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Autore: illyriaz_shell    19/10/2012    3 recensioni
Kurt, infelice al McKinley, stipula un patto con Sue per trasferirsi alla Dalton. L’assurda condizione: deve rinunciare alla sua voce fino a che non riceverà un bacio del "vero amore", da Blaine ovviamente. Si svolge in parallelo alla Stagione 2, leggermente AU.
Pubblicata: 07-08-11 - Aggiornata: 11-09-11 - Status: Completa
Genere: Angst, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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www.fanfiction.net/s/7263331/1/Part-of-Your-World

 
Era presente una Note dell’autrice che ho scelto di non tradurre perché parlava di come seguire gli aggiornamenti della storia, oramai completa, sul suo livejournal, , ma chiunque volesse la traduzione della suddetta nota chieda, e le sarà data.
Diceva anche “i commenti sono MOLTO apprezzati”, quindi se vorrete lasciare commenti qui glieli tradurrò!
 



 
Avvisi/chiarimenti: questa storia è leggermente AU; segue l’andamento della 2° stagione piuttosto fedelmente nella maggior parte degli aspetti, salvo l’incontro tra Kurt e Blaine. NON CI SONO SIRENE. In ogni caso, la trama è fortemente ispirata a La Sirenetta, che è stata quasi troppo facile da amalgamare con l’universo di Glee. Inoltre, NON è una songfic (non mi piacciono molto le songfic), ma è stato necessario aggiungere testi di canzoni in alcune parti.
 
Questa storia dovrebbe essere soprattutto divertente, ma ha parti tristi e angst, e altrettante parti sexy (non sto seguendo la trama de La Sirenetta in maniera del tutto fedele; la sto usando piuttosto come una traccia)
 

Divertitevi!

 

 
 

Capitolo 1 – His Voice Is Like A Bell

 
"…e nonostante non ci sia vergogna nel non sentirsi in grado di tenermi testa vocalmente, ricordatevi solo che i vostri genitori sono lì fuori, e che se sono almeno un poco come i miei, non vi perdoneranno mai e poi mai una brutta esibizione. Quindi ognuno faccia del suo meglio! Bel discorso d’incoraggiamento? Ok. Andiamo!”.  Rachelfece un sorriso abbagliante, che si spense quando con aria disperata diede uno sguardo all’aula canto. Il Glee club si era spostato in massa fuori dalla porta verso il backstage dell’auditorium. “Dov’è Kurt?”
 
“Non lo so, era con noi fino a un minuto fa”, sbuffò Mercedes.
 
Finn cambiò direzione e tornò indietro, “E’ corso nel bagno degli uomini durante il tuo comiz-‘discorso d’incoraggiamento’ per sistemarsi quella robaccia sugli occhi”
 
Quinn si sporse sopra la sua spalla con un sorrisetto “Ha detto che quel tuo tormento lo stava ‘annoiando fino alle lacrime’ e che il suo mascara stava cominciando a sciogliersi.
 
“Cosa?” squittì Rachel. “Il suo è il numero d’apertura! Questa è la mia occasione per dimostrare al signor Shuester che posso dirigere il Glee club meglio di lui! Il primo di molte notti sfavillanti in cui sia il mio talento che la mia brillante capacità di direzione abbaglieranno una folla con la loro grandiosità! O anche più! Dove diavolo sono le sue priorità?”
 
“Riposa le mandibole, principessa!” la testa di Kurt sbucò dalla porta del bagno degli uomini mentre ci passavano davanti, gli occhi appesantiti da dell’eyeliner nero, “Sono appena trenta secondi in ritardo rispetto a te. Devo solo aggiungere i tocchi finali. Vai, fai iniziare il tutto.” E la testa di Kurt se n’era andata.
 
Mentre entravano nel backstage dell’auditorium, Rachel tirò un profondo respiro, lasciando che i suoi nervi si placassero e il suo bisogno di esibirsi prevalesse.
 
“Bene! Ai propri posti gente! Mike e Brittany, voi siete i primi. Ragazze, venite con me dall’altra parte del palco”. Rachel fece capolino da dietro il sipario, guardò fuori verso la platea piena di persone, e salutò con un cenno i suoi papà. Questo era il suo momento; per la prima volta era veramente la responsabile del Glee club. Non che normalmente non fosse il leader ufficiale, ma ora aveva controllo creativo assoluto. Per essere onesti, gli era stato concesso da un esasperato signor Shuester che, stanco delle sue lamentele, aveva voluto metterla alla prova per vedere se era in grado di mantenere le promesse. Ma era così piena di gioia, orgoglio e determinazione che si dimenticò di sé stessa per un minuto e sussultò quando una mano le diede una pacca su una spalla
 
“Sembra che tutti si siano seduti ai loro posti. Sei sicura di poter gestire questa cosa, Rachel?“ chiese Mr. Shuester.
 
“E’ tutto sotto controllo, Mr. Shue. Ce l’ho in pugno*.” Lo vedrà.
 
“Fantastico, non vedo l’ora di assistere a quello che avete preparato” disse, mostrando i pollici alzati verso il preside Figgins, che sorrise e si trascinò verso il microfono, picchiettandolo un paio di volte.
 
“Prova, prova. Benvenuti genitori, amici e proprietari di piccole aziende locali che stanno prendendo in considerazione di comprare spazi pubblicitari sul Thunderclap di quest’anno. Prima di darvi il benvenuto all’esclusivo ritrovo autunnale del liceo superiore McKinley, vorrei innanzitutto scusarmi per il contenuto dei  brownies serviti all’esterno…”
 
Sia Rachel che Mr. Shuester si girarono a guardare Puck “Ch’cc’è?” farfugliò masticando, “Avevate detto  che volevate si godessero lo spettacolo, giusto?” Quando i loro sguardi non vacillarono, sputò quello che aveva in bocca e gettò le sue prelibatezze nel cestino “Bene, come volete! Che palle!”.
 
“…non siamo legalmente responsabili per qualsiasi effetto collaterale possiate subire. Ora, senza interiori indugi, esibendosi in alcuni numeri, attentamente selezionati, del film vincitore di sei premi Oscar ‘Chicago’, dal liceo McKinley, le Nuove direzioni!”
 
Seguirono degli applausi. Prima è stato un musical di Broadway! Pensò Rachel, ma non c’era tempo. Fece  cenno a Brittany e Mike, che sfoggiavano i vestiti stile anni ’20 che il Glee club aveva preso in prestito dal gruppo teatrale, e fecero la loro entrata in scena, passando a fianco del preside Figgins. Rachel emise un sospiro mentre l’ “Overture” iniziava e Brittany e Mike si scatenavano.
 
Questo non era decisamente il miglior modo di iniziare, pensò, il pubblico sta abboccando! Aspetta finché non sentano il mio solo in “Roxie”. Mr. Shue vedrà che le colonne sonore possono essere efficaci tanto quanto il rock classico nell’impressionare una folla tragicamente ignorante in fatto di musical.
 
Il jazz si faceva più forte. La soddisfazione dei partecipanti era palpabile. Il pubblico applaudì fragoroso per circa un minuto quando Brittany eseguì una capovolta piuttosto difficile sulla schiena di Mike. La musica continuò mentre i due cominciavano a rallentare e la melodia briosa si trasformava nelle note d’apertura di “All that Jazz.” Il sipario si stava alzando, e Mike e Brittany erano vicino all’orlo del palcoscenico, ansimando, guardando avanti e con le mani rivolte all’indietro…
 
…dove sarebbe dovuto esserci Kurt. Dove non c’era Kurt. Dove il riflettore puntava su di uno sgabello vuoto in mezzo alla jazz band. Lo stomaco di Rachel si contorse. Nelle sue orecchie pulsava il ritmo della musica, senza voce ad accompagnarlo. Rivolse lo sguardo verso il pubblico, guardando la gioia che si trasformava lentamente in confusione. Quello era un disastro. Quella stava per essere la sua disfatta. Non avrebbe mai più avuto l’opportunità di dirigere un’altra esibizione del glee club, non avrebbe mai vinto una borsa di studio per una prestigiosa scuola con una sezione di musical e teatro rispettabile e la sua carriera era finita prima ancora di cominciare. Ed era tutta colpa di Kurt Stupido Hummel.
 
“Il prossimo numero, il prossimo numero!” sibilò aspramente Rachel, facendo un cenno al direttore della jazz band.
 
Mentre la musica si interrompeva abbastanza malamente, gli occhi della ragazza guizzarono velocemente verso ognuna di loro, prima che riuscissero a radunarsi e scivolare in tutta fretta sul palco. Tina quasi inciampò ma Quinn la sostenne. Mercedes fu lenta nel mettersi in posizione. Rachel si morse un labbro, si schiarì rumorosamente la gola, e immediatamente si misero in posizione e cominciarono a cantare all’unisono.

 
"He had it coming, He had it coming,
He only had himself to blame,
If you'da been there, If you'da seen it
I betcha you would have done the same"

[Se l’é cercata, se l’é cercata,
deve incolpare solo sé stesso;
se ci fossi stato anche tu, se avessi visto anche tu,
scommetto che avresti fatto lo stesso]

 
Appena finirono il primo ritornello Rachel, che si trovava all’estrema destra del palco, sentì Mr. Shuester dietro le quinte chiedere dove fosse Kurt. Finn gli disse che probabilmente era ancora in bagno. Shuster si precipitò fuori, sembrando preoccupato. Rachel invece era furiosa; avrebbe sventrato Kurt per aver umiliata in quel modo. Provò a ricacciare il tutto in fondo alla mente mentre lei e il resto delle ragazze si spostarono avanti, picchiettando coi piedi** e schioccando le dita.
 
Santana fece un passo avanti, prendendo il microfono.
 

"You know how people have these little habits that get you down?"
[Avete presente quando la gente ha queste piccolo abitudini che vi fanno diventare matti?]

 

5 minuti prima

 
"Che cazzo stai facendo Hummel? Il bagno delle ragazze è in fondo al corridoio se devi rifarti il trucco.”
Con lo stomaco schiacciato contro il lavandino per essere col viso più vicino allo specchio e con lo scovolino del mascara in mano Kurt si rifiutò persino di dar segno di aver notato la presenza di Karofsky sulla porta del bagno girando la testa. Rimase invece con gi occhi concentrati su ciò che aveva in mano. Non aveva né il tempo né la pazienza per quello in quel momento. Non li aveva mai avuti in effetti, ma aveva uno show da aprire e aveva appena detto a Rachel che sarebbe arrivato subito. Non era proprio dell’umore adatto per essere maltrattato giusto prima della sua prima performance solista.
 
“Per tua informazione, Karofsky, sia agli uomini che alle donne viene chiesto di mettere del trucco per andare in scena” rispose pigramente Kurt, rimettendo lo scovolino nel contenitore del mascara, e riportandolo su verso l’occhio sinistro.
 
“Sì, beh, gli attori sono tutti una manica di froci; non li chiamerei veramente uomini.” Sogghignò Karofsky, cercando chiaramente di farlo innervosire.
 
Kurt sollevò un sopracciglio e aprì la bocca per controbattere, ma si morse un labbro e decise di ignorarlo. Era veramente stanco di tutto questo: gli spintoni, i nomignoli continui. Una settimana prima, Karofsky l’aveva spinto in una fontanella, schiacciandolo contro il pulsante e costringendolo a rimanere sotto il getto d’acqua mentre il davanti della sua camicetta rossa preferita di Chanel si inzuppava. Aveva pianto quel giorno. Ma voleva tener fede a quello che aveva detto al signor Shuester qualche settimana prima: era la sua personale sfida e doveva affrontarla da solo. Non sarebbe andato da nessuna parte affrontando apertamente Karofsky.
 
Si mise l’ultimo tocco di mascara e ruotò leggermente la testa per vedere se l’aveva applicato uniformemente. Soddisfatto, ripose lo scovolino nel suo contenitore e si allontanò dal lavandino, muovendosi verso l’uscita. L’uscita però era bloccata dall’imponente ragazzo sudato che indossava una tuta da ginnastica del liceo McKinley. Karofsky scrutò Kurt, il disgusto evidente sul suo volto mentre studiava il trucco sul suo viso e l’abito di lustrini che si era infilato all’ultimo minuto. Lui avrebbe voluto abbellire una camicia bianca e delle bretelle del dipartimento di teatro, anche se Rachel aveva insistito che non era appropriato per il periodo storico.
 
“Per piacere, spostati” chiese aspramente Kurt, incrociando le braccia ma non guardandolo negli occhi. “Devo essere sul palco tra pochi minuti.”
 
“Sì, beh, che cosa fai se non voglio spostarmi?” Ribatté Karofsky.
 
Kurt esitò. “Dici sul serio? Per piacere, spostati e basta!”
 
“Cheffai se non voglio? Piangi? Oh no! Ti si scioglierà tutto il trucco e dovrai rifare tutto da capo.”.
 
Un palpito, dopodiché Kurt sputò fuori “Che diavolo pensi di concludere qui? Non hai qualche peso da sollevare o qualche gara di corsa a cui partecipare?”
 
Karofsky scosse appena le spalle, chiaramente divertito dalla sua frustrazione.
 
Kurt sbottò stizzito “Dio!Qual è il tuo problema?”
 
“Sei tu il mio problema, piedini di fata.”
 
“Sì, e tu sei il mio di problema, e spero arrivi presto il momento in cui, entro una decina d’anni, il mio problema più grande sarà ricordarti di tenere la carne separata dal resto mentre imbusterai la mia cazzo di spesa!” urlò Kurt. Di solito non andava in collera così in fretta, ma il tempo era di vitale importanza in quel caso. “Ma non ho tempo per questo, quindi te lo chiederò di nuovo. Spostati.”
 
Karofsky, ovviamente infastidito dal suo commento, abbaiò molto meno divertito “E io te lo chiederò di nuovo: cheffai se non mi sposto?”
 
Kurt era incazzato nero. Per un momento, rimasero semplicemente lì, guardandosi l’un l’altro. Kurt lanciò un’occhiata alla minuscola finestrella vicino al soffitto dalla parte opposta del bagno. Anche raggiungendola, nonostante fosse così magro, non sarebbe mai riuscito a passarci. E anche se ci fosse riuscito, avrebbe dovuto percorrere tutto il perimetro della scuola. Non sarebbe arrivato in auditorium in tempo. Forse schiacciandosi sarebbe riuscito a superare Karofsky e arrivare alla porta.
 
Karofsky doveva aver visto gli occhi di Kurt spostarsi verso lo spazio vuoto tra lui e il muro e aveva allargato un poco le sue larghe e muscolose braccia, bloccando del tutto la via di fuga del ragazzo più smilzo.
 
In quel momento, il suono della musica jazz si diffuse sommessa nei corridoi, e Kurt andò in panico.
 
“Merda! Per piacere spostati. Puoi picchiarmi a sangue domani, non mi interessa. Ma dovevo essere sul palco circa tre minuti fa.”
 
“E lasciare che tu rovini la vittoria della nostra squadra di football mettendo in imbarazzo la scuola sul palco con i tuoi volteggi da fatina sbrilluccicosa? Puoi scordartelo.”
 
Kurt poté sentire la rabbia mischiarsi al panico; razionalmente stava cercando di calmarsi, perché poteva sentire la musica jazz farsi più fioca. Ma la sua bocca e il suo corpo non erano molto razionali. “Sai cos’è imbarazzante per questa scuola? Gente che ripete la maturità per la decima volta e ancora viene bocciato ai recuperi di matematica. Voglio dire, il tuo culone sembra quello di un trentenne, e…”
 
“Che cosa hai detto riguardo al mio culo, frocetto?” Karofsky si avvicinò aggressivamente, dando un pugno al muro. Kurt trasalì ma non indietreggiò.
 
“Oh ma fammi il piacere! Non sei assolutamente il mio tipo. Quindi se è questo quello di cui hai paura perché non mi lasci in pace, visto che i miei unici pensieri sporchi che ti riguardano sono sul buttarti con un calcione in un cumulo di letame?”
 
Karofsky strinse i pugni e sbuffò per la rabbia, e Kurt si mosse in avanti, cercando di spingerlo da parte. Karofsky era più veloce e lo spinse dov’era prima. “Andiamo!” urlò Kurt mentre ci provava ancora e ancora una volta non si riusciva. “Tutto questo non ha senso! Lascia-”. Spinto all’indietro. “-mi”. Rispinto indietro. “Passare!”. E infine si lanciò in avanti, verso Karofsky questa volta, spingendolo più forte che poteva.
 
Non servì a nulla.
 
Karofsky lo afferrò per le spalle e lo spinse con forza contro il muro della cabina*** più vicina. Il metallo vibrò e la sua testa produsse un tonfo sordo quando sbatté contro la cabina. Tutto il corpo di Kurt si accasciò, ma il sangue oramai pompava solo adrenalina, quindi quando Karofsky si spostò verso di lui tirò un pugno con tutta la forza che aveva.
 

and I fired two warning shots…
[e sparai due colpi d’avvertimento…]

 
Karofsky schivò facilmente il primo pugno, ridendo, ma fu colto di sorpresa quando il secondo pugno quasi lo colpì sul volto. Aggrottando le sopracciglia prese Kurt per le spalle e lo spinse brutalmente contro le pareti della cabina ancora e ancora, fino a lasciarlo senz’aria. Vista la differenza delle loro corporature, Kurt sarebbe anche potuto essere una bambola di pezza.
 
Quando Kurt riuscì a riprendere fiatò, emise un brontolio. Era pervaso dalla rabbia, e tirò un altro pugno, riuscendo questa volta a colpire la mascella di Karofsky.
 

…he had it coming, he had it coming,
he only had himself to blame…

[…se l’é cercata, se l’é cercata,
deve biasimare solo sé stesso…]

 
Il suo momentaneo trionfo svanì subito non appena Karofsky si girò lentamente verso di lui, guardandolo divertito mentre stringeva la presa sulle sue spalle.
 
“E’ questo il meglio che sai fare, Hummel? Fai a botte come una ragazza.” Ghignò Karofsky. Aveva il respiro pesante.
 

…if you'da been there, if you'da heard it
I betcha you would have done the same…

[se ci fossi stato anche tu, se avessi visto anche tu,
scommetto che avresti fatto lo stesso]
 

Kurt ne aveva abbastanza. Provò a levarsi di dosso il suo aggressore, ma ottenne solo un altro forte spintone contro la cabina. Kurt strillò “Togliti di dosso, figlio di pu…”
 

and then I found out…
[…e poi scoprii…]

 
La protesta di Kurt venne interrotta dalla bocca di Karofsky sulla sua. Fu costretto a ingoiare quello che stava dicendo mentre tutto il suo corpo s’irrigidiva.
 
Poteva sentire le labbra screpolate di Karofsky strofinare contro le sue, la lingua umida di Karofsky esplorargli la bocca. Quando riconquistò una parvenza di coscienza, quando si rese improvvisamente conto di cosa gli stava succedendo, provò a tenere le labbra chiuse. Quando riacquistò il controllo del suo corpo, cominciò a dimenarsi, grugnendo per le attenzioni indesiderate rivolte alla sua bocca.
 
Karofsky grugnì per la frustrazione del rifiuto al suo bacio, e subito scaraventò di nuovo il corpo di Kurt contro il duro metallo. Questo provocò il grido soffocato di Kurt, che aprì la bocca quel tanto che bastava perché Karofsky ci ficcasse di nuovo la lingua. Kurt continuò a lottare, spingendo via il ragazzo più grande, ma era inutile finché Karofsky lo premeva con tutto il suo peso contro la cabina.
 
Kurt provò a mordere la lingua a Karofsky, ma lui scelse proprio quel momento per tirarsi indietro, trascinandolo via dall’angolo dov’erano e spingendolo all’interno della cabina. Kurt oppose resistenza, gridando, ma era troppo tardi e ormai era già premuto contro il muro di fondo della cabina, con le gambe schiacciate in maniera innaturale contro il water e ogni via di fuga bloccata dall’imponente massa di Karofsky. “Che diavolo!” fu tutto ciò che riuscì a farfugliare prima che il corpo di Karofsky fosse premuto contro il suo. “No, fermati!”
 

…he was crazy, and he kept on screaming…
[…sembrava impazzito, continuava ad urlare…]

 
“Pensi di poter camminare in giro per questi corridoi giorno dopo giorno?” Ansimò Karofsky, guardando con rabbia il ragazzino impaurito sotto di lui. “Mettendoti quei pantaloni così aderenti sul culo?” Con un braccio si strinse al petto di Kurt, e usò l’altro per agguantare la bocca di un disperato Kurt, smorzando il volume dei suoi lamenti. “Facendomi pensare cose schifose che non voglio pensare?”
 

he had it coming…
[...doveva aspettarsela…]

 
“E da un pezzo che dovevi aspettarti tutto questo, Hummel.” Sussurrò Karofsky. Kurt provò a spinger via la mano di Karofsky dalla sua bocca, ma senza risultati. Agli angoli dei suoi occhi spuntarono delle lacrime. “Praticamente supplichi che ti si prenda quel piccolo sodo… ogni volta che ti pavoneggi nei corridoi…”
 

he had it coming…
[...doveva aspettarsela…]

 
Tra lo shock, la mano, e Karofsky che premeva contro il suo petto, Kurt aveva problemi a respirare. Il suo corpo domandava a gran voce ossigeno e lui non riusciva neanche a trovare l’aria per urlare a Karofsky di togliersi di dosso. Mente si dimenava e lo spingeva inutilmente, strizzando gli occhi per la frustrazione e sentendo delle grosse lacrime miste a mascara che gli scorrevano lungo le guance, poteva sentire qualcosa lentamente indurirsi contro il suo stomaco. Ancora una volta Kurt sgranò gli occhi mentre tutto il suo corpo s’irrigidiva per lo shock.
 

he only had himself to blame…
[…deve biasimare solo sé stesso…]

 
La mano che non stava soffocando le sue urla strattonò rudemente il suo vestito di lustrini ma Kurt era troppo impaurito per trasalire al rumore dei bottoni che saltavano via e colpivano il bordo del water. Era troppo impegnato a lottare con la bocca che ora stava aggredendo il suo collo, mentre la sua testa veniva bloccata verso l’alto e piegata di lato, con una guancia schiacciata contro il muro. Era troppo indaffarato a spingere via la mano di Karofsky, quello che gli stava chiudendo la bocca e lo stava premendo contro il muro, ma le sue dita tremanti non riuscivano a fare abbastanza presa e l’angolazione era troppo complicata. Era troppo assorbito dal cercare di ignorare la mano che ora andava tastoni sul suo petto, toccandolo in maniere in cui non era mai stato toccato prima e in cui di sicuro non voleva venire toccato in quel momento. Era troppo concentrato a pensare a come scappare se avesse sentito quella stessa mano andare sempre più giù lungo il suo corpo.
 
Karofsky scostò il bacino per guadagnare lo spazio per arrivare con la mano alla cintura di Kurt. Con l’erezione di Karofsky spostata dal suo spazio personale Kurt riaveva i mezzi per cogliere al volo l’occasione, e alzò un ginocchio colpendo solo in parte quello che doveva essere il suo obiettivo. Karofsky gemette, e Kurt diede un’altra ginocchiata all’inguine, centrandolo del tutto questa volta. Karofsky urlò, perdendo l’equilibrio mentre portava entrambe le mani a proteggersi il pacco, e cadeva in avanti sopra Kurt.
 
Ma Kurt finalmente aveva la meglio, e con entrambe le mani e il corpo liberi fu in grado di raccogliere abbastanza forza da spostarsi dal muro, spingendo Karofsky via da lui, fuori dalla cabina sul pavimento. Karofsky atterrò con uno schianto, e si raggomitolò su sé stesso, chiaramente dolorante per le ginocchiate di Kurt. Kurt lanciò uno sguardo truce al suo aggressore sotto di lui stringendo i pugni.
 

…well, I was in such a state of shock,
I completely blacked out,
I can't remember a thing…

[…beh, ero talmente scioccato,
Ero fuori di me,
non ricordo assolutamente nulla…]

 
Kurt vide rosso e si slanciò in avanti. Continuava a tirare calci tremendi alla massa rannicchiata ai suoi piedi, accecato dalla rabbia. Non disse nulla. Lanciò solo urla d’ira, dolore e frustrazione ogni volta che il suo piede colpiva della carne. Era fuori di sé, non prestava attenzione a dove arrivava ogni suo colpo, o quante volte aveva colpito. Il suo istinto “lotta o scappa” era finalmente emerso in tutta la sua forza, e il suo corpo aveva decisamente scelto per la prima opzione, godendo dei piagnucolii e delle urla che provenivano dalla bocca del suo persecutore. La bocca che era stata dappertutto su di lui. Poteva ancora sentire la saliva appiccicaticcia sulle labbra, la lingua, il collo. Kurt calciò ancora più forte, facendo arrivare un ultimo colpo al suo stomaco, lasciandosi scappare dalla gola un urlo da lacerare le orecchie.
 
“KURT!”
 
Kurt girò bruscamente la testa verso la porta. Il signor Shuester stava ritto con le braccia puntate**** contro il muro, sul viso un’espressione di shock. Kurt si bloccò immediatamente.
 

…he had it coming…
[…se l’è cercata…]
 

“KURT, ALLONTANATI DA KAROFSKY!”
 

…he had it coming…
[…se l’è cercata…]

 
Kurt batté la palpebre di rimando, non capendo cosa gli era stato ordinato.
 

…he had it coming all along…
[…doveva prevederlo fin dall’inizio…]

 
ADESSO!”
 
Kurt sussultò e si spostò all’indietro, appoggiandosi al muro divisorio della cabina mentre Mr. Shue accorreva, accovacciandosi vicino a Karofsky. “Dave! Dave, rispondimi. Stai bene? Riesci a muoverti?”
 
Karofsky farfugliò “Lui…mi ha… attaccato.”
 

I didn't do it…
[…non l’ho fatto…]

 
"Cosa?" Kurt riuscì a ritrovare la voce. "No, no Mr. Schue! E’ lui quello che… lui ha attaccato me!"
 

but if I'd done it…
[…ma anche se l’avessi fatto…]

 
"Non mi interessa, Kurt! Non in questo momento," disse Schue con enfasi da sopra la sua spalla.
 

how could you tell me that I was wrong?...
[…come potresti dire che non avevo ragione?…]


"Ma!" Kurt non poteva credere lo si potesse incolpare di tutto quello. Per il SUO…assalto. "Ma…"
 

he had it coming…
[…se l’è cercata…]

 
Poi la consapevolezza di quello che era successo lo colpì. Veramente gli piombò addosso . Non era stato attaccato; era quasi stato assalito. Sessualmente. Da Dave Karofsky. Karofsky era… e Karofsky aveva provato a… con lui.
 

he had it coming…
[…se l’è cercata…]

 
Kurt gemette: "Mr. Schue, e lui quello che ha iniziato! Ha provato a…"
 

he only had himself to blame…
[…deve biasimare solo sé stesso…]

 
Ma gli era faticoso anche solo pensare alle parole, figurarsi dille ad alta voce. Alzò una mano a coprirsi la bocca, e poteva sentire le lacrime scorrergli lungo il volto. Provò ad asciugarle, ma come le macchie nere sulla sua mano gli suggerirono, riuscì solo a rovinarsi ancora di più il trucco.
 
Come era potuto succedere?
 

if you'da been there…
[se ci fossi stato anche tu…]

 
Mr. Schuester lo guardò da sopra il largo, sofferente ragazzo del quale si stava prendendo cura, rabbia e delusione evidenti sui suoi lineamenti . "Anche se avesse cominciato lui, mi sembra sia tu quello che l’ha finita.”
 

if you'da seen it…
[…se avessi visto anche tu…]

 
"Esci in corridoio e aspettami lì. Dopo che avrò trovato qualcuno che si occupi di Dave, andremo nell’ufficio del preside Figgins." Schuester sospirò. "Non avrei mai creduto tu potessi essere capace di qualcosa del genere. Mi haicosì deluso."
 

I betcha you would have done the same…
[…scommetto che avresti fatto lo stesso…]

 




Ok, angolo della traduttrice: se proprio una traduzione non mi convinceva l’ho segnata con un asterisco – fosse stato per me avrei messo un asterisco su un terzo delle parole, ma vabbé, io sono un’eterna insoddisfatta. Quindi ecco la lista delle precisazioni:
 
 
*I’ve got this: non potevo tradurre letteralmente “ce l’ho” e basta, e “ce l’ho in tasca” è più adatto ad una vittoria…quindi “ce l’ho in pugno”
 
**tapping: avete presente che nel tip-tap si indossano scarpe create appositamente per far rumore? Ecco, “picchiettavano coi piedi” è una traduzione che creerà dissenteria diffusa, ma non sapevo come spiegare la cosa in altra maniera
 
***stall: Avete presente i bagni divisi in scompartimenti? Io li chiamo cubicoli ma credo che sia “cabina”  il termine più adatto (è quello che ho trovato sui dizionari almeno)
 
****braced: puntava, non tipo con le pistole, tipo “spingeva le braccia contro il muro ai lati della porta”, ma era troppo lungo tipo, e non c’era un esatto sinonimo in italiano…tipo XD
Sarebbe più semplice farvi un disegnino.
 
 
Cercherò sempre di evitare le note fino alla fine del capitolo, perché non so voi ma io prima voglio sapere cosa succede in una storia, le note all’inizio mi infastidiscono quando leggo una fanfic, e comunque le limiterò al minimo necessario.
 
Spero la traduzione vi vada a genio, comunque per qualsiasi chiarimento sono qui. SPERO di riuscire a postare un capitolo alla settimana, ma non credo di riuscirci … non arrabbiatevi se dovessi metterci troppo tempo ad aggiornare la storia, ok? Sono una ragazza con troppi impegni.
Bacioni!
  
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