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Autore: assasymphonie_    20/10/2012    1 recensioni
« Più sciolto Fabbie, devi essere più sciolto! »
La voce di Nikolai attraversò l'aria piatta, mentre il suo proprietario doppiava in tutta tranquillità la cima di un abete a cavallo della sua sgangherata Nimbus 2000, i capelli scompigliati e le braccia aperte in una vaga imitazione di quella che doveva essere una posizione dello yoga.
« Più sciolto tua madre, idiota »
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa;

Indovinate? Altri due Ocs. Nikolai mio, Fabian di Kiku.

Peace&Love.

 

That's the story of how we fell.

 

Il tramonto all'Idrymars è uno spettacolo che vale la pena di osservare, se se ne ha l'occasione.
Quel caldo pomeriggio di maggio inoltrato, il sole lambiva le sponde del lago dorandole in modo talmente delicato da far sembrare la superficie opera attenta di un pittore sconosciuto. Il tramonto si stava portando dietro i suoni tipici del giorno, sostituendoli con quelli sottili della notte.
I canto degli amabili uccellini annidati tra i rami della foresta cedette ben presto il passo al frusciare più sinistro delle fronde scosse dalla brezza serale; il gorgoglio lento dell'acqua si attenuò progressivamente, chiaro segno che Arthur si era ritirato nel suo antro per un riposino.
Insomma tutto era pace e quiete intorno alle distese verdi della scuola di Magia e Stregoneria Europea ma, sinceramente parlando, di tutto quel ben di Dio a Fabian Baumgarter fregava meno di zero.
Più sciolto Fabbie, devi essere più sciolto!
La voce di Nikolai attraversò l'aria piatta, mentre il suo proprietario doppiava in tutta tranquillità la cima di un abete a cavallo della sua sgangherata Nimbus 2000, i capelli scompigliati e le braccia aperte in una vaga imitazione di quella che doveva essere una posizione dello yoga.
Più sciolto tua madre, idiota! Fu la cortese risposta del compagno, in quel momento intento ad artigliare con tutte le sue forze il manico di scopa sulla quale l'altro l'aveva obbligato a salire dopo interminabili minuti di agonia, attraverso l'utilizzo di complicati mezzi di persuasione.
Il bielorusso rise sommessamente, scendendo di quota quanto bastava per affiancarsi al fascio di nervi tesi che era l'amico.

Fab, sei a meno di due metri da terra, così non faremo progressi il tono era tranquillo ma Fabian non era in vena di sentirsi sottolineare ulteriormente il fatto che non riuscisse a guardare in basso senza farsi prendere dal panico quindi gli gettò un' ulteriore occhiata rabbiosa prima di ripredere a fissarsi la punta delle dita.
Non dirmi quello che devo fare. Ringhiò a denti stretti.
Ehi non sono io quello che rischia l'insufficienza in volo, me l'hai chiesto tu di aiutarti! Si difese Nikolai, alzando le mani in segno di resa davanti al solito approccio brusco dell'altro.
Sospirò leggermente. Era lì fuori da ore, questo era poco ma sicuro visto che quando erano sgattaiolati fuori dalla scuola dovevano essere circa le tre del pomeriggio ed invece in quel momento il sole stava calando, quasi stufo di quegli assurdi tentativi a vuoto.
Doveva essere un lavoretto facile, avevano usato il passaggio delle cucine ed erano spuntati direttamente nei prati al limite della foresta, dove l'erba era morbida e stranamente profumata, Nik sperava che questo aiutasse in qualche modo Fabian a rilassarsi ma doveva aspettarselo che sarebbe stato un fiasco. Insomma, ricapitolando, o lui era un insegnante da quattro soldi, cosa parecchio probabile o a Fab serviva molto più di un miracolo per imparare a volare senza sembrare un gufo impagliato alla Anacleto. Puntò gli occhi verdi sul soggetto delle sue riflessioni, il quale continuava a fissare il manico di scopa sul quale si trovava con un certo astio.
Sorrise.
Bene, so io cosa fare. Esordì, inclinandosi quanto bastava per toccare terra.
Le sneakers bianche produssero un leggero tonfo sul manto verde, poi il ragazzo si passò una mano tra i capelli, abbandonò la sua scopa per terra senza troppe cerimonie e si volse di nuovo in direzione dell'amico.
Dai spostati.
Fabian lo fissò per qualche secondo, non sicuro di aver capito bene. Nikolai gli fece un gesto con la mano, mentre stringeva la presa sulla sua Tornado 11 con l'aria di uno che non ha tempo da perdere.
Mi hai sentito? Fatti più in là, così salgo anche io.
L'austriaco ebbe solo il tempo di esclamare un "Cosa? No!" alquanto contrariato prima che il giovane prendesse posto davanti a lui, con le spalle al paesaggio ed il volto rivolto verso il suo.
Adesso spiccheremo il volo, ti guiderò io per un po' poi voglio che ci provi tu d'accordo? E sta tranquillo, non precipiterà nessuno. Il tono era pratico e rassicurante ma chissà perchè Fabian aveva qualche remora a fidarsi di lui; comunque era troppo tardi, qualche secondo e già si libravano entrambi ben più in alto di quanto fosse umanamente accettabile.
Che diavolo fai!? Smettila, ci farai ammazzare!
L'urlo del più piccolo si perse nel vento che aveva preso a sferzare l'aria con gelide folate.
Nikolai inspirò profondamente, inclinando piano il mezzo di trasporto giusto in tempo per evitare una sfortunata collisione con un volatile non meglio identificato.
Insomma Fabbie, datti una calmata! So quello che faccio.
L'altro socchiuse per un momento gli occhi, che aveva tenuto ben chiusi fino a quel momento, solo per rivolgergli uno sguardo tra lo shocckato e l'incazzato nero.
Stai volando al contrario, Nikolai! Come puoi anche solo pensare che tu sappia quello che fai se non guardi neanche dove vai?!
Stavolta la voce arrivò ben chiara al suo compagno di bordo che per tutta risposta sorrise sornione, inclinando il capo di lato.
Hai fatto la rima!
Ecco, credo che accadde in quel momento o giù di lì.
Non vistosi preso sul serio, il fino-a-qualche-attimo-prima -terrorizzato-Fabian si scagliò con violenza inaudita contro il corpo di Nikolai, dimenticando per qualche elettrizzante istante il fatto di trovarsi a più di 50 metri d'altezza, la sua paura folle che ciò gli comportava e tutto il resto che non fosse la faccia sorpresa dell'amico da prendere a cazzotti. Purtroppo per lui non durò poi molto. Lo scatto d'ira ebbe, in effetti, ben altre conseguenze, come l'improvviso sbilanciamento della scopa, per esempio, o anche il fatto riguardante l'improvvisa perdita di controllo del mezzo dato che i suoi due coducenti erano intenti ad ammazzarsi piuttosto che a mantenerne la direzione.
Così, l'infelice trovata si concluse con una caduta verticale a 10 km orari verso il prato verde scuro, il quale in quel momento appariva tutto fuorchè invitante.

Lo sapevo. LO SAPEVO! STIAMO PRECIPITANDO! DIO, NON SO NEANCHE PERCHE' TI DO RETTA ORMAI! MORIREMO NIKOLAI E SARA' STATA TUTTA COLPA TUA! Gridò Fabian in preda all'ira, ben presto sostituita da un terrore ben più genuino.
Le braccia stringevano spasmodiche il polpaccio del compagno e gli occhi erano di nuovo serrati ermeticamente mentre avvertiva la vita scivolargli davanti come stavano facendo le foglie degli alberi intorno. Dal canto suo, il giovane bielorusso tentava in tutti i modi di raggiungere nuovmente la Tornado 11 con entrambe le mani ma fino a quel momento era riuscito solo a rischiare di far scivolare anche le poche dita che ancora stringevano eroicamente la presa. Respirò profondamente mentre la mente lavorava rapida.

Ok, stringiti a me! Urlò abbassando il capo.
Cosa?! Non ho intenzione di lasciarmi andare solo perchè stiamo per morire, quindi arrangiati! Fu la risposta strillata nella brezza che si faceva sempre più vorticosa.
Nikolai sbuffò appena, chinandosi quel tanto che bastava per afferrare Fabian per la collottola ed attirarlo a sè, passandogli il braccio libero intorno alla vita.
Piantala di fare il cretino, ho un piano!
Ma evidentemente la prospettiva di una morte imminente aveva giocato un curioso effetto sul Saturnus, rendendolo particolarmente eloquente, più di quanto non lo fosse mai stato in realtà.
Un piano! Oh certo ora hai un piano! Te lo do io il piano, deficiente! Che cosa diav--
Mentre lui era intento ad urlargli nell'orecchio, Nikolai aveva socchiuso gli occhi e con uno scatto improvviso, assolutamente sorprendente da parte sua vista la corporatura di cui disponeva, si era issato sulla scopa quando erano ormai a pochi metri da terra; il tutto era avvenuto trascinandosi dietro il povero Fab che si era improvvisamente stretto alla schiena esile dell'altro, la stessa schiena contro lui cozzò rumorosamente quando il Nettunus riuscì finalmente a completare il suo assurdo atterraggio.
Il momento in cui tutte e quattro le gambe tremanti toccarono il suolo umido parve quasi surreale.
Per attimi che parvero interminabili, gli unici suoni a riempire l'aria serale furono i respiri affannosi di entrambi i ragazzi, ancora, incosciamente, stretti l'uno all'altro. Poi d'un tratto Fabian si allontanò bruscamente, prendendo a marciare rapido in direzione del castello, senza dire una parola; Nikolai gli corse dietro con entrambi i manici di scopa in mano.
Fabbie! Dai ti prego aspetta, non fare così! Lo supplicò, riuscendo ad agguantarlo per un braccio.
Quando riuscì a voltarlo, i suoi occhi incontrarono uno sguardo talmente duro da far supporre che il fiatone del ragazzo dipendesse più dall'ira che da altro.
Non fare così?
La voce era un sussurro strozzato.
Stavamo per schiantarci a terra, Nikki. Saremmo morti.
L'altro aumentò leggermente la presa sul suo polso, buttando lievemente la testa all'indietro con un sorriso che voleva essere rassicurante.
Beh ma non l'abbiamo fatto. Constatò con semplicità.
Dovette ringraziare che Fabian fosse troppo stremato anche solo per sollevare le braccia o il suo naso si sarebbe beccato uno dei suoi famosi destri e addio carriera da modello di biancheria intima. Non che volesse davvero fare il modello di biancheria intima, sia chiaro.
Ok, no, questa è un'altra storia. Piuttosto ...
Alla risposta di Nikolai, il Saturnus rispose con uno stizzito "tch" divincolandosi brutalmente dalla stretta.
Sognerò quell'accidenti di scopa che si schiata in terra per il resto della mia vita. Sibilò scontroso, facendo per voltarsi.
Ma fu a questo punto che accadde qualcos'altro che nessuno, invero, si sarebbe mai aspettato.
Dopo aver lasciato cadere in terra con un tonfo sordo entrambe le ingombranti scope, Nikolai pose quasi dolcemente il palmo della mano coperto dai quanti a mezze dita sulla nuca di Fabian e gli fece ruotare lentamente il volto di qualche centimetro; il tanto che bastava per permettere alle sue labbra di posarsi su quelle dell'altro in un bacio che durò il tempo di un respiro.
Gli occhi spalancati di Fabian erano ancora fissi su quelli socchiusi del bielorusso quando lo spinse via con entrambe le mani, ritrovando l'energia perduta nella caduta ed indietreggiando poi di qualche passo nell'erba scura.
Che cavolo fai!? Domandò sconcertato, portandosi il dorso della mano alle labbra, incerto se sfregarsele a sangue o conservare ancora per qualche secondo quella sensazione di calore sconosciuto.
Nikolai gli sorrise di quei suoi sorrisi dolci ma furbi, che nascondeva un misto di soddisfazione e nostalgia.
Ti do altro di cui sognare, idiota. Sussurrò ridendo.
Ma se questo fu quello che effettivamente fece
Fabian Baumgarter nei mesi successivi, non è dato saperlo.

 

  
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