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Autore: ethelsgonnabeokay    19/10/2012    3 recensioni
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Nuova One-Shot con un titolo dalla lunghezza spropositata, una citazione di Francis Bacon. Ambientata nell'universo Mirai!, parla di Trunks e Vegeta.
Estratto:
Non poteva andare avanti così. Gli androidi avevano già ucciso mezza città. E i pochi abitanti rimasti non si riconoscevano più: nessuno usciva se non in gruppi di dieci o più persone, dopo il tramonto non si vedeva nessuno, e i bambini non si affacciavano più neanche alle finestre.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un uomo che medita la vendetta, mantiene le sue ferite sempre sanguinanti.



Autore (efp e forum): Ethel00
Titolo: Un uomo che medita la vendetta, mantiene le sue ferite sempre sanguinanti.
PersonaggiPairing: Mirai!Trunks, Mirai!Vegeta, Mirai!Bulma
Rating: Giallo
Genere: Angst, Introspettivo
Citazione: 16. Sii sempre libero di essere libero
Note: (alla fine della storia) Storia un filiiiino più lunga di una FlashFic, racconta di un sogno fatto da Trunks prima di fare una scelta molto importante. Il titolo è una citazione di Francis Bacon che mi sembrava molto adatta, e... spero ti piaccia :)



Venti morti. Li aveva visti, tutti quanti. Due donne, cinque uomini, tre ragazze. E, peggio di tutto, dieci bambini.
Era stato costretto a osservarli, una mano sulla spada, l'altra chiusa a pugno nella tasca, con le unghie che scavavano profondi solchi nella pelle per la rabbia. I corpi spezzati, riversi nel sangue, coperti da un lenzuolo rosso.
Non poteva andare avanti così. Gli androidi avevano già ucciso mezza città. E i pochi abitanti rimasti non si riconoscevano più: nessuno usciva se non in gruppi di dieci o più persone, dopo il tramonto non si vedeva nessuno, e i bambini non si affacciavano più neanche alle finestre.
Trunks, con un'espressione indecifrabile in viso, spinse la porta di casa. Una volta entrato, sentì i muscoli del viso rilassarsi e poté finalmente esternare tutti i suoi sentimenti. Desiderava anche piangere, ma il ragazzo che voleva e in un certo senso doveva rappresentare la salvezza dell'umanità non poteva permettersi simili debolezze.
-Trunks, come stai?
Sua madre gli era andato incontro, guardandolo con quegli occhi pieni di dolore che ormai il ragazzo le vedeva sempre più spesso.
-Mamma...
Bulma non ebbe bisogno di spiegazioni: vedeva la televisione, era al corrente degli omicidi.
-Mi dispiace, tesoro. Ma stai facendo di tutto perché questo finisca. Ne sono davvero orgogliosa, e sono sicura che anche Gohan e Vegeta lo sarebbero...- la voce della donna ebbe uno stacco improvviso, come succedeva ogni volta che nominava Vegeta.
Trunks percepì la tensione nella voce della madre, e si congedò con la prima scusa che gli passò per la mente. -Vado a dormire, mamma... sono stanco...
Salì le scale quasi correndo, ma attento a non fare troppo rumore. Chiuse la sua camera a chiave e si gettò sul letto, la faccia contro il cuscino. Sentì le lacrime premere contro gli occhi e poi scorrergli sulle guance, bollenti come il fuoco e fredde come la neve, dolorose come acido ma necessarie dopo tutto quello che aveva sofferto.
Era il trenta settembre, cosa che non aiutava. Quel settembre era stato fin troppo difficile; era passato un anno dalla morte di Gohan, e chissà quanti da quella del padre. E lui era rimasto solo.
Senza che se ne rese conto arrivò la sera, e sentì di star cedendo al sonno. Lui aveva paura dei suoi sogni, però; le immagini di tutte le persone che aveva visto morire si stampavano nella sua mente con risolutezza, e non lo lasciavano fino all'alba. E la mattina scopriva che non c'era nessun sollievo nel destarsi, perché il sogno diventava realtà ogni mattina.
Ma, nonostante tutti i suoi timori, le braccia di Morfeo lo accolsero fin troppo presto e lui, sfinito, si assopì.

Una pozza di sangue scarlatto riempiva il suo campo visivo. Dovunque si girasse, schizzi rosso scuro. Colore di morte.
Trunks respirò a fondo, prima di alzare lo sguardo. Conosceva troppo bene quei vestiti. Era una battle suit, una tuta da combattimento, una tuta da... Saiyan. Il blu della stoffa era stato coperto dal sangue, che la appiccicava per terra.
Era tutto troppo familiare. I suoi occhi si alzarono piano, come al rallentatore. Gli strappi della tuta lasciavano intravedere moltissime cicatrici sulle gambe e sulle cosce. Il petto era attraversato da una ferita diagonale, uno squarcio di almeno venti centimetri che andava dalla scapola al bacino. Anche le braccia presentavano diverse ferite, che spuntavano innumerevoli e crudeli dalla stoffa lacerata.
Un altro respiro profondo. Doveva ancora scoprire chi era, e aveva paura, perché in realtà già lo sapeva ma non voleva crederci.
“Coraggio”.
Il viso dell'uomo era tanto sconosciuto quanto familiare, tanto da provocare al ragazzo una fitta al cuore che lo piegò in due e gli fece cedere le ginocchia, facendolo cadere nel sangue. Capelli a fiamma, viso severo, sopracciglia folte che sovrastavano sottili occhi neri, ormai vitrei. Proprio come gliel'aveva descritto la mamma.
L'uomo morto era suo padre. Vegeta. Il principe dei Saiyan.
Lacrime amare attraversarono il volto del giovane che nonostante tutto, nonostante non l'avesse mai conosciuto, gli voleva bene. Il sangue si tinse di una vaga sfumatura rosacea mentre continuava a piangere, impotente. Anche suo padre era morto contro i cyborg.
Qualcosa gli bruciava dentro, la volontà di far finire quella situazione di schiavitù che lo costringeva a vedere i suoi affetti morire senza poter far niente, voleva ribellarsi, voleva essere libero.
Chiuse gli occhi e l'immagine davanti a lui scomparì gradualmente, fino a far rimanere un vuoto nero e freddo. Quando li riaprì vide che suo padre lo osservava, troppo reale per essere un fantasma, troppo distante per essere vivo.
-Papà...- la parola uscì dalle sue labbra ancora prima che riuscisse a rendersene conto.
-Trunks.- era la prima volta che si sentiva chiamare per nome in quel modo -Devi sconfiggere i cyborg.
-Come...
-Devi vendicarmi.
Il ragazzo annuì una sola volta, solenne e serio.
-Perché...- lasciò di nuovo la frase a metà. Cosa avrebbe voluto chiedergli? “Perché te ne sei andato, perché non sei tornato, perché mi hai lasciato solo”.
-Trunks...
Il ragazzo spalancò gli occhi, sorpreso di sentire suo padre rivolgersi con un tono quasi affettuoso. “Un fantasma può provare orgoglio?”
-Devi essere forte.- “Sì, decisamente” si rispose con un piccolo sorriso, notando come avesse sorvolato su qualsiasi cosa che riguardasse la famiglia. -E ricordati, sii sempre libero d'essere libero.
Dopo quella frase, il sogno si fece sempre più lontano. “Non posso svegliarmi ora, non posso...”
Si ritrovò a fissare il soffitto della sua camera. L'orologio segnava le otto e mezza. Sua madre doveva essere sveglia...
Entrò nel laboratorio. -Mamma...
-Buongiorno, Trunks!
-Mamma, ho deciso una cosa- continuò lui come se non fosse stato interrotto. -avevi detto che stavi mettendo a punto una macchina del tempo, no? Voglio usarla, voglio modificare il passato.
-Perché?
Trunks prese un respiro profondo. -Perché voglio vendicare papà.
Bulma ebbe un fremito, ma si limitò ad annuire.

 

 

 

 

 

 

 

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Angolo autrice
Buonsalve :)
Ecco qua una One-Shot su Mirai!Trunks che adoro, ma mai quanto Gohan riguardante il rapporto tra lui e il padre che adoro.
Spero di non aver fatto o scritto qualche stupidaggine.
Per chi segue la Long, molto probabilmente il nuovo capitolo non arriverà domani... ma voi non mi uccidete, vero? E invece sì

Alla prossima!
Ethel

   
 
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