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Autore: Marikan    03/05/2007    4 recensioni
"[...]solo che tu eri un fantasma."
Lei rimase un attimo allibita, poi scoppiò a ridere: "Ma io non sono una fantasma: sono proprio qui, in carne ed ossa, davanti a te!"
"Lo so, e di questo ne sono grato..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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è freddo qui.
Mi guardo intorno e vedo la foresta circondarmi. Ed è buio, maledettamente buio.
Non ho la più pallida idea di dove mi trovo e con me non ho uno straccio di cartina, non ho nemmeno lo zaino. Nulla.
Mi arrischio ad avventurarmi tra gli alberi così, allo sbaraglio; ma niente, il paesaggio è sempre quello: i neri alberi mi circondano e tutto sembra così scuro, privo di luce...e di vita...
Cammino facendo attenzione alle grosse radici che sbucano a tradimento dal terreno con la chiara intenzione di farmi finire gambe all'aria; poi osservo il cielo, speranzoso di vedere le stelle e di sapermi orientare con esse, ma è inutile poiché i rami oscurano completamente la volta celeste non lasciando passare nemmeno la luca della luna. Sospiro e continuo a procedere per...quanto? minuti? ore? Questa foresta mi sta facendo impazzire...tasto la cintura in cerca delle mie pokeball, ma di loro nessuna traccia. Sono completamente solo.
Non provo neanche a chiamare aiuto, poiché chi vuoi che ci sia a notte fonda nel bel mezzo della foresta?!?
Bha...io intanto continuo a proseguire, prima o poi sbucherò da qualche parte...
Poi vedo un piccolo lumino, sospeso nel vuoto nero davanti a me...oddio no, i fuochi fatui...mi passo una mano tremante davanti agli occhi, sfregandoli, e poi torno a scrutare, ed ecco risolto il mistero: una lucciola. Com'è bella...ed ecco che ne arriva un'altra e cominciano a giocare e rincorrersi, così le seguo nella loro danza sfrenata attraverso gli alberi, le seguo incantato o forse è meglio dire rapito...non tanto per la loro bellezza quanto per una forza che non so descrivere bene nemmeno io. E mano a mano che proseguiamo se ne aggiungono altre creando un fatato filone di luce che procede indispettito tra l'oscurità della foresta, dirigendosi chissà dove. Ora che la luce di queste simpatiche bestiole illumina il mio cammino, la foresta non mi sembra più tanto minacciosa, anzi non ci faccio addirittura più caso...sono preso da un'euforia sconosciuta ed incontrollata: seguo il gruppo di insetti senza indugio, come se l'unico scopo della mia vita fosse questo: non mi domando dove mi stiano portando, ne tanto meno se davvero mi stiano portando da qualche parte oppure se sono io che sto cominciando a diventare un visionario, ma li seguo e basta.
Ad un tratto percepisco uno strano rumore: sembra quasi lo scrosciare delle onde contro gli scogli e le lucciole sembrano proprio dirette verso quel rumore...più mi avvicino e più le mie supposizioni si fanno certezze; quello che sento e il dolce infrangersi delle onde contro la rude superficie degli scogli. Così mi sto dirigendo verso il mare...
Passa ancora un pò di tempo, ma non saprei dire quanto, in cui seguo quei cari insetti verso il mare sentendo, nell'avvicinarmi, sempre più l'odore salmastro tipico di quei luoghi; finché finalmente giungo in cima ad un promontorio che da a picco sul mare e da cui si gode una vista mozzafiato. Le lucciole si disperdono velocemente, quasi avessero compiuto la loro missione e non avessero più nulla da fare in quel luogo; così mi ritrovo di nuovo da solo, ora però in un luogo meno angustio e tenebroso: difatti ora le stelle brillano fiere nel cielo e il quarto di luna è più luminoso del solito; inoltre a est il cielo si sta lentamente rischiarando, segno che tra breve sorgerà il sole. Mi guardo in giro nel tentativo di trovare un qualcosa che magari mi indichi che in questo posto ci sono già stato, quando l'aria mi si spezza in gola lasciandomi senza fiato.
E lei è là.
In cima a quel masso solitario distaccato dal resto della scogliera lei è la, che scruta l'orizzonte nell'eterna attesa del suo amore, che non verrà. La sua figura scolpita nella pietra è ancora come me la ricordo io, da quel Festival dell'Estate di qualche anno fa: lunghi capelli, una fascetta sulla fronte ed una candida veste che le cinge dolcemente il corpo e le mani giunte in preghiera, in attesa. La ragazza del promontorio, il fantasma di Maiden's Peak.
Ma come faccio a trovarmi qui?! Non sono nemmeno nella regione di Kanto! Ma sinceramente non m'importa...sono rimasto di nuovo affascinato dalla tua bellezza, misteriosa ragazza, e non riesco più a staccarti gli occhi di dosso. Sto ad osservarti così, incantato per un tempo che sembra infinito, ma qui chi può dire quanto tempo è passato? Poi improvvisamente prendi vita nel vero senso della parola: non un Gastly che vuole ingannare, ne un ectoplasma di nessun genere; ma tu vera, di carne ed ossa, mortale. Il tuo sguardo prendendo vita diventa infinitamente malinconico mentre scruta le onde in attesa di un segno, una sagoma che ne solca le creste; e mi si stringe il cuore a vederti così triste, piccola, vorrei abbracciarti e rassicurati e dirti di non crucciarti più purché non c'è ragione per farlo...e quasi avessi sentito i miei pensieri tu ti volgi verso di me: i tuoi bellissimi occhi verdi sono pozzi di malinconia, racchiudono solo dolore ed ora da essi cominciano a sgorgare piccole e scintillanti stille salmastre, stai piangendo; ed io non riesco più a stare qui senza fare niente, non resisto alla tentazione di venire lì e cullarti tra le mie braccia, sussurrandoti parole confortanti all'orecchio e tu non mi rendi più facile la vita guardandomi con uno sguardo che ora è implorante, quasi supplichevole...non, non piangere dolce creatura, altrimenti moriremo entrambi...

Brock si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore ed il fiatone. Si portò così una mano alla testa biascicando qualcosa, con la bocca ancora impastata per il sonno e si guardò in giro, leggermente spaesato: accanto a se giaceva un fagotto che riconobbe come l'amico Ash e, oltre le braci ancora rossastre del fuoco, la rossa Misty; così si ricordò che era in viaggio con i due per l'istruzione da allenatore del ragazzo di Pallet. Uscì dal proprio sacco a pelo e, notando che stava quasi per albeggiare, pensando che comunque non avrebbe più ripreso sonno, lo ripose nel proprio zaino e cominciò a sfacchinare dietro alla colazione cercando di ricordare cosa lo aveva fatto svegliare così bruscamente. Si ricordò dello strano sogno che aveva fatto ed un sorriso sornione si formò sulle sue labbra: il ricordo di Maiden's Peak non era mai morto in lui, anche se era solo una storia, una leggenda, una favoletta per turisti; ma lui ne era rimasto affascinato, come del resto era rimasto affascinato dall'ambigua figura della ragazza del promontorio: così eternamente sola, così eternamente triste e così eternamente in attesa...
"Cha?" Una vocina alla sua destra lo distolse dai suoi pensieri
"Ehi Pikachu, ti sei svegliato?" chiese amorevolmente al piccolo topolino giallo che stava seduto ad osservarlo con gli occhietti neri ancora cisposi per la dormita
"Chaaaaaa..." rispose il Pokemon, sbadigliando
Il ragazzo sorrise e tornò ad occuparsi della colazione che servì pochi minuti dopo, quando i suoi due compagni si svegliarono a loro volta.
Durante il pasto i tre ragazzi organizzarono la loro giornata libera nella vicina città, poiché Ash aveva appena conquistato una medaglia in quella precedente ed aveva deciso di riposarsi. Tutti avevano piani diversi, così decisero di dividersi e di ritrovarsi la sera, ad ora di cena, al Centro Pokemon della città.
Con  la cartina in mano e lo zaino in spalla l'aspirante Allevatore cominciò a girovagare per le via della città, senza una precisa meta ma intenzionato a svagarsi per non pensare troppo al sogno di quella notte; così cominciò a cercare qualche negozio specializzato in Pokemon. Perlustrò molti grandi negozi, ma non sembravano molto forniti nonostante le enormi e colorate insegne e i cartelloni pubblicitari: rimase un pò deluso dal fatto che in una grande città come quella non vi fosse almeno un negozio decente e con una fornitura degna di un Allevatore; così ripiegò la cartina e la ripose nel suo zaino, per tornare poi a vagabondare con l'umore guastato.
"Maledizione, come si fa ad aver finito le Baccarance?!?" mormorò tra se, con tono indignato.
Senza nemmeno accorgersene, i suoi piedi lo avevano portato nei vicoli meno conosciuti e praticati della cittadina e all'inizio si ritrovò un pò spaesato e preoccupato, poiché non avrebbe mai saputo ritrovare la strada per il Centro Pokemon; ma poi qualcosa catturò la sua attenzione: una piccola insegna recante la sagoma di un Onix era appesa sopra una piccola porta affiancata da una vetrinetta ben poco fatiscente rispetto a quelle dei grandi negozi visti fin'ora, ma molto ben allestita e invitante. Brock non ci pensò due volte e spinse la porta, facendo suonare la piccola campanella ed esordendo con un: "é permesso?"
L'interno del negozietto sembrava però deserto: nessuno dietro il bancone in fondo a sinistra e i mixer per le Pokemelle erano lindi, come se non fossero mai stati utilizzati. In fondo al locale si trovava una porta che molto probabilmente dava sul retro-bottega, così il ragazzo si azzardò a fare qualche passo furtivo per poter dare un'occhiata senza essere visto e si avvicinò con cautela alla porta socchiusa gettandovi un'occhiata, ma appena capì cosa vedeva nella stanza, il suo cuore mancò un battito; in quello stesso istante però la padrona del negozio si accorse della sua presenza e facendo un grande e cordiale sorriso disse: "Oh, non ti ho sentito entrare...ma su vieni, accomodati!! Sai, stavamo portando fuori la scorta di Baccarance..."
La vecchietta uscì dal retro portando una borsa, mentre dietro di lei una ragazza era intenta a non far cadere i due scatoloni che reggeva in bilico tra le braccia. Il suo volto era nascosto dalla mole del suo carico, ma il ragazzo conosceva già i suoi lineamenti, il colore dei suoi occhi e quello dei capelli...
"Ehm, scusi...dove posso appoggiarli? -chiese una voce proveniente da dietro quella muraglia- Non credo che riuscirò a resistere ancora per molto..."
"OH, scusami cara!! Appoggiali pure qui per terra."
Ecco, lei si stava piegando nell'atto di posare le due enormi scatole...presto si sarebbe rialzata, avrebbe mostrato il suo volto...a quel pensiero Brock cominciò a sudare freddo ed il suo cuore a pompare dolorosamente. Infine la ragazza si alzò, massaggiandosi la schiena, poi si girò e con un enorme sorriso lo salutò: "Salve!"
Ora teneva i lunghi e fluenti capelli violetti stretti in una treccia, ma erano gli stessi, come gli stessi erano i brillanti occhi verdi, come la stessa era la fascetta rossa che le circondava le tempie, come lo stesso era il taglio del viso...un fantasma gli stava davanti e lo salutava allegramente. Tutto sembrò congelarsi attorno a lui, il tempo si fermò, l'aria diventò pesante e la negoziante per il momento sparì in uno degli angoli più reconditi della mente poiché in quell'istante esistevano solo lui e lei, un ragazzo e lo spirito di una giovane e bella fanciulla. La saliva gli si seccò in gola ed il cuore fece un'altra giravolta, mentre continuava a fissarla incredulo, stordito, spaesato. Lei arrossì lievemente sotto quello sguardo fisso e distolse imbarazzata il proprio mormorando: " Tutto...ok?"
La vecchietta però sembrò non accorgersi dell'imbarazzo creatosi tra i due e continuava a parlottare: "...questa ragazza è stata così gentile ad aiutarmi, però non lavora con me purtroppo. Sarebbe una fortuna averla qui...ah come sarebbe bello se tutti i giovani d'oggi prendessero spunto da lei...tutte braccia tolte all'agricoltura, come diceva la mia bis-nonna. Ma bando alle ciance e dimmi, ragazzo, di che cosa sei in cerca?"
"Un fan...ehm...volevo dire, stavo cercando delle bacche e magari se avevate dei mixer..." rispose Brock tornando alla realtà e distogliendo a fatica lo sguardo dalla ragazza.
"Ma certo che le abbiamo!" rispose raggiante la signora, dirigendosi verso gli scaffali del negozio, seguita dal Allevatore e poi dalla giovane che, affiancandosi a Brock, bisbigliò: "Scusami, non mi sono ancora presentata: io sono Kasumi, piacere."
Il ragazzo strinse debolmente la mano che lei gli porgeva, balbettando: "I-io sono B-brock..."
Maledizione! Perché lo aveva richiamato, facendogli spostare di nuovo l'attenzione su di lei?? E così inevitabilmente tornò a guardarla, catturato dalla sua bellezza e di nuovo lei si sentì stranamente imbarazzata da quello sguardo profondo, che sembrava volesse sondarla.
Per porre fine a quel pesante silenzio e rompere il ghiaccio, Kasumi si mise a fare due chiacchiere: " Sei...sei un Allenatore?"
"Oh? Ah, no...vorrei, insomma, sono un Allevatore..." riuscire a concentrarsi su cosa dire era difficile con la ragazza davanti
"Aaaah, adesso capisco...invece io sono una classica Allenatrice eheh..."
Lei sorrise e lui fece altrettanto: com'era bella quando sorrideva, uno spettacolo cento volte maggiore di quando era triste...a quel ricordo Brock si rabbuiò e cominciò a pensare al perché di quel sogno, al perché della tristezza della ragazza se ora se la ritrovava davanti con tanto di sorriso smagliante. E se non fosse stata la stessa persona? Ma no era impossibile, erano uguali, o meglio, è lei...vedendolo così cupo la giovane si preoccupò, chiedendogli se andava tutto bene, per la seconda volta in quella mattinata.
"Eh? Si, si è tutto a posto..."
"Sai- disse lei, con un espressione non ben decifrabile- sei un tipo...singolare. Ma vedo che te ne intendi di Pokèmon e questo è un punto a tuo favore." sorrise di nuovo e Brock avvampò.
Passarono così l'intero pomeriggio in quel negozio a mixare Bacche, creare Pokemelle e discutere del più e del meno in un'atmosfera molto calma e tranquilla, quasi surreale: infatti sembrava che l'intero mondo li avesse isolati, lasciandoli da soli con quella simpatica vecchietta nel negozietto di periferia, a parlare, sorseggiare the e ridere incuranti del resto. Solo quando il sole cominciò a calare dietro l'orizzonte, tingendo di rosso il cielo, il moro si accorse si quanto fosse tardi.
"Accidenti! -disse, saltando su dalla sedia- Fra poco devo incontrarmi con i miei compagni al Centro Pokemon!!"
Velocemente raccolse le sue cose e le mise nel suo zaino, inforcandolo poi in spalla. Infine si inchinò davanti alla proprietaria del negozio: " Grazie mille di tutto signora signora, ho passato un pomeriggio stupendo! Stia sicura che se ripasserò da qui un giorno, verrò di sicuro a trovarla!"
"Oh, che caro ragazzo..."
Nel frattempo anche Kasumi aveva raccolto le proprie cose e a sua volta ringraziò la signora, aggiungendo poi che anche lei era diretta al PokèCenter e che, se voleva, avrebbero potuto fare la strada assieme; il ragazzo annuì, assumendo una colorazione da pomodoro maturo. Uscirono così dal negozio e si avviarono. L'imbarazzo di trovarsi da soli però li  li fece stare zitti per un bel pò di strada, finchè la giovane Allenatrice non prese un pò titubante la parola: "Sai...mi ha fatto piacere incontrarti. Però è come se...come se ti avessi già visto da qualche parte. So che è strano, però...non saprei, è come se tu avessi riempito un strano vuoto che sentivo dentro di me. Era come se fossi sempre in una perenne attesa di qualcosa, di qualcuno, come se aspettassi con ansia l'arrivo di qualcosa che mi avrebbe finalmente portato l'allegria; ed oggi con te sono stata davvero benissimo, mi hai insegnato un sacco di trucchetti sui Pokèmon, mi hai strabiliato con le tue doti da Allevatore, ma soprattutto...mi hai fatta sentire bene. Era da una vita che non mi svagavo così, che non ridevo e scherzavo in maniera così libera e spontanea. Non so cosa sia successo, ma so solo che ti devo ringraziare..."
Quelle parole lo colpirono molto in profondità e nel sentirla dire che era come se si fossero già incontrati, gli vennero in mente Maiden's Peak ed il suo più recente sogno. Allora era vero...
"Io ti ho sognata -rispose lui- e...e si potrebbe dire che ti ho anche incontrata, solo che tu eri un fantasma."
Lei rimase un attimo allibita, poi scoppiò a ridere: "Ma io non sono un fantasma: sono proprio qui, in carne ed ossa davanti a te!"
"Lo so, e di questo ne sono grato..." divennero entrambi di colpo seri, consci della gravità del momento
Lui le si avvicinò piano, senza fretta: "Kasumi...promettimi che non piangerai mai più."
Kasumi lo guardò senza capire, ma poi si arrese e sorrise: "Ok, lo prometto."
Le sfiorò il viso, attirandola dolcemente a se: i suoi capelli profumavano dell'odore agrodolce delle Baccarance, mentre la sua pelle liscia rabbrividiva lievemente sotto il tocco gentile della sua carezza; dal suo lato la ragazza, appoggiata al suo petto, poteva sentire il battito velocizzato del cuore ed il su e giù frenetico del suo torace causato dalla respirazione irregolare. Il tramonto li avvolgeva ed i suoi ultimi e caldi raggi creavano dei bellissimi giochi di luci e ombre, dando ancor più enfasi al momento.
Con voce alterata dall'emozione, il moro parlò: "Kasumi, io credo..."
"...credo di amarti, Brock." finì lei.

 

 

 COMMENTO DELL'AUTRICE
Orbene, finalmente sono riuscita a finire sta maledetta one-shot...so che non  molto belle, soprattutto nella parte centrale, ma purtroppo non sono riuscita a finirla tutta in una volta ed ho dovuto tirarla avanti per qualche sera, poiché (ahimè) nel frattempo è ricominciata la scuola...Vabbè, comunque spero che vi piaccia dato che, dopo...uhm...circa una sestina d'anni, sono riuscita a fare una fic con protagonista un mio personaggio; inoltre ho scritto questa fic anche perché fino ad ora non ho mai trovato storie sul caro Brock-kun T_T sigh (o, almeno, io non ne ho mai viste; ma se per caso ne conoscete, o addirittura ne avete scritta una, vi prego di dirmelo pure così mi fiondo a leggerla *O*).
Bene, credo sia tutto...bhe, ovvio che i commenti sono ben accetti e graditi ^^
Baci, Marikan

  
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