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Autore: Shodaime    26/10/2012    2 recensioni
Eccovi la mia prima fic, siate clementi^^
Come dicono gli avvertimenti è un AU, ma non troppo AU, quindi non spaventatevi. Il titolo è abbastanza esplicativo da sè, quindi vi dirò semplicemente che ho deciso di pubblicarla sotto le 'leggerissime' pressioni della mia beta^^
Spero che vi piacerà e che in tal caso lascerete un commentino, anche solo qualche parola =)
Detto questo vi auguro buona lettura, e attenti all'ananas, è agitato per il matrimonio incombente!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Uh uh uh uh aaah! Illusion!”

“Mukurenzo…”

“Illusion!

“…Mukurenzo?”

“It's just an illusion!

In all this confusion!”

“Mukurenzo, ti  dovrei parlare…sarebbe una cosa  urgente…”

“Uh uh uh uh AAAH!” Mukurenzo fu trascinato giù di peso dal cubo sul quale si stava scatenando al ritmo di un evergreen anni ’80 che gli risultava parecchio congeniale, lasciando per un po’ lo scettro di Tony Manero  dei poveri  a suo cugino Daemonortolo, che come lui a certi ritmi proprio non ci sapeva resistere.

“Ma si può sapere che accidenti vuoi? Non lo vedi che sono impegnato?”  Mukurenzo si massaggiò l’orecchio per il quale l’aveva afferrato quello sconosciuto coi capelli biondi e una trendyssima aureola in testa.

Mukurenzo si domandò perché all’ingresso nel locale a lui avevano dato soltanto i soliti starlight da quattro soldi.

“Ma come, non mi riconosci? Sguardo che conquista, sorriso ultraterreno, luminescenze dietro il coppino…” Lo straniero pareva interdetto.

Mukurenzo assottigliò gli occhi, cercando di far funzionare il cervello sebbene dopo qualche drink cominciava ad avere l’impressione di avere in testa un ananas.

“Sei…Qualcuno a cui devo dei soldi?” Buttò li.

“In effetti ti ho beccato più di una volta a rubare dal cestino delle offerte.” L’uomo pareva irritato.

“Ascoltami bene.” Proseguì, massaggiandosi le sante tempie. “Non lo faccio di certo per te, ma per quella povera pecorella pia e fedele che ti sta aspettando a casa. Tecnicamente dovrei essere contrario a questa cosa, ma dato che con la mia onniscienza e con la copia dei Promessi Sposi che è uscita in allegato al Corriere so già come andrà a finire questa faccenda, voglio darti una mano per poter finalmente convolare a nozze con quell’aulente fiorellino giapponese.” Annunciò.

Mukurenzo assottigliò ancora di più gli occhi. “Xanxigo, vero?” Disse.

“Accipicchia, mi stai diventando perspicace!” Rispose San Primo, sollevato.

“Oh Xanxigo! Ti sei fatto la tinta!” Esclamò allora Mukurenzo, prima di ricevere un santo manrovescio che lo spedì dritto steso per terra là dove di li a poco avrebbe dovuto esibirsi nel Canta Tu di Avril Lavigne.

Sogni di gloria che andavano infrangendosi.

“Sono San Primo, pezzo di imbecille! San. Primo!! La vedi l’aureola? Eh?” Lo incalzò l’uomo, tirandolo su per il bavero della felpina verde fluo.

“Su facebook sembravi diverso.” Cercò di giustificarsi il giovane.

San Primo cercò di recuperare la calma e di spiegare a Mukurenzo la situazione. Xanxigo era in città, e se non si fosse dato una mossa a fare qualcosa di li a poco tutta l’eredità della bella Tsunia sarebbe finita tra le mani (un po’ vere e un po’ posticce) dei Buoni.

Un affronto che Mukurenzo proprio non poteva permettersi, quantomeno alla luce dell’ultimo estratto conto che gli aveva mandato la banca.

Avviandosi verso il centro città, le ultime parole del santo riecheggiarono nella testa del promesso sposo:

Questa operazione non s’ha da fare! Né ora, né domani, né possibilmente dopodomani!

Bisognava soltanto trovare Xanxigo e neutralizzarlo. Avrebbe finalmente dato prova del suo valore, sconfiggendo uno dei membri più in vista dell’Antagonista’s.  Kfufufufu, se questa volta non ci sarebbe riuscito!
 


Questa volta, non ci sarebbe riuscito.

Mukurenzo  entrò nella camera dell’ospedale dotato di mascherina e tonnellate di gel igienizzante sulle mani. Non credeva che la peste stesse dilagando ancora così tanto a Milano, nè tantomeno avrebbe mai immaginato di trovarsi al capezzale di Xanxigo durante i suoi ultimi, drammatici istanti di vita.

La peste l’aveva beccato in pieno. Lui aveva usato “Lancio di Tequila”, ma quella aveva risposto con “Sonaglini gommosi e appiccicaticci”. Fu superefficace.

Il boss dei Buoni giaceva nel letto dell’ospedale, i segni delle piaghe ancora visibili sul corpo martoriato di pennerellate. Uno stciker a forma di coniglietto puffoso gli stava suggendo dal collo gli ultimi esili effluvi di vita del corpo ormai esangue.

“…Feccia.” Riuscì a rantolare. Mukurenzo provò una gran pena a vedere un mito crollare così, roba che gli era successa solo una volta in passato, quando aveva scoperto che mettendo una tartaruga nel plutonio non ne salta fuori un ninja col carapace.

“L’a….L’a…!” Xanxigo cercava di dire qualcosa.

“La mano? Non temere, la porterò io alla tua pulzella!” Si offrì eroico Mukurenzo.

“No! L’aaaa!” Xanxigo stava ormai lasciando questo mondo.

“La famiglia? E’ una cosa molto importante…” Provò Mukurenzo.

“L APOSTROFO A…!”

Fu allora che Mukurenzo comprese. Xanxigo stava di certo offrendogli il suo posto all’Antagonista’s!

Emozionato come solo Miss Italia saprebbe essere, il giovane assicurò Xanxigo che avrebbe portato onore al suo ricordo. Poi, concessagli l'estrema unzione con del succo di frutta, Mukurenzo se ne andò, per  correre a sposare la sua Tsunia.

Adesso l’aveva tolto il piede dall’alimentatore di fiamme d’ira, ma ormai era troppo tardi.
   
 
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