Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Sapphire_    25/10/2012    2 recensioni
Alla fine, Seijuro lo sapeva. Quello di Kuroko era solo un problema di distanze.
Ma il il problema era di Tetsuya, o suo?
***
Prima storia su Kuroko no Basket, manga che ho scoperto da non molto ma di cui mi sono già innamorata!
E' basata sulla coppia Akashi/Kuroko (coppia che adoro, personalmente) e spero che possa piacere! ^^
ATTENZIONE: possibili SPOILER per chi non segue le scans!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Giuste Distanze

 

 

 

 

Le colorate luci di Tokyo avvolgevano le strade e i suoi abitanti che passeggiavano in un vociare confuso e continuo.
Seijuro camminava con fare indifferente, ignorando la gente che gli passava affianco ed estraniandosi grazie alla musica che gli rimbombava nelle orecchie.
La finale della Winter Cup era vicina e a breve la sua squadra avrebbe dovuto giocare contro il Seirin. Contro Tetsuya.
Era diventato forte, Kuroko. Akashi se n’era accorto, ovviamente. E si era accorto anche di quanto fosse grande e scura la sua ombra con Kagami.
Inconsciamente strinse il pugno attorno all’iPod, talmente forte che per un attimo il suono si distorse.

Lo odiava.
Quel Kagami si era avvicinato a Tetsuya fin troppo, e lui avrebbe dovuto riportare tutto alle giuste distanze. In fondo, Kuroko aveva sempre avuto alcuni problemi con le distanze, sia nel basket che con le persone. Quando erano alla Teikou ci pensava Akashi a controllarlo, ma ora si trovava senza freni ed era compito dell’ex capitano rimettere in catene Tetsuya, riportarlo alla distanza corretta.
Era suo dovere.
 

[O forse è un suo volere?]

 
Si tolse gli auricolari che stavano solo contribuendo a fargli venire un grande mal di testa, mettendo l’iPod nella sacca di basket e deciso a tornare all’hotel in cui la sua squadra alloggiava durante la Winter Cup.
E sarebbe tornato subito se non avesse intravisto, in mezzo alla folla, una chioma azzurrata che lo richiamò come il canto di una sirena.
Si bloccò in mezzo alla gente, seguendo rapidamente con lo sguardo la figura che si muoveva e riconoscendo in essa Kuroko.
Sorrise soddisfatto, in parte felice di essere riuscito a notarlo – talvolta sfuggiva anche al suo occhio imperiale – ma la soddisfazione si spense appena notò l’imponente figura di quel Kagami Taiga che lo che accompagnava, standogli fianco a fianco.

Distanza sbagliata.
Una scintilla di pazzia, la stessa che gli era comparsa quando aveva attaccato Kagami con le forbici la prima volta che si erano incontrati – l’aveva contraddetto! – comparve nel suo sguardo; prima che qualunque cosa potesse distrarlo seguì i due che proprio in quell’istante entravano in una caffetteria.
Si bloccò davanti al locale, fregandosene di poter sembrare uno stalker.
 

[A me sembra più un fidanzato geloso…
Ma è solo una mia impressione, no?]
 

Le pareti di vetro erano coperte solamente da una tenda che però lasciava intravedere l’interno; Seijuro quindi vide chiaramente i due che si sedevano in un tavolino e ordinavano dopo pochi minuti da una cameriera carina e sorridente.
Akashi li vide chiacchierare e ridere divertiti; dei lampi di ricordi gli passavano per la mente: lui e Kuroko erano soliti fermarsi ad una caffetteria mentre tornavano a casa insieme – abitavano vicini, loro due. Tetsuya ordinava sempre la stessa cosa: un milk-shake alla vaniglia. Akashi non si stupì perciò quando vide arrivare un singolo bicchiere per il ragazzino, colorato e dotato di una cannuccia.
La sua sopportazione arrivò al limite però quando vide Taiga allungare una mano e scompigliare con fare amichevole i capelli di Kuroko.
Senza troppi preamboli entrò nella caffetteria, facendo vagare gli occhi con nonchalance e fingendo di notare per puro caso Tetsuya e il suo amico. Si avvicinò ai due e sorrise con fare affettato.
«Tetsuya, che coincidenza»
 

[Ehi, solo a me sembra che voglia ucciderlo con lo sguardo?]
 

Il ragazzino, richiamato, si voltò di scatto notando il rosso che lo fissava con i suoi occhi di colore diverso.
«Akashi-kun» disse solamente, stupito.
Anche Kagami lo fissò, ma più che stupito sembrava pronto ad attaccare. E Seijuro, voltando la testa verso l’altro, pareva pronto a fare lo stesso.
Notando l’aria tesa tra i due, Tetsuya si affrettò a parlare.
«Che ci fai qui?» domandò, con sguardo nuovamente tornato incolore. Seijuro spostò lo sguardo su di lui.
«Facevo un giro – iniziò con tono vago e innocente – Posso unirmi a voi?» chiese poi con un sorriso che rifletteva il nulla. La domanda venne accolta con un silenzio spiazzato, ma dato che Kagami era praticamente pronto ad azzannarlo, Kuroko intervenne di nuovo.
«Certo, Akashi-kun» rispose.
Senza aver bisogno d’altro il rosso prese una sedia e si sedette accanto a Kuroko, ordinando della semplice acqua all’arrivo di una seconda cameriera.
Il silenzio era più pesante di un macigno, ma ad Akashi non sembrava importare mentre sorseggiava la sua acqua: aveva interrotto l’idillio tra i due e ciò bastava.
«Emh… Allora, sei pronto per la partita?» domandò Tetsuya, ormai diventato l’addetto all’interruzione di quei silenzi carichi di tensione ed ostilità da parte di Kagami.
«Ovviamente» fu la pronta risposta di Akashi che lo guardò come fosse un’idiota. Kuroko stette zitto, l’irritazione che sfociava di un poco nei suoi occhi azzurri.
«E voi?» replicò l’altro. Se la domanda era in teoria generale, il suo sguardo non lasciava dubbi che stesse prendendo in giro Kagami, fissandolo freddamente e attendendo una risposta.
«Ovviamente» lo imitò Taiga, parlando per la prima volta da quando era arrivato Akashi.
«Perfetto» mormorò Seijuro, rimanendo poi in silenzio.
 

[Se Kagami è una tigre pronta ad attaccare,
Akashi mi sembra più un silenzioso serpente che attende paziente per uccidere la preda.]
 

Passò una mezzora relativamente tranquilla: Akashi era rimasto zitto dopo l’ultima parola rivolta in generale, perciò il dialogo era più tra i due compagni di squadra che fra i tre.
Seijuro però non è un ragazzo molto paziente, perciò dopo quella mezzora di contemplazione della situazione fra i due si alzò di scatto attirando i loro sguardi.
«Credo sia ora di tornare a casa» mormorò. Notando però che Kuroko non accennava ad alzarsi, lo fissò e disse con tono imperioso:
«Per tutti»
Taiga stava per scattare irato ma venne interrotto come al solito da Tetsuya, il quale si alzò indifferente.
«Hai ragione, Akashi-kun. Avanti, Kagami-kun, altrimenti il coach si arrabbia e ci triplicherà la sessione di allenamento» disse.
Akashi ridacchiò soltanto, andando alla cassa e pagando il conto di tutti.
Quando però uscirono dal locale, bloccò Kuroko che era pronto a tornare con l’amico.
«Tetsuya, perché non mi accompagni?» fu la sua tranquilla domanda, detta però con un tono tale che pareva un ordine.
A Kuroko non rimase che abbassare lo sguardo ed annuire, per poi dire a Taiga di andare senza di lui. I due perciò iniziarono a camminare lasciandosi indietro un Kagami fumante di rabbia e deciso a stracciare Akashi alla prossima partita.
Il silenzio tra i due era completo. Entrambi non sembravano intenzionati a proferir parola, perciò la passeggiata proseguì con un clima relativamente tranquillo. Almeno fino a quando Akashi parlò.
«Stagli lontano»
Quelle due semplici parole furono dette con un tono freddo e indifferente che ruppe la stabilità creatasi.
Kuroko non finse però di non comprendere l’oggetto della frase.
«È un mio compagno di squadra. Non ho intenzione di farlo» rispose altrettanto indifferente, continuando a camminare. Ma si dovette interrompere quando notò che Akashi si era fermato poco indietro.
Si girò disinteressato, ma i suoi occhi si spalancarono leggermente quando videro l’espressione ilare sul viso del rosso che, dopo pochi istanti, scoppiò a ridere.
La sua risata fredda e impersonale riempì la strada praticamente vuota in quella via, risuonando quasi spaventosa.
«Sei così divertente Tetsuya… – iniziò, appena smise di ridere – Ma vedi… Tu non puoi decidere. La mia non era una richiesta, ma un ordine. E sai che i miei ordini li devi rispettare sempre, vero?» domandò, avvicinandosi di pochi passi a lui e guardandolo con espressione di dolce cattiveria.
«È finito il tempo in cui facevo ogni cosa che mi dicevi, Akashi-kun» rispose deciso Kuroko, intenzionato ad andarsene. Si inchiodò sul posto, però, appena incrociò i propri occhi con lo sguardo inquietante del rosso, il quale in meno di pochi secondi si avvicinò a lui fino a sovrastarlo nonostante fosse più alto di lui solamente di qualche centimetro.
«Non è finito proprio niente, Tetsuya» mormorò, guardandolo fisso negli occhi e riempiendo il suo spazio visivo.
Senza lasciargli tempo di replicare lo prese per i capelli azzurri, sollevandogli la testa violentemente e facendo sfuggire un lamento a Kuroko.
«Sei sempre stato il più problematico, Tetsuya» soffiò appena, mentre si avvicinava all’altezza dell’orecchio. Kuroko ebbe un brivido involontario che fu notato da Seijuro, il quale iniziò a sogghignare.
«Non comprendevi mai qual’era la distanza corretta… Né quando dovevi fare canestro, tantomeno con le persone. Ti avvicinavi sempre troppo a Daiki» continuò, sfiorandogli col naso la linea della guancie e continuando a tenerlo fermo per i capelli.
 

[Vedete? Avevo ragione quando dicevo che è geloso.
Ma quello è
amore o possessività?]
 

«Ti sei forse scordato le mie punizioni?» chiese infine. Con uno strappo violento lo spinse sul muro di un edificio, una mano stretta sui capelli e l’altro che lo afferrava per il polso, tanto forte da far pronunciare un secondo lamento a Kuroko.
«Allora, manterrai le distanze?»
Kuroko alzò lo sguardo, una luce determinata negli occhi.
«No»
«Speravo lo dicessi» ammise Akashi e, senza dargli tempo di replicare, baciò il ragazzino.
Me se qualcuno si aspettava un bacio dolce, era completamento sulla via sbagliata: il bacio che gli diede fu vorace e violento, tolse il respiro ad entrambi. Akashi intrappolò col suo corpo il ragazzino il quale, dopo i primi tentativi di ribellione, diventò come un pupazzo sotto le mani dell’altro.
Seijuro si staccò solamente dopo vari istanti, e semplicemente perché necessitava di aria.
Mentre recuperava fiato, sorrise compiaciuto nel notare il rivolo di sangue che Kuroko leccava dal proprio labbro, segno dell’aggressività di quel bacio da parte di Seijuro, o meglio segno di possessività.
«Distanze, distanze, distanze…» cantilenò il rosso con tono infantile, avvicinandosi nuovamente al viso dell’altro fino a far sfiorare i nasi.
«Come te le devo far entrare in testa, Tetsuya?» domandò, più rivolto a sé stesso che all’altro.
«Fottiti» sibilò rabbioso il ragazzino, arrabbiato dalla situazione.
«Preferisco fottere te. Come pochi anni fa, del resto» ribatté con nonchalance Seijuro, provocando così l’imbarazzo altrui.
Kuroko distolse lo sguardo.
Akashi assottigliò il proprio.
Quest’ultimo sospirò, allontanandosi per gran sollievo del primo e lasciando la presa dei capelli e del polso che venne subito massaggiato; Akashi sorvolò sul fatto che dei segni violacei stavano spuntando sul colorito pallido dell’altro e si voltò verso la strada.
«Torno a casa da solo. Vattene» disse all’improvviso Seijuro, spiazzando il ragazzino.
«Eh?»
«Non hai sentito? In fondo non volevi rimanere con me fin dall’inizio. Ti sto dando la possibilità di andare. Oggi mi hai annoiato, non è stato divertente molestarti» disse ancora il rosso.
Kuroko non disse niente, ma lo guardò e annuì come in un segno di comprensione.
«Ci vedremo alla partita, Akashi-kun» mormorò.
Akashi non si accorse di quando andò via, se immediatamente o se rimase ancora qualche istante: rimase immobile a guardare la strada, immerso nel silenzio.
Si passò la lingua sulle labbra percependo il sapore ferroso del sangue, ultimo residuo di quel bacio dato con la forza. Sorrise triste e chiuse gli occhi.
«Sono io che non conosco le giuste distanze. Perché con lui sono sempre troppo vicino?» sussurrò.
E le parole si persero nell’aria.
 

[Oh, adesso ho compreso.
È amore.]

 

 

  
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