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Autore: past_zonk    21/10/2012    3 recensioni
[ANGST]
Matt ha l'AIDS.
Struggente, triste, questo spezzato di vita che descrive i pesanti mesi vissuti con questo carico.
Con quest'amore inespresso che si batte e si strugge per sbocciare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic...Il penultimo capitolo di questo viaggio. Questa storia m'ha decisamente fatto crescere, non solo sotto un punto di vista linguistico, ma anche, un po', per quanto riguarda la persona che sono. I lunghi pomeriggi, i posacenere pieni, l'angoscia, le riflessioni, la musica. Tradurre Wires m'ha fatto pensare tanto.
Non voglio tirarla per le lunghe, c'è ancora un altro capitolo prima dei ringraziamenti, dei saluti e delle riflessioni. Per ora, state vicino a Matt e Dom. Fate loro compagnia.
Accompagnateli.


Such a pretty house
and such a pretty garden
No alarms and no surprises,
no alarms and no surprises.
Silence.

 






Wires – capitolo sesto.
wires.
 

 
 
 
 
Oggi, Matt, ho deciso di non volerti più visitare.
Non voglio più convivere con i tuoi capricci o le tue lacrime o il tuo insaziabile appetito per l’odiare te stesso. Sono stanco e stufo del modo in cui ti appallottoli in una palla e ti rifiuti di guardarmi, ma non so perché ti prendi tanto fastidio, perché lo odierei comunque, anche se tu non mi impedessi di guardarti. Odio guardarti. Mi fa star male fisicamente guardarti. Odio pensare a te. Diavolo, Matt, lo direi anche ora e qui che ti odio.
Ti odio. Ti odio ti odio ti odio. Ti odio.
Voglio che tu muoia solo per liberarmi di te. Voglio vederti chiudere gli occhi e non aprirli mai, mai più. Voglio che questa malattia ti distrugga, solo per sentirmi libero.
Ti odio così tanto che non voglio più visitarti.
E qui è dove mi ritrovi. Sono stropicciato sul sofà, leggendo il cazzo di dizionario perché sono così annoiato. Sono annoiato perché non ho niente da fare e nessuna parte dove andare. La mia vita è qualcosa che non posso controllare, non più, e parte di me non lo vuole nemmeno.
Non voglio visitarti più. Ma non posso smettere di pensare a te.
AIDS [nome]
• Affezione trasmessa con i rapporti sessuali o attraverso sangue, iniezioni o nel periodo perinatale; provoca un deficit dell'immunità che favorisce lo sviluppo di malattie sempre più gravi che conducono alla morte.
È strano che una malattia tale abbia un nome come AIDS. In inglese, to aid, vuol dire “aiutare”, ma l’AIDS non aiuta nessuno. Specialmente non te.
Sto sospirando ora, scivolando sulla mia schiena e chiudendo il dizionario. Non mi interessa più. Non mi ha davvero mai interessato, veramente.
Sto pensando a te ora. A come eri. Con i tuoi rossori e i tuoi sorrisi e i tuoi infiniti, esasperanti risolini.
Cosa non darei ora per i tuoi esasperanti risolini. Sono stanco di tutte le lacrime che piangi. Tutto quello che sembri saper fare è piangere, e urlarmi contro. Dirmi che non sai perché io mi prenda tanto fastidio, che tu sei inutile, e perché non puoi semplicemente MORIRE?
Continua, Matt. MUORI. Continua e MUORI e MUORI e MUORI fino a che non puoi MORIRE ancora. Semplicemente MUORI.
Vediamo se ti piace sentirmi urlare contro te finché la mia gola è in fiamme. Vediamo se ti piace vedere le mie unghie strisciare sulle braccia finché brutte linee rosse si manifestano sulla mia pelle. Vediamo se ti piace provare a fermarmi ma non riuscirci perché io non te lo lascio fare, troppo fottutamente ostinato. Vediamo come ti fa sentire, essere al mio posto, io che stringo le mie dita attorno le tue braccia e guardo dritto a te e sussurro “uccidimi”.
Metti semplicemente quel cuscino sulla mia faccia, Dom, e spingi finché non la smetto di calciare.
Fottiti Matt. Vaffanculo. Tu, debole, senza cuore, patetica scusa per un essere umano. Ti odio. Odio tutto di te.
Ecco perché sto camminando verso l’ospedale proprio ora. Per dirti esattamente cosa penso. Per dirti che ti odio con ogni ultima, recondita parte di me. E per ucciderti, cazzo, mentre dormi. Perché non posso più convivere con tutto questo. Semplicemente non posso.
 
 
 
Stai scrivendo quando entro nella tua stranza. Piegato in due, la tua penna scribacchia furiosamente sulla pagina, stai scrivendo come se ci fosse qualche traguardo da raggiungere in tempo. Beh, c’è, suppongo.
Sto sull’uscio, a guardarti, finché non te ne accorgi.
“Ti sto scrivendo una lettera”, mi dici.
Deglutisco forte. Ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio ti odio.
“Per cosa?” chiedo.
Sorridi ironico, colpendo piano il tuo naso con un dito scheletrico “Questo lo so io, e tu lo scoprirai, poi”
Questo è uno di quei silenzi, ora. Uno di quei imbarazzati, sfortunati silenzi che mi fanno sentire come se dovessi girarmi e andarmene.
“Dom, voglio solo che tu legga questa lettera quando sarò morto”
Ti odio.
“Matt…”
“No, ascoltami. Voglio che tu la legga. Ti prego, leggila. Ma solo quando sarò morto. È…è importante per me. Devi promettermelo.”
Ti odio.
“Io…io non…”
“Ti prego, Dom” mi guardi con un piccolo sorriso “Il desiderio di un uomo in punto di morte”
Ti amo.
Chiudo i miei occhi e riposo la testa contro il muro dietro me “Matt io…io...io ti odio”
Merda. Non volevo dire questo. Ti prego dimmi che non m’hai sentito.
“C-cosa?”
Non riesco a guardarti ora, quindi continuo semplicemente a parlare. Grosso errore. “Odio il fatto che un giorno ti sei svegliato ed hai deciso che non valeva più la pena. Odio guardarti. Odio i tuoi capricci. Odio quando inizi a piangere. Odio quando ti nascondi da me, come se io ti stessi per chiamare mostro e correre via. Quindi, immagino, nel complesso, direi che ti odio”
Dominic, smettila di parlare. Smettila ora. Non dire un’altra parola.
“Beh…beh se mi odi…quindi io…” sbircio verso te attraverso le mie ciglia, trattenendo il sospiro “Quindi non ho alcun senso”
E questo, Matt, questo è il momento in cui realizzo che l’unica cosa che io possa mai fare è odiarti. Ti guardo mentre prendi la lettera piegata che tu hai scritto con tanto cura per me e tenerla come se stessi per strapparla in due.
Ma non puoi, Matt. Per qualche motivo, i tuoi muscoli non te lo permettono.
“Dom,” dici, la tua voce che trema “ti prego, potresti venire qui e strappare questo pezzo di carta?”
Quindi cammino verso te, e sfilo la lettera dalle tue mani e la faccio scivolare nella mia tasca “Ti prometto che non la leggerò finché non sarai morto, Matt”. Mi siedo sul bordo del letto “Matt, io –”
“Ho capito” mormori “Ho capito, Dom. Sono un pugno nello stomaco. Tutto quello che faccio è lamentarmi e piagnucolare. Deve essere un inferno per te venire qui ogni giorno e vedermi”
”Ma lo faccio. Perché…” Ti amo “Ci tengo a te. Un sacco. Più di quanto tu possa credere. E odio vederti così vulnerabile, mi fa rabbia. Cosa ho detto era…rabbia. Era pura rabbia e niente più”
”Ma era vero”
“Matt, sto per dirti qualcosa, e devi promettermi che mi crederai”
”Non posso prometterlo”
”Allora te lo dirò lo stesso”  prendo un respiro profondo, raggiungendoti per sfregare la mia mano sulla tua guancia “Sei bellissimo. Non importa come sembri o ti senti o ti comporti. Sei veramente, onestamente bellissimo. Mi fa male vederti. E io…”
Voglio dirlo. Voglio dire ‘ti amo’. Ma non posso. Le parole non uscirebbero dalla mia bocca. Provo a forzarle via dalle mie labbra ma tutto quello che ne esce fuori è una collezione piastricciata di consonanti e vocali.
“Tu cosa?”
Ghigno dolcemente verso te “Un attacco di mutismo, suppongo. Non riesco a dire le parole”
E tu ridi. È un piccolo risolino all’inizio, ma quando inizio a ridere anche io, tu scoppi in una di quelle meravigliose, risate da mal di pancia che ti lasciano senza respiro. È buffo, ed è insensato, e non so cosa ci sia di divertente in tutto ciò, ma lo è, ed è mozzafiato.
Ti amo, Matthew. E non posso dirtelo proprio ora, ma un giorno lo farò.
 
 
 
Tom mi chiede se ti amo. Siamo fuori dall’ospedale, e Tom mi guarda e dice “Lo ami, Dom?”
”Certo che lo amo” dico “Tu no?”
”Non è quello che intendevo” dice Tom “e tu lo sai”. Si agita, a disagio, prima di continuare “Vi ho visti, tu e lui.”
”Quindi?”
“Lo guardi come se fosse la cosa più importante del mondo. Un uomo cieco su un cavallo volante lo vedrebbe, Dom”
“Un uomo cieco su un cavallo volante non può vedere niente”
”Appunto”
Osservo Tom, la sua sottile faccia e i suoi arruffati capelli neri, i suoi occhi marroni, e dico “Perché non hai una ragazza?”
Tom strizza gli occhi “Perché neanche tu?”
Guardo lontano, riposando la nuca sul muro dietro me “Smettila di scocciarmi a riguardo, Tom”
”Lo farò se tu farai altrettanto” si ferma per un secondo, poi sento un qualche disordinato rumore e il semplice schiocco di un accendino “Vuoi una sigaretta?”
Mi giro verso di lui, annuendo leggermente. Lui sorride in quel modo malizioso che lo contraddistingue e mi posa una sigaretta in mano “Non hai risposto alla mia domanda”
Scuoto la sigaretta contro il suo volto e lui l’accende, prendendo la sua fra le labbra e ispirando in profondità “Non voglio una ragazza”
”Stronzate” dico brusco “Ti conosco bene”
“Non l’ho ancora trovata” dice, guardandomi mentre emetto una nuvola di fumo “Tu lo ami, no, Dom? Non ti sforzare neanche di negarlo. Tu ami Matt”
“È come un fratello per me”
“Stronzate. È più che quello”
Mi giro di nuovo, lasciando cadere le mani sui miei fianchi “Perché sei così fossilizzato su questo?”
”Perché voglio sapere per quale motivo Matt non ne sa niente. Tu non sei l’unico che gli fai visita, sai”
Guardo Tom, inclinando la testa di lato “Cosa significa?”
“L’ultima settimana che sono andato a vederlo, quando tu eri andato a casa per riposarti; era nervoso all’inizio, continuava ad urlarmi contro d'aver lasciato che tu continuassi a visitarlo per tutto il tempo, senza riposo. Continuando a dirmi che aveva notato le occhiaie sotto i tuoi occhi. È preoccupato per te, Dom”
“Non mi interessa. Non mi interessa quello che dice. Continuerò a stare con lui finché…” sorvolo. So cosa sto per dire, e anche Tom. Non c’è bisogno che lo dica.
Tom annuisce, brandendo la sua sigaretta nella mano mentre parla “Non è questo il punto, Dom. Alla fine s’è calmato, s’è seduto sui suoi cuscini e ha iniziato a parlarmi delle lettere che riceve dai fans e cose del genere. Non sembrava ricordare che sono stato proprio a dargliele, ma non importa. Comunque, stavamo semplicemente parlando, sai, ricordando di quando eravamo ragazzi e eravamo soliti saltare dal pier e lui m’ha guardato e ha detto ‘Quando morirò, prenditi cura di Dom’. E vedevo, nei suoi occhi, nel suo sguardo, come se lo sapesse. Come se l’unica ragione per cui non vuole semplicemente arrendersi e lasciar andare tutto…fossi tu
Lascio cadere la mia testa, una lacrima cade sulla punta della mia scarpa “Non lo posso curare, Tom. Non posso farlo stare meglio, ma lui pensa io possa. Lo vedo sperare e sognare che un giorno io lo riesca a far star meglio solo dicendogli di amarlo. Vorrei potessi. Vorrei che l’unica cosa che dovessi fare fosse dirgli la verità, e che lui stesse meglio. Ma non posso”
“Non lo ferirà, Dom” posso sentire la voce di Tom spezzarsi e lo vedo mentre furiosamente s’asciuga le lacrime dagli occhi. Strizzo le palpebre, prendendo un’altra boccata dalla mia sigaretta “Perché non puoi semplicemente dirlo?”
Prendo un respiro profondo, raccogliendo i miei pensieri “…è egoista. È così schifosamente egoista. Ma ho paura che se gli dicessi che l’amo, lui dirà che anche lui mi ama. E non voglio passare il resto della mia vita sapendo che saremmo potuti essere perfetti, lui ed io. C’è voluta la fottutissima AIDS per capirlo, ma avremmo potuto esserlo. Non voglio vivere con questo, Tom; devi comprendermi”
C’è un silenzio ora, tra noi, e sembra che Tom finalmente capisca. Fumiamo e stiamo lì e pensiamo, e alla fine io lascio cadere la mia sigaretta e la strozzo sotto la mia scarpa, e Tom tira su la zip del suo giubbotto e fa scivolare le mani nelle sue tasche, e camminiamo lentamente dentro. E.
“Dom, non voglio che muoia”
La voce di T         om è morbida e bassa, come se non volesse che nessuno sentisse. Lo guardo per un secondo o due, i suoi occhi rossi e le lacrime che strisciano sulle sue guance. Tira su col naso, strofinandosi gli occhi come pretendendo che ci fosse una ciglia caduta a farli lacrimare. Guardo lontano. Se è come me, allora non vuole che i suoi amici lo vedano quando è vulnerabile.
“Anche io, Tom”
E questo è tutto quello che dev’essere detto.
 
 
 
 
Stringo la tua mano mentre camminiamo nel corridoio insieme. Un piede dietro l’altro, Matt, ecco tutto quello che devi fare. Solo che non vuoi farlo; non più. Con le tue labbra ridotte ad una linea sottile, tu ti appoggi a me con una mano, l’altra che preme contro il muro. Le tue gambe tremano dallo sforzo, e parte di me vuole semplicemente lasciarti andare da solo, ma so che non lo faresti.
Volevi uscire dalla tua stanza. Sei tu quello che voleva alzarsi e andare fuori nell’aria estiva. Ghignavi e mi pregavi e cercavi di lusingarmi, solo che adesso rimpiango di avertelo lasciato fare, perché tutto quello che fai è lamentarti.
“Dom, portarmi dietro” sibili “Non posso più farlo. Non posso. Take me back
“Come?” sbotto “Ma tu volevi –“
“E ora non voglio!”
”Matt, smettila d’essere così fottutamente patetico. Lo farai. Cazzo, starai lì fuori anche se ti ucciderà” una lunga pausa segue le mie parole. Deglutisco, guardando il pavimento “Non intendevo quello” sussurro.
“Sì che lo facevi” mi guardi angosciato, fermandoti per riposare contro il muro “Vuoi solo che tutto questo finisca”
Non dire una cosa del genere, Matt. Ti prego.
“Rimangiatelo” dico “Rimangiatelo, ora
Rimani cupamente silenzioso, il tuo piccolo corpo che naufraga contro il muro mentre trattieni il respiro. Ti guardo pietosamente, la tua mano ancora aggrappata alla mia.
“Ti ricordi quando eri solito scappare via?” ti chiedo “Ricordi quando ti chiedevo di fare la colazione, ed eravamo in tour e tu provavi a scappare? Ricordi quando ci rincorrevamo in lungo e in largo sul bus e –?”
“Stai zitto” dici amaramente “Stai zitto. Non voglio ricordare” ma so che ci stai già pensando. La tua faccia si contorce spiacevolmente mentre ti giri, lontano da me, riposando la tua fronte contro il muro e lasciando andare la mia mano dalla tua presa “Resterò qui finché qualcuno mi vedrà e mi riporterà nella mia stanza”
Ti guardo con un sapore amaro sulla lingua, e anche io mi volto, lontano da te, piegando le braccia sul petto “Bene” dico “Se vuoi sederti qui e lasciare andare totalmente il controllo del tuo corpo, va bene. Se vuoi svegliarti domani mattina lamentandoti perché non puoi controllare la tua vescica, non me ne frega un cazzo. Non me ne potrebbe importare di meno, Matt. Ti stavo solo aiutando perché tu me l’hai chiesto”
Rimani silenzioso per ancora un po’, respirando furiosamente dal naso. Sembri star pensando a qualcosa in particolare, e quando ne ho abbastanza della blanda pittura di paesaggio sulla parete, mi rivolgo di nuovo a te.
Sei scivolato un po' contro il muro, e sembra tu non abbia intenzione di spostarti in un momento prossimo, quindi, "Io vado", ti dico.
Guardi dritto a me per la prima volta in questi giorni.
Sembri così stanco. Nella mia volontà, per la prima volta, si scava una crepa, per un brevissimo istante, e poi mi viene in mente, in primo luogo, perché mi fossi appellato alla mia volontà. Scuoto la testa, alzo le spalle e mi allontano, cominciando a camminare lungo il corridoio.
"Dom..."
Sto quasi deviando all'angolo quando sento la tua debole chiamata. Guardo sopra la mia spalla per vederti in piedi, ancora aggrappato al muro, mentre con determinazione cammini piano in direzione della porta verso la quale eravamo diretti. Senza riflettere, corro verso di te, facendo scivolare il braccio intorno alla tua vita, ma tu mi sposti via.
"No" dici con fermezza "Lo faccio da solo. Stai solo affianco a me"
Un viaggio che sarebbe dovuto durare 30 secondi, ti porta via quasi dieci minuti, ma alla fine fai il primo passo fuori da quasi tre mesi. Respiro un pesante sospiro di sollievo, ma non hai ancora finito. I tuoi occhi sono saldati all'albero di ciliegio in fiore piantato sulla macchia verde d'erba in mezzo al giardino. Mi guardi per un attimo, sorridi, i tuoi occhi scintillanti brillantemente, e non posso fare a meno di sorriderti a mia volta. Osservi un'ultima volta la maniglia della porta a cui sei aggrappato e poi, con un respiro profondo, ti lasci andare.
Trattengo il respiro, ti guardo oscillare incerto in piedi. Sono pronto a tenerti, nel caso avessi bisogno di assistenza, ma con una risata allegra ti stai già dirigendo verso la panchina al riparo dal sole, sotto l'albero.
Cammino ad un passo o due di distanza da te, guardando la tua forza crescere ad ogni passo.
Stai ridendo senza realmente preoccuparti, e prima persino di accorgemene, sto ridendo anche io. Questi sono i tuoi primi respiri al di fuori della tua stanza in quasi un anno e mezzo, ed è una splendida giornata qui fuori, il sole splende e la brezza è leggera. Non c'è una nuvola in cielo.
Guardo, dalla mia spalla, verso il corridoio dal quale siamo venuti, ed è allora che succede. Cadi in terra con un grido, le mani davanti a te e le gambe piegate in un'angolatura particolare. Mi volto, il sorriso che si dissolve dal mio volto, e corro al tuo fianco. Lacrime silenziose già scorrono sul tuo viso. Ti rannicchi in posizione fetale, il tuo corpo scosso dai singhiozzi.
"La mia testa..." sussurri, la voce rotta dal dolore mentre cerchi di far uscire le parole dalle tue labbra "Oh, Dio, Dom, la mia testa!"
Cado sulle ginocchia, incerto su cosa fare mentre il tuo corpo si contorce singhiozzante.
"Dimmi" dico, in qualche modo disperato "Dimmi cosa vuoi che io faccia"
"Fallo smettere!" urli dolorante a me, i tuoi occhi già cerchiati di rosso. Io mi sposto di un po', insicuro su cosa dirti.
"Io, io non posso –"
Ti alzi di poco da terra, struggendoti e stringendo la mia giacca con disperazione. Le tue labbra sono una linea piatta, prive d'ogni colore, e anche i tuoi occhi sono più scuri dell'ossidiana, come due brutti colpi di proiettile sul tuo volto. I tuoi zigomi sono estremamente affilati e ombre malate e profonde scavano la tua pelle, tracciando chiaramente il confine tra bellezza e decadenza. "Uccidimi", sussurri al mio orecchio, la tua voce che graffia contro i miei nervi e l'inizio di un lungo brivido lungo la schiena.
"Uccidimi cazzo!"
Mi lascio sfuggire un singhiozzo incontrollabile, le mie braccia scivolano intorno alla tua vita, a tirarti contro di me. "Per favore, Matt..." mi lamento, le lacrime che s'aggrappano alle mie guance come fossero reluttanti a lasciarle. Ti siedi teso tra le mie braccia, gli occhi strizzati e chiusi dal dolore che evidentemente ancora colpisce forte il tuo cervello.
"Ti prego, non lasciarmi", dico.
Non cosa cosa dirti per farti capire che non puoi lasciarmi. Non è possibile. Non è giusto. Non è giusto. Ti tengo tra le mie braccia e ti cullo avanti e indietro come fossi un neonato, pregandoti con ogni parola che mi viene in mente di non lasciarmi, dicendoti quanto abbia bisogno di te nella mia vita, sempre.
Stiamo così per un po', i boccioli che fioccano giù dall'albero e atterrano sui tuoi capelli, così vividi contro la tua pelle chiara. Le lacrime si stanno asciugando sulle mie guance e il tuo corpo si placa, così gradualmente che non me ne rendo neanche conto, non finché mi accorgo che tu sei steso, floscio, fra le mie braccia.
"Ti amo, Dom" mi dici.
Prendo un respiro irregolare e strizzo gli occhi diverse volte, fino a quando l'immagine del sole nel cielo s'è impressa a fuoco sul fondo dei miei occhi.
Abbasso lo sguardo a te, deglutendo. Non mi stai guardando. Stai osservando l'albero in fiore di ciliegio, guardi i piccoli petali arricciati verso il basso dell'erba sottostante.
Non sembri volere una risposta. Non mi guardi come in attesa che io ti dica che ti amo. L'hai detto e basta, come se fosse un dato di fatto che dovevi dire. Sei sempre stato così. Nascondi le cose lontano, le stringi vicino al tuo petto, ed anche quando le persone ti pregano, tu non dici neanche una parola. E poi, quando tutti hanno dimenticato persino cosa tu stessi nascondendo, ci sarà un qualche spunto, una conversazione, ed eccoti lì, con una piccola confessione di qualche cosa che semplicemente sentivi di dover dire. Ho imparato da tempo a non farti alcuna pressione sul confidarti; Lo so, che mi parlerai comunque, quando te la sentirai.
Il tuo colore preferito è il blu. Avevi otto anni quando prendesti la varicella. Una volta hai ingoiato un portachiavi di tua sorella e lei ti fece pendere dalla ringhiera fin quando non lo tossisti fuori. Riesci a tenere il respiro sott'acqua per quasi due minuti. Sai parlare un po' di russo, ma con un accento terribile. Quando avevi sei anni volevi fare l'architetto. Hai sempre trovato la lingua italiana sessualmente eccitante. Quando vieni, canti. Sei sordo da un orecchio. Sei entrato nel Mile High Club a ventitrè anni. Hai ancora la coperta che tua nonna fece a maglia per te quando eri appena nato e dormi sempre tenendola sotto il cuscino.
Mi ci sono voluti anni per arrivare a conoscerti e anche se posso ripetere ogni cosa che ti riguarda, andando avanti e indietro, e persino a testa in giù, sento ancora di non conoscerti affatto.

*

E' passato esattamente un giorno da quando mi hai detto che m'amavi, e Chris mi ha fatto giurare che sarei andato a casa, oggi. Sono rimasto nella tua camera, di nuovo, questa notte. Nancy mi ha fatto restare per quello che è successo nel giardino; ha detto che tu avevi bisogno di qualcuno a dirti che non era vero, che non avevi alcun senso.
Tu non sei inutile.
Ho il torcicollo mentre faccio zapping tra i canali. Sono ancora vestito da ieri, non ho fatto neanche una doccia, ma non voglio muovermi di qui. Finalmente trovo il canale delle news, per recuperare quel che mi son perso e dimenticare, solo per un momento, te.
"La prossima notizia" dice il giornalista, facendo scivolare un sorriso falso in un ancor più falso cipiglio, "Il musicista Matthew Bellamy..."
Merda. Raggiungo il telecomando per cambiare canale, qualsiasi canale, ma il programma sta mostrando una foto del tuo viso e prima di sapere quello che sto facendo, sto già scagliando il telecomando attraverso la stanza, dove si spacca contro il muro. L'immagine è di molto tempo fa, molto prima che tutto questo accadesse, e sembri così felice. Stai sorridendo, e la tua pelle sembra più colorita, gli occhi sono più lucenti. E' tanto tempo che non ti vedo così. Voglio aggrapparmi a questi ricordi per sempre, Matt.
Perderti è perderti centimetro per centimetro, respiro per respiro, parola dopo parola, fin quando sarai solo ricordo nella mia testa. Non c'è niente che io possa fare per fermarlo.
Nessuno m'ha mai detto di prepararmi a questo. Nessuno mi ha detto che t'avrei visto morire, perché nessuno lo sapeva. Eccetto te. Tu lo sapevi, Matt. Sapevi più di chiunque altro. Dovevi proprio tenerlo per te e far finta che tutto andasse bene, quando invece sapevi che non era vero.
Non voglio perderti, perché non posso sopportare di lasciarti andare...


 
 
 
 
 
 
 
 


 
   
 
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