Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: black_eyes    21/10/2012    8 recensioni
L'uomo seduto sul letto rise ricoprendo Blaine e si alzò "va bene, dormi ancora. Vado a prepararti qualcosa di caldo" gli diede un bacio in fronte e uscì dalla camera.
Scese in cucina con passo felpato, cercando di non svegliare il suo unico tesoro.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chiedo un grande, enorme, megagalattico, PERDONO, a chiunque legga questa OS. L'ho scritta in settimana, non so perchè, e dato che oggi è la SeblaineSunday, ci provo a postare questa cosa. Non è betato, quindi se trovate errori ortografici, scusate *^*

Prima di leggere vi avverto: potreste decidere di uccidermi. Non fatelo, please ç_ç

 

Una mattina di gennaio Sebastian Smythe, come tutte le mattine di tutti i giorni, andò a svegliare il suo unico amore.

Accese la luce e lo chiamò dolcemente

"Blaine, svegliati, devi alzarti" disse togliendogli le coperte di dosso "su, alzati amore"

"ma ho sonno" disse Blaine tornando sotto le coperte "ho freddo" aggiunse rabbrividendo.

Sebastian gli toccò la fronte "mmmh, un po' di febbre abbiamo qui, non è che è uno dei tuoi soliti trucchetti?" gli chiese mettendogli una mano fra i riccioli neri.

"no. Sto male" mugugnò "sul serio" lo fissò con i suoi occhioni color del miele.

L'uomo seduto sul letto rise ricoprendo Blaine e si alzò "va bene, dormi ancora. Vado a prepararti qualcosa di caldo" gli diede un bacio in fronte e uscì dalla camera.

Scese in cucina con passo felpato, cercando di non svegliare il suo unico tesoro.

Si avvicinò ai fornelli e iniziò a preparare una tisana, quella che il suo Blaine amava.

Erano anni che non fumava una sigaretta, e certi giorni ne sentiva la mancanza, ma sapeva resistere a certi impulsi.

Appena la tisana fu pronta spense il gas e andò a prendere la tazza preferita di Blaine.

Stava per versare il tutto in quella tazza, quando un terremoto dai capelli ricci scese e arrivò in cucina, aveva gli occhi lucidi, le guance arrossate e i capelli sparati in aria.

"Blaine" lo richiamò Sebastian "non avevi detto che volevi stare al caldo?" gli chiese porgendogli la tazza "attento che scotta" lo ammonì

"lo so papà" disse il bambino prendendo con due mani la tazza bollente.

Sebastian lo accompagnò in sala e lo fece sedere sul divano davanti al fuoco acceso.

"stai al caldo cucciolo?" gli chiese scompigliandogli i capelli

"sì papy, adesso ho meno freddo. Grazie" disse il piccolo bevendo a piccoli sorsi la tisana calda.

I due rimasero l'uno accanto all'altro. Sebastian a coccolare suo figlio, il suo unico amore, il ricordo del suo primo amore. E suo figlio a bere e a fare le fusa sotto le braccia di Sebastian.

Quando Blaine finì la tisana se ne tornò a letto dando un bacio a suo padre che gli scompigliò i capelli amabilmente.

In quel momento si sentì solo, fragile, come da 6 anni a quella parte, come quando quel piccolo angelo nacque e nello stesso giorno il suo unico amore, il suo primo amore, suo marito, morì.

Si sedette sulla poltrona, fissando la foto incorniciata posata sul camino.

"mi sento così strano Blaine" sussurrò fissando la foto "mi sento solo senza di te, eri tu a volere un figlio, eri tu a desiderarlo, e io? Io adesso mi ritrovo a crescerlo. Da solo" la sua voce si incrinò, gli occhi si fecero lucidi ripensando a quella volta, 6 anni prima "dovevo accompagnarti per andare in ospedale, dovevo finire io in quel cazzo di incidente. Dovevo morire io, non tu" sussurrò mettendosi le mani sugli occhi "Dio Blaine, guarda come sono conciato! Sono padre, single, vedovo, e sono diventato consapevole delle mie azioni" si alzò di scatto avvicinandosi al camino, prese in mano la cornice, e se la strinse al petto.

I ricordi cominciarono a scorrere davanti ai suoi occhi.


Blaine che lo chiamava per avvertirlo che la madre del loro figlio stava partorendo, Sebastian che lo informava che avrebbe avuto da sistemare un paio di articoli e poi sarebbe arrivato. Un'ora dopo una chiamata. Di andare in ospedale. Non capì che cosa stava succedendo così prese il cappotto, le chiavi dell'auto e sfrecciò verso l'ospedale dove sarebbe stata la partoriente.

Appena arrivò nel parcheggio cercò l'auto di Blaine, suo marito, che però non vide.

Entrò in ospedale e subito sentì dei brividi sottopelle. Lui odiava gli ospedali.

Andò nella sala dove sapeva che stava per nascere il loro bambino. Non dovette aspettare molto che subito gli portarono un fagottino blu, lo prese tra le braccia tremando, somigliava così tanto a suo marito quello scricciolo di neonato che teneva stretto a sé.

Si guardò attorno, ma dov'era suo marito? Porse il fagottino tra le braccia di un'infermiera e andò nella hall, chiese di un certo Blaine Anderson. Gli dissero di andare in quella parte di ospedale, no. Come era possibile? Morto? Corse, urlando il suo nome, se ne fregò di essere in un ospedale, lo cercò, lo chiamò, doveva essere un incubo. Non poteva essere morto. Non il suo Blaine!

Arrivò davanti all'obitorio. Scosse il capo. Entrò nella stanza e diede il nominativo di suo marito.

Lo portarono davanti alla salma, al suo corpo, inerme. Incidente stradale, il pirata che aveva la colpa era in sala intensiva. Sebastian avrebbe voluto porre fine alla vita di quel coglione. Riguardò il corpo di suo marito. Niente colore, niente sorriso, palpebre chiuse, e quindi non potè vedere l'oro nei suoi occhi.

Si ritrovò a piangere, lì, di fronte a tutti, non gli aveva detto addio, non gli aveva detto 'ti amo' un'ultima volta.

Anzi! Non glielo aveva detto mai abbastanza! Non lo aveva mai amato abbastanza, non lo aveva mai baciato abbastanza, non lo aveva mai coccolato abbastanza, non avevano avuto abbastanza tempo per loro due.

Se ne andò da lì, gli porsero gli effetti personali del morto e andò nella hall. Si sentiva spezzato in due, no, peggio, come se una parte di lui, quella più importante, se ne fosse andata.

Una donna dai capelli bianchi lo chiamò, sorridendo gli porse il fagottino. Il figlio di suo marito.

L'ultimo ricordo di suo marito. Lo prese in braccio e accettò anche il borsone del minimo indispensabile per il piccolo.

Se ne andò in macchina, ma prima prese un depliantes, per dare il bambino via, lui non ne sarebbe stato capace di accudirlo, di crescerlo. Lui non era paterno. Non lo sarebbe mai stato.

Se ne tornò a casa. Quella casa che avevano costruito assieme, con i colori eccentrici, caldi, particolari del suo defunto marito. Depose il pargolo sul letto matrimoniale. E se ne andò in cucina.

Erano mesi che non beveva, che non fumava, e in quei 15 minuti seguenti riprese tutto quanto.

Bevve tutta la vodka che avevano in casa e finì i pacchetti di sigarette che aveva nascosto accuratamente agli occhi di Blaine. Il suo Blaine. Blaine, che era morto. Blaine, che non c'era più.

Iniziò a piangere, come un bambino, senza Blaine lui era fragile, lui non era nessuno.

In un momento in cui smise si singhiozzare per la perdita del suo amore, che solo in quel momento capì cosa aveva perso, sentì un vagito, nitido, acuto.

Tornò in camera e vide il neonato piangente, in lacrime, che sgambettava, rosso in viso e le manine tese al cielo. Sebastian deglutì, che cosa avrebbe fatto ora?

Lo prese in braccio e lo coccolò, non smetteva di piangere, camminò in tondo per la stanza, cercò di calmarlo in ogni modo, canticchiò, gli sussurrò frasi di ogni tipo. Ad un certo punto gli urlò, gli impartì di smetterla. Ma peggiorò la situazione.

Lo portò in sala e lo depose su una coperta, sul divano, davanti al camino. Il posto preferito di Blaine. In quel momento, per un solo secondo, smise di piangere.

Sebastian lo fissò negli occhi, e rivide Blaine. Gli stessi occhi, lo stesso colore, lo stesso colorito sulle guance.

Lo prese in braccio, ci riprovò, e ballando in tondo, lo coccolò, lo tenne accanto al petto.

Sentì il respiro del piccolo calmarsi, poi riprese a piangere, ci mise tutto sé stesso per farlo calmare, e quando finalmente si addormentò, potè riprendere respiro.

Andò avanti così per giorni, notti, stava per accettare l'idea di farlo adottare, non ci sarebbe riuscito.

Ma un pomeriggio, quando stava cercando di cambiare quello scricciolo, per sbaglio fece partire sul suo cellulare la ripresa di Blaine, suo marito, che cantava una canzone dolce, quasi una nenia, che aveva composto quasi 6 mesi prima per il futuro nascituro.

Il bambino fissò quello schermo rapito. Sebastian rivide in quell'espressione Blaine.

E trovò il nome perfetto, un po' per ricordarlo, un po' per il fatto che con quel nome si sentì tornare intero. Quel pezzo che si era staccato, piano piano si stava ricucendo a lui.


Ed erano passati sei anni da quel giorno. Dal giorno in cui gettò il volantino dell'adozione e da quando aveva messo anima e corpo nel crescere quell'angelo che era diventato la sua ancora.

Il suo piccolo grande Blaine Junior.

 

Questo è il video da cui ho preso l'idea. Già che io e l'angst siamo molto amici, volevo farvi partecipe di come mi vengono in mente 'ste “robe”

http://www.youtube.com/watch?v=4OjiOn5s8s8

Dei Nickelback.

E vi chiedo un minuscolo favore, fatemi sapere che ne pensate di questa cosa con una recensione. Anche per dirmi che mi odiate. Pleaseeee ç_ç 

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: black_eyes