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Autore: Ino chan    27/10/2012    5 recensioni
Phill Coulson era libero di morire.
Niente ordini a cui obbedire. Stavolta non dipendeva da lui.
Non era affare suo.
[Coulson/Barton]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclamers: La fiction è ispirata a queste due gif che ho trovato su Tumblr. Scritta di getto  in preda all’ispirazione violenta xD
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate .

 

 

FIRST SMILE.

 

 

Phill Coulson era libero di morire.
Niente ordini a cui obbedire. Stavolta non dipendeva da lui.
  Non era affare suo.
Non sapeva dove si trovava , non fisicamente almeno. La sua mente era altrove. Non a New York, forse nemmeno sul pianeta terra.  Buio. Totale.
I suoni degli apparecchi  elettronici che fornivano gentilmente a medici e visitatori lo stato di salute del suo corpo rimesso assieme da una regnatela di punti di sutura non gli arrivavano.  Niente poteva sfondare quel muro dietro al quale aveva barricato la sua testa ormai.  A volte, però, poteva dire di cogliere movimenti. Parole. Qualcosa di saltuario, imput che andavano e venivano. Frammenti di uno specchio spezzato.
Per il resto era buio. Coma.
Se solo fossero state vere tutte quelle cazzate New Age  sull’anima che si stacca dal corpo e vaga per la stanza   Phill avrebbe visto  Pepper Potts, elegante come sempre, sedere accanto a lui tutto un pomeriggio, scaldandogli la mano  fra le sue e leggendogli le ultime dello sport. Inceppandosi e rileggendo con voce incerta il nome di ogni squadra sportiva.
Avrebbe visto il Direttore Fury  tirare fuori da sotto il cappotto una bottiglia di whisky e lasciarla sul comodino  fra il mazzo di fiori di Hill e il sacchetto di caramelle, sicuramente comprato ad una stazione di servizio di Natasha.
Avrebbe visto Stark, smontare il telecomando di sali e scendi del letto, riparandolo,  e poggiargli una goffa pacchetta su un braccio borbottando un - Rimettiti presto .- a mezza bocca.
Ma soprattutto sarebbe stato capace di dare un nome a quella strana sensazione che, come  acqua che erode, si era infiltrata fra le paratie che isolavano il suo cervello dal resto del mondo.
Il peso  che aveva inclinato il letto a destra.
Quel rumore basso che però lui riusciva ad udire sopra il bip dei macchinari.
Quel calore lungo il braccio. Familiare. Troppo familiare.
L’aveva provato  la prima volta, di ritorno da una missione.
Si era ritrovato ad assaporarlo schiacciato contro un muro, fra il sangue e il sudore, si era accorto di averlo sempre cercato in qualche modo. Poi, era stato un crescendo di abitudine, quella sensazione di benessere era diventata conosciuta, amata. Legata a qualcuno che lo aspettava e che a sua volta aveva aspettato spesso.
Aprì gli occhi e il soffitto sopra di lui ondeggiò pericolosamente.
Il fischio dei macchinari gli ferì le orecchie, chiuse gli occhi, strizzandoli per poi riaprirli e spostare lo sguardo  verso l’ombra a limitare del suo campo visivo.
Clint arricciò le labbra in un sorriso, il primo che Phill  vedeva fargli da che lo conosceva - Bentornato signore.- si alzò dal letto facendo scricchiolare le molle  -Domani finiscono le due settimane di ferie arretrate che aveva accumulato.-
Phil, probabilmente avrebbe sorriso se avesse potuto, se cinque paia di mani non gli fossero piombate addosso  tastandolo, controllandolo e facendolo sentire un neonato appena uscito dall’utero.
Clint lo osservò per un momento, prima di uscire  costeggiando il muro.
In corridoio, Natasha inarcò un sopracciglio - Mi devi cinque dollari.-
Clint alzò gli occhi al soffitto, fingendosi pensoso  – Perché ?- chiese voltandosi facendo perno sui tacchi delle scarpe e marciando verso i distributori. Natasha lo seguì  sorridendo sorniona - Perché io l’avevo detto che ti sarebbe bastato mettere piede in quella stanza per farlo riprendere. Sei tu che hai dovuto prendere coraggio due settimane per portare le chiappe al capezzale del tuo uomo.-

   
 
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