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Autore: Synapsesss    26/10/2012    8 recensioni
Quello che avrebbe amato di New York di lì a poco era che un giorno ti svegliavi pensando che la tua vita stesse procedendo per una strada, e poi qualcosa, da un momento all'altro, invertiva totalmente la tua rotta, portandoti fuoristrada.
A tua discrezione però, potevi tornare indietro o proseguire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quello che amava di New York era che potevi essere chi cavolo volevi. Gay, grasso, magro o bicurioso: a nessuno sarebbe fregato. Se avesse avuto un ragazzo avrebbe potuto baciarlo in pubblico senza sentire su di sé sguardi di disgusto o peggio, insulti pronunciati a mezza bocca. Se avesse avuto un ragazzo, avrebbe potuto tenerlo per mano davanti a tutti, andare con lui al cinema, urlare al mondo quanto lo amava senza sentirsi additato come un diverso, uno spostato.
Questo era ciò che amava di New York, e proprio per tali ragioni era scappato a gambe levate da Westerwille, Ohio, non appena aveva potuto.

Ora viveva nella Grande Mela e, tralasciando il lavoro devastante al supermarket, poteva dire di passarsela piuttosto bene. Studiava, lavorava e si godeva la città. Beh, diciamo che si godeva la città nell'unico giorno libero che aveva, se non era troppo stanco per alzarsi dal letto o se non doveva sistemare casa.
Studiava, lavorava e a volte si godeva la città. Sì, meglio.
Si trascinò fino alla corsia dei prodotti per l'igiene personale, portandosi dietro due dei mille scatoloni che gli erano rimasti da sistemare e chiedendosi chi cavolo avrebbe mai comprato la maggior parte di quella roba: c'erano shampoo per capelli mori, castani, biondi, rossi, lunghi, corti, ricci, lisci, bagnoschiuma per pelli sensibili, delicate, ruvide come la carta vetrata, e creme idratanti e antirughe di tutti i gusti.
Probabilmente era lui il matto, perché se nessuno li avesse comprati lui non sarebbe stato lì a rifornire gli scaffali. Si rendeva conto di andare contro a qualsiasi legge gay non scritta perché, diciamolo, per lui il sapone era sapone: quello che costava meno andava benissimo. Ci teneva quindi a sfatare il mito che praticamente tutti i ragazzi omosessuali si riempissero di creme e cremine, usando cinquemila tipi di bagnoschiuma e shampoo diversi. Si lavava? Certo! Si impiastricciava la faccia con tutte quelle porcherie? No grazie! Lui non era uno di quelli.
Fu distratto dalla sua arringa contro tutti quei prodotti dalle parole di due ragazzi che si trovavano quasi in fondo alla corsia, e che stavano fissando una linea di creme per il corpo. Uno dei due, un ragazzo alto, con i capelli corti e castani dopo aver sbuffato si appoggiò con rassegnazione al carrello.
Questa è New York: fare la spesa con il proprio ragazzo, sbuffare perché ci mette troppo a scegliere quali creme idratanti comprare, condividere anche le piccole cose della quotidianità senza paura di essere giudicati pensò Blaine.
Sentì una morsa allo stomaco e, sebbene fossero circa 5 ore che non metteva qualcosa sotto i denti, era sicuro che la fame non c'entrasse quella volta. Stava ancora contemplando con tenerezza i due piccioncini, quando quello dei due che si reggeva al carrello sbottò: “ Kurt non è possibile che tutte le volte tu debba passare almeno tre quarti d'ora in questo reparto. Lo sai bene, Hummel” continuò ridendo e assumendo un tono malizioso “nessuno di questi miscugli ti aiuterà a infilarti più facilmente nei pantaloni di qualcuno. Non fanno miracoli”

Ok. Forse non sono proprio dei teneri piccioncini.

Sul volto dell'altro ragazzo si aprì un espressione offesa; brandendo un flacone di shampoo come fosse una spada gli rispose con tono stizzito : “Sebastian Smythe.. che Giove possa fulminarti qui e all'istante. Non credo ti debba ricordare come stanno le cose, vero? Non ho nessun problema a infilarmi nei pantaloni di nessuno, ma grazie per l'interessamento. E anzi, se anche tu usassi ogni tanto questi miscugli forse le cose andrebbero meglio anche per te” .

Nonostante la tenerezza del momento si fosse volatilizzata in due nanosecondi, Blaine non poté evitare di ridere per lo scambio di battute dei due ragazzi.
Sarebbe intervenuto volentieri per sottolineare il fatto che riteneva altamente impossibile che avessero problemi a infilarsi nei pantaloni di chicchessia, dato il loro aspetto.
Uno, il primo che aveva sentito parlare, era alto, con un corpo snello e armonioso. Sul viso era dipinta un espressione furba e arrogante, che colmava nel sorriso sghembo che Blaine gli aveva appena visto sfoderare. Era sexy, lui, il sorriso, tutto l'insieme...dannatamente sexy; e la pelle abbronzata, i capelli spettinati, l'abbigliamento casual e per niente ricercato non lo rendevano di certo meno appetibile. Anzi.
Il suo 'amico' era tutta un'altra storia. Solo una parola, tra le tante che affiorarono alla mente di Blaine, riusciva a rendergli giustizia a suo parere: un angelo. Era bello, non sexy o affascinante come l'altro, ma bello come nessun'altra persona Blaine avesse mai visto in vita sua. La pelle delicata e diafana, un corpo asciutto e sinuoso. I lineamenti del viso erano dolci, morbidi, perfetti, e la leggera spruzzata di lentiggini sul volto conferivano a quel ragazzo le sembianze di una bambola di porcellana, o appunto, di un angelo. Vero, l'abbigliamento era un tantino eccentrico per i gusti di Blaine... quella spilla a forma di testa di ippopotamo proprio non gli piaceva – ma dove diavolo l'avrà presa ?- , ma ci si poteva passare sopra.
Perso nell'osservazione dei due ragazzi non si era accorto che questi, dopo averlo sentito ridere, si erano voltati verso di lui, ed ora lo stavano fissando sorpresi; forse non si aspettavano che in quel supermercato i commessi origliassero le conversazioni dei clienti.

Bella figura di merda, Blaine. Ben fatto.

Prima che potesse scusarsi, o dileguarsi il più velocemente possibile, uno dei due, - Sebastian l'aveva chiamato l'altro, vero? - gli si avvicinò sfoderando uno strano sorriso.Fa ridere vero? Chi mai si azzarderebbe a dare consigli ad uno Smythe su come si rimorchia? Ma non mi posso offendere, quando ha il ciclo straparla”. Blaine rispose con una risata nervosa; per qualche motivo la vicinanza di quel ragazzo lo metteva a disagio, molto a disagio.

Hanno acceso il riscaldamento qua dentro? Sta iniziando a fare caldo.
Allungò la mano verso di lui: “Piacere Sebastian Smythe” disse con il tono di qualcuno che si aspetta già che tutti lo conoscano. Blaine afferrò la sua mano e prima che potesse presentarsi a sua volta il ragazzo lo tirò leggermente verso di sé. Si fissarono per qualche secondo, poi Sebastian abbassò lo sguardo sul cartellino, leggendone il nome “Allora...Blaine Anderson, addetto alle vendite” iniziò “in questo negozio c'è qualche cosa che valga la pensa portarsi a casa oltre a te?”.

Decisamente TROPPO caldo.

Avrebbe voluto rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, ma la vicinanza di quel tipo gli impediva di formulare qualsiasi frase di senso compiuto. E quando l'altro tornò a fissarlo, il suo sguardo era intenso, deciso, tipico di chi sapeva quello che voleva. Blaine Anderson, si era ritrovato incatenato a due occhi verdi come smeraldi, e tanto limpidi che ci si sarebbe potuto specchiare dentro.Seb, sei sempre così inopportuno con gli sconosciuti...” s'intromise Kurt con un tono che non nascondeva affatto quanto fosse divertito da tutta quella scena. L'interpellato si allontanò un poco dal commesso, senza però allentare la stretta, e si rivolse a quello che Blaine ormai dubitava potesse essere il suo moroso.
Hummel prima mi accusi di non rimorchiare abbastanza e adesso critichi anche le mie affinate tecniche di abbordaggio? E comunque dovresti sapere che questo è il modus operandi di casa Smythe. Sei congedato, comunque: hai la mia benedizione per comprare altri 5 shampoo e 3 bagnoschiuma. Fanne buon uso” lo liquidò infine.
Più che una benedizione, infatti, sembrava un chiaro invito a togliersi dai piedi; l'altro quindi rivolse un rapido sorriso a Blaine, e si diresse in fondo alla corsia con il carrello, ben felice di poter far compere in santa pace, senza nessuno che sindacasse sui suoi acquisti.
Mentre il commesso si districava con nonchalance dalla presa, con la scusa di dover finire di sistemare gli scatoloni, l'altro si appoggiò con la schiena agli scaffali, a braccia conserte, e iniziò a fissarlo come se lo stesse spogliando con gli occhi.
Beh in effetti, LO stava spogliando con gli occhi, quindi...
Blaine se ne accorse. E come se se ne accorse. Sentiva lo sguardo del ragazzo pesargli addosso, e anche se tutta la sua attenzione era rivolta agli scaffali da riempire, con la coda dell'occhio vedeva l'espressione che Sebastian aveva stampata in volto: la classica espressione che i predatori hanno prima di attaccare la loro preda, quando sono tranquilli perché sanno che questa non ha via di fuga, ma allo stesso tempo sono pronti a scattare da un momento all'altro.
Sebastian tornò a parlare: “ Beh Blaine...”.
Il modo in cui pronunciava il suo nome gli faceva venire i brividi.

Cosa mi racconti di te? Se mi dici a che ora smonti magari dopo possiamo fare qualcosa. Scommetto che abbiamo tante cose in comune...tu smonti, e io di solito monto. Cose così insomma”.
L'addetto alle vendite si congelò. Non aveva detto quello che aveva appena detto,vero? A giudicare dalle confezioni di salviette che si era lasciato sfuggire di mano a quelle parole, sì.
Quella era sicuramente la situazione più imbarazzante nella quale si fosse mai trovato coinvolto, escludendo ovviamente quella volta da Gap, e quell'altra volta allo Scandal e... beh, diciamo che rientrava
sicuramente nella top ten.
Cosa avrebbe dovuto rispondergli? Ancora una volta non gli vennero in mente frasi sensate da dire, e perciò si limitò a ripetere senza un filo di voce “Già.
Cose così...” . Nonostante si fosse sforzato di usare un tono freddo, deciso, per far capire a Sebastian che le sue avance con lui non avrebbero attaccato, quello che ne uscì fu un ridicolo tentativo di nascondere l'evidente situazione di disagio in cui si trovava. La voce dell'altro ragazzo riusciva sempre a risultare suadente, affascinante, come se fosse stata concepita unicamente per ammaliare le persone, come l'esca di un ragno per attirare le prede nella sua rete.
La sua non riusciva nemmeno a uscire, se non come suoni praticamente inudibili.

Dannazione.

Era sexy, era affascinante, ci sapeva fare e Blaine era decisamente in astinenza da troppo, troppo tempo per anche solo tentare di rimanergli indifferente.
Poteva negare che fosse dannatamente sexy? Certo che no.
Poteva negare che quel suo atteggiamento sfacciato e quasi arrogante lo infastidisse notevolmente? Certo che no.
Poteva negare che tutte quelle cose messe insieme creassero una tale tensione sessuale alla quale rischiava di cedere? Ripeto, certo che no.
A Blaine ci erano voluti circa tre secondi per inquadrare Sebastian: di certo non stava con quel Kurt, né tanto meno con qualcun altro.
Era il classico ragazzo da una botta e via, da divertiamoci-una-sera-insieme-e-non-incontriamoci-mai-più, da è-stato-bello-ma-ora-devo-andare, insomma non era assolutamente il tipo di Blaine. E nonostante non disprezzasse assolutamente Sebastian, o l'idea di divertirsi un po' con qualcuno, si impose di non ricadere in quell'errore una seconda volta. Ragazzi di quel genere non facevano proprio al caso suo e avendone avuta già una chiara dimostrazione in passato, preferiva evitare di rimanere scottato di nuovo. Preferiva il gattino impaurito alla tigre inferocita, di solito. E Sebastian era una tigre che non cenava da due settimane, una tigre che si era appena ritrovata davanti una piccola gazzella indifesa. Lanciò un'occhiata fugace all'orologio, sperando che il suo turno non finisse di lì a breve, o non si sarebbe mai tolto Sebastian di torno. Prima che potesse fare due conti sull'orario, qualcosa, o meglio qualcuno, lo salvò da quella scena che faceva tanto film porno senza trama. Il cellulare di Sebastian iniziò a squillare e senza distogliere lo sguardo dal ragazzo o guardare chi lo stesse chiamando, questi prese il telefono e rispose.
La chiamata durò circa trenta secondi, venti dei quali trascorsero tra insulti e parolacce di Sebastian verso l'interlocutore, e l'unica cosa che Blaine potè cogliere della discussione fu che, con suo
immenso sollievo, era insorto un problema sul luogo di lavoro dell'altro, e ora questo doveva assolutamente recarvisi.

Grazie. Grazie. Grazie.

Il ragazzo ripose il telefono nella tasca e assunse una finta aria delusa “ Beh dolcezza, a quanto pare devo andare. Che ne dici se stasera ti faccio fare un giro? Con me, su di me...una preposizione vale l'altra...” avanzò facendo il gesto di spolverargli le spalle.

Blaine, forse ravvivato dalla certezza che di lì a qualche secondo se lo sarebbe tolto dai piedi, rispose deciso: “ Stasera sono impegnato. Purtroppo.”. L'altro scoppiò a ridere: “ Allora oltre ad avere un bel culo hai anche una lingua! Non avrei potuto chiedere di meglio. Comunque magari domani mattina potrei finire il latte, e ripassare di qua per comprarlo e per controllare come stai...” ,e mentre pronunciava queste parole si avvicinò pericolosamente al commesso, che continuava imperterrito a tenere lo sguardo fissò sugli scaffali.
Gli appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, e gli lambì l'orecchio: “ Confermi le teorie che avvalorano la tesi della botte piccola e del vino buono, Anderson? Perchè io ho sempre seri problemi a districarmi nella scelta tra qualità e quantità. Se sei bravo quanto bello, la tua statura e la tua aria da verginella non saranno un problema per me, anzi. E se sei bravo quanto bello, 1270, 3rd Ave. Non suonare. Le chiavi sono sotto il portaombrelli”
E così dicendo, senza nemmeno aspettare una possibile reazione di Blaine, Sebastian lo lasciò lì, pietrificato in mezzo alla corsia, con il battito accelerato e un piccolo, un
grande problema in zona sud.

Gli ci volle quasi un minuto per riprendersi del tutto, un minuto durante il quale chiunque fosse passato di lì l'avrebbe scambiato per un matto: continuava a rifornire le scansie con gesti lenti e meccanici, quasi fosse stato un robot, scuotendo la testa ogni tanto come per aiutarsi a dimenticare l'accaduto più in fretta. Impegnato com'era a fingere che fosse tutto apposto non si accorse che un cliente lo aveva avvicinato ed ora lo stava fissando.
Blaine si voltò verso di lui e non poté evitare di arrossire quando si accorse che era l'amico di Sebastian, Kurt. Distolse velocemente lo sguardo, decidendo di ignorarlo e di prestare tutta la sua attenzione unicamente al suo lavoro.

Come minimo anche questo soffre di manie di protagonismo.

L'altro sorrise alla sua reazione, poiché aveva quasi sicuramente una vaga idea di cosa Sebastian avesse potuto dirgli. “Se ti ha dato il nostro indirizzo e hai intenzione di venire, ti prego di non far rumore quando entri o esci... la mattina ho lezione presto”.

Ok, forse l'idea non era poi così tanto vaga.

Il suo tono pacato e gentile, e la sua voce dolce e armoniosa rilassarono notevolmente Blaine, che non poté trattenere una risata “Com'era? Il modus operandi di casa Smythe, eh? Immagino non sia una passeggiata viverci insieme” disse e, rivolto verso Kurt, si ritrovò per la seconda volta in poco tempo a constatare quanto fosse bello. Questi scosse le testa: “ No, assolutamente! I primi tempi sono stati un inferno, ma ora abbiamo raggiunto dei compromessi: ognuno ha le sue regole da rispettare.” concluse.Una di queste prevede che lui possa dare il vostro indirizzo e le vostre chiavi a completi estranei?” azzardò Blaine con un sorriso.A patto che non facciano troppo rumore, sì. E comunque sono stato costretto: da parte mia ho ottenuto la concessione di usare il bagno almeno mezz'ora ogni sera e ogni mattina. Compromessi.”Oh. Che maleducato” continuò con tono imbarazzato “ non mi sono nemmeno presentato: Kurt Hummel” disse porgendogli la mano. Blaine la afferrò titubante, ma il ragazzo gliela strinse delicatamente per poi lasciarla quasi immediatamente “Blaine Anderson” rispose. Dopo qualche secondo di silenzio Kurt iniziò a chiedere consigli al commesso su quali prodotti per capelli acquistare tra quelli che stava sistemando. “So che questa linea è ottima, ma siccome io me li lavo tutti i giorni ho paura che a lungo andare ne escano sfibrati. Forse potrei aggiungere una maschera post shampoo, ma allora il problema sarebbe quale scegliere. Tu te ne intendi?” disse, assorto nella contemplazione di tutti gli scaffali, cercando di non far trapelare la speranza di aver trovato finalmente qualcuno che tenesse alla cura del corpo quanto lui.

Me ne intendo? Come no. Ma li hai visti i miei ricci? Sembra che ci abbiano fatto il nido i gabbiani.

Blaine sorrise dolcemente. La tensione di poco prima era del tutto sparita, ed ora aveva la netta impressione di trovarsi davanti ad un ragazzo completamente differente da Sebastian; si capiva già solo dal modo diverso in cui i due gli avevano parlato.
Veramente no, per niente” ammise “ A differenza di quello che la gente pensa, non tutti i gay sono patiti di quelle robe”. Kurt lo guardò accigliato e l'altro, avendolo notato, cercò di rimediare meglio che poté.N-no cioè, non volevo insinuare che tu fossi... Anche se non ci sarebbe niente di male, cioè, anche io... io... Cavolo.” si giustificò malamente. L'altro ragazzo, evidentemente divertito dal suo misero tentativo di scuse, lo tranquillizzò: “No no, non ti preoccupare, lo sono. Intendo gay. E anche patito di tutte quelle robe. Solo che non capisco come mai nessuno comprenda l'importanza di tutti i trattamenti che uso. La mia pelle non sarebbe così perfetta, altrimenti...”

Perfetta... Già. Come una bambola di porcellana.
O un angelo.

La conversazione continuò così: Kurt esponeva le sue teorie su quanto questo o quel prodotto fosse sopravvalutato, o testato ingiustamente sugli animali, e Blaine annuiva, sorrideva e faceva finta di capire di cosa si stesse parlando, mentre finiva di sistemare le cose.
Quando anche l'ultimo flacone di crema idratante – che seppe riconoscere non per merito suo, ovviamente – fu al suo posto, a malincuore dovette congedarsi da Kurt - a malincuore, si. Molto a malincuore - perché se non finiva di scaricare la roba dal magazzino entro un'ora sarebbe dovuto rimanere anche dopo la fine del suo turno. Nonostante avessero discusso di argomenti che lui ignorava, parlare con Kurt lo aveva decisamente tirato su di morale: era un ragazzo intelligente, acuto, simpatico, dolce, e a Blaine sembrava di conoscerlo da sempre. Era bastata mezz'ora in sua compagnia per fargli dimenticare totalmente l'imbarazzo provato prima in presenza di Sebastian, e la frustrante sensazione di disagio che lo aveva attanagliato.
Non si sentiva mai all'altezza in quel tipo di situazioni, e no, non era dovuto alla sua statura da hobbit; semplicemente, non essendo la faccia tosta un suo pregio, si sentiva sempre sminuito da ragazzi che invece, sapevano farci molto più di lui.
Perchè Sebastian era arrogante, prepotente e volgare, ma sapeva farci. Eccome.

Inoltre aveva scoperto di condividere con Kurt tantissime cose, ad esempio la passione per il canto; e proprio con quella scusa il ragazzo lo aveva invitato ad una serata karaoke in un locale lì vicino.
“Ci saranno anche altri miei amici... Ma niente coinquilini, promesso” aveva aggiunto con un sorriso, allo sguardo preoccupato di Blaine, evidentemente non molto contento all'idea di potersi ritrovare di nuovo faccia a faccia con Sebastian.

Accetta. Coglione accetta. Non sembra uno psicopatico, accetta.

Accetto!” rispose. Non era il tipo di persona che usciva con ragazzi appena incontrati, ma sinceramente uscire con dei ragazzi non era più un suo problema da abbastanza tempo. Troppo tempo.

Alla sua risposta il voltò di Kurt si illuminò in un sorriso, come se quella risposta lo avesse reso immensamente felice.
Blaine, a quel gesto, sentì di nuovo quella morsa allo stomaco. La stessa che aveva sentito proprio quella mattina appena aveva intravisto Kurt e Sebastian e li aveva scambiati per una coppia.
Come in tutte le storie d'amore che si rispettino – ma ehi! Questa NON è una storia d'amore!!! - purtroppo quel momento d'idillio era troppo bello per durare ed infatti fu interrotto dal suo capo che gli intimò di muovere il culo se non voleva fare gli straordinari.
Si scambiarono allora velocemente i numeri di telefono e, dopo essersi dati appuntamento per quella sera proprio davanti al supermercato, i due ragazzi si salutarono. L'uno diretto verso altri scatoloni da scaricare, l'altro diretto a casa senza aver comprato niente, perché ormai si era completamente dimenticato della concessione del coinquilino.
Entrambi sarebbero volentieri rimasti dov'erano; entrambi si separarono a malincuore, nervosi ed eccitati all'idea di rivedersi entro poche ore.

Quello che amava di New York, era che da un momento all'altro potevi conoscere un ragazzo stupendo, dolcissimo, bellissimo che ti chiedeva di uscire. E di andare al karaoke.
E lui AMAVA il karaoke.

Farò un figurone.
 

Aprì la porta di casa e si sorprese di trovare l'amico stravaccato sul divano.
“Sei già qui? E quell'urgenza in ufficio?” chiese. Sebastian sbuffò e spense la tv, voltandosi a guardarlo “Quante domande! Comunque ho risolto in poco tempo... Stranamente era tutta colpa dell'incompetenza di Joe. Tu piuttosto? Da quando in qua Kurt Hummel va al supermercato senza comprare niente?” domandò a sua volta notando le mani vuote del ragazzo. “T'avevo anche concesso 5 shampoo e 3 bagnoschiuma!!!” aggiunse.
L'altro evitò la sua occhiata inquisitoria e si diresse in cucina cercando di far cadere il discorso “Mah, tutta robaccia. Non ne valeva la pena...Comunque, parliamo di cose serie. Quali sono i tuoi programmi per la serata Seb?”
Kurt Hummel che non spendeva soldi? Qualcosa non tornava. Sebastian si alzò velocemente dal divano, e raggiunse il coinquilino in cucina, andando verso il frigo con l'idea di farsi un panino: “Io? Sto a casa. Ho un appuntamento stasera. Credo proprio che quel bocconcino di commesso si presenterà alla mia porta strisciando” disse con tono malizioso, e serio allo stesso tempo.

Credici Seb.

Dentro di sé Kurt ebbe un moto di soddisfazione e vittoria non indifferente, non tanto perché aveva un “appuntamento” con Blaine, mentre Sebastian era convinto che invece si sarebbe presentato alla sua porta, ma perché Blaine, nonostante lo conoscesse, per modo di dire poi, da nemmeno mezza giornata, era riuscito a farlo stare bene, a fargli dimenticare i suoi problemi alla NYADA, la pressione messa dai professori, e cosa più importante a farlo sentire stranamente meno solo.
A volte la compagnia di Sebastian o Rachel non bastava.

Anzi a proposito... qualcuno mi deve 20 dollari, o sbaglio?” aggiunse con la testa dentro al frigorifero alla ricerca di un po' d'insalata per il suo sandwich.
“Seb, ti devo ricordare che ancora non mi hai pagato la mia ultima vittoria? E comunque ti pagherò dopo che Blaine si sarà presentato. Ad ogni modo, questa gara non è più divertente... me ne tiro fuori” rispose quasi sottovoce Kurt, forse temendo la reazione dell'amico.
Era stata un'idea di Sebastian. Ogni ragazzo carino che notavano tutti e due diventava immediatamente l'oggetto della contesa: chi otteneva prima un appuntamento guadagnava un punto, e 20 dollari. Un' incontro a luci rosse valeva 3 punti e 50 dollari.
Quella mattina al supermercato Blaine era sembrato ad entrambi un ottimo candidato per partecipare alla gara: per questo motivo Sebastian gli si era avvicinato ed era stato così inopportuno – beh, forse lo sarebbe stato lo stesso, ma tralasciamo - e sempre per questo motivo Kurt si era fatto avanti a sua volta.
Vincere 20 dollari, e dare scacco matto al suo amico erano state le due ragioni che avevano spinto Kurt a parlare con Blaine. Per i primi 5 minuti.
Perché esattamente 5 minuti gli ci erano voluti per dimenticare quelle motivazioni e concentrarsi solo su quanto bello e affascinante fosse Blaine.
Dolce, timido.
Adorabile.
Con che coraggio gli aveva chiesto di unirsi alla serata di karaoke? Non lo sapeva.
Per merito, o per colpa, di questa scommessa aveva scoperto di riuscire ad essere abbastanza sfacciato con i ragazzi quando voleva, ovviamente non ai livelli di Smythe, ma diciamo che se la cavava bene. Eppure quel commesso era diverso. Lo sentiva. Lo percepiva. L'aveva capito quasi subito. E per questo aveva optato per fare sfoggio del vero Kurt Hummel, quello timido e che straparlava, per lasciare indietro quello falsamente sicuro di sé, malizioso e spudorato.

Come sarebbe a dire che ti tiri indietro? Solo perché hai perso questo round non ti disperare Hummel! Non si può mai dire... Dubito che tu possa farcela, ma potresti sempre vincere la partita...”
Ma Kurt, ormai, aveva smesso di ascoltarlo e si era diretto in camera con un sorriso ebete stampato in faccia, provocato dalle tutte le immagini di quel pomeriggio che gli erano affiorate alla mente.
Sebastian si fermò a riflettere un attimo e poi confuso gli domandò, nonostante fosse ormai in un'altra stanza: “E poi, chi diavolo sarebbe questo Blaine?”
Non ottenne una risposta.

Beh, caro Sebastian Smythe vuoi proprio saperlo?
Blaine Anderson è il ragazzo che ha messo fine al gioco tuo e di Kurt.
Blaine Anderson ha messo fine anche a tante altre cose, te ne accorgerai presto.
Ma ancora di più ha segnato l'inizio di qualcosa, di qualcosa che il tuo caro coinquilino non dimenticherà mai.

Quello che avrebbe amato di New York di lì a poco era che un giorno ti svegliavi pensando che la tua vita stesse procedendo per una strada, e poi qualcosa, da un momento all'altro, invertiva totalmente la tua rotta, portandoti fuoristrada.
A tua discrezione però, potevi tornare indietro o proseguire.
Ma chi avrebbe mai continuato a percorrere l'autostrada se avesse potuto scegliere invece di viaggiare su una strada di campagna, disastrata e piena di ostacoli, sì, ma che offriva in cambio un panorama da togliere il fiato?

Questo avrebbe amato di New York Blaine Anderson di lì a poco.
E tornando a casa dal lavoro, mentre valutava mentalmente tutti i papillon che aveva, per decidere quale indossare quella sera, arrivò improvvisamente alla consapevolezza che molto probabilmente la lista delle cose che amava di New York si era appena allungata.
Con un ottimo candidato al primo posto.

 

Note dell'autrice

Autrice...chi? Di chi stiamo parlando?
L'idea per questa cosa qua sopra che qualcuno definirebbe OS è nata alle 4 di mattina  mentre ero in tirocinio all'ospedale, tra un campanello e l'altro.
Ci ho messo una vita a finirla perchè sono lentissima a scrivere, ma grazie all'aiuto di una mia amica ( applauso a Stefania!!!) e ad Elena, che si è offerta di betarmela al volo, sono qui che pubblico il mio primo scritto su efp.
Sono emozionata come se fosse il primo giorno di scuola...patetica, vero?
Adesso che sono da questa parte mi rendo conto perchè tutte le fanwriter chiedono recensioni, e per questo ve le chiedo anche io!
Basta una parola, una frase.. Giusto per farmi capire se mi devo ritirare sul nascere! Qualsiasi critica è ben accetta!
Se volete contattarmi su Twitter sono qui ---->  http://twitter.com/Synapsesss
Ringrazio già tutti/tutte coloro che spenderanno almeno 10 minuti per leggere/recensire la mia prima OS, e vi anticipo già che chiunque voi siate, io vi amo <3

Mi sento come se avessi appena partorito il mio primo figlio...solo che questo è stato peggio.
E con questo vi do la buonanotte!
Un bacione.

Synapsesss

 

   
 
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