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Autore: soffsnix    27/10/2012    1 recensioni
Eve Tanner, 17 anni, legge tutto ciò che le capita tra le mani, dal Daily News al più stupido romanzo.
Dakota Blackburn, 17 anni, amante dei capi scuri e mimetici originaria di Memphis e del South Bronx.
Vivian Richmond, 17 anni, ragazza seria ma incredibilmente romantica.
Queste tre migliori amiche sembrano diverse, ma in realtà sono più simili di quanto possano immaginare.
(Dal Capitolo 2)
Dakota sentì l’impulso di allontanarsi subito dalla preside. L’istinto le urlava di alzarsi da quella dannata poltrona, fuggire dallo studio e tornare a casa. La ragione, invece, le consigliava di rimanere ferma e tentare di capire cosa intendeva la Keller per "è tutto vero".
Ma quando mai aveva seguito la ragione?
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Chirone, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Madness

1: The Madness of school

 

Primo giorno di scuola… come descriverlo?

C’è chi farebbe di tutto per rimandarlo, o chi non vede l’ora di ricominciare gli studi; c’è chi si rintanerebbe volentieri in casa per non incontrare i suoi stupidi compagni di classe, o chi segna sul calendario i giorni che lo separano dall’attesa riunione con gli amici.

Eve Tanner non apparteneva a nessuna delle categorie elencate, perché… beh, perché Eve aveva dimenticato il primo giorno di scuola.

Se ne stava tranquillamente distesa, sul suo letto a una piazza e mezzo, con gli occhi chiusi, nonostante fosse sveglia già da un pezzo.

Però, quella condizione di quiete venne interrotta improvvisamente.

Go, go, go, go

Go, go, go shawty

It’s your birthday

We gon’ party like it’s yo birthday

We gon’ sip Bacardi like it’s yo birthday

And you know we don’t give a f**c

It’s not your birthday!

 

Con uno sbuffo, si portò l’iPhone all’orecchio.

« Dakota, che c’è? »

« Buongiorno anche a te, stella. Si, io ho dormito bene, grazie per l’interessamento! » scherzò Dakota.

« Dritta al punto » disse Eve sorridendo.

« Sei già pronta, vero? Perché io e Viv passiamo a prenderti tra 10, 15 minuti »

Eve iniziò a balbettare: ma certo, era il 5 settembre! Era il primo giorno di scuola! « Certo che si… io… beh, in realtà devo ancora… uhm, preparare la borsa… ieri sono stata piuttosto…impegnata.» non era vero: aveva passato la serata a leggere « Ci vediamo! » concluse, e chiuse la conversazione.

Si alzò e buttò il telefono sul letto, correndo come un fulmine giù per le scale, poi in cucina prese un croissant dal tavolo e lo addentò. Ancora con la colazione fra i denti, si avviò di nuovo verso le scale, ma un post-it giallo sul frigorifero attirò la sua attenzione:

Sono al lavoro. Chiama se hai bisogno.

Mamma

“Contaci”, pensò Eve, che accartocciò il biglietto e lo lanciò nella pattumiera, facendo canestro.

In circostanze diverse avrebbe esultato, ma quella mattina non c’era tempo.

Masticando il suo croissant salì in fretta le scale e, una volta finito di mangiare, andò in bagno per lavarsi i denti e il viso, perché non ci sarebbe stato il tempo di farsi una doccia.

Si diresse nella sua cabina armadio e prese i primi due indumenti che le si presentarono - cosa piuttosto insolita per lei. Afferrò una borsa e la riempì di quaderni nuovi e penne trovati nel cassetto della scrivania.

Lanciò la borsa e i vestiti sul letto e osservò il suo riflesso nello specchio del bagno.

I capelli erano inguardabili, ma non aveva abbastanza tempo per piastrarli né per arricciarli. Allora sciolse tutti i nodi e raccolse i capelli in una coda alta. Si truccò velocemente gli occhi con un filo di matita e del mascara.

Tornata in stanza, iniziò finalmente a vestirsi: prima la camicia, che infilò nei pantaloni e infine una scarpa. Già, una sola scarpa. Perché dovette tornare nella cabina armadio per prendere la cintura. Proprio mentre La indossava, il campanello suonò. Lei corse fino alle scale, poi si ricordò di avere addosso solo una scarpa e tornò indietro a vestirsi completamente. Prese il cellulare, il suo amato iPod dal comodino e le chiavi di casa e li buttò nella borsa. Corse fino alla porta e, con il fiatone, aprì alle sue amiche.

 

 « EVIE!! » Dakota e Vivian coinvolsero Eve in un abbraccio stritola-costole a tre. Rimasero strette a ridere per tanto tempo, poi si separarono. Eve osservò prima Dakota, poi Vivian.

Dakota aveva i capelli biondi e ricci e gli occhi verdi, che ora spiccavano ancora di più sulla pelle abbronzata.

Vivian aveva la pelle, solitamente chiarissima, leggermente abbronzata; i suoi capelli erano scuri e ondulati come sempre.

Vivian prese a braccetto le due amiche sorridendo. Le tre si incamminarono verso la scuola, la Franklin D. Roosevelt High School.

« Allora, che avete fatto durante le vacanze? » chiese Eve, a cui erano mancate molto le sue amiche. Avevano passato solo il primo mese di vacanze insieme, poi a luglio Vivian e Dakota erano partite.

« Io sono stata a Memphis dai miei nonni, e mi sono annoiata a morte. Ero sempre circondata da stupidi animaletti di ceramica! » sbuffò Dakota.

Eve e Vivian la guardarono interrogative, e lei spiegò, alzando gli occhi al cielo: « Mia nonna ha una specie di ossessione per gli animali di ceramica, specialmente per gli uccelli. Galline, usignoli, pettirossi… di tutto, davvero!  »

Vivian prese la parola: « Io sono stata al mare negli Hamptons, come ogni anno. Però anch’io mi sono annoiata, sapete? Sono stata tutto il tempo sulla spiaggia a leggere romanzi di Sparks. »

« Devi aver pianto molto, conoscendoti! » scherzò Eve.

Vivian le fece la linguaccia. « E tu? Sei rimasta qui a New York? »

« Si, sono stata tutto il tempo qui. Mia madre non voleva andare al mare negli Hamptons. Stavo per convincerla a mandarmici da sola, ma poi ha cambiato idea. » Eve scrollò le spalle.

« E cosa hai fatto per due mesi? » le chiese Dakota.

« Beh… ho riletto i miei libri preferiti, suonato, sono andata al cinema e ho guardato le repliche di Project Runway »

« Sembra quasi che tu ti sia divertita più di me! » Dakota  alzò gli occhi al cielo ancora una volta.

Intanto, le ragazze giunsero a scuola.

La F. D. Roosevelt High era un edificio vastissimo color grano e marrone chiaro, cosparso di grandi finestre che rendevano le classi luminose. La prima rampa esterna di scale portava a un piccolo spiazzo, al centro del quale si ergeva la bandiera degli Stati Uniti D’America. Oltre la bandiera si trovava la seconda rampa di scale, che conduceva alla vera entrata della scuola, ovvero tre portoni di legno di ciliegio. Le scale erano costeggiate da entrambi i lati da rampe per disabili, e lo spazio circostante era interamente verde.

Eve, Dakota e Vivian oltrepassarono il portone centrale e si diressero in segreteria, dove avrebbero ritirato il loro orario. Dopo una breve fila, le ragazze si diressero ai loro armadietti per confrontare gli orari del giorno.

Constatarono di avere solo la prima ora, cioè Letteratura, tutte insieme.

« Ragazze, faremmo meglio a sbrigarci. La campanella sta per suonare e dobbiamo trovare i posti in fondo » Eve trascinò le amiche fino alla classe di inglese, non lontano dagli armadietti.

Una volta in classe, le tre si fermarono. Il banco che solitamente condividevano, l’unico abbastanza lungo da poter ospitare tre persone, era occupato da due ragazzi nuovi.

« Bene, sembra che il nostro cammino insieme debba avere fine, mie adorate ancelle » disse Dakota in tono melodrammatico.

Eve alzò il sopracciglio destro « Io non sono l’ancella di nessuno! E sai una cosa? Vado a sedermi al mio posto! » fece finta di essere arrabbiata e si sedette vicino a uno dei due ragazzi. Aveva i capelli scuri e gli occhi del colore dell’oceano.

Posò la borsa a terra, poi si girò verso il ragazzo, che la guardava come se avesse due teste e nove occhi.

« Scusa per la scenetta, ma io e le mie amiche ci divertiamo troppo. » Sorrise e gli porse la mano « Sono Eve Tanner »

« Percy Jackson, piacere » Percy e Eve si strinsero la mano « E lui è Aaron Newell »

Eve strinse la mano all’altro ragazzo che aveva gli occhi scuri e i capelli neri e ricci. Notò che c’erano delle stampelle appoggiate al muro dietro la sedia di Aaron, ma non disse niente.

« Benvenuti al Roosevelt High! Vi conoscevate già? » chiese curiosa Eve: aveva notato che i due erano molto in confidenza.

« Si, noi… ci siamo conosciuti ad un campo estivo. » rispose Aaron lanciando un’ occhiata significativa a Percy.

« Fico! Non sono mai stata ad un campo estivo » commentò Eve. « A proposito, loro sono le mie amiche Dakota Blackburn » indicò la bionda, che alzò la mano a mo’ di saluto « e Vivian Richmond » e la mora, che diede il benvenuto ai ragazzi.

All’improvviso, Eve si battè la mano sulla fronte. « Che sbadata! Ho dimenticato il mio libro nell’armadietto. » Si alzò e fece per uscire dalla classe, ma Vivian la bloccò: « Ma non hai nemmeno sfiorato il tuo armadietto, da quando siamo arrivate! »

« Infatti, ho dimenticato il libro qui l’anno scorso, prima dell’estate! » disse Eve, poi corse fuori dalla classe.

« Non ho ancora capito come fa a leggere continuamente. » sussurrò Dakota a Vivian, sbuffando.

Eve tornò un minuto dopo, precedendo di poco la massa di studenti che si riversava in classe.

La lezione proseguì normalmente, tra la presentazione della nuova professoressa e l'introduzione del programma dell'anno.

  
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