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Autore: happley    25/10/2012    4 recensioni
{ AU // Lotte fra gruppi yakuza // Angst // Character Death }
Kiseki no Sedai + Kagami; Kagami x Kuroko.
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Kuroko si era preso il suo tempo per analizzare bene queste sensazioni che non erano affatto logiche e razionali e che lo spaventavano, in un certo senso. Ma non c’era molto da dire: era l’amore, quel sentimento evanescente che tutti cercavano di afferrare, ma riuscivano a raccoglierne solo un po’ nel palmo prima che questo sfuggisse fra le aperture delle dita, come acqua.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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 n/A: La frase iniziale è un verso di una canzone dei Safetysuit, “Find a way”.


Blissful Record

I am not lying, I am just trying to find my way in to you

 
Le braccia di Kagami erano piene di cicatrici e ferite che risaltavano pallide sulla sua pelle; erano braccia forti e calde che lo facevano sentire al sicuro quando si stringevano intorno alla sua vita. Gli abbracci di Kagami erano goffi e i suoi baci timidi, ma lo facevano sentire protetto e al sicuro, come non si era mai sentito prima.
Kuroko si era preso il suo tempo per analizzare bene queste sensazioni che non erano affatto logiche e razionali e che lo spaventavano, in un certo senso. Ma non c’era molto da dire: era l’amore, quel sentimento evanescente che tutti cercavano di afferrare, ma riuscivano a raccoglierne solo un po’ nel palmo prima che questo sfuggisse fra le aperture delle dita, come acqua.
Kuroko non aveva mai sperimentato veramente questo sentimento. Conosceva l’affetto per un amico, o per la famiglia, ma questo era un amore che superava di molto le sue aspettative. Ed era così bello.
“Kuroko, non essere così silenzioso. Mi preoccupi…” disse Kagami. Il suo braccio era stretto intorno alle sue spalle, lo circondava con delicatezza. Stavano camminando veloci lungo il corridoio della casa di Kagami, un’enorme villa di periferia in cui lui amava trascorrere le giornate non lavorative.
Erano venuti lì per rilassarsi… solo che non sempre le cose vanno come ti aspetti. Kuroko lo sapeva bene.
C’era pericolo nell’aria, oltre ad un pesante odore di sangue.
“Hai paura? Andrà tutto bene, vedrai… io ti proteggerò.” continuò Kagami; era chiaro che stava cercando di rassicurarlo, ma la sua voce era roca e le parole troppo veloci, quasi attaccate l’une alle altre.
“Non ho paura… perché con me c’è Kagami-kun.” Rispose Kuroko. Kagami annuì, un rossore gli accese le guance. La sua stretta attorno alle sue spalle si strinse di più e un attimo dopo le sue labbra erano premute contro quelle di Kuroko, disperate e bollenti.
Kuroko gemette, il bacio durò troppo poco. Quattro uomini si affiancarono a Kagami, circondandoli.
“Mister Kagami, sono loro. E’ il gruppo della Kiseki no Sedai.” Sussurrò uno di loro. Kagami sibilò di rabbia.
Kuroko chiuse gli occhi, nella sue mente rifletteva velocemente: la Kiseki no Sedai, il gruppo yakuza più pericoloso esistente al mondo… una famiglia che aveva distrutto migliaia di vite con soli sei membri… il nemico peggiore che il gruppo industriale di Kagami avrebbe potuto farsi.
“Kuroko, tu sta indietro. Voi due, prendetevi cura di lui.” Ordinò Kagami, due dei loro accompagnatori presero posto ai lati di Kuroko. Kagami lo lasciò andare e corse con gli altri due dietro l’angolo, aprì la porta del salone d’ingresso e si immobilizzò. Kuroko lo raggiunse.
Corpi di uomini del gruppo Kagami erano sparsi nell’atrio, alcuni rovesciati all’indietro sulle scale, altri stesi a terra in pozze di sangue; strisciate di rosso scuro erano state lasciate anche sui muri color rosa perlato e sulle tende antiche delle grandi finestre. Al centro del massacro, tre dei membri della Kiseki no Sedai.
“Ti ho battuto ancora, Kise! Ne ho uccisi di più io!” esclamò Aomine Daiki, un ragazzo dalla pelle molto scura e dall’aspetto quantomeno minaccioso.
Il suo compagno, il biondo Kise Ryouta, gli rispose con un broncio.
“Non è giusto! Mi hai battuto solo di uno, e poi quello lì stavo per farlo fuori io e tu ti sei messo in mezzo!” protestò.
“Quello che conta è il risultato! Ti ho battuto ancora, questa è la verità.”
“Sei cattivo, Aominecchi! Sei un imbroglione! Vero, Midorimacchi?” Kise si rivolse al terzo ragazzo, Midorima Shintarou, che aveva i capelli verdi e gli occhiali.
“Non tirarmi in mezzo alle vostre litigate infantili.” Sbuffò Midorima.
“Eeeh, ma oggi anche Midorimacchi non era molto in forma, ha mancato parecchi colpi!” continuò Kise.
“Sta zitto, Kise. Abbiamo ospiti…” lo interruppe Midorima seccato.
Si voltò verso Kagami, imitato dagli altri due.
“Ah, eccoti qua. Finalmente il padrone di casa viene ad accoglierci…” commentò Aomine con un sorrisetto.
“Siete dei fottuti bastardi!!” gridò Kagami, il suo sguardo era pieno di rabbia per il massacro del suo gruppo cui stava assistendo.
“Su, su, non erano poi un granché. E’ inutile piangerci su, Kagamicchi.” Osservò Kise, dando un calcio ad uno dei corpi a terra e facendolo rotolare sulla schiena. Un rumore di carne spappolata lo fece arretrare per il disgusto, e Kagami ruggì.
“Maledetti! Smettetela! Perché non ve la prendete con me, invece?!” gridò.
“Oh, ma è esattamente per questo che siamo qui.” Intervenne una voce melliflua.
Kagami gettò uno sguardo oltre Kise, Midorima e Aomine e vide Akashi, il loro capo: era tutto pulito e in ordine, al contrario dei suoi compagni, segno che aveva assistito, magari divertendosi molto. Accanto a lui c’era il quinto membro della Kiseki no Sedai, Murasakibara Atsushi, il gigante con i capelli viola che obbediva solo ad Akashi e che con le sole mani poteva schiacciare il cranio di una persona.
“Non lo sapevi? Sei caduto dritto in trappola, Taiga.” Lo informò Akashi, tranquillo.
Un forte rumore di spari, fortissimo, riempì l’aria negli istanti successivi a quelle parole.
Kagami non capì più nulla, quel rombo erano un tuono caduto troppo vicino a lui… i suoi quattro accompagnatori caddero uno dopo l’altro, con un buco in petto e uno in testa… Poi tutto cessò e Kagami vide i loro corpi morti per terra. Qualcuno lo superò e si posizionò proprio fra lui e la Kiseki no Sedai.
“Kuroko…” mormorò Kagami confuso. “Cosa fai?”
“Mi dispiace, Kagami-kun.” Disse soltanto il ragazzo, lasciò cadere a terra la giacca che prima Kagami gli aveva messo sulle spalle e si rivolse ad Akashi.
“Scusa il ritardo, Akashi-kun. Dovevo aspettare il momento giusto…” disse.
“Kuroko… cosa…?” Kagami fece un paio di passi in avanti, con la mano tesa nel tentativo di raggiungerlo, ma scivolò nel sangue e si ritrovò seduto col sedere per terra. Solo allora intravide la pistola nel pugno chiuso di Kuroko, un leggero filo di fumo ancora usciva dalla canna.
“Kuroko… hai sparato tu? Perché l’hai fatto?” balbettò.
Prima che Kuroko potesse rispondere, Aomine lo precedette. “Oh, avanti, non è chiaro? Sei proprio un idiota, Bakagami! Tetsu sta con noi, ancora non l’hai capito? Era un nostro infiltrato. Ha solo finto di stare dalla tua parte.” Esclamò. Nel suo sorriso c’era una punta di soddisfazione personale, a lui Kagami non era mai piaciuto e vederlo con Kuroko, il suo migliore amico, gli aveva sempre dato fastidio…
“Non ci credo!!” Kagami cercò gli occhi di Kuroko, sperando di trovare qualcosa a cui aggrapparsi disperatamente. Ma ancora una volta, non fu Kuroko a rispondergli.
“Invece è proprio così. Tetsuya fa parte della nostra famiglia da molto prima che voi due vi conosceste.” Disse Akashi. “Ora ti è chiaro? Faceva tutto parte di un mio piano. Tetsuya fingeva dall’inizio.”
Kagami scosse il capo, strizzando forte gli occhi per tirare dentro le lacrime. Il suo corpo tremava leggermente.
“Che c’è? Finalmente hai paura di noi, Kagami?” domandò Midorima gelido, si sistemò gli occhiali sul naso.
Kagami ringhiò. “Fottuti bastardi, mi fate pena: voi non avete un cuore. Crepate all’inferno.” Sibilò con astio.
“Uccidilo, Tetsuya.” La voce di Akashi, fredda eppure suadente, lo raggiunse attraverso la stanza.
Kuroko si voltò lentamente, cercando di ignorare la fastidiosa –disgustosa- sensazione di appiccicoso sui vestiti insanguinati; una goccia di sangue scese dal taglio che si era fatto sulla fronte e scivolò lungo lo zigomo mentre chinava il capo per poter fissare Kagami dritto negli occhi.
Vide l’incredulità e l’improvvisa consapevolezza dilatare le pupille di quegli occhi scarlatti.
“Ah… e così dunque?” La bassa e roca intonazione faceva sembrare quella di Kagami più un’affermazione che non una domanda. Sofferenza e amarezza del tradimento inquinavano la sua voce tremante.
Kuroko continuò a fissarlo in silenzio. Il tempo intorno a loro d’un tratto gli sembrò immobile. Sollevò il braccio e strinse la pistola fra le mani, un dito già contro il metallo freddo del grilletto.
Aveva ucciso migliaia di persone fino a quel momento… aveva visto uomini piangere, implorare pietà, pregare un dio che non esiste, tentare di fuggire, distogliere lo sguardo per paura della fine che sarebbe arrivata, in ogni caso, inevitabile…
Ma Kagami era immobile, ancora seduto a terra là dov’era caduto; i suoi occhi non guardavano la canna della pistola puntata al suo petto, ma erano immersi nei suoi con una tale intensità che Kuroko si sentì nudo e avvertì un sussulto interiore.
“Era tutto falso? Hai sempre mentito?” gridò Kagami, soffriva.
Kuroko gettò un’occhiata rapida ad Akashi. “Sì… tutto falso.” Rispose, atono. La sua voce si abbassò di alcune ottave, un sussurro che solo lui poteva sentire. “Però… sono felice di averti incontrato, Kagami-kun.”
Non poteva dire altro, non c’era più tempo e gli mancava la voce… Mosse le labbra aride, ma non ne uscì alcun suono… Kagami sembrò capire ugualmente.
“Anche io, Kuroko.” Rispose, piano, gentile. Sorrise. Kuroko sparò.
Fu un attimo, Kagami ricadde all’indietro, il sangue schizzò dal buco che si era aperto nel suo petto; quando il suo corpo toccò terra, ci fu un tonfo e poi il silenzio.
“Aaah, finalmente è finita! E’ stata veramente una gran fatica, Kagamicchi era un osso duro! Quando torniamo a casa voglio farmi un bel bagno caldo…!” esclamò Kise.
“Anche io. Questa puzza di sangue è insopportabile.” Commentò Midorima freddamente.
“Allora ce lo facciamo insieme il bagno?” propose Kise. Midorima arrossì e lo picchiò sulla nuca.
“Certo che no!” esclamò torvo e Kise iniziò a lamentarsi sul suo brutto carattere. Aomine ridacchiò e commentò qualcosa, e i tre raggiunsero insieme Akashi e Murasakibara sulla porta.
Il loro capo incrociò le braccia al petto e si girò, avviandosi verso l’uscita.
“Andiamo, Tetsuya. Devi essere stanco.” chiamò il più piccolo, perentorio.
Ma Kuroko rimase immobile, di spalle; non riusciva a sentire più niente: il tempo avrebbe dovuto riprendere a scorrere, ma allora perché Kuroko continuava a vederlo fermo nell’istante dello sparo? Quel rumore continuava a rombargli in testa, copriva le voci dei suoi compagni, era una fastidioso ronzio, un’interferenza coi suoi pensieri razionali… ma cosa c’era di razionale in quello che era appena successo?
“Mi dispiace… Io non posso.”
Li sentì fermarsi, avvertì la loro sorpresa riguardo a quelle parole, ma non se ne preoccupò. Si chinò e si inginocchiò vicino al corpo senza vita di Kagami, osservando la macchia rosso scura che gli si era allargata sulla maglia bianca, all’altezza del cuore…
“Eeeh? Che stai dicendo, Kurokocchi?” esclamò Kise.
Kuroko strinse Kagami fra le braccia e scosse il capo.
“Anche se stavo soltanto fingendo… prima ho detto davvero la verità. Kagami mi amava, e io amavo lui, e lui mi ha cambiato, tutto questo è vero.” Disse, respirava piano. “Oggi ho perso un pezzo del mio cuore che non potrò mai più trovare in alcun luogo. Non posso andare avanti così.  Non posso venire con voi. Ecco perché… fareste meglio a lasciarmi indietro questa volta.”
“Sono solo sciocchezze. L’amore può essere dimenticato, la famiglia no. Vieni, Tetsuya.” Disse Akashi.
Persino in quegli ultimi istanti, la sua voce lo intimoriva e, al tempo stesso, gli faceva sentire che se avesse obbedito sarebbe andato tutto bene… Kuroko poteva scegliere di crederci, solo che non era vero.
Non riusciva a togliersi dalla testa il momento in cui Kagami gli aveva sorriso, quando aveva capito quello che stava dicendo anche se aveva fatto solo il movimento con le labbra… Quelle immagini, deliziosi ricordi impressi come registrazioni su un nastro nella sua mente, non sarebbero mai sparite dalla sua testa…
“Tetsu, muoviti, ci stai facendo perdere tempo!” lo incoraggiò Aomine, il suo compagno e amico di sempre.
“Questa è la fine, Aomine-kun. Per me il tempo non scorre più. Kagami-kun era la mia luce, dopotutto. Mi dispiace davvero, ma questo è un addio. Forse ci vedremo di nuovo, presto o tardi…”
 “Tetsu, tu…” Aomine si interruppe, in quel momento aveva intravisto la pistola che Kuroko stringeva ancora nella mano, puntata verso se stesso. “Tetsu, non farlo…!” gridò, si tese in avanti… ma era tardi.
Kuroko si voltò e sorrise, perché nessuno poteva fermarlo. Aveva calcolato tutto alla perfezione.
“Addio. E’ stato bello far parte della vostra famiglia.” Disse, una lacrima gli trapassò le labbra mentre diceva queste ultime parole. Poi premette il grilletto.
Lo sparo risuonò forte nella stanza, si trasformò in eco, si spense.
 

“Kagami-kun… ti amo.”
 
“Anche io, Kuroko.”

 
[End.]
 
 
 
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**Angolo della MelaH**
Ciao, sono Roby :)
L’ispirazione per questa fic mi è nata da una fanart trovata in rete (http://i49.tinypic.com/281vos6.jpg), in cui la Kiseki no Sedai è rappresentata come membri di una famiglia yakuza –cioè la mafia giapponese- e sono terribilmente fighi e spaventosi allo stesso tempo… Soprattutto Akashi e Kuroko, a dire il vero :’DD
So che è una storia tristissima e io stessa mi chiedo come diavolo mi sia venuto tutto ciò in mente da quella sola immagine. All’inizio ero indecisa se far ammazzare Kuroko da Akashi oppure no, ma alla fine ho deciso che un suicidio sarebbe stato più drammatico, anche perché Akashi ci tiene davvero alla sua famiglia. La morte di Kuroko è un vero colpo per la Kiseki no Sedai.
Spero di essere riuscita ad ottenere almeno un po’ un effetto “sorpresa”, perché non volevo che si capisse fin dall’inizio che Kuroko era uno dei “cattivi”… anche se forse rileggendo da capo la fic, si capiva x"D Vabbè.
Recensite per darmi il vostro parere <3
Baci,
     Roby 
  
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