Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Feel Good Inc    19/10/2012    6 recensioni
Tyrion/Sansa. Cinque volte in cui lui l'ha guardata, e una volta in cui lei ha distolto lo sguardo.
Sollevò gli occhi solo quando si sentì rivolgere la parola e allora Tyrion vide che erano sbiaditi, avevano come perso il colore che li aveva animati a Grande Inverno, e non poté fare a meno di domandarsi quanto dolore e quante lacrime avesse versato nel porto segreto delle sue stanze, dove poteva concedersi la distanza da un mondo che non le apparteneva più e forse non le era mai appartenuto e di essere finalmente una ragazzina, una figlia, una persona col cuore spezzato.
[...]
«Pregherò perché torniate sano e salvo, mio lord.»
Nel breve arco di eternità in cui le sue parole si fecero strada nel volto di lui, Sansa ritrovò intatta tutta la vecchia paura e si promise di cancellare subito quell’accenno di resa proibita.
«Davvero?»
«Così come farò per il re.»
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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5 times I looked at you

{ and the one you looked away }

 

 

 

 

 

 

 

Più volte aveva rimbrottato Arya per il suo quantomeno inopportuno porre domande su quello che, molto poco elegantemente, veniva chiamato Folletto; più volte si era costruita nella mente l’immagine della sorella che trovava la maniera più imbarazzante di offendere il terzogenito Lannister, interrogandosi con angoscia sulla relativa più conforme maniera di scusarsi di tanta vivace impudenza. Ciò che Sansa non si sarebbe mai aspettata, tuttavia, era che potesse essere lo stesso Tyrion Lannister a ridurla inerme e senza parole, col semplice atto di mostrarsi sinceramente dispiaciuto per Bran e di rivelarsi in tal modo così diverso da quel che da lui ci si sarebbe potuti aspettare. Dava anzi l’impressione di voler davvero fare qualcosa per suo fratello, di voler trovare il modo di restituire la speranza a un bambino che non aveva alcun diritto di perderla.

Quel giorno volle cercarlo, parlargli, ma scoprì di non sapere cosa dirgli.

«Mio lord?»

Lo raggiunse che era già fuori, pronto a partire. Lui si volse a guardarla e il sole catturò un riflesso dorato dai suoi capelli. Sansa rimase lì a guardarlo, chiedendosi come potesse la gente insultarlo al punto da chiamarlo mezz’uomo e se ci fosse anche un solo uomo intero, ad Approdo del Re, ovunque, che meritasse di considerarsi superiore a lui solo perché la natura l’aveva reso più alto e ben fatto.

«Vi auguro buon viaggio.»

Forse c’era un’ombra di divertimento nel suo sorriso, ma Sansa non se ne avvide.

 

 

 

Stranger, you look so different.

 

 

 

Nel corteo di personaggi che tutto parevano essere fuorché persone, la figura esile e pallida di Sansa Stark spiccava come un fiocco di neve in un campo di grano. Sollevò gli occhi solo quando si sentì rivolgere la parola e allora Tyrion vide che erano sbiaditi, avevano come perso il colore che li aveva animati a Grande Inverno, e non poté fare a meno di domandarsi quanto dolore e quante lacrime avesse versato nel porto segreto delle sue stanze, dove poteva concedersi la distanza da un mondo che non le apparteneva più e forse non le era mai appartenuto e di essere finalmente una ragazzina, una figlia, una persona col cuore spezzato.

«Sono addolorato per la vostra perdita, mia lady.»

Sansa lo guardò per un breve tempo che sembrò infinito e Tyrion sperò che vedesse la sincerità nel suo sguardo, che non avesse ancora disimparato a riconoscerla e che non avesse già disperato di trovarla da qualche parte tra quelle mura. Poi, le parole irose di Joffrey riportarono la fanciulla al suo ruolo e lui non fu più nient’altro che l’ennesima persona da cui difendersi con la menzogna.

«Mio padre era un traditore. Mia madre e mio fratello sono dei traditori. Io sono fedele al mio adorato Joffrey

Tyrion sorrise amaro al ma grazie che le aveva letto sulle labbra, svanito appena in tempo perché la neve non si sciogliesse.

 

 

 

Da che suo padre era stato giustiziato, non ricordava di aver più toccato spontaneamente nessuno. Forse era successo, ma lei di certo non l’aveva sentito. Si era racchiusa in una prigione dentro la prigione, fatta di silenzi e occhi bassi e completa abnegazione, una sorta di misera rivalsa che le impediva tanto di toccare quanto di essere toccata da quell’illusione di favola che le si era ritorta contro come la più crudele delle realtà. Il dolore stesso delle percosse e dell’umiliazione le era parso freddo, estraneo, non cocente come si sarebbe aspettata. E poi era giunta la mano di lord Tyrion, reale quanto inaspettata, un raggio di sole attraverso il velo di pioggia che erano le sue lacrime trattenute al sicuro negli occhi.

L’aveva accettata, e ancora adesso si portava nel palmo il suo calore.

Fingere era difficile con tutti; in qualche momento disperato era arrivata a pensare che fosse impossibile. Con Tyrion Lannister lo sembrava davvero. Sansa non poteva fidarsi di lui, non poteva fidarsi di nessuno di quelli che la circondavano, e forse per questo continuare ad annullarsi di fronte ai suoi occhi che sapevano e non avevano bisogno di chiedere, che capivano e non giudicavano, faceva così male; avrebbe voluto, avrebbe tanto voluto fidarsi.

Invece, ancora una volta, non poteva neppure ringraziarlo.

Ebbe cura di allontanarsi da lui senza mai voltarsi indietro, poiché era certa che se l’avesse fatto avrebbe trovato di nuovo la proposta di quello sguardo ad attenderla in silenzio, gentile e impossibile.

 

 

 

Quando il pugno di sterco era stato lanciato, il suo primo impulso sarebbe stato quello di rincorrere l’incauto sconosciuto fino in capo al mondo e là, lontano da occhi e orecchie indiscreti, baciarlo in fronte e ricoprirlo d’oro e lasciarlo andare libero con le benedizioni di tutti gli dei vecchi e nuovi. Poi la bravata era diventata rivolta e la rivolta massacro e il massacro una rivolta ancora più grande, e al realizzare che Sansa era sparita il suo impulso nuovo era stato quello di andare a cercare quel disgraziato che aveva dato vita al tutto per strangolarlo a mani nude. Per tutto il tempo si era ripetuto che preoccuparsi per la sicurezza della ragazza era più conveniente che normale: dopotutto, lei era merce di scambio; ma quando la vide in quello stato provò qualcosa che andava ben oltre il freddo interesse politico.

Sansa Stark, la bambina coraggiosa, la ragazza forte, che qualcuno aveva già costretto a diventare donna troppo in fretta e alla quale qualcun altro oggi aveva fatto comprendere quanto ciò potesse far paura, piangeva guardandolo fisso.

Per un lunghissimo istante Tyrion non riuscì a fare altro che ricambiare quello sguardo, sentendosi pervadere dal benefico sollievo di vederla salva, di vederla al sicuro, di vederla soprattutto più umana e vera e viva che mai. Ciascuna di quelle lacrime stava a significare che il suo cuore era ancora lì, che batteva nonostante tutto, e il suo non distogliere gli occhi voleva dire che neppure questa prova era riuscita a scalfire la sua forza d’animo.

Non poté fare altro che lasciare che le donne la riaccompagnassero ai suoi alloggi, quando in cuor suo non avrebbe voluto fare altro che abbracciarla.

 

 

 

Quando la guerra arrivò alle porte della città, per la prima volta Sansa riuscì a comprendere per davvero la frustrata insofferenza che Arya si portava dentro dalla nascita. Il senso di impotenza femminile permeava quel posto come un morbo; lo si respirava attraverso i volti impauriti, i passi affrettati, e lo avvertì più forte nel momento in cui Tyrion Lannister le si avvicinò e le regalò la spiacevole impressione di essere venuto a dirle addio. E in quel momento, nel cuore di una città che forse quella stessa notte sarebbe caduta, di fronte all’unico uomo che lì non le fosse parso un carceriere, la verità – la prima da un tempo incalcolabile – le sembrò la cosa più naturale e più giusta che potesse dargli in cambio.

«Pregherò perché torniate sano e salvo, mio lord.»

Nel breve arco di eternità in cui le sue parole si fecero strada nel volto di lui, Sansa ritrovò intatta tutta la vecchia paura e si promise di cancellare subito quell’accenno di resa proibita.

«Davvero?»

«Così come farò per il re.»

Si ritrovò a sperare che gli occhi così attenti dell’unico Lannister di cui avesse mai osato suo malgrado fidarsi, di cui volesse suo malgrado fidarsi, avessero scorto la sincerità nei suoi, come a lei era già accaduto con lui.

Non osò aspettare ancora: non avrebbe sopportato una nuova delusione, non da lui, non anche da lui.

 

 

 

And you just made it happen.

 

 

 

Era entrata offrendogli il silenzio di un’ombra e la sua pelle bianca come la luna piena nel buio. Aveva chiesto e ottenuto che li lasciassero soli, e Tyrion aveva storto dolorosamente le labbra in un sorriso al pensare che qualcuno avrebbe trovato tutto ciò molto indecoroso e che quel qualcuno doveva solamente andare a farsi fottere, per quel che gliene importava. Aveva ancora addosso il profumo di Shae, tra le pieghe del viso il sale delle lacrime che aveva pianto tra i suoi capelli, ma non gli importava di condividerli con Sansa Stark e magari in realtà era proprio ciò di cui aveva bisogno. Ma lei aveva abbassato gli occhi e per una volta sembrava davvero non sapere cosa fare o cosa dire, e fu allora, per la prima volta, che a Tyrion fu concesso di vederla finalmente per ciò che era: una ragazza sola e smarrita.

«Ti faccio orrore, mia lady?»

Scosse debolmente il capo, senza rispondere. Si fece più vicina e alla fine venne a sedersi nello stesso punto in cui si era seduta Shae. Infine fece qualcosa che forse non avrebbe fatto altrove e forse non avrebbe fatto con nessun altro, e lui capì che se non lo guardava non era per pietà o ribrezzo, ma per il pudore della consapevolezza.

Estranei in un mondo che non aveva bisogno di loro o, se ne aveva, non intendeva certo ridursi a confessarlo, si erano trovati e riconosciuti e così avevano scoperto di non essere soli: questo dicevano le dita di Sansa sulle sue e le lacrime che scendendo piano le liberavano gli occhi da ogni vergogna. Tyrion non avrebbe avvertito un sollievo più intenso se quel pianto fosse stato latte di papavero, o balsamo caldo sulla sua cicatrice.

Chiuse gli occhi e, per la prima volta da quella che gli sembrò una vita intera, si sentì a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Mi sono sbafata le due stagioni di Game of Thrones in cinque giorni. Tyrion l’ho amato subito, com’era prevedibile, perché guarda caso ho sempre avuto anch’io a tender spot in my heart for cripples and bastards and broken things Sansa ci ho messo più tempo a capirla, ma quando l’ho capita ho amato anche lei. E in qualche modo alla fine mi sono ritrovata a shipparli. Dio mio, lo so, le ship più angstose sono le mie, ma tant’è.

La prima flash di questa sottospecie di raccolta nasce per errore, vi confesso, perché nella foga dell’immaginare un’interazione tra i due a Grande Inverno ho un po’ confuso l’ordine degli avvenimenti e ho iniziato a scrivere credendo che Tyrion avesse progettato la sella per Bran prima di partire da lì. Resami conto più tardi dell’errore, ormai ero troppo affezionata all’immagine di Sansa che andava a cercarlo per ringraziarlo, e non ho avuto il cuore di eliminare del tutto quel preludio. Così, insomma, se riadattata com’è vi riesce un po’ forzata, sappiate che me ne prendo tutta la colpa. Tra la seconda e la quinta flash ho cercato invece di ripercorrere a modo mio gli avvicinamenti davvero avvenuti tra i due personaggi, rispettivamente negli episodi 2x01, 2x04, 2x06, 2x09. L’ultima è un altro viaggio mentale in quanto favoleggia di un confronto tra Tyrion e Sansa dopo la battaglia di Approdo del Re, ipoteticamente ambientato nella 2x10.

I due versi, che stanno proprio a separare il canon dalla mia insana fantasia di shipper, sono tratti da Stranger di Elisa (can you forgive me if it sounds like I know you too well? ).

Mi piacerebbe tornare in questi lidi prima o poi, ma, per il momento, hope you liked it.

Aya ~

   
 
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