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Autore: UsaSama    27/10/2012    2 recensioni
Siamo all'ultimo atto per Sherry, che affronta faccia a faccia quello che pensa sia il suo esecutore: Gin. Cosa si diranno? Cosa si rinfacceranno? Cosa capiranno, in quell'unico istante che separa Sherry dalla morte?
{GinxSherry}
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ L'Ultimo Atto }




Lo sapeva che prima o poi sarebbe successo.
Ma non si aspettava che sarebbe successo così presto.
Quell'uomo che tanto le aveva fatto battere il cuore, quell'uomo dai lunghi capelli color platino, quell'uomo dallo sguardo smeraldino glaciale, era venuta a prenderla. L'aveva presa per il braccio, lei aveva opposto resistenza, ma lui riuscì comunque a trascinarla in quella stanza buia, poco pulita, dove l'unica fonte di luce proveniva dalla porta socchiusa, e dove l'unica fonte d'aria proveniva dal condotto dietro di lei.
Era ammanettata a un tubo che, a quanto ne sapeva, faceva passare l'acqua ai piani superiori. Le dita della sua mano libera tamburellavano sul freddo pavimento grigio, mentre un penetrante odore di fumo le invadeva le narici. Sapeva che stava arrivando. Sentiva il rumore dei passi che si facevano sempre più forti, come i suoi battiti cardiaci.
Purtroppo, sapeva di non avere possibilità di scappare.

 

La luce si accese e lui spalancò la porta con una grande forza, dirigendosi a passo di marcia verso la sua direzione. Aveva gli occhi glaciali, pieni di odio e di un'altra cosa che la ex scienziata non riusciva a capire. Brillava una luce sinistra. Brillava una luce oscura.
"E finalmente, sei al tuo atto finale, vero, Sherry?" fece lui, la sigaretta in bocca, che lentamente si spegneva, come lentamente il tempo passava.
La morte sembrava farsi attendere.
"A quanto pare... Ma non ti darò la soddisfazione di uccidermi, Gin." fece lei, quasi sputando ogni singola parola.
"Invece credo proprio che avrò la soddisfazione di farti fuori, mia cara..." si chinò e si avvicinò al suo viso, sputandole in faccia tutto il fumo. Era a pochissimi centimetri dalle sue labbra, da quelle labbra che tante volte aveva sfiorato. "Non sei tu che decidi la tua sorte. Dovresti saperlo che noi avevamo e abbiamo ancora il controllo di tutta la tua vita. E ora, abbiamo il controllo della tua morte."
Quella frase la fece rabbrividire. Sgranò gli occhi e osservò il volto di Gin, che era intriso di una perfidia tale da farle venire voglia di sradicare quel tubo e fuggirgli via. Cercò di riprendersi: non voleva dargli la soddisfazione di vederla impallidire:"La mia vita... Ma di quale vita parlate? Non ho avuto nemmeno un istante di vita, qua dentro. Per colpa vostra, per colpa tua, non ho mai potuto vivere. Non ho fatto altro che starmene chiusa in quella schifezza di laboratorio, aspettando il momento in cui avrei potuto assaporare anche solo un po' di vita..."

 

"In effetti hai ragione. La tua vita non c'è mai stata." fece lui con indifferenza. Le era tanto vicino da poter sentire il profumo di rosa che emanava:"Il tuo profumo... Mi inebria sempre di più... Non lo dimenticherò mai..." inspirò con violenza, e poi prese il suo volto tra l'indice e il pollice, guardandola negli occhi: leggeva la paura, quella stessa paura che tante sue vittime avevano provato. Ma c'era un'altra luce, e per una volta vide la luce della vita sprigionarsi da quegli occhi color grigio-verde, quegli stessi occhi che tante volte l'avevano guardato con amore. "Mi dispiacerà sapere che non potrò più averti qui al mio fianco..."
"Non ho mai avuto l'intenzione di rimanere al tuo fianco, sporco bastardo." sembrava che in punto di morte Sherry non avesse più paura. Sapeva che sarebbe morta di lì a pochi minuti, o a poche ore, e quindi non le importava più di sputare in faccia tutta la verità a quell'uomo:"Hai ucciso mia sorella. Forse agli inizi potevo anche stare con te perché mi piacevi, ma da quando hai ucciso mia sorella Akemi... Da quel momento... Ho smesso. Ho smesso di amarti. Ho smesso di vivere, perché Akemi era l'unica che riusciva a farmi vivere."
"Quella sporca doppiogiochista voleva portarti via da noi, mia adorata..." le sputò un'altra nube di fumo addosso, mentre i suoi occhi si facevano lucidi per il fastidio:"Voleva portare via il nostro gioiellino. Quel gioiellino che eravamo riusciti a costruire così bene..."
"Quindi per voi... Per te, sono sempre stata un oggetto?!" chiese lei, quasi non credendo a quel che stava dicendo l'uomo davanti a sé.

 

"Sì... E no." forse era giunto il momento delle rivelazioni:"Mi piacevi, mia cara. Sei bella, sei perspicace, sei fredda e distaccata... Tutte qualità che ho sempre cercato in una donna. Oltretutto, eri pure brava a letto... Non potrò mai scordare quante volte tu mi abbia fatto impazzire... Non potrò mai scordare i tuoi gemiti..."
Deglutì. "Bella roba. Solo perché riuscivo a farti impazzire, mi dici che ero importante? Ma fammi il favore, Gin..." gli sputò in faccia, giusto per fargli capire come ci si sentiva se qualcuno gli avesse sputato in faccia.
A quel punto, lui la tirò su di peso e la sbatté contro il muro, con uno sguardo carico di disprezzo, ma anche di eccitazione:"Vuoi proprio accelerare la tua morte, vero?! Vuoi morire?!"
"Non ho più niente per cui vale la pena vivere."
"Vorrei togliermi un altro sfizio, prima di ucciderti..."

 

Lei capì, cercò di dimenarsi, ma il polso a cui era ammanettata le faceva male. "Non puoi sfuggire, non come l'altra volta..."
"Sei uno stronzo..."
"E non m'importa." La baciò con forza, facendo sì che le loro lingue diventassero una danza di fuoco. Suo malgrado, Sherry ricambiò quel bacio, assaporandolo un'ultima volta. Non le importava nulla, ora, nemmeno di concedersi un'ultima volta a quell'uomo, quello stesso uomo che era stato l'artefice dell'omicidio di sua sorella.
Non disse niente nemmeno quando lui iniziò a darle dei baci sul collo, e nemmeno quando lui iniziò a toccarla ovunque potesse. Lasciò che l'odore di sudore misto al fumo di sigaretta si appropriasse delle sue narici. Lei iniziò a piangere, perché stava passando l'ultimo atto della sua vita con un uomo spregevole. Non poteva farci nulla. Nonostante odiasse quell'essere, quelle sensazioni che gli dava, erano sensazioni uniche, così emozionanti da farle venire voglia di avere di più.

 

Si lasciò andare del tutto. Anche quando era arrivato all'ultimo gesto, lei non si ritrasse, e nemmeno poteva ritrarsi.
 

"Sei mia. Nella vita, e ora nella morte." quelle parole la fecero rabbrividire, e non riuscì a trovare una degna risposta a quella provocazione.
Quando ebbe finito, lei riacquistò un minimo di lucidità mentale per dirgli:"Sei un bastardo, sei uno stronzo... Ti sei approfittato anche di questo mio ultimo attimo di debolezza per cercare ancora una volta piacere nella mia carne. Ti odio..."
"Sì, ma sai, come disse Orazio, Carpe Diem, ed è quello che ho fatto." un ghigno perverso attraversò la sua faccia, guardando la reazione della ragazza: per una volta, notò che non aveva paura di lui. Infatti gli disse, con tutto il disprezzo che poteva metterci:"Ti odio... Spero che la vita che farai sia tutta incorniciata da cattiverie verso di te. Ci metterò tutta me stessa per riuscire a mandarti moltissime maledizioni, sia dall'inferno che dal paradiso."
Lui rimase indifferente alla minaccia della ragazza. La guardò e disse:"Grazie di tutto... Ora però vado a chiedere di essere il tuo esecutore... Spetta a me questo onore..." girò i tacchi e se ne andò, chiudendo del tutto la porta e facendo piombare la stanza nell'oscurità.

 

E' incredibile come la morte si faccia attendere così tanto a lungo, quando vuoi che arrivi in fretta.
 

La ragazza pensava, e più pensava, più si sentiva male. Era così giovane, avrebbe voluto avere una storia d'amore come le altre, con un ragazzo normale, con interessi normali. Avrebbe voluto avere delle amicizie profonde. Avrebbe voluto spettegolare con queste. Avrebbe voluto semplicemente avere una vita normale.
Si mise l'unica mano libera in tasca, e sentì che al suo interno c'era qualcosa di strano. Afferrò l'oggetto, e nella penombra riuscì a riconoscere la sua invenzione. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di ucciderla: voleva farla finita da sola.
Avvicinò alla bocca la sostanza, e poi la ingoiò. Nel giro di pochi secondi, avvertì un forte dolore al costato, e anche al cuore. Strinse il pugno proprio su quello. Cercò di trattenere le sue urla, ma non ce la fece. Sperava il più possibile che si confondessero con urla di pianto.
Svenne. Dopo poco si risvegliò e notò che il suo polso era libero dalle manette: si accorse di essere tornata piccola, proprio come aveva fatto quel Shinichi Kudo, il quale era per lei un soggetto di studio molto interessante.

 

Sherry aveva cessato di esistere.
 

Scardinò il condotto di areazione, e riuscì a passarci attraverso. Fece un po' di fatica, avendo i vestiti più grandi di lei di un bel po', ma tutto sommato l'obiettivo era raggiunto: finalmente era libera, finalmente poteva vivere.
Shinichi Kudo, sto arrivando!

 

Nel frattempo, Gin si stava recando proprio in quel posto dove aveva consumato l'ultimo atto di piacere con la scienziata. Quando entrò e vide che non c'era più, sgranò gli occhi dallo stupore e, a passo di marcia, decise di andare dal suo capo. Era livido di rabbia.
Mia adorata Sherry, la caccia è iniziata.

  
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