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Autore: nial98    24/10/2012    0 recensioni
Erica e Andrea sono due adolescenti comuni: vanno a scuola, praticano sport, hanno delle amiche e degli hobby. Sono spensierate come tutti i giovani...
Eppure c'è come qualcosa che le unisce, qualcosa di strano e che fa incrociare i loro destini in una danza in cui l'amore e la razionalità si scontrano.
Ma quando la mente ti dice che non può essere e il cuore ti dice che tutto è possibile cosa decidi di seguire??
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Erica e Andrea sono due adolescenti comuni: vanno a scuola, praticano sport, hanno delle amiche e degli hobby. Sono spensierate come tutti i giovani...
Eppure c'è come qualcosa che le unisce, qualcosa di strano e che fa incrociare i loro destini in una danza in cui l'amore e la razionalità si scontrano.
Ma quando la mente ti dice che non può essere e il cuore ti dice che tutto è possibile cosa decidi di seguire?? 
 

Mi chiamo Erica, ho quattordici anni, vivo in un piccolo paesino della Lombardia.
Sono una ragazza come voi, se non che per un piccolo particolare che mi differenza: amo la mia migliore amica.
Voglio avvertirvi, questa storia un finale non lo ha, e non vi è l’eroe che salva il protagonista. No, in questa storia vi è solo il triste ricordo di un amore distrutto.
Tutto ebbe inizio ancora quando avevo otto anni, a quel tempo frequentavo un corso di karate, eravamo fuori dalla palestra ad aspettare che il maestro arrivasse.
Quando io e il mio “amico” cominciamo a rincorrerci. Con lui c’era anche una bambino dai capelli corti -una cosa davvero imbarazzante era che non riuscii a capire se fosse maschio o femmina-.
Per tutta la durata della lezione lei rimase in palestra con le sorelle del mio caro “amico”. I giorni successivi però non la vidi più, sembrava come svanita nel nulla, e non chiesi neanche chi fosse. Era una persona come le altre.
Gli anni trascorsero felici e sereni fino a che non dovetti cominciare la prima media, io non avevo mai frequentato le scuole nel mio paese perciò mi trovai molto a disagio quando mi ritrovai in classe.
Ma per fortuna avevo due mie amiche: Arianna e Marta.
Cominciai a fare amicizia con la classe e ad ambientarmi. Non posso dire che io sia una ragazza modello, il primo anno attaccai con della colla una puntina sulla sedia del profe. Alla prima ora avevo la Marenghi, la profe di inglese, quella che più al mondo odiavo e che più al mondo mi odiava.
Entrammo tutti in classe e quando la profe si sedette e si punse cacciò un urlo che si sentì fino fin nella presidenza, si alzò e prendendo la puntina tra le dita chiese -minacciando di dare una nota a tutta la classe se il colpevole non si fosse preso la sua responsabilità- di chi fosse la colpa, io confessai e mi ritrovai una bella nota sul diario.
Il primo anno fu molto divertente per il resto, avevo trovato la mia passione: scrivere. Stavo cercando ancora una storia in cui potessi infondere i miei sentimenti e la mia passione.
Venni subito sostenuta dalla mia professoressa di italiano che correggeva i miei temi con passione.
Il secondo anno cominciò bene, ero felice di quel nuovo inizio, avevo voglia di nuove avventure e anche di vedere combinare da Walter altre cacchiate, e in fin dei conti la Marenghi mi era mancata, non l’avevo sentita urlare per ben tre mesi!
La sorpresa fu incontrare una nuova profe di italiano, quella dell’anno precedente era in maternità e così ci ritrovammo con una profe dal carattere completamente differente.
La Bulla adorava la moda, spesso ci fermavamo a chiacchierare dei suoi nuovi stivali o delle ultime tendenze. Anche lei sostenne molto volentieri la mia passione per la scrittura, sapeva che avevo molta fantasia e buon gusto,e lei mi stimolava ad estrarlo, a mostrare cosa avevo dentro. La migliore professoressa che abbia mai incontrato.
Quell’anno però avvenne un evento spiacevole: per errore conficcai la punta del compasso nella mano di un mio compagno.
Un altro casino, in poche parole non potevo vivere serenamente senza combinare un disastro almeno una volta all’anno.
Poi però tutto si risolse e noi due tornammo ad essere amici.
A quel tempo ancora non badavo ad una presenza che di nascosto e in silenzio mi osservava, a quel tempo ero ancora una “ragazza normale” come direbbero i miei ora.
Finii la seconda con tranquillità, quell’anno andai al mare con i miei zii e lì conobbi il mio primo amore. Si chiamava Luca, aveva la mia età. Era carino, ci frequentammo per una settimana poi quando tornai a casa ci tenemmo in contatto, ogni sera lui mi chiamava al telefono. Passavamo ore ed ore a raccontarci le nostre giornate. Poi il trenta di settembre ebbimo la svolta decisiva: ci fidanzammo.
Fu il periodo più triste della mia vita almeno da quello che mi dicevano gli altri dal fuori, che ero triste, malinconica e depressa. La nostra storia durò fino ai primi di gennaio quando ci lasciammo.
Penso che non mi perdonò mai per ciò, ma non avrebbe avuto senso continuare a soffrire così, se avessi avuto bisogno di qualcuno che mi difendesse o che per me ci fosse sempre lui non sarebbe stato lì.
Chiusi la nostra storia soprattutto per il fatto che non sentivo più nulla per lui, già da qualche settimana mi sentivo come svuotata e così decisi di mettere fine a quell’agonia.
Lo lasciai, lo convinsi che io non credevo nella forza più potente al mondo.
Lui mi odiò per ciò e credo che anche tuttora lo faccia, ma la persona che più al mondo odia è colei che vive nel mio cuore.
Tre settimane dopo che avevo chiuso con Luca mi ero già gettata in una nuova avventura, mi ero presa una cotta per il mio amico Davide, un bel ragazzo, simpatico, un diavolo travestito da angelo.
All’inizio sembrava che le cose tra noi funzionassero anche bene, se solo non fosse stato che lui si innamorò per un’altra ragazza: Roberta.
Non so ancora cosa ci vide in lei, ma fatto sta che alla fine di marzo si fidanzarono, io versai tate di quelle lacrime e sentii il cuore andare in frantumi.
Qualche mese prima però avevo cominciato a fare amicizia con una ragazza della mia classe simpatica: Andrea.
Lei era come me, una sognatrice, ci piaceva confrontarci sui libri che avevamo letto, consigliarceli.
Ma la cosa che più ci avvicinò fu il compito assegnatoci dalla profe: fare un tema sulla scuola a gruppi.
Ci mise in sei gruppi, io mi ritrovai con Andrea e Laura, mi ricordo che ogni volta che andavamo all’aula computer io mi sedevo in braccio ad Andrea, poi ci confrontavamo tutte sul da farsi.
 In particolare ricordo un episodio: eravamo nell’aula computer  a scrivere e il nostro compagno continuava a stuzzicarmi con uno scopino così io cercai di afferrarglielo ma non ci riuscii. Andrea mi disse di piantarla di continuare a muovermi e ad alzarmi altrimenti mi avrebbe bloccata. E cos’ fece: mi cinse con le braccia la vita tenendomi ferma e poi mi impose di andare avanti a scrivere. Del nostro gruppo io ero quella che ci sapeva fare con i colpi di scena e con le parti tragiche mentre loro erano molto più semplici.
Ci mettemmo un pò di tempo per scriverlo, ma il risultato fu strabiliante, peccato che i giudici non pensarono ciò e lo scartarono.
Comunque noi ci sentivamo fiere del nostro lavoro.
Pochi giorni dopo diedi una festa per il mio compleanno, invitai anche lei e la presentai a tutte le altre.
Andrea si ambientò subito bene, in particolare andò d’accordo con Sally.
Si misero ad accendere l’accendino e a giocare con le lamette.
Giocammo anche a nascondino al buio, lì la feci spaventare molto, risi molte volte su ciò.
Ad un certo punto della festa quando eravamo tutte in cerchio io le feci il solletico e lei si finse arrabbiata e mi avvertì: «Erica smettila…»
Ma io continuai e così mi fece ribaltare e mi bloccò le mani a terra.
Avevamo gli occhi di tutte le altre fissi su di noi, mi lasciò andare e mi tirai su, decidemmo poi di vedere un film horror, io e Andrea ci sedemmo vicine, il film non era per niente pauroso ma durante i colpi di scena io mi spaventavo e mi aggrappavo al suo braccio.
Lei rideva mentre io avrei voluto piangere.
Una settimana dopo la mia festa io e Sally ci incontrammo, parlammo del più e del meno, mi raccontò che con Federico andava tutto bene e mi chiese come andava invece con Davide. A quella domanda io risposi che non mi interessava più, che mi stavo concentrando sulle mie amicizie. Le parlai della mia grande amicizia per Andrea che aumentava di giorno in giorno, delle nostre avventure a scuola, del tempo che passavamo insieme.
Sally mi fece notare che io parlavo sempre di Andrea e così mi domandò se mi piaceva. Io a quella domanda risposi di no, che eravamo grandi amiche ma nulla di più.
Sally è bisessuale, perciò sapeva bene come riconoscere i miei comportamenti.
I giorni a scuola trascorrevano lenti, le lezioni noiose se non che per la mia vicinanza ad Andrea.
Avevamo preso l’abitudine di andare in bagno insieme durante il cambio dell’ora, lì restavamo a chiacchierare, ci abbracciavamo e restavamo così per almeno dieci minuti.
Riuscivo ad avere contatti con lei che nessuno mai aveva avuto, si lasciava tranquillamente toccare, abbracciare e prendere per mano. Eravamo sempre insieme, noi due, con noi c’erano anche le mie migliori amiche: Elettra e Giada.
Eravamo un bel gruppo, compatto e forte, le mie amiche sapeva dei dubbi che mi portavo nel cuore. Ero come combattuta, il mio cuore mi diceva una cosa e la mente un’altra, non avevo più idea di quale delle due dovessi ascoltare.
In quel periodo cominciammo anche a comunicare scrivendoci cose sul diario a vicenda, ci facevamo domande e cercavamo di aiutarci. Mi ricordo che una volta scrissi sul diario una domanda.
E:“Why don’t you see me?”
A:“Because you are for to me.”
E:“He? Ke vuol dire?”
A:“Letteralmente: xkè 6 lantana da me”
E:“Ma non è vero! E tu lo sai.”

I messaggi che ci scrivevamo sul diario ci avvicinavano sempre di più.
Fino al giorno in cui mi accorsi di amarla e che lei amava me.
Era un martedì pomeriggio, me lo ricorderò per sempre, eravamo a casa mia in giardino distese, io sopra di lei, sentivo il cuore come scoppiare di felicità, non so se lei lo sentisse o no. Ma so che mi incantavo a guardare i suoi occhi verdi come i piccoli germogli, mi perdevo e ancora tuttora mi perdo in quegli occhi.
Sentivo di aver trovato mio posto nel mondo accanto ad Andrea. Quel pomeriggio imparai ad atterrare le persone, fu proprio lei ad insegnarmelo, ci provavo ma lei era troppo forte da buttare a terra, così ci finivo sempre io.
Metteva una mano dietro alla mia schiena sostenendomi e poi mi appoggiava delicatamente sull’erba, poi io la tiravo giù e la abbracciavo.
Passammo quel pomeriggio così, solo noi due, scordandoci di tutto il resto, quel giorno mi sentii completa come non mi era mai capitato, il mondo mi pareva un posto migliore e stupendo.
La riaccompagnai a casa e durante il tragitto le domandai chi le piaceva. Lei mi rispose che quella persona aveva un nome ed un cognome. Io scossi il capo ridendo.
Il giorno seguente mi feci coraggio e le rivelai i miei sentimenti, anche lei mi disse che provava lo stesso per me. Fui felice di essere ricambiata, ma il nostro primo bacio non l’ebbi quella settimana ma ben si quella successiva, era l’ultima settimana di scuola, noi ragazze ci stavamo allenando di pomeriggio per i giochi. Poi quando tutte se ne erano andate e rimanemmo solo noi due andammo sulle tribune, li scoccò il primo bacio dal quale ne seguirono altri. Eravamo insieme e felici, come se ci fossimo appartenute da sempre senza mai saperlo, come se il destino avesse sempre giocato a nostro favore.
Nei giorni seguenti scoprii molte cose ad esempio che lei era la stessa bambina che avevo incontrato ad otto anni a karate, che si era sempre domandata chi fossi ma che poi il mio ricordo era sbiadito fino alla prima media quando lei mi rivide. Mi disse che quando il primo giorno di prima mi vide provò una moltitudine di sentimenti: odio, amicizia, simpatia, amore, confusione. Che la confusero, mi diede la colpa di ciò per molto tempo, pensandomi e domandandosi cosa fossi io per lei.
Ma che solo in seconda comprese di amarmi, tentò di diventare mia amica ma senza successo, si sentiva umiliata, soffriva e piangeva per il fatto che per me lei non fosse nessuno.
Mi raccontò che alla festa della nostra amica Irene faceva la gentile per avvicinarsi a me, che durante l’estate della seconda non aveva fatto altro che pensarmi, che mi sognava ogni notte, soprattutto durante la terza quando diventammo amiche, che era stato bellissimo diventare mia amica, perché ciò ci aveva legate molto.
Ora eravamo una cosa sola, felici e spensierate, ero riuscita a sollevarla da ogni dolore che la affliggeva, a donarle la felicità che da tempo cercava.
Dei pomeriggi la invitavo a casa mia, li passavamo il tempo ad abbracciarci distese sul letto, mi ricordo che mi accarezzava la schiena con dolcezza. La vedevo arrossire lievemente sulle guance, e trovavo quella cosa estremamente tenera.
I pomeriggi più belli della mia vita.  
Credete forse che questa sia la fine di una bella storia?
Bhe non lo è, pochi giorni prima della fine degli esami mia madre scoprì tutto, mi obbligò a dirle addio, soffrii molto e piansi a lungo, mia nonna che sapeva da poco ciò che c’era tra me e quella ragazza mi consolò per tutto il pomeriggio che io passai piangendo.
Ma l’amore è più forte della distanza, delle differenze e del tempo. L’amore sopravvive, lotta e non si ferma, e di fatti pochi giorni dopo mi feci coraggio e richiamai Andrea, subito lei mi accolse a braccia aperte. Anche lei aveva pianto molto per la mia lontananza, le parole dure che mia madre infliggeva mi ferivano dritte al cuore, ma mi fortificavano e mi spingevano a seguire il mio cuore.
Poche settimane dopo però la madre di Sally trovò un messaggio sul cellulare della figlia da parte di Andrea, subito informò i miei che mi minacciarono di denunciarci se ci saremmo sentite ancora.
Ma per che cosa avrebbero potuto denunciarci?
Per amore?
Ma non potevamo vivere senza di lei e così andammo avanti a parlare, ci incontrammo anche due volte ma non potemmo neppure baciarci.
La storia della nostra vita però non è ancora finita perché nonostante che tutto e tutti ci dividono noi riusciremo a stare insieme, perché siamo forti, siamo forgiati dall’amore. Perché è l’amore e il desiderio di essere parte l’uno dell’altra ci fa andare avanti e ci spinge a lottare. Siamo due corpi ma con la stessa anima, gli opposti, la luce e il buio, ecco perché abbiamo bisogno l’una dell’altra. Non so cosa mi riserva il futuro, ma sono certa che Andrea ne faccia parte, perché noi saremo sempre insieme, stiamo già pensando a diciotto anni di spiegare ai nostri genitori che noi stiamo insieme e che non ci possono separare perché ormai siamo maggiorenni. Vorremmo anche andare a vivere insieme, magari sposarci e di andare in olanda per fare l’inseminazione artificiale. Insomma vogliamo costruirci e conquistarci la felicità a cui agogniamo da  troppo tempo.
La vita è difficile, si deve essere in grado di cogliere a pieno le cianche che ci vengono offerte, trovare la persona giusta che sappia sostenerci e lottare per i nostri ideali.
Ora come ora sono felice di aver incontrato Andrea, la mia amica, il mio sostegno, una sognatrice, la mia metà. Perché quando la verità ti si presenta davanti con tanta violenza e forza non puoi fare altro che accettarla e aprire gli occhi.
La tua vita non sarà mai come la programmerai perché vi saranno sempre dei colpi di scena.
Ma che senso avrebbe se non ce ne fossero?
Ora come ora però ci limitiamo ad amarci in segreto, però quando mi capita di incontrare i suoi occhi sento ancora le farfalle nello stomaco come a ricordarmi che quelli sono gli occhi che vedono solo me. 
La vita, come l’amore è una storia imprevedibile e allora vivila nel bene e nel male.
  
  
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