Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Bluemask    23/10/2012    2 recensioni
Sbarrai gli occhi.
Andrea era lì, al fondo delle scale, per terra.
- Bea... Beatrice?- bofonchiò, gli occhi spenti.
Rimasi immobile, boccheggiando a vuoto.
- Chiama qualcuno, per favore.- sussurrò ancora.
Sbattei le palpebre, confusa. Perché dovevo aiutarlo?
- Per favore.- ripeté, abbassando il tono.
Guardai il cellulare lasciato sul tavolo in soggiorno. L’ospedale, in effetti, era qui vicino.
- Beatrice?- sembrava incredulo.
- Buona notte.- mormorai io, sorridendo. Un sorriso che non mi apparteneva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                                                                                                                               CLACK


Aspettavo quel BIP da ore.
Perché non rispondeva?
Forse non ha soldi.
Impossibile, quella mattina aveva detto che si era fatto la ricarica.
Non ha visto il messaggio.
Eppure tiene sempre il cellulare in tasca.
Non ha tempo per rispondere.
Ma che diavolo, ero la sua ragazza o no?
Dovrebbe avere del tempo per me.
Sorrisi amaramente.
Non ero mai stata gelosa con lui, non lo ero in generale. Però ormai non potevo più trattenermi.
E’ con lei.
Riguardai il mio cellulare.
No, niente messaggi.
Beh, capita di essere traditi. E poi me l’aspettavo.
Sapevo che non sarebbe durata.
Era già strano che stavamo insieme da tre mesi.
- Tre mesi...-
Ero così felice, credevo che mi amasse.
Improvvisamente sentii la porta di casa aprirsi, vivevamo insieme da poche settimane.
- Sono a casa. - sorrise radioso, io rimasi rigida.
- Ciao. -
- Non dici niente?-
-Ah, giusto. Perché non hai risposto al mio messaggio?- chiesi tranquillamente; mi alzai dal divano, andando verso di lui.
- Amore, sono stanco. Ti spiego poi domani.-
Passò davanti a me, io l’afferrai per un braccio.
- No. Tu me lo spieghi ora.-
- Da quando sei diventata così fredda?-
Lo guardai negli occhi, in quei suoi odiosi e bellissimi occhi verdi.
- Non voglio più le tue bugie, Andrea. Eri con lei, vero?-
- Non essere gelosa.-
Sospirai, cercando di mantenere la calma.
- Eri con lei?- ripetei lentamente.
Distolse lo sguardo. I suoi capelli chiari avevano strane sfumature sotto la luce del neon.
Mi accarezzò i capelli sorridendo, facendo finta che non fosse successo niente.
- Lo sai che ti amo...- iniziò con voce dolce.
Mi ritrassi di scatto.
- No, non lo so. -
- Beatrice...-
- No!-
Non ne potevo più. Di lui, della sua voce, di quella situazione, del fatto che lo amavo.
Salii le scale velocemente.
- Che intendi fare?- urlò lui da sotto.
- Prendere le mie cose, andarmene. Mi sono stancata dei tuoi giochi.-
- Tu non puoi lasciarmi!- mi seguì.
Presi la mia borse, radunando dentro la maggior parte delle cose che avevo lì. Sentendo quelle parole mi sforzai di ridere, trattenendo le lacrime in gola.
Piangere per lui era l’ultima cosa che volevo in quel momento.
- Perché no? Perché tu sei il migliore con le donne, non è così?-
Feci tutto il più in fretta possibile, volevo solo uscire da quella casa.
Andrea mi bloccò.
- Senti, non so perché pensi che ti stia tradendo, io non ero con Alessia!-
- Con chi?- sibilai, avendo ottenuto quello che volevo.
Si accorse dello sbaglio. Alessia? Non avevo mai parlato di lei.
- No, aspetta, io non intendevo... Beatrice!-
Mi misi la borsa a tracolla.
- Torno domani a prendere il resto, sai, sono stanca anche io. Stanca di te e delle tue bugie.-
Mi diede una schiaffo. La guancia mi pulsava, faceva davvero male.
Lo guardai con odio, cercando di ricordare perché mi fossi innamorata di un ragazzo così.
- Vuoi calmarti?- ordinò sprezzante.
- Io sono calma, sei tu quello agitato.-
Mi voltai e scesi le scale, ascoltando le sue urla.
- Ma lo sai che figura ci faccio con i miei amici?! Essere lasciato... le ragazze le devo lasciare sempre io!-
Feci lo sbaglio di fermarmi a metà scala, lui mi raggiunse.
- Andrea, non senti che stai dicendo?! Sei ridicolo! -
Si buttò verso di me, con uno scatto d’ira mi spinse giù dalle scale, io per non cadere mi tenni a lui.
Poi tutto accadde in un attimo.
Lui perse l’equilibrio, barcollò precipitosamente verso il basso.
Io riuscii a tenermi al corrimano, chiudendo gli occhi spaventata.
Poi udii un rumore sordo e terribile. Come di ossa che si spezzano.
CLACK
Sbarrai gli occhi.
Andrea era lì, al fondo delle scale, per terra.
- Bea... Beatrice?- bofonchiò, gli occhi spenti.
Rimasi immobile, boccheggiando a vuoto.
- Chiama qualcuno, per favore.- sussurrò ancora.
Sbattei le palpebre, confusa. Perché dovevo aiutarlo?
- Per favore.- ripeté, abbassando il tono.
Guardai il cellulare lasciato sul tavolo in soggiorno. L’ospedale, in effetti, era qui vicino.
- Beatrice?- sembrava incredulo.
- Buona notte.- mormorai io, sorridendo. Un sorriso che non mi apparteneva.
Lui inarcò un sopracciglio, ma subito il suo petto si fermò. Il suo respiro, si fermò.
Era lì, sdraiato in una posizione inusuale.
Morto.
 
*Entrai nel nuovo liceo, camminando lentamente sotto lo sguardo degli mie nuovi compagni di scuola.
Molti si giravano, alcuni mi indicavano, sentivo dei sussurri qua e là.
- Chi è questa?-
- E’ quella nuova...-
- Dio, come si veste?-
- Sembra timida.-
- A me sembra simpatica.-
- Non è male.-
Guardai con la coda dell’occhio il ragazzo che aveva pronunciato l’ultima frase.
Mi osservava con un sorriso fastidioso stampato in faccia. Era bello, alto, con dei profondi occhi verdi.*
 
Mi avevano detto di non innamorarmi di lui. Lui era il più famoso della scuola, il più bello, quello con più ragazze.
Già, era. Adesso è morto.
Mi avvicinai al corpo senza vita di Andrea, e non potei fare a meno di continuare a sorridere.
Non sapevo se era un sorriso soddisfatto o compiaciuto.
Sicuramente non triste.
Ma l’avevo ucciso io?
No. Lui voleva spingermi giù, io mi sono soltanto tenuta a lui, non ho fatto niente.
Spiegarlo alla polizia poteva essere un problema, però.
Okay, nascondere le prove.
Chissà se funzionava come nei telefilm, con la scientifica del cadavere e tutto il resto.
Tornai in camera, posando tutte le mie cose al loro posto abituale.
Scesi nuovamente, andai in bagno e mi sistemai i capelli.
Faci il sorriso più dolce possibile guardandomi allo specchio.
- Ciao mamma, ho pensato di venirti a trovare. Da tanto tempo non ci vediamo, ho fatto bene?-
La voce mi tremava un po’, ma andava abbastanza bene.
Mi misi il cellulare in tasca e uscii di casa.
Non dovevano trovarmi “sul luogo del delitto”.
Un grande delitto, poi.
Scivolare dalle scale, che idiota.
Presi la macchina e andai da mia madre, era la casa più vicina.
Grazie al cielo ho compiuto, anche se da poco, i diciotto anni. Altrimenti sarei dovuta andare a piedi.
Bussai alla porta, ancora col sorriso dello specchio.
Quando mia madre la aprì, recitai quello che dovevo dirle.
Restai lì per un’ora, più o meno.
Poi tornai come se nulla fosse a casa, parcheggiai la macchina, aprii la porta.
- Tesoro, sono a casa. – esclamai, per rendere la cosa più credibile.
E anche perché in quel momento stava passando per la strada Anna, la vicina, che mi salutò con un cenno.
Bene, avevo due testimoni per provare la mia innocenza.
Entrai.                          
- Andrea?-
Mi voltai verso le scale. Lo vidi lì, con la bocca aperta, le bellissime e morbide rosse labbra secche.
Urlai.
Mi inginocchiai davanti a lui, piangendo.
Anna doveva aver sentito il rumore, perché entrò in casa proprio in quel momento.
- Beatrice... cosa...?-
Sentendo la sua voce piansi ancora più forte, piegata sul corpo di Andrea.
La donna mi si avvicinò, abbracciandomi, aveva gli occhi lucidi.
Disse che era inutile chiamare la polizia, probabilmente era caduto dalle scale da solo.
Io annuii, nascondendo un sorriso.
Alcuni giorni dopo ci furono i funerali.
Il prete del paese recitò una preghiera, mentre le persone che erano venute piangevano.
Molte di loro mi venivano vicino, dicendo che gli dispiaceva e che se avessi bisogno di qualcosa potevo contare su di loro.
Mi sforzai di sembrare triste e distrutta per la sua morte.
Si avvicinò a me anche Alessia.
- Mi dispiace. Non meritava di morire.- si asciugò una lacrima, facendo attenzione a non rovinarsi il mascara, singhiozzando appena.
- A me dispiace per te, invece. - replicai.
- Che intendi?-
- Come farai senza il tuo amante?-
Mi guardò stupita per pochi secondi, ma si affrettò ad andarsene.
Bene, anche questo problema è risolto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Salve c:
Ho scritto molti mesi fa questa os e stava ammuffendo nella mia pagina di word, quindi ho pensato di pubblicarla.
Mmh, sì, è un po’ inquietante.
Dedicata con tanto amore ad Andrea, il ragazzo che mi ha fatto soffrire mettendosi con quella graziosa ragazza che tanto gentile e tanto onesta pare (ho appena visto la pubblicità della Tim, non sono così intelligente da ricordarmi un verso di Dante dopo aanni) e a quella stessa ragazza citata poche frasi fa, di nome Alessia <3
Ps: i miei due cari amici si sono lasciati dopo pochi giorni che ho scritto questa ‘cosa’, secondo voi ho portato sfortuna?


 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Bluemask