi una certa dose di passione, che lasciò il biondo talmente interdetto che non riuscì ad opporsi.
-Cosa accidenti stai facendo?!- esplose Ventus, prontamente ignorato dall’allievo di Xehanort, che dopo Roxas passò a baciare Sora, ovviamente con la stessa intensità, trovandolo incredulo e di conseguenza passivo.
-Ora, in tutta sincerità, avreste il coraggio di andare da Kairi e Naminé per dire che vi ho baciato?-

4Some: VanitasxVentusxRoxasxSora
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Roxas, Sora, Xaldin
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Loonyverso'
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Titolo: Night of the Loving Tuss
Autore: Fly89/Liberty89
Genere: Comico
Rating: Arancione
Fandom: Kingdom Hearts (Loonyverso)
Personaggi: Sora, Roxas, Ventus, Vanitas, Iside (mamma di Sora), Chuck Norris (compagno di Iside), Xaldin
Paring: VanitasxVentusxRoxasxSora
Avvertimenti: Lime, Yaoi, One-shot, 4Some, OOC
Note dell’autrice: Sì, sono di nuovo io e sì, ho scritto un’altra yaoi *si guarda attorno notando i numerosi facepalm* Io non scrivo fic su commissione, infatti anche questa è frutto di una provocazione! Io non ho mai nemmeno scritto una threesome, figuriamoci una yaoi dove a conigliare sono in quattro D: Come vedete, anche qui compare l’indicazione “Loonyverso”, questo grazie alle fan fiction di Ottoperotto ù.ù E sicuramente avrete notato la presenza schiacciante del signor Norris… sì, Ottoperotto l’ha reso il patrigno di Sora, ma sono dettagli, insignificanti dettagli. A lui si rende merito anche del nome della mamma di Sora, ovviamente. I protagonisti principali e il carissimo Xaldin li conoscete assai bene, ma saranno OOC… un po’ tutti credo xD Non ho messo il genere Erotico perché, diamine, siamo a rating giallo, però lo yaoi c’è eccome ù.ù Ma ho ciarlato anche troppo, quindi buona lettura!!!


Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.




Night of the Loving Tuss



-Mi raccomando, fate i bravi e quando avete finito di vedere il film andate a dormire. Domani tu e Roxas avete il turno da Quina e Ursula e dovete riposarvi per bene.-
-Tranquilla mamma, anche Ven e Vanitas devono alzarsi presto per venire al locale, quindi andremo a letto subito dopo il film!- rassicurò Sora, guadagnandosi un bacio sulla guancia da parte di sua madre prima che uscisse. -Buona serata, ci vediamo domani! Divertitevi tu e Chuck!- esclamò, salutando con una mano la genitrice e il suo compagno, che avevano deciso di passare la notte fuori per festeggiare il loro primo anniversario.
Chiusa la porta, il castano si diresse di corsa in salotto dove il suo gemello Nobody e gli altri due alter ego si erano già piazzati con popcorn e telecomando alla mano.
-Sono andati?- chiese Ventus, facendogli spazio sul divano.
-Sì, mi ha raccomandato cento volte di andare subito a letto finito il film, visti gli impegni di domani mattina.-
-Le mamme sono tutte uguali, siamo già fortunati se non chiama per le prossime due ore.- intervenne il moro, sbuffando.
-Quanto brontoli Vanitas… poi il menagramo sono io, vero?- replicò Roxas, guadagnandosi una linguaccia.
-Pronti a cominciare?- domandò il custode oscuro e ottenuti tre assensi, premette il tasto play dando inizio alla loro serata film.

Partiti i titoli di coda, i quattro ragazzi si guardarono reciprocamente in silenzio per qualche istante, prima di scoppiare a ridere fino alle lacrime.
-Oh mie Dee! Ma chi l’ha scelto ‘sto film?!- asserì Ven, cercando di asciugarsi gli occhi e di placare il riso convulso.
-Colpa mia!- ammise il biondo identico a lui. -Me l’aveva consigliato Demyx! Diceva che faceva paura ed era adatto per la nostra serata!-
-Ma Rox!- esclamò Vanitas. -Demyx non fa testo, ha paura della sua ombra!-
-La prossima volta che devi farti consigliare un film, chiedi a Xaldin o Xigbar almeno!- commentò Sora, tenendosi la pancia.
-Ti prego, non Xigbar! Potrebbe rifilarci titoli non adatti a un pubblico di quarantenni!- spiegò il Nobody, rantolando nelle ultime risate. -Xaldin va ancora bene, bisogna solo stare attenti che non ci passi cose riguardanti i suoi Oktoberfest!-
Tra una risata e una battuta sui loro compagni e amici, i ragazzi spensero il televisore e andarono a prepararsi per la notte. Lavati i denti e infilati i pigiami, che nel caso di Vanitas equivaleva ad un paio di pantaloncini blu e una canottiera altrettanto scura con i bordi rossi, i quattro si recarono nella stanza del padrone di casa, dove erano state preparate tre brande accanto al letto, in cui Sora si buttò a pesce, sbadigliando.
-Stanco?- rise Roxas, guardando il suo gemello Somebody, mentre si sistemava nella brandina più vicina.
-Già… oggi mia madre mi ha mandato a fare mille commissioni…- rispose, affondando il viso nel cuscino con gli occhi chiusi a metà. -Buona notte!- dichiarò poi, tirando il cordino dell’abatjour per spegnere la luce.
-‘Notte!- esclamarono in coro gli altri tre, rintanandosi sotto le coperte.

***

Una mano gli sfiorò i capelli per poi immergervi le dita, come se fossero fatti d’acqua.
Un paio di labbra ne seguirono l’esempio, posandosi prima sulla guancia destra e poi sulla sua bocca, pizzicandola con baci sempre più lunghi e profondi, finché non fu violata con delicatezza in cerca della sua ospite.
Quel contatto imprevisto lo destò dal mondo dei sogni e quando sgranò gli occhi blu, si perse in un paio di iridi dorate, brillanti come stelle nel buio della stanza, che lo fissavano con bramosia e desiderio.
Sorrise e si lasciò andare, accontentando il suo amante.
Dopotutto, che disturbo potevano dare un paio di innocenti baci?

Nel sonno s’era girato verso il muro, tuttavia quando il suo orecchio captò un rumore strano e, all’apparenza trattenuto, cambiò nuovamente posizione. Mugugnò qualcosa e abbracciò il cuscino, cercando di riacchiappare il sogno che stava facendo, ma quel rumore si rifece vivo, costringendolo a schiudere gli occhi chiari.
Il rumore si ripeté una terza volta, ormai inequivocabile, data la scena che stava osservando nell’ombra della camera del suo Somebody. Sbatté le palpebre, strofinandole poi con i pugni, per capire se stesse realmente accadendo oppure se era tutta un’allucinazione dovuta alla sonnolenza. Purtroppo, la sua mente non lo stava ingannando.
Eh no, qualcosa non andava.
-Smettila…! Se ci sentono!- bisbigliò uno dei due, prima di liberare un piccolo gemito.
-Se facessi più silenzio non correremmo simili rischi.- affermò pacato e divertito il secondo, sovrastando l’altro. -Quando ci capiterà di nuovo di stare insieme la notte? Dobbiamo approfittarne, non credi?-
Decisamente c’era qualcosa che gli sfuggiva.
Allungò una mano dietro di sé e tirò la cordicella di perline per riaccendere la luce.
Le iridi azzurre si allargarono a dismisura, incredule. Come quelle dei due ragazzi colti sul fatto, che trattennero il respiro e arrossirono subito dopo.
-Ma che…- riuscì a pronunciare Roxas, spalancando la bocca.
-Ecco… possiamo spiegare…- replicò Ventus, cercando di coprire il più possibile se stesso e il compagno che gli stava addosso.
Il Nobody abbassò lo sguardo, trovando i pigiami di entrambi e un paio di boxer ai piedi delle loro brande, affiancate per formare una sorta di letto a due piazze.
-Temo di aver capito da solo, grazie…-
-Te l’avevo detto che era rischioso! Sei sempre il solito Vanitas!- esclamò a bassa voce il biondino, puntando l’indice sul petto del moro.
-Quanto la fai lunga, prima o poi l’avrebbe scoperto lo stesso, Roxas non è così scemo…- ribatté il custode oscuro, passando lo sguardo da uno all’altro. -…e poi, la colpa è tua. Se avessi fatto silenzio…-
-Se tu fossi stato fermo!-
-Basta!- intervenne Roxas, mettendosi le mani sulle orecchie. -Non voglio sapere niente!-
-…cosa avete da urlare?- biascicò il castano, sbadigliando, mentre si alzava in ginocchio sul proprio letto. -Vanitas? Che… ci fai sopra Ven?- domandò di slancio, senza pensare realmente a quanto stava dicendo né a quanto stava accadendo davanti a lui.
I tre lo guardarono sudando freddo, pronti all’esplosione che si sarebbe scatenata da lì a cinque secondi.
Le iridi celesti svanirono un paio di volte dietro le palpebre stanche, finché non si bloccarono sui due e sui loro vestiti sparsi a terra.
-Ma…! Ven?!- esclamò sorpreso, mentre le sue gote si tingevano di rosso. -Vanitas?! Sta succedendo davvero quello che penso?!-
Incapace di reggere quello sguardo, il biondo nascose il viso completamente in fiamme sotto la coperta.
-Che vergogna…- borbottò.
Il moro, al contrario, si armò di un’espressione orgogliosa e determinata. -Sì.- affermò con voce dura. -Se non ti sta bene, ti pregherei almeno di non dirlo a nessuno, è già difficile di suo.- proseguì, fissando gli amici per poi scivolare fuori dalle coltri, rivelandosi coperto dai soli boxer e lasciando intendere di chi fossero quelli sul pavimento. -Altrimenti…-
-Altrimenti cosa?- ripeté il numero XIII, inarcando un sopracciglio.
-…troverei un modo sicuro al cento per cento che vi costringerebbe a tenere la bocca chiusa sulla faccenda.-
-Ci stai minacciando per caso?-
-Vanitas!- esclamò Ven, sconcertato.
-Vi sto avvertendo.- chiarì l’altro, incrociando le braccia. -Sai benissimo come mi comporto con le mie cose e con ciò che mi riguarda.-
Oh, sì. Roxas conosceva più che bene la gelosia morbosa del moro e soprattutto, guai a toccargli Ventus. Una volta per fare uno scherzo a Terra s’era messo i vestiti del biondo e quando il custode oscuro l’aveva scoperto gli aveva praticamente ringhiato contro di levarseli. Ora capiva il perché di tanta ira. Esagerata forse, ma pur sempre ira, in più dovuta alla gelosia.
-Dai ragazzi non litigate.- intervenne Sora, alzandosi e ponendosi tra i due con le braccia aperte. -Non è il caso di fare così. Rox non ti sembra di esagerare?- domandò, senza però dare tempo al Nobody di rispondere. -E tu, Vanitas, davvero ci ritieni capaci di tradirvi? Non lo faremmo mai.- concluse, fissando l’altro negli occhi dorati per trasmettergli tutta la sua serietà e sincerità.
-Sì, lo so…- sospirò, grattandosi la nuca. -Scusate, non volevo aggredirvi però…-
-Sei un inguaribile gelosone, lo sappiamo.- annuì il castano, facendo ridere Ventus.
-Ehi…!-
-Però io adesso sono curioso.- s’intromise Roxas. -Quale sarebbe questo tuo modo infallibile per farci tacere anche sotto tortura?-
Vanitas ghignò. -Vuoi proprio saperlo?- chiese, ricevendo un sì convinto. -Ven, mi permetti di fare una cosa?-
-Eh? Basta che non vi picchiate… o peggio…- rispose stranito e incuriosito a sua volta.
-Perfetto. Dunque, se mi aveste dimostrato di non essere degni di fiducia…- esordì, avvicinandosi alla Chiave del Destino. -…avrei fatto così.- continuò, prima di baciarlo aggiungendovi poi una certa dose di passione, che lasciò il biondo talmente interdetto che non riuscì ad opporsi.
-Cosa accidenti stai facendo?!- esplose Ventus, prontamente ignorato dall’allievo di Xehanort, che dopo Roxas passò a baciare Sora, ovviamente con la stessa intensità, trovandolo incredulo e di conseguenza passivo.
-Ora, in tutta sincerità, avreste il coraggio di andare da Kairi e Naminé per dire che vi ho baciato?- domandò dopo che si fu allontanato da entrambi.
Il silenzio che invase la stanza lo accontentò e se lo godette fino all’ultimo secondo, prima che il suo amante spuntasse al suo fianco come un fungo, coperto solamente dai boxer.
-In nome di Nemeryal*, cosa diavolo ti è saltato in mente di fare?!- sbraitò il biondino, rosso come un pomodoro maturo fino alla punta delle orecchie.
-Oh, Ven, non dirmi che ti ho infettato con la mia gelosia.- replicò con voce ammaliante il moro, prendendolo per i fianchi. -Lo sai che per me ci sei solo tu.-
-Ruffiano.- lo accusò, voltandosi dalla parte opposta. -Ruffiano e incosciente! Guarda cos’hai combinato!-
Un sopracciglio scuro s’inarcò dubbioso.
-Li ho tetanizzati quell’attimo e allora? Non mi sembra che nessuno dei due si sia lamentato.- osservò. -Anzi, secondo me, è piaciuto anche a loro.-
-Come “anche”…?-
-Se ci ho messo tanto impeto, dopo il primo secondo, ci sarà stato un motivo, no?-
-Bè… no, un corno, non dovevi farlo!-
-Perché non ci provi pure tu?- buttò Vanitas con un ghigno divertito. -Prometto che non lo vedrò come un tradimento da parte tua.-
-…stai scherzando?-
-No, affatto. Voi due che ne dite? Ci state?- chiese poi, guardando gli amici, che erano arrossiti di colpo. -Vi è piaciuto, no?-
-Ecco…- tentò Roxas, inciampando nelle sue stesse parole, quando incrociò nuovamente lo sguardo dorato di Vanitas.
-Se mi stai dicendo che non lo sai, ti consiglio di guardarti i pantaloni.- disse, ammiccante, spostando gli occhi sul castano. -Anche tu Sora.-
Con il terrore dipinto in viso, Somebody e Nobody si guardarono immediatamente il cavallo dei pantaloni, notando che effettivamente qualcosa s’era mosso a loro insaputa.
Sora deglutì. -E… adesso?-
Il moro si avvicinò a lui, tirandosi dietro l’amante e posando la mano libera sulla virilità del Maestro del keyblade, che sussultò.
-Adesso lo facciamo passare.- dichiarò con leggerezza mista a malizia, acchiappando anche Roxas che si ritrovò le sue labbra sul proprio collo.

Dopo le sue parole, la luce dell’abatjour si spense e ciò che accadde nel buio di quella stanza avrebbe potuto definirsi come uno stato delirio.
I quattro ragazzi si ritrovarono presto a contatto l’uno con la pelle dell’altro, travolti da uno strano e fino a quel momento, inconcepibile desiderio di toccare e assaggiare ciò che avevano a portata di mano, labbra, lingua e denti. Un piacere confuso si diffuse tra le mute pareti, che accolsero gemiti e sospiri, pronte a custodirli come segreti preziosi e impronunciabili, investendosi del ruolo di sacre confidenti. La notte divenne una profonda e nera culla per quell’esperienza fatta di passioni travolgenti e incontrollabili, ospitando tra le sue morbide coltri quelle quattro anime così diverse eppure tanto simili.
Mai avrebbero pensato di ritrovarsi in una simile situazione, che tra l’altro, era di natura sorucciana e moltiplicata per quattro. Ben presto la razionalità e i pensieri, anche minimi, si fecero insignificanti, divenendo fumo. Un fumo colmo di sensazioni e voglie nuove che li rese ebbri e incapaci di riconoscersi. La mano di uno poteva essere quella di un altro, così come le labbra o la lingua, che s’affaccendavano in quell’intreccio di corpi, chiedendo sempre di più ad ogni istante che passava.
Non gli importava d’apparire peccaminosi, quindi proseguirono sul sentiero tracciato dai loro desideri più intimi, finalmente liberi di mostrarsi e sfogarsi nella loro totalità. Si amarono tra loro, percependo tutto come la cosa più naturale del mondo e se anche non lo fosse stato, non gli interessava.
Nonostante l’indole turbolenta che lo rendeva in qualche modo diverso dagli altri, il custode oscuro guidò con pazienza i due compagni, aiutato dal suo amante, di cui cercò spesso le labbra e il collo, per ricordargli che lui era il solo ad avere un posto nel suo cuore. Inizialmente scettico, Ventus si lasciò presto alle spalle il dubbio e tutto ciò di negativo che la bizzarra proposta del moro aveva portato alla sua mente, per dargli, invece, il suo totale appoggio e contributo, facendo vagare le proprie mani sui corpi degli amici, studiandoli passo dopo passo per donare loro un piacere che non avrebbero mai più dimenticato.
Dopo il primo morso ricevuto sul collo, la Chiave del Destino era completamente caduta in un baratro di brividi e scosse di libidine, che gli scuotevano il corpo da capo a piedi, per poi concentrarsi sulla sua intimità, spingendolo ad imitare i gesti che avvertiva su di sé. Non seppe quando e come, ma le sue membra si mossero senza il suo volere razionale e andarono a cercare pelle e labbra altrui, su cui avrebbero potuto sfogarsi e trovare nuovo ed ulteriore piacere, dolce e insostituibile.
Finito nel centro di quel groviglio di mani e lingue e denti senza alcun controllo da parte sua, Sora si era ritrovato boccheggiante e intimamente stravolto. Quel desiderio e quella passione si erano rivelati troppo grandi da contenere e replicare, quindi s’era lasciato trasportare e s’era abbandonato alle cure dei tre compagni, di cui aveva gustato i sapori e gli odori, godendone in ogni istante.
Quando poi, ognuno di loro raggiunse l’apice di quel terribile e piacevole delirio, si ritrovarono abbracciati l’uno all’altro, lasciando che i respiri affannati si unissero in uno solo, come a suggellare una nuova, potente stretta.

***

Il mattino seguente, Iside trovò i quattro ragazzi già lavati e vestiti, pronti per uscire in perfetto orario.
Li osservò attentamente uno per volta, trovandoli fin troppo tranquilli e rilassati, quindi fermò lo sguardo sul viso del suo pargolo quattordicenne, studiandolo come solo una madre avrebbe saputo fare.
-Qualcosa non va mamma?- chiese Sora, inclinando il capo da un lato e portandosi le mani sulla nuca.
-Mmh… voi quattro non me la contate giusta. Che avete combinato?-
-Confessiamo d’aver rovesciato un po’ di popcorn a un certo punto, ma abbiamo pulito e sembra che quasi non siamo passati dal divano!- esclamò Vanitas, portando le mani avanti in segno di resa.
-Ventus?- interrogò la donna, non ancora convinta.
Il biondo sorrise, accomodante, consapevole di quanto fosse influente verso il gentil sesso. -Davvero Iside, non abbiamo fatto nulla. Abbiamo visto il film, pulito dove abbiamo sporcato, e dopo esserci lavati i denti siamo andati a dormire.- spiegò senza abbandonare il suo smagliante sorriso. -Stamattina abbiamo anche sistemato le brande e abbiamo messo le lenzuola a lavare, come ringraziamento per l’ospitalità.- aggiunse, chinando appena il capo per ringraziare, imitato immediatamente dagli altri due ragazzi.
-Ragazzi siete pronti?- chiamò la voce di Chuck da fuori. -Sbrigatevi o finirete per fare tardi!-
-Arriviamo!- urlò Roxas, raccogliendo la sua borsa. -Ciao Iside!-
-Arrivederci!- dissero in coro Ven e Vanitas.
-Ciao mamma a stasera!- concluse il castano, stampando un bacio sulla guancia della genitrice, che ancora non del tutto convinta corse in camera del figlio per trovarvi l’ordine che le era stato anticipato.
-Decisamente c’è qualcosa che non va.- dichiarò portandosi le mani sui fianchi.

Al locale di Quina e Ursula c’era la consueta allegria.
Sora e Roxas andavano da un tavolo all’altro prendendo e consegnando ordinazioni con il viso luminoso e sorridente, come era solito fare Ventus, che distribuiva sorrisi e frasi gentili a tutti i clienti che entravano e che uscivano, dopo essere passati dalla cassa. L’atteggiamento più sorprendente, però, era stato quello del custode oscuro. Solitamente recava un’espressione dura e leggermente imbronciata eppure, quella mattina, pareva sereno e in pace col multiverso e scambiava chiacchiere con chiunque si fermasse al bancone del locale. E non fu da meno quando la porta scampanellò per l’ennesima volta.
-Buongiorno e benvenuto!- esclamò il moro, seguito dal suo compagno biondo. -Oh, Xaldin! Ciao!-
-Salve tuss!- ricambiò il Feroce Lanciere, andando a sedersi su uno degli sgabelli.
-La solita bionda?-
-No, oggi una bruna alla spina, grazie.-
-Arriva subito!- concluse Vanitas, mettendosi subito al lavoro.
-Mh, Iside aveva ragione, qualcosa non quadra…- mugugnò il numero III, tamburellando con le dita sul ripiano ligneo, su cui pochi istanti dopo comparve la sua ordinazione.
-Ecco qua!- esordì il ragazzo, posando la birra davanti al suo cliente di cui notò il cipiglio. -Xaldin? Ti preoccupa qualcosa? Hai una faccia…-
-In verità, sì.- rivelò l’uomo, sorseggiando il suo boccale. -Vi dispiace seguirmi un attimo qui dietro? Tu e gli altri tre?-
-Ok, avvertiamo un momento Ursula e Quina, così ci sostituiscono…- rispose stranito Vanitas, richiamando gli amici e informandoli della svolta presa dal suo dialogo col cuoco dell’Organizzazione, che nel frattempo s’era avviato verso l’uscita di servizio riservata al personale.
-Ma siamo proprio così strani oggi?- si chiese Sora, grattandosi la nuca mentre usciva dalla porta sul retro seguito dai compagni.
I quattro trovarono un burbero Xaldin a braccia incrociate, che batteva ritmicamente un piede sul terreno.
-Allora?- asserì lui, fissandoli uno per uno.
-Allora cosa?- ripeté la Chiave del Destino. -Che ti prende Xaldin?-
-Cosa prende a me? A voi piuttosto!- ribatté. -Ho ricevuto una telefonata e mi è stato detto che probabilmente avete combinato qualcosa, oppure che state macchinando qualcos’altro, quindi sputate il rospo!-
Il castano sbuffò, deducendo che fosse sua madre l’autrice della chiamata. -È incredibile che l’unica volta in cui facciamo qualcosa per ringraziare e per evitare di essere rimproverati, voi adulti ci facciate il terzo grado lo stesso!- tuonò, avanzando di un passo con i pugni stretti lungo i fianchi. -Abbiamo messo in ordine e pulito, sono azioni così riprovevoli?-
-Bè, no… certo che no…- balbettò Xaldin, colto in contropiede.
-Allora basta! Una volta tanto che ci comportiamo bene e siamo felici, accettatelo!- tuonò ancora, prima di voltarsi per rientrare nel locale, sotto lo sguardo allibito di tutti. -Ora, se non ti dispiace, torno a lavorare!- aggiunse. -E se non ti sta bene il nostro comportamento di oggi, nessun problema da domani ci daremo da fare per mettere tutto sottosopra, così voi adulti avrete di nuovo un motivo per divertirvi!-
Una coltre silenziosa calò nel vicolo, mentre i passi pesanti di Sora si perdevano oltre lo sbattere della soglia. Impietrito dalla reazione iraconda del ragazzo che fino a quel momento aveva creduto l’apice della bontà e del perdono, il Feroce Lanciere non sapeva davvero cosa pensare né dire, quindi si limitò a far vagare le iridi viola sul resto del gruppo, trovando i suoi componenti momentaneamente sorpresi quanto lui, finché Roxas non si girò, fissandolo con i suoi glaciali occhi azzurri.
-Complimenti Xaldin, davvero un bel lavoro!- esclamò il Nobody. -Io torno dentro e vedo se riesco a farlo calmare, non l’avevo mai visto così arrabbiato.-
-Io ti seguo.- intervenne Vanitas. -Xaldin, quella birra te la offro io, mi sa che se torni dentro corri il rischio di essere defenestrato da Quina o Ursula…-
-O entrambe.- gli fece eco Ventus. -Ti converrà chiedere scusa a Sora, non ora chiaro, ma domani sarà già un buon momento. Buona giornata Xaldin.- terminò, seguendo i due e chiudendosi la porta alle spalle, facendo sì che un muto stupore, misto a un lieve imbarazzo, avvolgesse il numero III
-Ma…- balbettò il rasta, riprendendosi lentamente dallo stato di incredulità totale. -Ma come diamine si è permesso quel tuss di rivolgersi a me in quella maniera?! Ora gliela insegno io l’educazione!- affermò, convinto e trionfante, riattraversando la soglia.
Poco dopo una delle finestre del locale che davano sulla strada finì in mille pezzi con un gran frastuono accompagnato da un urlo di paura primitiva, che di umano aveva ben poco.








*Nemeryal: autrice di EFP, che nelle fic di Ottoperotto ha un incarico divino assai particolare ù.ù





E anche qui ho finito, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia strappato almeno una risata =3
See ya!!!
  
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