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Autore: HisRose    27/10/2012    3 recensioni
"Tu non sei una metacrisi, tu sei… una Signora del Tempo”.
Genere: Fluff, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Master - Simm, Rose Tyler, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rose stava calciando la console del TARDIS cercando di guardare nella sua anima, per tornare dal suo Dottore che con inganno l’aveva spedita a casa. In quel momento lo stava odiando, non avrebbe dovuto prendere quella decisione per lei, ma la preoccupazione era più forte della paura. Temeva cosa il  Maestro avrebbe potuto fare al Dottore. Finalmente riuscì a guardare all’interno dell’anima del TARDIS e delle coordinate comparvero nella sua testa; coordinate che la portarono dal suo Dottore. In sé ora aveva una potenza indescrivibile, riusciva a vedere tutto e la cosa peggiore è che sentiva la pesantezza di tutto l’universo nella sua testa. Riusciva a vedere tutto il presente, il passato e il futuro. Tutto ciò che doveva essere e ciò che non doveva. Erano troppe informazioni contemporaneamente, troppe, troppe e lei non riusciva a contenerle. Sentiva la testa esplodere, ma doveva resistere per il suo Dottore. Grazie a questi nuovi poteri vide anche cosa la aspettava e nonostante ili suo futuro non fosse tra i più belli, avrebbe fatto di tutto per salvare il suo Dottore.
Finalmente il TARDIS atterrò e lei uscì da esso in forma gassosa, per poi ricomporsi poco distante dal Dottore. Ora riusciva anche a separare anche gli atomi.
“Rose”, sussurrò il Dottore cercando di rialzarsi fra i piccolissimi frammenti di vetro.
“Torna indietro”, le ordinò serio.
“Sono qui per salvare il mio Dottore”, disse lei decisa e spostò lo sguardo verso di lui, prima fisso sugli altri Signori del Tempo.
“I tuoi occhi”, osservò lui preoccupato, “sono dorati”, aggiunse, cercando di capire cosa le stesse succedendo.
“Ho guardato nell’anima del TARDIS e lei ha guardato in me”, gli spiegò lei, avvicinandosi di qualche passo.
“Mi dispiace Dottore”, disse sapendo quello che stava per succedere.
Il Dottore provò a sbirciare nel futuro per vedere cosa stesse succedendo, ma lui non poteva vedere la sua linea temporale, non era abbastanza potente, mentre Rose ora lo era.
“Perché ti dispiace?”, disse alzandosi di scatto per raggiungerla, la afferrò per le braccia, “Dimmelo Rose, cosa succederà”.
Lei lo guardò con uno sguardo pieno di scuse e di amore, poi facilmente si sottrasse dalla presa del suo Dottore e si avvicinò agli altri Signori del Tempo.
“Cosa vorresti fare tu? Semplice umana”, gli domandò uno degli alieni.
“Io riesco a vedere ogni singolo atomo della tua inutile esistenze e posso dividerli”.
Allungò la mano verso i Signori del Tempo e loro si dissolsero nel nulla. Il potere le scorreva nelle vene e la faceva sentire così viva. Dopodiché si avvicinò al Maestro.
“Il Dottore può aiutarti”, disse tentando di convincerlo per cambiare il futuro, ma nella sua testa nulla cambiava.
“Non lo farò vincere”, le rispose sorridendo compiaciuto.
“D’accordo allora”.
Il Maestro la tirò a sé baciandola: scambio genetico.
“Ho vinto io”, le sussurrò mentre si dissolveva.
“Ma lui rimarrà vivo”, controbatté lei.
Il Dottore le prese la mano e la trascinò nel TARDIS.
Afferrò il viso della biondina fra le sue mani.
“Fallo uscire”, le ordinò serio.
“Non posso”, sussurrò lei stanca.
“Maledizione Rose fallo uscire, ti ucciderà”, urlò lui. I due cuori gli esplodevano nel petto.
Non lei, lei non sarebbe morta e soprattutto lei non sarebbe morta per salvare lui. Non la sua Rose, non poteva, non era accettabile.
“Mi dispiace”, sussurrò lei di nuovo.
“Fallo uscire fuori”, continuava ad urlare il Dottore in preda al panico.
“Non è questo il problema, mio Dottore, ma quello che verrà”, gli spiegò afferrandogli le mani.
“Perché? Cosa succederà?”, chiese lui terrorizzato.
“Tamburi”, fu la sua unica risposta, dopodiché l’anima del TARDIS tornò al suo posto.
Il Dottore si ritrovò a sorreggere il corpo, che sembrava vuoto, della sua Rose.
Si sedette a terra, con le gambe incrociate, mentre cullava la sua umana, con le lacrime che le scorrevano lungo le guancie.
“Ti avevo detto di fallo uscire, dovevi farlo in tempo”, sussurrò tra le lacrime.
“Mi dispiace tanto, Rose. Scusami”, rimase qualche minuto in silenzio a coccolare quel corpo freddo, “la mia Rose, la mia bellissima Rose”, continuò, accarezzandole i capelli.
La baciò delicatamente mentre le sua lacrime bagnavano anche il volto di lei.
Ad un tratto una luce dorata avvolse il corpo dell’umana.
“Rose!”, gridò lui preoccupato, per la prima volta non sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Ad un tratto la sentì respirare.
“Rose!”, disse stringendola di nuovo fra le sue braccia.
“Dottore”, lo chiamò lei tossendo.
“Ma cosa… ?”, chiese lui, per la prima volta inconsapevole di quello che era successo.
“Rigenerazione senza cambio di corpo… il Maestro…. Scambio genetico”, spiegò lei.
  
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