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Autore: ClaireBlahblah    24/10/2012    5 recensioni
«Non so bene come si faccia» Ammise, imbarazzato.
«Che? Sei serio?»
L’angelo annuì, e Dean gli si inginocchiò davanti, per incontrare il suo sguardo, posando le mani sulle sue cosce.
«Ma è la cosa più facile del mondo, idiota di un angelo. Dai, non ci credo che non hai mai sbirciato nessun bastardo, dall’altro del paradiso, mentre si lavava» Il biondo sorrise, malizioso, vedendo Castiel avvampare.
«Ti togli i vestiti, apri l’acqua e, quando la temperatura è giusta, entri e lasci che il getto porti via lo sporco. E il dolore».
«E le lacrime». Aggiunse l’angelo, mesto.
«Sì, e le lacrime» mormorò in risposta l’umano, per poi schiarirsi la voce, alzandosi e distogliendo lo sguardo.
«Ti apro l’acqua» si affrettò a dire, quando fu certo che la sua voce fosse tornata abbastanza normale. «Così sarà abbastanza calda quando entrerai».
«Non so se voglio farlo»
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Quella sera Dean Winchester era esausto.
Sam era rimasto a casa e lui e Castiel avevano dato la caccia ad un cazzo di ostinatissimo shifter.
Il cacciatore si lasciò cadere sul letto di quella bettola che avevano trovato sulla strada del ritorno.

«Castiel!» Urlò, «Porta il tuo culo piumato qui, immediatamente!».
Aveva bisogno di dormire, erano giorni che non riusciva a chiudere occhio, per via di tutti quei dannatissimi incubi, ma era davvero, davvero esausto, ed avrebbe accettato di buon grado la prospettiva di non farla per una settimana.
«Castiel, dove cazzo sei, si può sapere?» Chiamò di nuovo Dean, alzandosi e trascinandosi verso il bagno.

L’angelo se ne stava seduto, di fronte alla doccia, con la testa leggermente inclinata, e la fronte corrucciata.
«Guarda che prima devi abbassarteli, i pantaloni» rise Dean, senza ottenere risposta.
«Cas?»
«Dean..» Rispose l’altro, impassibile, senza distogliere lo sguardo dalla cabina. «Cosa si prova nel farsi una doccia?»
La risata che ne seguì fu interminabile.
«Ma che cazzo…?»
«Ho una voglia… irrazionale di farmi una doccia» Spiegò.
«Cas, mi spieghi cosa ti sei fumato?»  Rise ancora Dean, asciugandosi le lacrime agli angoli degli occhi.
Castiel lo guardò perplesso.
«Io non faccio uso di droghe, Dean»
«Non è che allora sei incinta, vero?»
«Dean…» Lo rimproverò l’angelo.
«Okay, okay, scusa. Quindi, adesso? Che facciamo?»
«Penso che io resterò qui a fissare la doccia finché questa voglia non mi sarà passata».  Disse, con semplicità.

Dean sorrise, posandogli una mano sulla spalla.
«Oppure… potresti semplicemente spogliarti e fartela».
Castiel abbassò lo sguardo, tristemente, e si fissò le mani graffiate – lo scontro con il mostro era stato piuttosto violento e la Grazia dell’angelo non era abbastanza in forze da curare tutte le piccole ferite, i lividi e le escoriazioni che gli decoravano la pelle candida.
«Non so bene come si faccia» Ammise, imbarazzato.
«Che? Sei serio?»
L’angelo annuì, e Dean gli si inginocchiò davanti, per incontrare il suo sguardo, posando le mani sulle sue cosce.
«Ma è la cosa più facile del mondo, idiota di un angelo.  Dai, non ci credo che non hai mai sbirciato nessun bastardo, dall’altro del paradiso, mentre si lavava» Il biondo sorrise, malizioso, vedendo Castiel avvampare.

«Ti togli i vestiti, apri l’acqua e, quando la temperatura è giusta, entri e lasci che il getto porti via lo sporco. E il dolore».
«E le lacrime». Aggiunse l’angelo, mesto.
«Sì, e le lacrime» mormorò in risposta l’umano, per poi schiarirsi la voce, alzandosi e distogliendo lo sguardo.
«Ti apro l’acqua» si affrettò a dire, quando fu certo che la sua voce fosse tornata abbastanza normale. «Così sarà abbastanza calda quando entrerai».
«Non so se voglio farlo»

Dean si fermò per guardarlo. Quel dannatissimo angelo aveva la capacità di rendere tutto così fottutamente complicato.
«Ma che…?»
«E’ una cosa così umana, Dean. Se io…»

«Ascoltami, bamboccio» lo interruppe prontamente il cacciatore. «Un getto d’acquati laverà
via il sangue dalla faccia, non quelle cazzo di ali dalla schiena.
Spogliati, adesso. E se hai bisogno di qualcosa, io sono qui fuori. Okay?»

Non era riuscito a farlo scopare, quel ragazzino idiota, ma una doccia… Cristo, una cazzo di doccia non poteva negarsela.

«Uhm, e tieni questo» Aggiunse, tirandogli una bottiglia di bagno schiuma «Questo è mio, vedi di non finirmelo. E’ sapone. Ed ha un odore mille volte migliore di quello che offrono in questa catapecchia. Devi versarlo sulla spugna, e passartelo addosso, capito?»
«Grazie» Mormorò l’angelo, rigirandosi la boccetta tra le mani.

Qualcosa, in quell’espressione così ansiosa ed incerta intenerì profondamente il cacciatore.
Si avvicinò al moro, ormai in piedi e di schiena, posandogli le mani sulle spalle e massaggiandole con forza.
«Hey» Sorrise «E’ solo una cazzo di doccia, Cas»

Gli sfilò il trench, facendolo atterrare nel lavandino e fece lo stesso con la giacca, continuando a massaggiare i muscoli incordati.
«Ascolta» continuò il biondo, facendo voltare l’angelo.
«So che hai paura, okay? Lo capisco. E capisco anche che aver sacrificato tanto della tua natura per poi ritrovarti membro onorario del club dei perdenti sia una merda, ma fidati di me, ci sono anche delle cose belle, delle cose piacevoli.
La doccia è una di quelle. Così come gli hamburger, e gli ACDC. E il sesso – per quello non sei ancora pronto, ma va bene – e la torta.
Non hai più bisogno di avere quel palo ficcato su per il culo. Non sei più al servizio di nessuno, non sei più un cazzo di soldato.
Ora puoi fare tutto questo, puoi avere quello che vuoi e …»

Ci fu un breve, brevissimo istante di silenzio, durante il quale non riuscirono ad evitare lo sguardo l’uno dell’altro, e poi successe.
Come un temporale estivo, come un terremoto, distruttivi, affamati, Castiel s’avventò sul cacciatore, che lo strinse nel più caldo, appassionato abbraccio della sua vita, aggrappandosi alla camicia bianca chiazzata di rosso dell’altro, baciandosi, accarezzandosi, mordendosi.
Si trascinarono nella doccia per farsi accogliere dal getto bollente, che incollava la stoffa dei loro vestisti ai loro petti ansanti, e li soffocava quando cercavano di riprendere fiato tra un bacio e l’altro.

Dean armeggiò con la cravatta dell’angelo, aggrappato, in estasi, ai suoi capelli, e la sfilò.
Slacciò lentamente i bottoni della camicia, baciando ogni nuova porzione di pelle che andava a scoprire.
«Dio…» Gemette Castiel, quando la bocca del cacciatore arrivò qualche centimetro sotto il suo ombelico.
«Shh» mormorò il Winchester, con le labbra contro la sua pelle, «non chiamarlo, non vorrai che ci interrompa proprio adesso…»
I due risero, continuando a spogliarsi..

«Che cosa provi?» Chiese Dean, ansimando contro le spalle di Castiel, mentre versava del sapone sulla spugna e iniziava a passarla lentamente su tutto il corpo – ormai nudo – del giovane.
L’angelo sorrise, con il viso direttamente sotto al getto.
«E’ la cosa… più facile… del mondo». Ripetette, a fatica.
«Ti fa…. Stare… bene?» Domandò ancora il cacciatore, scendendo a baciargli la schiena, solleticandogli la pelle perfettamente liscia e soffermando le dita sui lividi».
«Sì».
Dean si ritirò in piedi, mettendo le mani sulle scapole, appena più sporgenti del normale, dell’angelo.
«E queste?» sussurrò al suo orecchio, prima di baciare le due escrescenze ossee.
«Le senti?»
«Sì»
«Ci sono ancora?»
Un altro bacio.
«Sì»
«Sono bellissime»
«Sì»
«E rimarranno qui. Per sempre. Perché è questo che sei. Un fottuto angelo del Signore».
«Sì»
«E non importa in quanto altri modi cadrai, okay?

Non devi..» Mormorò, facendolo voltare, accarezzandogli il collo.

«… Avere…» Gli prese il viso fra le mani.

«…Paura» Concluse, catturandogli le labbra con le sue.
 

Improvvisamente, i due iniziarono ad urlare, ridendo fino alle lacrime.
L’acqua aveva iniziato a scendere gelata, bloccando l’angelo e il cacciatore e paralizzandoli.
Dean corse alla ricerca del miscelatore, cercando di schivare il getto freddissimo.


«TE L’AVEVO DETTO DI NON NOMINARLO, DANNAZIONE»  Rise, piegato su se stesso, quando l’acqua fu chiusa.

****

 
«Te ne vai?»
Chiese Dean, quando l’angelo si rivestì.
«Devo andarmene?»
«Come vuoi…» Mormorò.
«Magari potrei rimanere».
«Sì… Magari».

Cas si guardò intorno. Non c’erano sedie o poltrone, in quell’ostello da quattro soldi che non aveva neanche uno scaldabagno decente, e il letto era solo uno.
Si mise in un angolo, al buio, immobile e dritto.

«Aspetterò qui che faccia mattina» disse, serio.
«Hai intenzione di passare la notte così, razza di idiota?»
Castiel annuì, con semplicità.
«Ma non dire cazzate» Dean gli fece posto al suo fianco.. «Vieni…»

Dormì accoccolato sulla sua spalla destra, per la prima volta da quando il suo culo era stato salvato dalle fiamme dell’inferno, senza incubi e la mattina dopo si svegliò abbastanza riposato – e decisamente contento di aver salvato la sua regolarità intestinale.



NA: Non so che dirvi. Ho perso un po' del mio spirito Angst, e mi dispiace, ma JVBFDJVSDN.
Si ringraziano: Relya Lestrange e StereoMood indispensabile, come sempre, e la mia prof di latino che, non interrogandomi, mi ha fatto sfornare 'sta bambina.
E anche quella di inglese, perchè domani ho un compito e sto un po' nella merda. :')
  
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