Ecco qui il 4° capitolo!
Spero che vi piaccia…e ringrazio con tutto il cuore Michy90 e Fenrir
che mi hanno lasciato una recensione! Come sempre continuo a
chiedervi di lasciare un commentino! Buona
lettura…
Capitolo 4: Non
Indovineresti Mai…
Marco si
svegliò che il sole era già alto nel cielo. Probabilmente era quasi
l’ora di pranzo, pensò. Si vestì di tutto punto, con l’intenzione di
andare a trovare nel primo pomeriggio Rhea. Voleva fare un
bell’effetto, e possibilmente far risaltare tutta la sua bellezza e
mascolinità. Perciò indossò una delle sue tuniche più belle e
raffinate, dono di suo padre, che in fatto di gusti estetici era una
vero genio.
Si stava
dirigendo verso la sala da pranzo quando sentì arrivare dal giardino
della villa alcuni cavalli. Si avvicinò e si trovò a pochi passi da
Ardach, che gli stava venendo incontro con alcune pergamene in mano.
Sebbene i due fratelli fossero entrambi belli e affascinanti, in
quel preciso momento il biondo non poteva certo competere con il
fratellastro. Marco appariva come una statua greca, alto ed
elegante, ben curato, pettinato con attenzione, appena lavato e
profumato, con indosso una tunica rossa che sembrava cucitagli
addosso. Ardach invece era appena tornato da un viaggio molto
faticoso, e perciò portava una semplicissima tunica da viaggio, i
crini biondi erano stati spettinati dal vento e dalla corsa a
cavallo, la polvere lo ricopriva come una seconda pelle e sul viso
apparivano i primi segni di stanchezza. Così evidenti che appena i
due furono vicini Marco esclamò con una mezza risata – Ardach! Ma
cosa ti è successo! Sembri appena uscito da un campo di battaglia!-.
Il biondo lo fulminò con gli occhi e si diresse a passo di marcia
verso l’interno della villa. –Lasciamo perdere, Marco!- sbottò
evidentemente irritato – abbiamo viaggiato tutta la notte senza
sosta, è stata un’esperienza traumatizzante!-. Effettivamente Ardach
era anche lui cresciuto nel lusso e nelle comodità, sebbene fosse
uno schiavo. Caio lo aveva sempre trattato bene, viziandolo e
presentandolo come un esempio di bellezza ed eleganza. Era normale
quindi che non fosse abituato alle scomodità e al lavoro pesante.
Marco gli corse dietro trotterellandogli accanto, con un
espressione gioiosa e vivace che non passò inosservata al fratello.
Ardach si bloccò e si voltò verso di lui – Allora…cosa succede?-.
Era davvero troppo strano vedere il giovane romano di così buon
umore prima dell’ora di pranzo. A pensarci bene era strano vederlo
in piedi prima dell’ora di pranzo.
Con un
sorriso ammaliante Marco disse – Amico mio, ho una notizia che ti
risolleverà la giornata!-. Il biondino lo guardò scettico – davvero?
Sentiamo…ma calcola che sono stanco morto e voglio solo andare a
dormire-. Marco annuì e sorridendo esclamò – Non indovineresti mai!
Ieri sera ho incontrato una persona che consoci molto bene…è appena
tornata in città dopo molti anni, e ieri sera era anche lei al
banchetto…-. Fece una piccola pausa per enfatizzare il momento –è
Rhea!-. Ardach sgranò gli occhi incredulo. – Cosa? Rhea? Ma sei
sicuro di non essertela sognata?-. L’altro scosse la testa, radioso.
– Assolutamente no! Suo padre ha una nuova magistratura qui a Roma e
ieri sera l’ho incontrata al banchetto!-. Il biondo lo guardava in
tralice – Non stai scherzando, vero?-. chiese smarrito. Marco parve
quasi offeso – Ti sembra che potrei mai scherzare su una cosa del
genere?NO!-. Ardach rimase immobile per qualche secondo, e infine
disse .- Incredibile! Non ci posso credere! E…e come sta? Com’è?-.
Su bel viso abbronzato di Marco apparve un ghigno – Sta
benissimo…dovresti vederla! È spettacolare, stupenda! Dopo pranzo
vado a trovarla, vieni anche tu?-. Il fratellastro scosse la testa
rassegnato – mi spiace, ma sono troppo stanco…magari un’altra volta.
Ora vado a cercare Caio per dargli questi documenti- e così dicendo
sventolò le pergamene che teneva in mano – ci vediamo dopo!- e così
sparì all’interno della casa, lasciando il giovane rampollo romano
sognante.
Dopo un
lauto pranzo, degno dei Cedici, Marco si ripropose di riposare
qualche ora prima di presentarsi a Rhea. Voleva essere riposato e in
forma per lei. Inutile dire che non riuscì a chiudere occhio per più
di qualche minuto. Era teso e nervoso come lo era stato raramente
nella sua vita, e non riusciva a comprenderne il motivo. Sicuramente
era per Rhea, ma si chiedeva il motivo di tutta
quell’ansia.
A metà
pomeriggio si decise ad andare. Era inutile rimanere in casa a
vagare come un anima in pena, e quindi tanto valeva dirigersi
direttamente a casa sua.
Aveva saputo
da qualche schiavo che Rhea e suo padre risiedevano in una grande
villa antica poco lontano dal tempio di Giove, a pochi passi dal
foro ma allo stesso tempo abbastanza isolati da potersi godere pace
e serenità.
Attraversò
la città velocemente grazie al suo bellissimo cavallo bianco, regalo
di suo padre, e giunse finalmente dalla tanto agognata fanciulla.
La villa
dove alloggiava era veramente molto bella,degna della sua occupante.
Era grande, a un piano solo, bianca e pulita sebbene fosse molto
antica. Era recintata da alte siepi verdi e al suo interno si
potevano scorgere grandi alberi, molti in fiore.
Marco lasciò il
suo bel cavallo a un servo e si fece strada nella villa. Appena
entrato riconobbe immediatamente la vecchia nutrice di Rhea, Amelia,
una donna di mezza età prosperosa e altezzosa. Al ragazzo ricordava
moltissimo sua nonna Faustina. Non era cambiata quasi per nulla
negli anni la vecchia Amelia, aveva solo più capelli bianche e un
seno abbondantemente calante, ma per il resto era sempre la stessa.
Quando la donna lo vide gli corse incontro e lo abbracciò con tanta
forza da mozzargli il fiato. Iniziò a fargli i soliti complimenti –
Marco! Come sei cresciuto bene! Sei un uomo bellissimo e virile!
Come sei grande !...- ma riuscì a bloccarla in tempo chiedendole –
Dov’è Rhea? Vorrei parlarle…-. Beh, in fondo era lì per quello, no?
La donna gli sorrise ammiccando e gli indicò il giardino sul retro
della casa. Senza indugio Marco seguì il dito della donna e uscì nel
porticato. Il giardino della villa era molto grande e bello,
spazioso quasi quanto quello della villa dei Cedici, ma sicuramente
non altrettanto elegante. Il giardino di Marco era imbattibile per
raffinatezza e per la quantità di opere d’arte preziose che suo padre vi
aveva raccolto. Nonostante questo anche quel giardino aveva il suo
fascino, soprattutto se si pensi che da qualche parte vi era anche
la bellissima Rhea. Marco fece qualche passo all’interno del parco e
notò subito che poco lontano si ergeva una piccola costruzione,se
così si può definire. Era solo un piccolo spiazzo tra alcuni alberi
da frutta, ricoperto da lastre di marmo chiaro. Ai lati c’erano
varie colonne che lo circondavano, e al centro alcuni soffici divani
e cuscini completavano la scena. Il patio era poi adornato da alcuni
veli di stoffa leggera drappeggiati tra una colonna e l’altra.
Incantato da ciò si avvicinò e rimase impietrito da quello che vide.
Rhea era comodamente distesa su uno di quei comodissimi divani, col
ventre leggermente adagiato alla stoffa, intenta a leggere un libro.
Era incantevole. Quel giorno indossava un abito di stile greco molto
leggero color pesca e salmone, che metteva in risalto la carnagione
dorata e i capelli di rame. I crini scuri erano lasciati quasi
completamente sciolti, se non per alcuni fermagli dorati alla base
del collo. Ondeggiavano lentamente a ogni suo respiro cadendo
scomposti e selvaggi sulle spalle nude. L’espressione della ragazza
era concentrata ma al tempo stesso rilassata e serena. Marco non
avrebbe voluto disturbarla, ma non resistette alla tentazione e le
si avvicinò piano, per non spaventarla. La fanciulla si rese
immediatamente conto della sua presenza e si voltò a guardarlo. I
suoi occhi verdi erano più luminosi del sole e sul suo bel viso
apparve subito un sorriso sincero, che imbarazzò non poco il moro. –
Ciao…- esordì il ragazzo ormai ai suoi piedi. – Ciao Marco!- esclamò
vivace la ragazza facendogli segno di sedersi sul morbido divanetto
accanto a lei. Naturalmente Marco ubbidì all’istante e tornò a
fissarla, incantato. Si era spostata su un fianco, per poterlo
guardare meglio. In questo modo metteva in mostra il bel seno
florido e la quasi totale mancanza di gioielli e altri ornamenti.
Non era il tipo da queste cose. – Allora…che cosa fai di bello?- le
chiese Marco per rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato
tra di loro. La fanciulla alzò le spalle annoiata – nulla…stavo
leggendo un libro noiosissimo di filosofia-. Marco scoppiò in una
breve risata. – perché ridi?- chiese incuriosita Rhea scrutandolo
negli occhi. Il ragazzo scosse la testa tra una risata e l’altra e
disse – Oh no, niente. E che non mi sarei mai aspettato di vederti
studiare! Tu odiavi i libri e la letteratura!!-. A queste parole
anche la rossa scoppiò in una risata.- Hai ragione in effetti!
Perché non facciamo qualcosa?-. Marco sorrise dolcemente e chiese
–Qualcosa di che tipo?-. Ancora una volta Rhea si strinse nelle
spalle – Non lo so…proponi tu qualche attività!-. Marco assunse
nuovamente l’aria pensierosa e disse – uhm…scusa, ma sono ancora
abituato a vederti come un maschiaccio! Che ne dici di una
passeggiata a cavallo? O una nuotata alle terme? O magari qualche
gioco come con la palla ?- si fermò guardandola speranzoso. Aveva
detto una marea di stupidaggini, ma Rhea aveva la capacità di
mandarlo in confusione. I loro occhi si incrociarono e a Marco gelò
il sangue nelle vene. Non aveva mia visto uno sguardo come quello.
Intenso, deciso, malizioso ed eccitante. I suoi occhi di giada
apparivano impenetrabili e sicuri, attraenti come non mai. Lo
stavano fissando indagatori e bastò quello sguardo a farlo eccitare.
Con un mezzo sorriso la ragazza mormorò un appena udibile – io con
te farei ben altro…-. Niente di più. Marco arrossì immediatamente
pensando subito a cosa avrebbero potuto fare assieme di
diverso,e sicuramente
lo sguardo di Rhea lo induceva a continuare. Ma proprio mentre nella
sua mente iniziavano ad affacciarsi immagini confuse e sicuramente
poco pudiche gli occhi verdi di Rhea tornarono dolci e vibranti di
entusiasmo, non più sensuali e cacciatori come prima. Belli lo
stesso, ma innegabilmente meno erotici. Con un sorriso dolce questa
volta la ragazza esclamò – Si, pensavo che potresti farmi da guida
qui a Roma! Sono dieci anni che non la vedo…saranno cambiate un
sacco di cose!-. Il romano sbatté le palpebre ripetutamente e
balbettò – S…si, va bene…bene. Andiamo pure…si-. Non era da lui
essere così insicuro, e per questo si odiava, ma Rhea lo metteva in
soggezione. E poi quello sguardo…era semplicemente infernale.
Meraviglioso, caldo, passionale. Prometteva fuoco e fiamme con gli
occhi. Chissà col resto allora…
Becky