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Autore: Jules_Black    22/10/2012    3 recensioni
Duncan/Courtney| One-shot| Romantico, Drammatico| Future!Fic
"E non si stava nemmeno divertendo: costretta ad annuire e far finta di piangere, aveva dovuto perfino consolare la vedova McLean, al secolo Mildred "Blaineley" Stacey Andrews O'Halloran. Insomma, quella veglia funebre era iniziata come il disastro dei disastri e certo non sarebbe migliorata – non se di lì a pochi secondi Harold avesse tenuto il suo discorso di commemorazione. Cosa che, oltretutto, si stava apprestando a fare.
- P-prova… P-prova…
Il sospiro disperato di molti fu piuttosto eloquente. Harold aveva tra le mani circa sette fogli, scritti in grafia minuta e sottile. Perfino Blaineley non sembrava molto entusiasta dell’elogio maritale assai imminente e dalla durata approssimativa di circa venti minuti."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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NdA: Potete anche uccidermi, ma ultimamente mi sto dando alle storie “strane”. Come la precedente contiene inserti di canzoni e citazioni; non so perché ma questa tipologia mi piace troppo. Uhm, Courtney potrebbe essere un po’ OOC… Ma dovete giustificarla, poverina! Non vi spoilero nulla… Buona lettura!
 

Funeral Party.

 

 

 

 
La folla che l’indomani si sarebbe accalcata per dare l’estremo saluto a Chris McLean, ora stava partecipando alla veglia funebre in suo onore nemmeno si trovasse sul red carpet hollywoodiano. La sala da ballo dell’Asteria Hotel di Ottawa era stata riempita, oltre che dall’esorbitante sarcofago di legno nero lucido, anche da un centinaio di personaggi famosi che compiangevano il ben’amato presentatore tra musica jazz e bollicine di sofisticato champagne.
I ragazzi del reality – ora adulti perfettamente inseriti nel circuito lavorativo – erano tutti presenti per esprimere il loro cordoglio e – perché no? – raccontare qualche aneddoto spassoso sul presentatore. C’erano più o meno tutti, e più o meno tutti indossavano eleganti abiti di ottima fattura: qualcuno li possedeva in virtù del sostanzioso stipendio, qualcuno li avevi chiesti in prestito, qualcuno li aveva affittati e qualcuno perfino rubati.
Tutti si godevano la serata, tra storiche rievocazioni e lacrime amare, qualcuna perfino finta. Courtney, in tutto quel baccano, sentiva di essere sempre più fuori posto. Aveva una mole immensa di pratiche da sistemare, se non voleva che il suo praticandato finisse a tempo di record. E non si stava nemmeno divertendo: costretta ad annuire e far finta di piangere, aveva dovuto perfino consolare la vedova McLean, al secolo Mildred "Blaineley" Stacey Andrews O'Halloran. Insomma, quella veglia funebre era iniziata come il disastro dei disastri e certo non sarebbe migliorata – non se di lì a pochi secondi Harold avesse tenuto il suo discorso di commemorazione. Cosa che, oltretutto, si stava apprestando a fare.
- P-prova… P-prova…
Il sospiro disperato di molti fu piuttosto eloquente. Harold aveva tra le mani circa sette fogli, scritti in grafia minuta e sottile. Perfino Blaineley non sembrava molto entusiasta dell’elogio maritale assai imminente e dalla durata approssimativa di circa venti minuti.
- Chris McLean, grande uomo e grande amico, si è spento ieri nella serenità conferitagli…
Courtney, con molta poca galanteria, si liberò delle chiacchiere insulse di Beth e decise di andare a prendere una boccata d’aria. L’Asteria non era propriamente un piccolo motel di periferia: da qualche parte lassù ci doveva necessariamente essere una terrazza. Conscia del fatto che sarebbe potuta finire perfino nella lavanderia, si diresse verso l’uscita.
- Dove ce ne andiamo così di fretta?
La voce di Duncan la riportò sulla terra; si voltò, con deliberata lentezza, pronta a rispondergli con pura acidità.
- In un posto che sia il più possibile lontano da te- sbuffò, afferrando la maniglia della grande vetrata, pronta a scappare da quella sala affollata.
- Non sopporti le serate divertenti?- chiese lui, passandosi una mano tra i capelli finalmente neri. Poi si allentò la cravatta, con fare disinvolto.
- Non sopporto te e nemmeno la tua ragazza, è diverso- spiego lei, alzando gli occhi al cielo. Spalancò la porta di vetro smerigliato, cercando di chiudere la conversazione. Duncan, imperterrito, la seguì. L’orchestra ancora suonava e faceva da sottofondo alle parole di Harold.
- Vengo con te!- esclamò lui, ma Courtney non lo degnò nemmeno di una risposta. Si diresse verso l’ampia scalinata di marmo bianco che conduceva ai piani superiori.
 
[… E proprio che ti amo, ti sto implorando: aiutami a distruggerti.]
Laura Pausini, Cinque giorni
 
- Dove fuggi?
Duncan sembrava non rassegnarsi all’evidente rifiuto di Courtney, sebbene avesse una fidanzata, e possibilmente futura moglie, che lo stava cercando – anche ansiosamente – nella vasta sala dell’Asteria.
- Non hai nulla da fare, questa sera? Nessuna gotica da baciare appassionatamente come l’ultima volta?
Duncan sbuffò, pesantemente. Sapeva benissimo a cosa Courtney si riferisse: non meno di due mesi prima, durante i festeggiamenti per il trentesimo compleanno di Bridgette, aveva platealmente baciato Gwen chiedendole di sposarlo.
- Voleva che la baciassi- spiegò lui, alzando le spalle, mentre salivano le scale dell’hotel praticamente deserto.
- Volevi anche tu. L’hai sempre voluto- sussurrò lei, offesa. Raggiunse il pianerottolo, ma nessuna terrazza si intravedeva all’orizzonte, tanto che decise di chiamare l’ascensore per raggiungere l’ultimo piano dell’enorme palazzo in stile liberty.
- Sai benissimo che non è andata così!- si difese lui, arrestando il passo per aspettare che l’ascensore arrivasse.
- E’ andata proprio così, invece- ribatté lei, pronta a infilarsi tra le porte scorrevoli quando queste si aprirono pochi secondi dopo.
- Court, ti prego, quante volte devo ripeterti che è stato un incidente di percorso?
La donna premette il pulsante dell’ultimo piano come se questo la avesse offesa a morte. Guardandolo con astio, lo redarguì per bene.
- Chiami incidente di percorso il non presentarti al vostro anniversario per fare sesso con me? Chiami incidente di percorso il fatto che una settimana dopo le hai chiesto di diventare tua moglie?- domandò, retorica, pronta a sfoderare gli artigli.
- E’ stato solo…
- Non importa ciò che è stato o non è stato: ti prego di sparire. Eliditi, verme.
Le parole di Courtney sibilarono come proiettili pronti a colpire. L’ascensore raggiunse il piano prescelto e le porte si aprirono con un “ding” rassicurante.
- Courtney, io credevo…
La castana uscì sul pianerottolo, con l’aria di chi non vuole sentire una parola di più. Una tranquillizzante vetrata indicava che a pochi c’era davvero una bella terrazza ampia dall’aria respirabile.
- Credevi, credevi… Ti ho aspettato anni, Duncan. Anni. Tra alti e bassi, ci sono stata. Per secoli, milleni.
Duncan la afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi.
 
[... Notti intere ad aspettarti, ad aspettare te…]
883, Come mai
 
- Courtney, è solo un matrimonio- le spiegò, come se stesse parlando di una passeggiata al parco- poi potremmo continuare a vederci.
- Mi stai chiedendo di intraprendere una relazione extra-coniugale con un uomo che ha l’intelligenza di un bradipo?- sbuffò, avvicinandosi al vetro. La serratura sembrava sbarrata. Provò a ruotare la pesante maniglia di ottone, ma sembrava proprio che non fosse destino.
- Ti sto chiedendo di stare con me, nonostante tutto.
- Nonostante tutto? Ci vorrà un secolo per farti perdonare il matrimonio. Mi ha chiesto di farle da testimone, te ne rendi conto?- sbottò, allargando le braccia.
- E’ la tua migliore amica, è normale…
- Migliore amica? Lei mi ha scelta per questo ruolo; io l’ho sempre odiata, lo sai- ammise, mollando di scatto la maniglia e incrociando le braccia al petto.
- L’hai consolata un migliaio di volte!- saltò su Duncan, del tutto sconvolto dalla rivelazione.
- Se questo mi avesse riportato da te…
- Tu l’hai presa in giro, per me?
Duncan indicò se stesso con un gesto eloquente. Courtney annuì appena.
- Mi sembra che il tuo quoziente intellettivo riesca a capire il concetto di utilitarismo- sibilò, senza provare vergogna alcuna.
- Sei stata… Perfida.
- Non ho ripulito le cacche del tuo cagnaccio per nulla! Non l’ho assistita durante il periodo della gravidanza per non ottenere nulla in cambio…
- Stai scherzando? Hai lucrato sul mio bambino mai nato?
Duncan sembrava allibito, completamente stravolto dalle rivelazioni della donna. Si passò nervosamente una mano sulla barba sfatta, poi tentò di accarezzarle il viso, ma lei si scansò.
- Non serve toccarmi. Non serve a nulla.
- Tu mi hai amato… Così profondamente?
Doveva aver detto qualcosa di profondamente sbagliato, perché Courtney gli mollò un pugno sul braccio.
- Ho quasi distrutto la tua famiglia. Tua moglie.
 
[… Forse ti ricordi, ero roba tua.]
Ligabue, L’odore del sesso
 
- Non è ancora mia moglie, c’è ancora una speranza!- esclamò, esaltato, l’uomo; cercò di afferrarle il polso, ma Courtney si spostò piuttosto rapidamente.
- Ho mentito. Ho farneticato chissà quali disgrazie sul tuo conto. L’ho dissuasa dall’amarti. Non puoi amarmi!- urlò la donna, ma ogni parola sembrava costarle un prezzo troppo alto da pagare.
- Courtney, tu… Cosa?
- Sì, ho fatto tutto questo. Duncan, non ti amo abbastanza per non distruggerti. E’ un concetto abbastanza chiaro? Puoi anche smetterla di far funzionare il cervello. Finisce qui. Vai all’altare- disse, con convinzione plateale. Ducan rimase a fissarla. Boccheggiò qualcosa di indistinto.
- Posso baciarti un’ ultima volta?
Una richiesta esplicita a cui Courtney si arrese. Erano talmente vicini che sarebbe bastato un passo per far incontrare le loro labbra. Il respiro di Duncan era caldo e rassicurante e la sua bocca aveva la forma di sempre, il sapore di sempre.
Fu un bacio breve.
Quando l’ascensore si chiuse e Courtney vide Duncan sparire, una sola lacrima cadde lungo il suo viso.
Mi dispiace”.
***
 

Daily Morning
 
Incidente d’auto sulla Statale S-4, due morti.

 
“Nella notte tra il 4 e il 5 Agosto, di ritorno dalla veglia funebre del presentatore Chirs McLean, l’ex star dell’amata serie tv “A tutto reality”, Duncan Blake, è morto in un incidente d’auto con la fidanzata Gwen Patrick, anche lei famosa per aver partecipato a ben tre edizioni del reality. Un auto ancora non identificata si è lanciata a tutta velocità contro la BMW dei due ragazzi, uccidendoli. Si presuppone che il guidatore fosse in stato di ebbrezza; al momento…”
 
Courtney accartocciò il giornale e lo gettò per terra.
 
[… I’m loving angels instead.]
Robbie Williams, Angels
 
Non riusciva a smettere di pensare, di piangere, di maledirsi. Non poteva credere di avergli mentito per renderlo libero e felice.
Non poteva credere di averlo perso per sempre – ed era un “per sempre” reale ed eterno, senza se e senza ma.
Non poteva credere che avrebbe dovuto partecipare a un’altra veglia funebre e piangere e sentire sulla pelle abbracci che non erano i suoi.
Non poteva credere al fatto che la morte fosse così definitiva e irreversibile da far male.
Avevano appena trent’anni; c’era ancora mezzo secolo da vivere.
Per Duncan il tempo era finito quando era appena mezzanotte; ed era solo la notte scorsa.
Il tempo era scaduto. Finito.
Courtney si strinse le braccia al petto e sputò qualche parola di rancore e qualche altra lacrima.
Aveva ancora un bacio da ricordare.
Ancora uno.
La radio passava una canzone datata.
 
[And maybe, I’ll find ourt
the way to make it back someday,
to watch you, to guide you
through the darkest of your days.]
The Calling, Wherever you will go
 
Courtney ripescò qualche vecchia fotografia dal cassetto.
In tutti le fotografie lui sorrideva – come non avrebbe mai più fatto.
Aveva ancora un bacio e bruciava forte sulle sue labbra.
Aveva ancora un ricordo, perché era stata lei l’ultima – e lo sarebbe stata per sempre.
E, se chiudeva gli occhi, poteva ancora sentirlo vicino, Duncan.
Non sarebbe mai andato via.
 
[Tutto era perduto? Era inevitabile che fosse cambiato? Dovevo dimenticare? Dobbiamo chiudere gli occhi? Dobbiamo perdonare, poiché ognuno vive di briciole? Dobbiamo pensare che tutto ciò che ci tormenta è ben piccola cosa visto dalle lontanissime stelle, Altazor, Grapatax, Mab, Zelda e Dandelion? Oppure, proprio perché siamo piccola cosa, dobbiamo combattere per la nostra briciola di giustizia, o le stelle crolleranno?]
Stefano Benni, Margherita Dolcevita

   
 
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