Non volevo che succedesse.
Non avrei mai voluto che questo momento arrivasse.

Ho paura. Perché siamo in mezzo al nulla, io e te, e tu stai male.
Non so come aiutarti.
Mi sento soffocare dentro.
Non li ho visti. Quei maledetti hellhounds... Il sale li ha tenuti lontani abbastanza da permettermi di trascinarti fuori, al sicuro.
Era già tardi.
Ho visto come sanguina un angelo.
Luce.
Luce dalle tue ferite.

Ti stringo forte perché ho paura che mi scivoli via, paura che un attimo dopo tu non ci sia più.
Non ti lascio. Non ti lascio, angelo.

Tremi e mi guardi confuso. Hai avuto paura anche tu, lo so.
Ti stringo di più.
"Sta' tranquillo," sussurro, col viso affondato nella confusione morbida e scura dei tuoi capelli, "adesso chiamiamo Bobby e troviamo una soluzione... Ti porto via, ti porto a casa..."
La tua mano mi sfiora una guancia. I tuoi occhi sono così liquidi, e così blu. Continui a tremare.

La dolcezza con cui pronunci il mio nome, nonostante tutto, con la voce incrinata dal dolore e dal panico, mi toglie il respiro.
Stai piangendo.
Non farlo, angelo mio. Non piangere, ti prego.

"Dean..."

"Sono qui..."
Non è giusto. Non è giusto.
Tu non meriti tanta sofferenza. Tu...
Splendida creatura.

Sono qui con te. 
E per una volta, alzo lo sguardo.
Cerco nel cielo tracce di Dio.

Se davvero ci sei... E se ti importa qualcosa dei tuoi figli... Allora aiutalo. Guariscilo, ti prego.
Non permettere che gli facciano del male.

Ti prego.