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Autore: Daphne_Descends    24/10/2012    0 recensioni
Perché Grace era una delle tre donne più importanti della sua vita e per lei avrebbe finto volentieri di essere qualcun altro.
Tutte le volte che lo avesse desiderato, per tutto il tempo che avesse voluto.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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For as long as you want



Andrew pensava che Grace fosse la ragazza più strana che avesse mai conosciuto.
La prima volta che l’aveva vista, entrambi non sapevano ancora parlare – non che se ne ricordasse, ma si sentiva stranamente soddisfatto nel raccontarlo alla gente – quando lui gattonava, lei gli arrancava accanto, incerta sulle sue gambette grassottelle; la prima parola che aveva imparato dopo “maa” era stata “eis” e in risposta lei gli aveva tirato il sonaglio in testa – i loro genitori si divertivano ancora a raccontarlo, sventolando nel frattempo fotografie compromettenti – erano entrambi figli unici, ma non avevano mai sentito la mancanza di un fratello o una sorella, perché erano sempre stati insieme, come una grande famiglia.
Andrew sapeva tutto di Grace, benché si ostinasse a fare finta di niente, la conosceva meglio di chiunque altro. Aveva sopportato per anni le sue fisse – dall’orsetto Eddy, a “Tilly la Bambola Magica”, a “Impariamo a…” – l’aveva sempre accompagnata nelle sue pazzie e si era sempre arreso a giocare a quello che voleva lei. Poi avevano iniziato a crescere, nel corpo e nella mente, e davanti al suo primo reggiseno – con quei fiorellini che ancora lo tormentavano – si era deciso a mettere un po’ di distanza tra la sua salute mentale e la sua quasi sorella.
In realtà quella distanza non esisteva, ma Andrew faceva finta di vederla ed era contento così.
Gli anni erano passati, ma il loro rapporto era rimasto lo stesso – per l’enorme gioia delle loro madri, che già discutevano su pizzi, colori e bouquet – per Andrew, Grace era una delle tre donne più importanti della sua vita e, nonostante non capisse i suoi sbalzi d’umore, i suoi sguardi strani e a volte troppo profondi e il modo in cui ragionasse la sua mente, avrebbe sempre fatto di tutto per restarle accanto.
Come poteva non volerle bene? Era l’unica con cui poteva parlare di tutto, anche delle cose più imbarazzanti, era l’unica che lo giudicava senza pietà, fregandosene del suo status sociale, ed era l’unica con cui non si imbarazzava. Grace era la chiave del suo rapporto con il mondo femminile – il suggerimento giusto durante un test, il colpo di fortuna agli ultimi secondi di gioco – senza di lei si sarebbe sentito perso, come se gli fosse mancato qualcosa. Grace era unica e non l’avrebbe sostituita con nessuno e probabilmente era per quello che Scarlett non la sopportava.
Aveva conosciuto Scarlett durante una lezione di letteratura, era arrivato in ritardo e l’unico posto libero era vicino a lei; avevano iniziato a chiacchierare a bassa voce - perché a nessuno dei due interessava davvero il teatro dell’ottocento – e da lì si erano incontrati sempre più di frequente, fino a quando non avevano deciso di uscire insieme – anche se non ricordava più chi l’avesse chiesto a chi – e non si erano più separati. Stava bene con Scarlett, era piacevole sentire come gli argomenti più futili diventavano una questione di vita o di morte ed ascoltarla dibattere sull’utilità delle scarpe col tacco o di un buon fondotinta lo divertiva sempre da morire.
Sembrava una ragazza superficiale, ma in lei c’era molto di più: era la stessa ragazza che a dodici anni piangeva tutte le sere perché i compagni di scuola la prendevano in giro per il suo apparecchio, era la stessa ragazza che dormiva con un babydoll di pizzo rosa e un pupazzo a forma di pinguino, che aveva paura di non riuscire a passare gli esami di ammissione all’università, che a volte si sedeva a fissare il vuoto e rifletteva sul senso della sua vita. Non era stupida e non era un’oca, amava soltanto essere al centro dell’attenzione, seguire le mode e curarsi del proprio aspetto.
Però Andrew la amava – per quello che uno come lui poteva sapere dell’amore. Gli piaceva tenerla per mano e sentirla parlare e parlare, o abbracciarla quando sul suo volto affiorava quella strana espressione che le faceva aggrottare le sopracciglia e storcere il naso, o baciarla fino a perdere il fiato, come se nient’altro esistesse, pelle contro pelle e i respiri che si fondevano in uno.
Andrew amava Scarlett e voleva bene a Grace, eppure loro non si sopportavano.
Grace credeva che Scarlett fosse solo una “stupida ragazza pompon”, ma, nonostante le battute che si lasciava scappare ogni tanto, il più delle volte teneva i suoi pensieri per sé e gli dava un’opinione solo quando proprio non poteva farne a meno.
Scarlett era gelosa di Grace e del suo rapporto con Andrew – che non riusciva proprio a capire cosa ci fosse di così invidiabile tra loro due – e non mancava mai di lamentarsi. Più volte le era capitato di chiedergli chi fosse più importante tra lei e la sua quasi sorella, ma ogni volta lui era riuscito ad evadere la domanda. Non avrebbe mai potuto scegliere, perché entrambe erano importanti in modi diversi; se Scarlett era la passione e il vero amore, Grace era l’altra metà di sé stesso, entrambe importanti ed entrambe impossibili da lasciare. Ma era una cosa che non riusciva a spiegare e forse era per quello che Scarlett si arrabbiava quando tiravano fuori l’argomento.
Era invidiosa di Grace e lui non riusciva a capire il perché. Scarlett era bellissima, il modo in cui camminava faceva perdere la testa a chiunque ed era sempre frizzante ed esuberante.
Grace era bella, sì, ma non una bellezza come quella di Scarlett, dovevi guardarla con attenzione se volevi distinguere quello che si celava sotto l’apparenza; quando sorrideva il mondo si illuminava e spesso le bastava un gesto per catturare l’attenzione. Ma Grace non se n’era mai curata, non le importava se le gonne le stavano divinamente, se il riflesso dei suoi capelli attirasse gli sguardi o se quando cantava la sua felicità raggiungesse chi la ascoltava. Lei lo faceva e basta, senza starci troppo a pensare, e forse era proprio la sua innata naturalezza che Scarlett invidiava.
Ma erano solo dettagli e in quel momento c’erano altri problemi a cui pensare, come il ballo di Natale in programma per quel fine settimana.
Secondo Scarlett era un evento “fenomenale”, secondo Grace una “gigantesca cazzata”. Per Andrew era solo una rottura di palle. Odiava tirarsi a lucido e ballare – le volte che i suoi piedi avevano calcato la pista era stato solo perché la sua dama sapeva essere molto convincente – ma quella volta avrebbe addirittura dovuto sopportare di indossare una maschera.
Le regole erano semplici e più che un ballo sembrava un incontro per scambisti: non si poteva andare accompagnati, si doveva indossare una maschera per tutta la serata e quello che succedeva al ballo rimaneva al ballo; nella descrizione, il volantino diceva che quell’evento era stato ideato per creare nuove occasioni, tagliare i ponti con la realtà e dimenticarsi, almeno per una serata, la propria identità. Andrew non sapeva se ridere o piangere.
In compenso, Scarlett era più eccitata di quando trovava borsa e scarpe abbinate in saldo e voleva assolutamente attenersi alle regole, quindi Andrew si era visto sbattere in faccia un secco “no”, non appena le aveva chiesto dove si sarebbero trovati. Per quella sera si sarebbe dovuto dimenticare di lei, senza tentare di cercarla.
Grace aveva riso come una pazza quando gliel’aveva raccontato – “significa che hai il suo permesso per provarci con tutte le ragazze che vuoi, no?” – e lui non si sentiva per niente tranquillo. Così aveva tentato di convincerla ad accompagnarlo, in modo da passare la serata con qualcuno che conosceva, ma lei era stata irremovibile.
«Io non mi metto in tiro per venire ad uno stupido ballo in maschera con te. Arrangiati».
«Ti prometto che ti faccio ballare».
«L’ultima volta che l’hai detto mi sono ritrovata a fare da tappezzeria tutta la sera».
«Perché hai lasciato il posto a tua nonna e dopo di lei a mia nonna, mia mamma, l’altra tua nonna e tutto il resto della sala».
«Potevi semplicemente declinare le loro offerte e tornare dalla tua dama, ma era evidente che non ti dispiacesse fare il marpione con tutte quelle donne. La signora Baker si è addirittura presa una cotta per te, anche se credo fosse stato tutto il brandy che si è bevuta a farla straparlare. Quando è arrivato suo marito, ero mezza traumatizzata».
«Taci, non ricordarmelo. In compenso tua nonna mi ha chiesto di sposarti, così avrebbe potuto ballare con me tutte le volte che voleva».
«Mmph- e tu cosa le hai detto?»
«Che non ce n’era bisogno, perché avrei già ballato con lei tutte le volte che voleva. E’ un’ottima ballerina, tua nonna».
«Certo che come sai fare le sviolinate tu non le sa fare nessuno».
E da lì avevano cominciato ad insultarsi allegramente, almeno finché Grace non l’aveva spinto giù dal letto e usato come zerbino.

Fatto stava che quel fatidico sabato sera Andrew si trovava fuori dal cancello della scuola, con il suo completo elegante e le mani che armeggiavano con la maschera della stessa tonalità di blu della cravatta, segno evidente che non l’avesse scelta lui.
Gli organizzatori del ballo avevano deciso di optare per l’oscurità e i festoni e le decorazioni erano tinti di varie gradazioni di colori freddi, le luci soffuse e la musica abbastanza tranquilla.
Andrew non si fermò ad ammirare lo splendore inusuale della palestra, ma si guardò attorno, cercando di scorgere la chioma bionda di Scarlett, mentre si avventurava verso il tavolo delle bibite.
Distinse qualche compagno di squadra – impossibile non farlo, con tutto il baccano che provocavano ad ogni singolo spostamento –, le ragazze che a dispetto delle regole si erano tolte le maschere un minuto dopo essere entrate, ma nessuno con cui volesse davvero passare la serata.
Di Scarlett nemmeno l’ombra, anche perché era sicuro di riuscire ad individuarla anche in mezzo ad una folla il doppio di quella presente, e Grace non sarebbe venuta di sicuro.
In compenso posò gli occhi su Justin, quel cretino che non rispondeva mai al telefono, intento a flirtare dall’altra parte della sala. Mentre si avventurava attraverso la pista, in direzione del suo migliore amico, urtò qualcuno che gli imprecò dietro poco finemente, con una voce inaspettatamente familiare, tanto che il suo corpo si fermò di scatto e si voltò.
Prevedibilmente era una ragazza, che lo stava fulminando con i suoi occhi azzurri da dietro una maschera grigia, e quel broncio era talmente conosciuto che non ci pensò due volte ad allungare le braccia e stringersela addosso, provocando una specie di singulto stridulo.
«Qualcuno ha ascoltato le mie preghiere» borbottò contro la sua spalla nuda, prima di raddrizzarsi e lasciarla andare, lanciandole nel frattempo uno sguardo ammirato «Ma come siamo belle stasera».
La piccola bocca dipinta di rosso si piegò in una smorfia «Contavo sul fatto che nessuno mi riconoscesse».
«Beh, se vuoi posso chiamarti Emily».
Lei gli lanciò un’occhiataccia e rispose «Solo se ti fai chiamare Kevin».
«Affare fatto, Em».
«Non mi devi un ballo?» chiese con una punta di divertimento nella voce, incrociando le braccia.
«Tutti quelli che vuoi, tesoro» le rispose abbassando la voce alla tonalità che sapeva le piaceva da matti.
Grace ghignò e lasciò che lui iniziasse a guidarla sul ritmo della canzone appena iniziata.
«Le feste al centro civico del quartiere ti hanno fatto diventare un ballerino provetto».
«Hanno fatto il loro dovere, ma è la dama che fa la differenza».
Gli pestò un piede, non appena la mano che era poggiata sulla sua schiena scivolò più giù del dovuto.
«Non starai dimenticando qualcuno, Kevin caro? Va bene quello che dice la locandina, ma se stai cercando di rimorchiare ti conviene cambiare ragazza» gli strinse una spalla, sorprendendolo per il modo perfetto ed istantaneo con cui trovò subito il nervo.
«Stavo solo controllando che non fosse cambiato dall’ultima volta» si giustificò scrollando le spalle con una smorfia dolorante «Ma sta’ tranquilla, è sodo come sempre».
In un altro contesto, quasi sicuramente gli avrebbe tirato una ginocchiata in mezzo alle gambe, ma quella volta si limitò a pestargli nuovamente il piede, con più forza di prima.
«Se evitassimo di parlare tutta la sera del mio sedere te ne sarei grata».
Andrew la osservò per qualche istante e, sentendosi stranamente intraprendente – non sapeva se per la scarsa illuminazione o perché con quelle maschere sembrava davvero di essere qualcun altro, almeno per una sera – sussurrò maliziosamente «Vuoi parlare delle sue sorelle qui davanti? Devo ammettere che stasera sono meno timide del solito».
Grace lo fissò a bocca spalancata per un paio di secondi, poi scoppiò a ridere di gusto, buttando indietro la testa e attirando l’attenzione delle coppie che danzavano lì accanto.
«Sei un idiota, Kevin».
«Grazie, Emily».
Ad Andrew piaceva la risata di Grace: era spontanea, libera e coinvolgente. Quando lei rideva non potevi che farlo anche tu, perché lei era lì ed era felice e tu la guardavi e, diavolo, qualcosa dentro di te si scioglieva e uno strano calore ti prendeva le viscere e, improvvisamente, anche se il momento prima ti sembrava il peggiore in assoluto, anche se le tue preoccupazioni ti soffocavano e non ti lasciavano spazio per respirare, improvvisamente, eri felice anche tu.
Ballare con Grace gli era sempre venuto naturale: si muovevano nello stesso momento, avanti e indietro, con una sicurezza tale che sembrava non avessero fatto altro per tutta la vita. Ed Andrew adorava il modo in cui la sua mano restava posata nel punto esatto dove iniziava il suo fianco, come se si fosse fusa con lei, come se fosse quello il posto giusto dove doveva stare.
Per un momento si chiese perché lui e Grace non avessero mai provato ad essere qualcosa di più. Perché fossero amici e basta. Ma si rese subito conto che quello che erano, per lui, era già il massimo e non avrebbe potuto esserlo con nessun’altro. Grace era Grace, non c’erano parole per classificarla o etichettarla in una relazione. Erano Andrew e Grace, ovunque e comunque. Solo loro due, come erano sempre stati. Con Andrew che si accontentava e Grace che accettava.

Però quella sera non c’era nessuna Grace e non c’era nessun Andrew. Quella sera erano solo due ragazzi, nascosti dietro ad un paio di maschere e al buio della sala ed Andrew era rimasto a cercare Scarlett e Grace era rimasta fuori.
«Ma se, ipoteticamente, tu fossi davvero Emily?»
Gli occhi azzurri di lei si fissarono in quelli di lui, penetrando oltre la maschera «Ipoteticamente, mi sarei già innamorata di te».
«Difficile non farlo» ghignò lui.
«E se tu, ipoteticamente, fossi davvero Kevin, cosa faresti?»
Lui ponderò per un attimo la risposta, a labbra strette, trattenendo l’ennesimo sorriso, poi si chinò verso di lei e sussurrò «Ipoteticamente, ti avrei già baciata».
«Emily ha fatto colpo?» gli chiese con gli occhi che brillavano di una luce sconosciuta e particolare, che era sicuro di non aver mai visto – però quella sera lei era Emily e ad Emily tutto era concesso.
«E’ impossibile che Emily non faccia colpo».
Gli accarezzò con affetto un braccio e poi posò la testa sulla sua spalla, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo, mentre la canzone rallentava per lasciar spazio ad un lento e lui la abbracciava stretta per i fianchi. Iniziarono a dondolare sul posto, senza dire niente, accontentandosi di sentire il calore del corpo che stringevano e i battiti regolari dei loro cuori.
«Sei bellissima stasera. E non sto parlando di Emily» le sussurrò in un orecchio.
Lei sorrise e gli strinse le braccia intorno al collo «Grazie. Anche tu sei particolarmente affascinante, sai? E non sto parlando di Kevin».
Ridacchiarono insieme, ma le risate sfumarono presto, lasciando spazio ad un silenzio rilassato e confortevole in cui potevano isolarsi in una bolla tutta loro, lasciando perdere le preoccupazioni, i problemi, le cose da fare e anche quello stupido ballo.

«Lo sai che ti voglio bene e non ti cambierei mai per nessuno, vero?» sussurrò lei ad un certo punto, con voce talmente lieve che se non fosse stato attento – se quella sera lei non fosse stata tutto il suo mondo – avrebbe rischiato di non sentirla. Non rispose, perché quella domanda non aveva bisogno di una risposta, e la lasciò continuare.
«Ma solo per questa sera… solo per questa sera, puoi essere Kevin?»
Il suono soffocato della sua voce e quella sensazione umida sul collo gli strinsero il cuore e lo stomaco in una morsa opprimente, tanto che l’aria gli iniziò a mancare, la gola a pungerli e gli occhi a pizzicargli.
La strinse più forte tra le braccia, desiderando che bastasse quello per farla tornare a sorridere, e posò le labbra tra i suoi capelli dal profumo famigliare e confortante.
«Per tutto il tempo che vuoi».

Il suo nome era Andrew, il solito quarterback fidanzato con una cheerleader, il solito ragazzo amato da tutti, sempre simpatico e divertente, figlio unico di una famiglia agiata, con un mucchio di amici e una festa ogni fine settimana. Non avrebbe mai rinunciato a tutto quello, per nessuna ragione al mondo, perché era contento della sua vita.
Ma per Grace, per la sua migliore amica, l’altra metà di se stesso, la ragazza della porta accanto, la solista del club di musica della scuola, quella che aveva il punteggio più alto in tutti i test e se ne andava in giro senza preoccupazioni, l’unica donna, al di fuori di sua madre, senza cui non avrebbe potuto vivere, per Grace avrebbe finto volentieri di essere qualcun altro.
Per la felicità di Grace avrebbe fatto di tutto, si sarebbe spogliato della sua dignità, del suo status, di tutto quello che aveva, pur di vederla sorridere.
Perché non gli sarebbe dispiaciuto essere un’altra persona se questo significava non vedere più le lacrime rigarle il viso.
Per Grace avrebbe indossato una maschera, tutte le volte che lei lo avesse desiderato, per tutto il tempo che lo avesse voluto. Solo per lei e nessun’altro.





A/N: In teoria, i personaggi di questa one-shot sarebbero quelli di una long che non ho ancora scritto, ma che spero di riuscire a creare, prima o poi nella vita.
Non so se sono riuscita ad illustrare il rapporto che c'è tra Andrew e Grace e tra Andrew e Scarlett come avrei voluto, ma, tanto per chiarirci, Andrew ama Scarlett, stanno insieme e sono felici, ma Grace è speciale. Non è una possibile fidanzata, al posto di Scarlett, ma è speciale in un modo che esula dalle etichette delle relazioni. E non lo dico per giustificare un possibile tradimento o una relazione futura che magari non accadrà mai. E' speciale diveersamente, punto.
Spero vi sia piaciuta così quanto è piaciuto a me scriverla.
   
 
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