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Autore: Rota    25/10/2012    3 recensioni
La testa gli sbatte contro l'anta di metallo dell'armadietto, producendo un suono metallico acuto che gli penetra con malagrazia nelle orecchie. Fa un solo lamento di dolore, mentre ancora la mano di Michael lo trattiene in quella posizione e chiude le dita su di lui, a tirargli i capelli.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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*Autore: Rota
*Titolo: Quel che basta
*Fandom: Originali/Romantico
*Genere: Introspettivo, Romantico
*Avvertimenti: Slash, One shot
*Rating: Arancione
*Prompt: Etre aimer /Comme je t'aime/ Semblait suffire {trad. Essere amato/ Come ti amo/ Sembra bastare} [Encore du temps– Le Roi Soleil OST]
*Note autore: Slash più o meno pwp, più o meno fluff. Niente di troppo complicato.








La testa gli sbatte contro l'anta di metallo dell'armadietto, producendo un suono metallico acuto che gli penetra con malagrazia nelle orecchie. Fa un solo lamento di dolore, mentre ancora la mano di Michael lo trattiene in quella posizione e chiude le dita su di lui, a tirargli i capelli.
Non ha neanche voglia di pensare se tutto quello sia irritante o meno, non il tempo e non l'intenzione: socchiude solo gli occhi e il fresco contro la guancia che prova è l'ultimo dei brividi di piacere che gli fanno tremare il corpo. Poi la mano di Michael scende sul collo e ancora più in basso, alzando la maglietta della sua divisa e quindi toccando l'addome nudo. Si ferma all'altezza del petto e si apre in quella che sembra una strana carezza – la poca abitudine rende goffi i suoi movimenti e incerta la sua dolcezza, nonostante gli sforzi. Gli appoggia quindi la fronte sulla spalla e lì rimane, respirando piano, con tutti i capelli spettinati che gli solleticano la pelle.
Gli è venuto dentro, anche quella volta.
Si appoggia con una certa fatica alle braccia indolenzite e spinge indietro, cercando in un qualche modo di scollarselo di dosso; stanchezza, perché dopo uno dei primi allenamenti di rugby del nuovo anno certamente il suo fisico non regge allo sforzo eccessivo e lui non ha mai gradito neanche troppo l'odore del fango e della terra bagnata che impregna la pelle e i vestiti dopo tutti quei rotolamenti, i vari tuffi e le mischie. Ma Michael non sembra volersi staccare da lui, specialmente quando lo chiude in un abbraccio stretto e comincia a respirare forte contro il suo orecchio.
É di nuovo eccitato. Non considera il luogo, la condizione in cui versano, la loro età, il mondo attorno; non che si ritrovano nello spogliatoio della scuola, non che sono sudati e stanchi, non che hanno a malapena raggiunto la maggiore età, non l'allenatore che fra qualche minuto li chiamerà perché deve chiudere tutto prima che faccia davvero buio. Alle volte sembra davvero un bambino, pur nella grandezza del fisico che si ritrovava e l'ampiezza delle spalle: trattandosi di lui, difficilmente riesce a ragionare a mente lucida.
Cerca di nuovo di allontanarlo, questa volta in maniera brusca, ma l'altro con semplicità lo stringe di più e lo gira di scatto, pressandolo contro l'armadietto. Si guardano finalmente negli occhi, nell'alzare entrambi lo sguardo.
Michael è chiaro, sia negli occhi sia sui capelli. Ha ancora impressi nella memoria le parole cattive di alcuni compagni che, ignari di tutto, etichettavano l'elemento debole del gruppo come “frocio”, come “gay”, come “omosessuale”. É più grosso di tutti e sembra solo piccolo e tenero quando gli sorride e porta il naso contro il suo, in un'espressione un poco dolce.
Sembra reprimere tutto, cercando una forza palesata sempre e ovunque, quando lo bacia sulle labbra a lungo. Non vuole sembrare debole, non è debole, ma certe volte si lascia andare a timori più grandi di lui e allora si comporta in modo strano e irruento, neanche avesse due personalità.
Ricambia il suo bacio, seppur con una certa ritrosia. Michael gli fa allargare le gambe per sistemarvisi in metto e lui esprime il suo disappunto mordendogli il labbro; sembra quasi sorpreso della sua reazione, quando si scosta dal suo viso e lo fissa. I pantaloni calati non lo aiutano nei movimenti ma lui tenta comunque di allontanarsi, con la giusta calma e il giusto modo; l'altro lo segue con uno sguardo afflitto prima di arrivargli vicino e sorridere pacato di nuovo, proponendogli di mangiare qualcosa prima di andare a casa.
Basta qualche parola per spezzarlo, lui l'ha sempre saputo. Non è così debole da non reagire, ma non è così forte da farlo nel modo giusto. Basta un “no” perché lui non gli rivolga più la parola e lo lasci davvero stare, senza pretendere di fare l'amore con lui ogni volta che sono da soli e capita l'occasione, qualsiasi sia il luogo o il contesto. Ancora ricorda quella volta nel parco, e non è molto contento di farlo.
Lui si veste, dandogli le spalle. Non che si diverta a lasciarlo nei propri dubbi, in maniera sadica, sta solo pensando a cosa rispondergli.
Se Michael fosse stato una delle sue prime esperienze, di quelle terribili e per fortuna molto veloci, lo avrebbe allontanato senza troppi rimorsi. Eppure ci sono dettagli che lo legano, seppur in maniera dolce, a lui.
Hanno iniziato quella relazione per gioco e per curiosità, un giorno sul finire dell'anno scolastico, proprio nello spogliatoio di rugby. Michael mai avrebbe pensato di poter trovare piacevole toccare un ragazzo, ma poi nell'affrontare voglie e desideri venutisi a creare nel tempo si è stretto a lui come non avrebbe immaginato. Alle volte, ancora dopo quei due mesi, lo ha sorpreso ad ammirargli il volto, in specie dopo l'amore fatto in un letto, dove avevano la possibilità di rilassarsi per più di qualche secondo e concedersi qualche momento in più di intimità. Gli ha sempre detto che gli piacciono i suoi occhi, e la forma del naso a punta e un poco sporgente tipico dei tratti della sua gente venuta dal Sud. Lo ha sempre preso in giro, ma solo con la volontà di divertirsi con lui.
Quindi ora lo guarda e Michael non può permettersi di abbassare lo sguardo. In realtà vorrebbe dirgli che ha bisogno di una doccia, molto lunga e molto calda, perché puzza ancora da morire e l'altro non ha molto aiutato in tal senso.
Non sorride neppure quando gli ricorda che, non gradendo per nulla le cose fritte, gli toccherà prendergli un gelato abbastanza gigante da ripagare due ore di allenamento più extra. Michael non sembra affatto scontento, quando ride ad alta voce tanto da socchiudere gli occhi.
Escono spalla contro spalla, con i borsoni da rugby che ogni tanto sbattono l'uno contro l'altro. Non ci sono mani che si stringono, dita che si intrecciano – solo magari un dolore al sedere e un passo poco fermo durante tutto il tragitto. E lo sguardo di Michael che brilla, quando lo guarda, anche se c'è il pericolo che tutti lo possano notare.
Quel che basta, d'altronde, è il sentimento ricambiato.
   
 
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