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Autore: Hina6918    23/10/2012    0 recensioni
Driiiiiin!
Finalmente la campana suonò, con quel suo solito rumore metallico che tanto era caro ad qualsiasi studente il cui cervello non era rimasto troppo sui libri, causandone un qualche problema decisamente grave.
Con tutta la fretta possibile, ma senza mostrarla apertamente, il ragazzo si alzò e prese i libri e tutto l’occorrente, riempiendo la cartella, per poi avvicinarsi velocemente alla porta sperando di non essere rallentato ulteriormente. Speranza che sapeva essere vana.
«Himura-Kun!» Prima di poter scomparire oltre la porta, fu ovviamente fermato. Si bloccò a metà strada e si voltò sorridendo al compagno che lo aveva chiamato.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1 - A small promise, exchanging smiles

Le lancette dell’orologio sembravano essersi quasi bloccate, come se non volessero che il tempo passasse mai, come se volessero che lui passasse il resto della sua vita in quel luogo.
Poi, di colpo, sembravano essere andate leggermente più avanti rispetto a qualche attimo prima. Già, ormai quella dei secondi aveva quasi superato l’ultimo numero ad una sola cifra presente nel quadrante. Mancava poco.
Eppure, quegli ultimi secondi gli parvero più lunghi ed estenuanti di tutte le ore che aveva dovuto attendere fino a quell’istante. C’era quasi. Tra poco poteva finalmente lasciare quella prigione denominata scuola.
Driiiiiin!
Finalmente la campana suonò, con quel suo solito rumore metallico che tanto era caro ad qualsiasi studente il cui cervello non era rimasto troppo sui libri, causandone un qualche problema decisamente grave.
Con tutta la fretta possibile, ma senza mostrarla apertamente, il ragazzo si alzò e prese i libri e tutto l’occorrente, riempiendo la cartella, per poi avvicinarsi velocemente alla porta sperando di non essere rallentato ulteriormente. Speranza che sapeva essere vana.
«Himura-Kun!» Prima di poter scomparire oltre la porta, fu ovviamente fermato. Si bloccò a metà strada e si voltò sorridendo al compagno che lo aveva chiamato. In realtà non aveva idea di chi fosse, non faceva mai caso alle facce, non aveva quindi né imparato i nomi né, tantomeno, le voci delle persone che erano nella sua stessa classe, semplicemente si girò verso la voce che chiedeva la sua attenzione.
«Sì?» Il suo sorriso bendisposto mascherava completamente i suoi reali pensieri, come sempre del resto.
«Noi stiamo andando in gelateria, vieni con noi?» Era un ragazzo dai capelli corvini a parlare. Lo riconobbe come uno dei ragazzi più popolari del primo anno, non per la bellezza, abbastanza nella norma, ma per il carattere molto aperto e solare. Forse c’erano anche altri motivi, ma di certo non erano affar suo e, di conseguenza, non erano rimasti impressi nella sua memoria.
«Mi dispiace, non mi sento troppo bene, preferisco andare subito a casa.» Quante volte aveva già usato quella scusa? Non sapeva bene quando, ma ad un certo punto della sua vita scolastica, la gente (sia studenti che insegnanti) aveva cominciato a credere che fosse di salute cagionevole e lui non si era fatto problemi a far continuare a credere che fosse la verità.
«Ah, peccato… Allora sarà per la prossima volta!» Il viso del ragazzo si fece dispiaciuto, ma si riprese subito, tornando a sfoggiare un fantastico sorriso scintillante.
«Certo.» Rispose sorridendo, sapendo bene che tanto la volta dopo avrebbe comunque rifiutato. Uscì quindi dall’aula, a passo affrettato, impaziente di sentire ancora una volta la brezza estiva accarezzargli i capelli.
 
Solamente quando si trovò davanti alla porta di casa si rese conto di aver proceduto a passo troppo affrettato per le sue capacità fisiche ed atletiche degne di un ottantenne. Aveva il fiatone, eppure sentiva le gambe che quasi gli tremavano per il bisogno di allontanarsi da quel mondo esterno che tanto amava e che, al contempo, odiava con tutto il cuore.
Aprì la porta salutando, come era solito fare, aspettando una risposta che, lo sapeva bene, non sarebbe mai giunta. Si tolse le scarpe e, sospirando, entrò in cucina.
Yoh non era tornato nemmeno quel giorno. Era da tre giorni che proprio non riuscivano a vedersi. Quando lui era casa, Yoh lavorava, mentre quando quest’ultimo era a casa, l’altro o era a scuola o dormiva.
Aprì il frigorifero, notando immediatamente l’assenza del cibo che aveva cucinato il giorno prima per l’uomo. Evidentemente, almeno, aveva mangiato. Altra cosa che gli fu impossibile non constatare, fu l’assenza totale di cibo. Sarebbe dovuto quindi passare per forza al convenience store a fare compere.
Se non fosse che doveva comunque andare in quella direzione a causa di forza maggiore, probabilmente avrebbe solo ordinato qualcosa al take-away, tanta era la voglia di uscire.
Dopo essersi dato una rinfrescatina, si cambiò i vestiti, buttando la divisa sull’orlo del letto, optando per una comoda T-Shirt larga di colore verde e un paio di pantaloni bianchi, anche questi di qualche misura più grande. Preso il portafoglio e dato uno sguardo alla sua collezione sulla libreria, si congedò, non prima di aver preso un bel cappello per proteggere la sua candida pelle dai raggi del sole che troppo spesso tendevano ad ustionarla.
Sentiva molta più fretta in confronto al ritorno da scuola, ma mantenne un’andatura a lui congeniale a causa della stanchezza che ancora si faceva un po’ sentire.
Camminò per circa dieci minuti senza incrociare nessuno, sentendosi finalmente bene con il mondo, ascoltando il suono del venticello che dolcemente gli scompigliava i lunghi capelli castano-rossicci, legati in un codino, canticchiando una canzoncina inventata sul momento.
Ahhh~ Esiste forse piacere più grande? Camminare da solo, senza alcun pensiero in testa, era ciò che più amava fare, dopo ovviamente passare le nottate a guardare anime o leggere manga.
La calma durò ben poco, dovendosi infilare in un’affollata strada colma di persone che di certo non avrebbero fatto caso a un povero ragazzino come lui, ma che ne disturbavano enormemente l’umore, più anche del caldo afoso che imperlava di sudore l’attaccamento dei capelli sulla nuca del rosso.
Fortunatamente, il convenience store era a pochi edifici dall’imbocco della stradina.
La ventata di aria fredda del condizionatore all’interno del negozio, lo fece quasi trasalire. No, non amava né il caldo né il freddo.
Passò il minor tempo possibile lì dentro, optando per le verdure in sconto piuttosto che le costose carni che sembravano veramente succulente. Però… quella carne pareva davvero buona, si poteva vedere anche solo dalla confezione l’alternanza di carne e grasso che le dava un aspetto marmorizzato, tipico del manzo di Kobe. Non poteva però spendere tutti i soldi rimastigli per un pezzo di carne. Con un forte dolore al cuore causato dalla separazione da quel pezzo di manzo, dovette proseguire per la sua strada, sognando solamente quale sapore potesse mai avere quel cibo destinato a chi è più abbiente. Infilò gli acquisti dentro uno zaino nero che si era portato da casa e uscì.
Con il cuore infranto, il viaggio in mezzo a tutta quella gente gli sembrava molto meno difficile, lasciandosi cullare dalla strada come se fosse l’unica cosa che potesse fare prima di morire.
Ma, indipendentemente dal numero di persone a lui vicine, non importava quanto dolore potesse patire. Dentro di sé sapeva sin troppo bene che nel giro di pochi secondi tutti i suoi problemi e le sue preoccupazioni sarebbe svanite nel nulla non appena avesse intravisto l’insegna della sua fumetteria di fiducia.
Ah! Eccola là! Bellissima come sempre! Sembrava quasi brillare in mezzo a quella via piena di squallidi negozi di abbigliamento e ristoranti e cose del genere.
Con gli occhi che quasi gli brillavano, entrò con passo veloce e deciso. Salutò cordialmente il cassiere stempiato, che educatamente ricambiò, ed appoggiò lo zaino all’ingresso, sicuro che lo avrebbe ritrovato al suo ritorno.
Gli sembrò quasi di volare tra quegli scaffali il cui contenuto era capace di innalzare persino le speranze di un ragazzo come lui. Da sempre manga e anime erano stati gli unici amici che lo avevano aiutato veramente a sentirsi bene e, benché non ne parlasse apertamente, non poteva dire di vergognarsene. Loro, perlomeno, non lo avevano mai tradito.
Sorrise guardando le numerose serie che già possedeva a casa, cercando invece i nuovi numeri che era venuto appositamente a comperare.
Ah, ecco il nuovo volume di Fairy Tail! Si avvicinò frettolosamente allo scaffale, impugnando il volumetto che sembrava essere in condizioni migliori, per poi rimettersi alla ricerca del prossimo manga. Probabilmente passò un’oretta prima di ricordarsi della cena e dello zaino con il cibo che lo attendevano all’ingresso.
E fu così che si presentò alla cassa con diversi manga, tra cui 3gatsu no Lion, Keroro, Gantz e l’artbook di Lain che considerava praticamente introvabile.
Dopo aver speso quasi tutto il denaro della paghetta mensile che il padre gli passava, si riavviò verso casa, incurante degli sguardi estranei riferiti al sorriso fin troppo scintillante ed abbagliante che solo in quei momenti mostrava apertamente, gli unici che provenivano veramente dal cuore.
Il ritorno a casa fu quindi particolarmente piacevole, non sentiva né stanchezza alle gambe, né il peso dello zaino o delle buste ricolme di volumetti che in qualsiasi altro momento gli sarebbero parse come incudini di acciaio atte a portarlo sempre più in basso fino a toccare il fondo da cui non sarebbe mai più riuscito a risalire.


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Hina's Moment <3

Ecco a voi la mia prima  fan fiction all'interno di questo sito... Sono ancora imbarazzata *///*
Comunque, come avrete notato, in questo capitolo non succede un caspio e probabilmente non succederà un cappio nemmeno nel prossimo <3 Ma vabbé. Vorrei ringraziare chiunque leggerà sta cosa, specialmente chi commenterà sia in positivo che in negativo, anche se le critiche le preferirei costruttive! Ah, è probabile che questa storia diventi un rating rosso, ma ancora non ne sono certa quindi ho preferito segnarla come arancione, in caso modificherò è_é
Uhm... BAI <3

  
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