:<< Attento! >> Natasha fece appena in tempo a spingere via Clint prima che il soffitto in marmo che stava crollando lo seppellisse.
Erano a Budapest, in missione per conto dello S.H.I.E.L.D. , ma qualcosa era andato storto: erano stati scoperti da alcuni agenti del KGB che avevano tentato in tutti i modi di eliminare Natasha, da poco passata dalla parte dello S.H.I.E.L.D., come punizione per averli traditi.
Clint e Natasha erano stati attirati dentro un mausoleo del Kerepesi, il cimitero monumentale situato a Pest, nel quale era stata sistemata una carica esplosiva; si erano accorti della trappola nella quale erano caduti quando ormai era troppo tardi, ed erano rimasti coinvolti nell’esplosione.
:<< Natasha! >> Clint si avvicinò alla donna, che giaceva immobile sul pavimento in marmo vicino ad una cumulo di macerie, e la scosse per la spalle.
:<< C-Clint. >> gemette aprendo lentamente gli occhi.
:<< Come stai? >>
:<< Tutto ok. >> rispose anche se una caviglia le doleva terribilmente; tentò di alzarsi ma si accorse di avere la caviglia bloccata e come provò a muoversi avvertì un forte dolore che le fece mancare il respiro :<< Clint. . . la mia caviglia. . . è bloccata. >>
:<< Non muoverti, ti aiuto. >>
:<< No! Gli agenti del KGB ci staranno cercando. Loro vogliono me, non te e non ha senso che tu rimanga qui e rischi la tua vita a causa mia! >> protestò la donna.
:<< Non ti lascio qui. >> Clint tentò con tutte le sue forze di liberare la caviglia della donna dalle macerie, ma con scarso successo.
:<< Ah! >> un blocco di marmo ricadde pesantemente sulla caviglia della donna che per il forte dolore vide doppio e si sentì mancare, ma tentò comunque di non urlare di dolore mordendosi il labbro inferiore e cercando di concentrare i suoi pensieri sulla gigantesca porta in legno che portava fuori dal mausoleo.
:<< Non...non ci riesci... scappa e mettiti in salvo. >>
:<< No. >>
:<< Vai via e mettiti in salvo! La mia vita non è così importante. >>
:<< Devi aver battuto forte la testa per dire cose simili. >> rispose Clint prima di riuscire a liberare la caviglia di Natasha dalle macerie. Per pochi secondi la donna prese in considerazione l’ipotesi del collega: non si era mai preoccupata per i suoi compagni di squadra, perché con lui era diverso? Aveva veramente battuto la testa o stava cominciando a diventare sentimentale? Sperò per la prima opzione mentre provava ad alzarsi.
:<< Mh! >> soffocò un gemito stringendo le labbra quando un forte dolore alla caviglia la fece cedere le gambe. Clint le fu subito vicino e la sorresse evitandole una dolorosa caduta.
:<< Ehi Nat, tutto bene? >>
:<< Si. >> rispose lei. :<< Che fai? >> chiese la donna indignata e stupita contemporaneamente mentre Clint la prendeva in braccio.
:<< Ti porto fuori di qui, che dovrei fare? >>
Natasha provò a protestare: non aveva nessun bisogno di aiuto, poteva farcela da sola; ma Clint fu irremovibile :<< No, è fuori discussione. Non puoi camminare. >> le disse.
:<< Ma. . >> provò a ribattere lei
:<< Niente “ma”. Non puoi camminare. >>
:<< Ok. >> si arrese sbuffando.
Attraversarono il mausoleo e uscirono nel cimitero avvolto dal buio della notte. In cielo splendeva la luna piena la cui luce proiettava le inquietanti ombre delle statue e delle lapidi sul terreno coperto di erba e foglie morte. Soffiava un leggero venticello che scuotendo le fronde degli alberi situati lungo il viale e ululando nel silenzio faceva sembrare quel luogo ancora più lugubre dando l’impressione che da un momento all’altro le statue avrebbero preso vita e si sarebbero mosse a ritmo di una macabra danza.
Natasha, fra le braccia di Clint, rabbrividì per il freddo e lui la strinse a se e, accertandosi che fosse tutto apposto, si accorse che lei si era addormentata provata dalla fatica e dal dolore.