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Autore: None to Blame    19/10/2012    1 recensioni
Un massacro non è facile da mandar giù. Artù vede ancora quei volti, sente le urla e davanti ai suoi occhi c'è ancora sangue. E sul suo petto sente un opprimente senso di colpa.
*
Era notte ed era cremisi, era scuro e viscoso, si appiccicava alla memoria e, per quanto ti sciacquassi la faccia, la macchia restava e ti opprimeva e non ti lasciava respirare.
Cercavi scuse, un motivo ignoto, un motivo però valido, che potesse mettere a tacere i martellamenti della coscienza.
Ma era tutto inutile perché ormai tutto era sangue.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Prima dell'inizio
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NdA

 

Come al solito, scrivo di getto e senza sapere dove le dita mi porteranno. Ci fosse una volta che inizio a scrivere una cosa e finisco esattamente come avevo programmato. Questo è quello che mi è uscito stavolta. Riflette un po' il mio umore e poi adoro ficcare dentro le storie un po' di sangue. Fa sempre bene.

Non è betata (mi scoccio di rileggere più volte e controllare).

 

Il titolo è preso da una striscia dei Peanuts.

 

Riferita ad un massacro di un campo druido. Può essere quello del santuario e del fantasmino di non-mi-ricordo-quale-puntata o un altro. Sta a voi la scelta, quello che preferite.

 

Beh, that's it e mi piacerebbe sapere che ne pensate.

Spero sia meglio dell'altra fic che ho pubblicato, che è stata poco apprezzata.

 

BTW..

Accetto critiche costruttive e distruttive!

 

 


 

**

 

 

 

 


Era notte ed era cremisi, era scuro e viscoso, si appiccicava alla memoria e, per quanto ti sciacquassi la faccia, la macchia restava e ti opprimeva e non ti lasciava respirare.

 

Cercavi scuse, un motivo ignoto, un motivo però valido, che potesse mettere a tacere i martellamenti della coscienza.

Ma era tutto inutile perché ormai tutto era sangue.

 

 

Prima c'erano urla e lamenti, terrore strisciante sul terreno, mani che invocavano pietà e occhi muti pieni di dolore.

Senti ancora il lezzo penetrante del ferro, le spade, le lance, quello di terra bagnata – perché da qualche parte conservi il labile ricordo della pioggia che inzuppava la scena.

E poi profumi di spezie e aromi che si mescolavano con l'odore metallico del sangue.

E il rumore.

Il tonfo di corpi che cadono, di lame che penetravano la carne, ossa spezzate e dardi conficcati nella gola, bocca che vomitava sangue, sangue.

 

Era l'inferno, lo sai.

E tu eri un Lucifero – o un Prometeo.

T'illudevi di poter donare speranza o un po' di luce o magari solo sicurezza.

Ma quella visione nata senza consistenza svanì dietro il sapore del sangue sulle labbra – la donna che avevi ucciso, quella col simbolo sul volto, dal suo ventre ti arrivava il suo sangue.

Finisti nei meandri della terra, del dolore, a guardare gli innocenti pagare per la rabbia ed il rancore, forse per qualche ingiusto motivo – ma Pandora mai si sentì in colpa.

 

Ed il silenzio cadde come corpo morto cade.

 

Era solo cadaveri e tu eri in ginocchio sul terreno vermiglio e urlavi senza dignità perché non potevi fare altro, perché non era rabbia quella che ti montava nel petto, non rancore, ma odio, odio cieco e puro che ti saliva alla testa, odio verso te stesso e quello che le tue mani avevano fatto – la spada ancora in pugno, pugno serrato, nervi tesi, non ti rilassi, non puoi, non potrai mai più.

 

Appoggiasti la fronte ad un viso sepolto nel sangue.

 

Ti scolpisti nella memoria quell'espressione, la luce agghiacciante scavata nei suoi occhi, il volto contorto dal dolore.

 

Nel cuore prese corpo una promessa – promessa a quella vittima dell'odio, promessa a te e al mondo intero.

 

Tutto questo cambierà.

Per mano mia, tutto cambierà.

 

Ma singhiozzavi ancora e c'erano ancora lacrime. Era il prezzo da pagare. Un po' di senso di colpa come incentivo per il futuro, una spinta verso una promessa che non va infranta.

 

Cambierà.

 

Ma ancora piangerai. 


 

   
 
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