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Autore: Lady_Lily    22/10/2012    1 recensioni
Ginevra ha 24 anni e lavora in una casa editrice, ma da grande vuole fare la fotografa!
E' una ragazza spettinata e caotica fa tutto di corsa, anche al lavoro, un giorno però trova un libro che le ricorda un episodio della sua infanzia e decide di leggerlo...
Intanto c'è Simone, un suo collega più grande di lei, che la osserva silenzioso e lei neanche se ne accorge; e per complicarle la vita arriva anche Michele, l'autore del libro che tanto l'aveva colpita!
Riuscirà Ginevra a districarsi tra i nodi dei suoi capelli e della sua vita?!
"La giornata passa lenta, il tempo sembra dilatarsi ormai però manca meno di un’ora alla libertà; mi alzo per prendere un caffè e vedo Simone con in mano qualcosa che cattura la mia attenzione; un libro, non è tanto il libro a farmi andare per terra il caffè ma la sua copertina … una distesa azzurra con una piccola barca rossa! Un disegno di un bambino che ricordava molto la mia foto, dovevo leggere quel libro."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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POV Ginevra

Ore 7.50 sono già sul treno, oggi fa più caldo del solito e gli occhiali da sole mi scivolano sul naso, su questi treni regionali c’è sempre un clima torrido indipendentemente dal mese.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  E io ho sonno, non mi sono ancora abituata a questi nuovi orari, lavoro in questo posto da sole due settimane e non ho ancora capito se mi piace o no… certamente ai miei capelli non piace, sono una massa di nodi, sospetto che il tipo seduto davanti a me stia pensando che questa mattina io abbia infilato due dita nella presa della corrente!                                                                                                                                                                                                        Di sicuro però  il mio collega mi piace, si chiama Simone, non so bene l’età, probabilmente ha un po’ di anni in più di me, ha i capelli corti brizzolati, gli occhi castani e la carnagione scura, come se prendesse il sole 365 giorni all’anno, non è il suo aspetto fisico a colpirmi, anche se non si può dire che sia un brutto uomo, ma il suo modo di fare che mi affascina, è brillante, simpatico, solare, carismatico… quando parla lui tutto l’ufficio pende dalle sue labbra; e naturalmente anche io, sebbene cerchi di darmi un po’ di contegno e non farmi vedere come tutte le altre che lo ricoprono di favori e sorrisi maliziosi.                                                                                                                               
Devo stare attenta a non addormentarmi, sennò sbaglio fermata e faccio tardi al lavoro, per fortuna è venerdì, il mio giorno preferito, finisce la settimana e ho un intero week end per ricaricarmi; ho già in mente un programmino questa sera aperitivo con i miei amici e alcool!!!                                                                                                                    

Arrivata, scendo dal treno cercando di non inciampare sugli scalini, ogni volta che scendo una scala o qualcosa di affine mi immagino di cadere, non per portarmi male ma sbadata come sono è una specie di promemoria -“Occhio Ginevra potresti farti molto male”- è una sorta di pessimismo porta fortuna!                                                                                                                                                                                                                                             Sulla strada per l’ufficio mi fermo a prendere un giornale e un cappuccino, tanto oggi sono in anticipo, così mi siedo sul bordo della grande fontana che c’è in mezzo alla piazza e osservo il mio futuro, dove lavorerò per il prossimo anno, contratto a tempo determinato, stipendio basso e 2 settimane di ferie da fare in base alle scelte che faranno i colleghi più anziani, quindi luglio e agosto addio! Non c’è male direi!                                                                                                                                                                                                                                                                                               Cerco di non deprimermi troppo e in fondo lavorare come segretaria in una ”prestigiosa casa editrice” è quello che ho sempre voluto no?! NO! Proprio no, ma al giorno d’oggi bisogna arrangiarsi e prendere quello che viene e quindi va bene così, anche se il lavoro è poco stimolante, rispondo al telefono, smisto la posta, accolgo i clienti e i fornitori, e quello che odio di più… gli indirizzari! Il mio sogno è fare la fotografa, qui le uniche fotografie che vedo sono le copertine dei libri. Una cosa devo ammetterla però non ho mai lavorato in un posto così bello, tutto andrebbe fotografato dalle finestre ai meravigliosi soffitti.

La passione per la fotografia l’ho presa da mio padre, non quello che mi ha fatta, quello non lo conosco neanche, mio padre, la persona che mi ha cresciuto, quello che è era li alla recita di prima elementare mentre facevo Trilly e mi fotografava proprio con quella stessa reflex con cui un anno dopo ho fatto i miei primi scatti; me lo ricordo ancora avevo sette anni era una domenica pomeriggio di fine estate, settembre, il mare era malinconico come solo a settembre sa essere, ero in spiaggia con papà stavo giocando con la sabbia e lui come al solito mi stava fotografando, a un certo punto mi sono messa a piangere perché un onda mi aveva portato via una formina e a quell’età mi sembrava una tragedia; allora papà per farmi smettere di piangere mi ha chiamato e mi ha chiesto se volevo provare a fare un gioco da grandi…
“Scegli quello che vuoi e scatta una foto, così poi papà la sviluppa e la puoi portare sempre con te”
Mi ero guardata in torno cercando qualcosa di bello da portare sempre con me poi ho visto quella piccola barca rossa di un vecchio pescatore che stava per uscire in mare e avevo deciso che era quello che volevo fotografare, così papà mi passò la macchina e feci il mio primo scatto. Quella foto c’è ancora, è in una piccola cornice il legno sul comodino in camera dei miei genitori e mio papà mi prende sempre in giro, dice che quando diventerò una fotografa famosa lui avrà la prima foto fatta me e sarà ricco sfondato!

Sto cercando di finire l’ennesimo indirizzario e sento un gran vociare dall’ufficio del capo, sono tutti molto agitati perché la fiera del libro è imminente ci sono da contattare gli autori di punta per conferenze e incontri.                                                                                                                                                                                                                                              La giornata  passa lenta, il tempo sembra dilatarsi  ormai però manca meno di un’ora alla libertà; mi alzo per prendere un caffè e vedo Simone con in mano qualcosa che cattura la mia attenzione; un libro, non è tanto il libro a farmi andare  per terra il caffè  ma la sua copertina … una distesa azzurra con una piccola barca rossa!  Un disegno di un bambino che ricordava molto la mia foto, dovevo leggere quel libro.

 “Sono i libri per gli incontri della fiera?”

“Si, tesoro, ma quanto sei carina oggi, il verde ti sta benissimo!” mi dice guardandomi fisso negli occhi

Per un attimo il complimento di Simone mi fa perdere di vista la mia missione, “Il libro Ginevra pensa al libro”, mi ripetevo come un mantra mentre le guance cominciavano a prendere colore per l’eccessiva timidezza che mi contraddistingue

“Grazie Simone, mi chiedevo se potevo leggere uno dei libri che verranno presentati in fiera, pensi sia possibile?”

“Se mi guardi così come faccio a dirti di no, ti regalo un libro, prendi quello che vuoi, vorrà dire che lunedì mi offrirai il pranzo!”

Senza farmelo dire due volte presi il libro che volevo dalla pila che c’era sulla scrivania di Simone, tutto sommato mi era andata più che bene; libro e pranzo con Simone, era decisamente un giorno fortunato, avevo tutto il tempo per agitarmi e sudare lunedì, adesso al pranzo insieme a lui non ci volevo proprio pensare e dedicarmi totalmente al libro!

Due ore dopo ero in stazione, il treno era in ritardo, prendo il cellulare e mando un messaggio per avvisare i miei amici che mi stavano aspettando per l’aperitivo, poi mi siedo su una panchina, tiro fuori il libro dalla borsa “Come il mare” di Michele Rinaldis, non si sceglie un libro dalla copertina ma mi sento collegata a questo libro…
Lo apro e comincio a leggere


“Anna voleva imparare dal mare, si può imparare molto dal mare, basta chiudere gli occhi e ascoltarlo, ha un sacco di storie da raccontare, conosce la gente, gli amori, le guerre…                                                                                                                                                                                                                       La storia di Anna me l’ha raccontata il mare quando ero piccolo, avevo otto anni ed ero al mare dai nonni, ogni anno andavo al mare dai nonni, per me era il paradiso, avevano una casa sulla spiaggia, bellissima e gialla, io avevo la mia cameretta al piano di sopra e un binocolo con il quale guardavo le barche dei pescatori uscire dal porto. Ma il mio posto preferito era il piccolo porticato in legno, stavo sempre seduto sul dondolo ed è li che un giorno  ho chiuso gli occhi e il mare mi ha parlato di lei..”


Plin Plon
“Il treno regionale 13452 è in arrivo al binario 5”

Cazzo è il mio treno! Corro come una pazza al binario 5 e prendo il treno al volo nel vero senso della parola!!!                                                                                                                                                                                                                                    Cerco un posto per sedermi e appena lo trovo riprendo in mano il libro, le prime righe mi sono piaciute, vado a guardare la quarta di copertina, voglio dare un volto a questo Rinaldis guardo, la foto è in bianco e nero, si vede che ha uno sguardo penetrante, decisamente affascinante, NO decisamente bello, i capelli scuri ricadono spettinati sulla fronte, poi gli occhi, sembrano chiari ma è un foto in bianco e nero, quindi non ne sono sicura, hanno qualcosa di ipnotico, quasi arrossisco, non può farmi arrossire una foto, poi la bocca aperta in una risata, decisamente intrigante…
Chiudo il libro e sorrido… “Porca miseria che bello, ma non è che sto Rinaldis deve per caso passare in ufficio?!”


POV Simone

Tutte le luci sono spente, sono le 18.30 e sono rimasto solo in ufficio, mi piace rimanere da solo e finire tutto il lavoro per non portarmi a casa nulla, e poi mi piace fermarmi qui a pensare…
soprattutto a pensare a lei.
E'è due settimane che la vedo passare avanti e indietro dal mio ufficio, me  la voglio portare a letto, come ho fatto con le altre che lavorano qui.
Oggi quando mi ha chiesto quel favore non ci ho pensato su troppo e l'ho invitata a pranzo con la scusa di farmelo offrire; e poi qundo le ho fatto un complimento è arrossita, è timida e la cosa mi intriga.
Lunedì ci provo anche perché è un pensiero fisso, quei capelli rossi poi, la sua pelle chiara e quei grandi occhi grigi, che guardano tutto con curiosità, tranne me, BASTA, devo farla mia.
Fino a lunedì non ci voglio pensare, quella ragazzina mi sta mandando al manicomio.
Raccolgo le mie cose ed esco dall’ufficio

  
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