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Autore: becky    07/05/2007    0 recensioni
Ispirato al romanzo “Dominus”: Marco,giovane e ricco patrizio romano, vive la sua vita agiata e senza problemi all’insegna del divertimento e delle belle donne. Tutto ciò fino a quando non fa un incontro inaspettato:dopo dieci anni rivede per uno scherzo del destino lei, la sua piccola Rhea…e tra di loro si intrecceranno passione, amicizia, attrazione e forse anche molto altro… NON è NECESSARIO AVER LETTO IL ROMANZO!!!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui il 4° capitolo! Spero che vi piaccia…e ringrazio con tutto il cuore Michy90 e Fenrir che mi hanno lasciato una recensione! Come sempre continuo a chiedervi di lasciare un commentino! Buona lettura…

 

 

Capitolo 4: Non Indovineresti Mai…

 

Marco si svegliò che il sole era già alto nel cielo. Probabilmente era quasi l’ora di pranzo, pensò. Si vestì di tutto punto, con l’intenzione di andare a trovare nel primo pomeriggio Rhea. Voleva fare un bell’effetto, e possibilmente far risaltare tutta la sua bellezza e mascolinità. Perciò indossò una delle sue tuniche più belle e raffinate, dono di suo padre, che in fatto di gusti estetici era una vero genio.

Si stava dirigendo verso la sala da pranzo quando sentì arrivare dal giardino della villa alcuni cavalli. Si avvicinò e si trovò a pochi passi da Ardach, che gli stava venendo incontro con alcune pergamene in mano. Sebbene i due fratelli fossero entrambi belli e affascinanti, in quel preciso momento il biondo non poteva certo competere con il fratellastro. Marco appariva come una statua greca, alto ed elegante, ben curato, pettinato con attenzione, appena lavato e profumato, con indosso una tunica rossa che sembrava cucitagli addosso. Ardach invece era appena tornato da un viaggio molto faticoso, e perciò portava una semplicissima tunica da viaggio, i crini biondi erano stati spettinati dal vento e dalla corsa a cavallo, la polvere lo ricopriva come una seconda pelle e sul viso apparivano i primi segni di stanchezza. Così evidenti che appena i due furono vicini Marco esclamò con una mezza risata – Ardach! Ma cosa ti è successo! Sembri appena uscito da un campo di battaglia!-. Il biondo lo fulminò con gli occhi e si diresse a passo di marcia verso l’interno della villa. –Lasciamo perdere, Marco!- sbottò evidentemente irritato – abbiamo viaggiato tutta la notte senza sosta, è stata un’esperienza traumatizzante!-. Effettivamente Ardach era anche lui cresciuto nel lusso e nelle comodità, sebbene fosse uno schiavo. Caio lo aveva sempre trattato bene, viziandolo e presentandolo come un esempio di bellezza ed eleganza. Era normale quindi che non fosse abituato alle scomodità e al lavoro pesante.
Marco gli corse dietro trotterellandogli accanto, con un espressione gioiosa e vivace che non passò inosservata al fratello. Ardach si bloccò e si voltò verso di lui – Allora…cosa succede?-. Era davvero troppo strano vedere il giovane romano di così buon umore prima dell’ora di pranzo. A pensarci bene era strano vederlo in piedi prima dell’ora di pranzo.

Con un sorriso ammaliante Marco disse – Amico mio, ho una notizia che ti risolleverà la giornata!-. Il biondino lo guardò scettico – davvero? Sentiamo…ma calcola che sono stanco morto e voglio solo andare a dormire-. Marco annuì e sorridendo esclamò – Non indovineresti mai! Ieri sera ho incontrato una persona che consoci molto bene…è appena tornata in città dopo molti anni, e ieri sera era anche lei al banchetto…-. Fece una piccola pausa per enfatizzare il momento –è Rhea!-. Ardach sgranò gli occhi incredulo. – Cosa? Rhea? Ma sei sicuro di non essertela sognata?-. L’altro scosse la testa, radioso. – Assolutamente no! Suo padre ha una nuova magistratura qui a Roma e ieri sera l’ho incontrata al banchetto!-. Il biondo lo guardava in tralice – Non stai scherzando, vero?-. chiese smarrito. Marco parve quasi offeso – Ti sembra che potrei mai scherzare su una cosa del genere?NO!-. Ardach rimase immobile per qualche secondo, e infine disse .- Incredibile! Non ci posso credere! E…e come sta? Com’è?-. Su bel viso abbronzato di Marco apparve un ghigno – Sta benissimo…dovresti vederla! È spettacolare, stupenda! Dopo pranzo vado a trovarla, vieni anche tu?-. Il fratellastro scosse la testa rassegnato – mi spiace, ma sono troppo stanco…magari un’altra volta. Ora vado a cercare Caio per dargli questi documenti- e così dicendo sventolò le pergamene che teneva in mano – ci vediamo dopo!- e così sparì all’interno della casa, lasciando il giovane rampollo romano sognante.

Dopo un lauto pranzo, degno dei Cedici, Marco si ripropose di riposare qualche ora prima di presentarsi a Rhea. Voleva essere riposato e in forma per lei. Inutile dire che non riuscì a chiudere occhio per più di qualche minuto. Era teso e nervoso come lo era stato raramente nella sua vita, e non riusciva a comprenderne il motivo. Sicuramente era per Rhea, ma si chiedeva il motivo di tutta quell’ansia.

A metà pomeriggio si decise ad andare. Era inutile rimanere in casa a vagare come un anima in pena, e quindi tanto valeva dirigersi direttamente a casa sua.

Aveva saputo da qualche schiavo che Rhea e suo padre risiedevano in una grande villa antica poco lontano dal tempio di Giove, a pochi passi dal foro ma allo stesso tempo abbastanza isolati da potersi godere pace e serenità.

Attraversò la città velocemente grazie al suo bellissimo cavallo bianco, regalo di suo padre, e giunse finalmente dalla tanto agognata fanciulla.

La villa dove alloggiava era veramente molto bella,degna della sua occupante. Era grande, a un piano solo, bianca e pulita sebbene fosse molto antica. Era recintata da alte siepi verdi e al suo interno si potevano scorgere grandi alberi, molti in fiore.
Marco lasciò il suo bel cavallo a un servo e si fece strada nella villa. Appena entrato riconobbe immediatamente la vecchia nutrice di Rhea, Amelia, una donna di mezza età prosperosa e altezzosa. Al ragazzo ricordava moltissimo sua nonna Faustina. Non era cambiata quasi per nulla negli anni la vecchia Amelia, aveva solo più capelli bianche e un seno abbondantemente calante, ma per il resto era sempre la stessa. Quando la donna lo vide gli corse incontro e lo abbracciò con tanta forza da mozzargli il fiato. Iniziò a fargli i soliti complimenti – Marco! Come sei cresciuto bene! Sei un uomo bellissimo e virile! Come sei grande !...- ma riuscì a bloccarla in tempo chiedendole – Dov’è Rhea? Vorrei parlarle…-. Beh, in fondo era lì per quello, no? La donna gli sorrise ammiccando e gli indicò il giardino sul retro della casa. Senza indugio Marco seguì il dito della donna e uscì nel porticato. Il giardino della villa era molto grande e bello, spazioso quasi quanto quello della villa dei Cedici, ma sicuramente non altrettanto elegante. Il giardino di Marco era imbattibile per raffinatezza e per la quantità di opere d’arte  preziose che suo padre vi aveva raccolto. Nonostante questo anche quel giardino aveva il suo fascino, soprattutto se si pensi che da qualche parte vi era anche la bellissima Rhea. Marco fece qualche passo all’interno del parco e notò subito che poco lontano si ergeva una piccola costruzione,se così si può definire. Era solo un piccolo spiazzo tra alcuni alberi da frutta, ricoperto da lastre di marmo chiaro. Ai lati c’erano varie colonne che lo circondavano, e al centro alcuni soffici divani e cuscini completavano la scena. Il patio era poi adornato da alcuni veli di stoffa leggera drappeggiati tra una colonna e l’altra. Incantato da ciò si avvicinò e rimase impietrito da quello che vide. Rhea era comodamente distesa su uno di quei comodissimi divani, col ventre leggermente adagiato alla stoffa, intenta a leggere un libro. Era incantevole. Quel giorno indossava un abito di stile greco molto leggero color pesca e salmone, che metteva in risalto la carnagione dorata e i capelli di rame. I crini scuri erano lasciati quasi completamente sciolti, se non per alcuni fermagli dorati alla base del collo. Ondeggiavano lentamente a ogni suo respiro cadendo scomposti e selvaggi sulle spalle nude. L’espressione della ragazza era concentrata ma al tempo stesso rilassata e serena. Marco non avrebbe voluto disturbarla, ma non resistette alla tentazione e le si avvicinò piano, per non spaventarla. La fanciulla si rese immediatamente conto della sua presenza e si voltò a guardarlo. I suoi occhi verdi erano più luminosi del sole e sul suo bel viso apparve subito un sorriso sincero, che imbarazzò non poco il moro. – Ciao…- esordì il ragazzo ormai ai suoi piedi. – Ciao Marco!- esclamò vivace la ragazza facendogli segno di sedersi sul morbido divanetto accanto a lei. Naturalmente Marco ubbidì all’istante e tornò a fissarla, incantato. Si era spostata su un fianco, per poterlo guardare meglio. In questo modo metteva in mostra il bel seno florido e la quasi totale mancanza di gioielli e altri ornamenti. Non era il tipo da queste cose. – Allora…che cosa fai di bello?- le chiese Marco per rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato tra di loro. La fanciulla alzò le spalle annoiata – nulla…stavo leggendo un libro noiosissimo di filosofia-. Marco scoppiò in una breve risata. – perché ridi?- chiese incuriosita Rhea scrutandolo negli occhi. Il ragazzo scosse la testa tra una risata e l’altra e disse – Oh no, niente. E che non mi sarei mai aspettato di vederti studiare! Tu odiavi i libri e la letteratura!!-. A queste parole anche la rossa scoppiò in una risata.- Hai ragione in effetti! Perché non facciamo qualcosa?-. Marco sorrise dolcemente e chiese –Qualcosa di che tipo?-. Ancora una volta Rhea si strinse nelle spalle – Non lo so…proponi tu qualche attività!-. Marco assunse nuovamente l’aria pensierosa e disse – uhm…scusa, ma sono ancora abituato a vederti come un maschiaccio! Che ne dici di una passeggiata a cavallo? O una nuotata alle terme? O magari qualche gioco come con la palla ?- si fermò guardandola speranzoso. Aveva detto una marea di stupidaggini, ma Rhea aveva la capacità di mandarlo in confusione. I loro occhi si incrociarono e a Marco gelò il sangue nelle vene. Non aveva mia visto uno sguardo come quello. Intenso, deciso, malizioso ed eccitante. I suoi occhi di giada apparivano impenetrabili e sicuri, attraenti come non mai. Lo stavano fissando indagatori e bastò quello sguardo a farlo eccitare. Con un mezzo sorriso la ragazza mormorò un appena udibile – io con te farei ben altro…-. Niente di più. Marco arrossì immediatamente pensando subito a cosa avrebbero potuto fare assieme di diverso,e  sicuramente lo sguardo di Rhea lo induceva a continuare. Ma proprio mentre nella sua mente iniziavano ad affacciarsi immagini confuse e sicuramente poco pudiche gli occhi verdi di Rhea tornarono dolci e vibranti di entusiasmo, non più sensuali e cacciatori come prima. Belli lo stesso, ma innegabilmente meno erotici. Con un sorriso dolce questa volta la ragazza esclamò – Si, pensavo che potresti farmi da guida qui a Roma! Sono dieci anni che non la vedo…saranno cambiate un sacco di cose!-. Il romano sbatté le palpebre ripetutamente e balbettò – S…si, va bene…bene. Andiamo pure…si-. Non era da lui essere così insicuro, e per questo si odiava, ma Rhea lo metteva in soggezione. E poi quello sguardo…era semplicemente infernale. Meraviglioso, caldo, passionale. Prometteva fuoco e fiamme con gli occhi. Chissà col resto allora…

 

 

 

Becky

 

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