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Autore: Volpotto    27/10/2012    2 recensioni
Altair, privato del rango di Maestro Assassino, dovrà combattere contro i nove nomi della lista di Al Mualim per riacquistare la sua dignità di Assassino.
Dovrà sopportare le accuse dei suo confraterniti e nascondere un senso di colpa opprimente, ma non sarà da solo.
Al Mualim, temendo l'impulsività del suo allievo, gli affiderà un compagno che avrà l'oridne di controllarlo e aiutarlo.
Potrà l'aquila volare assieme a una volpe?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro

Quando tutto va storto

<< Altaïr, hai fatto presto. >>

L’accolse così il rafiq che, nonostante fosse impegnato con alcune difficili carte, accorgendosi immediatamente della sua presenza. L’ex Maestro Assassino rispose con un cenno del capo mentre entrava nella dimora, portando una mano sul borsellino marrone. Aveva svolto la missione in fretta e sarebbe tornato prima, se solo non avesse dovuto seminare le guardie. Sospirò, tutto si era concluso per il meglio, Tamir era morto e ora lui aveva la piuma macchiata di quel sangue, ma le parole di quell’uomo lo tormentavano senza sosta. Aveva detto…fratelli. Quindi non agiva da solo, ma che cos’erano? Una gilda? Un ordine? Se fosse stato un uomo saggio, sicuramente avrebbe obbedito ciecamente a tutto ciò che gli diceva Al Mualim, ma lui non era una marionetta. Non l’era mai stato, nemmeno da piccolo e mai lo sarebbe stato.
<< Tamir è morto, ho compiuto la missione. >> mostrò il segno << Non ci darà più fastidio >>
<< Oh, in città non si parla d’altro. Il mercante di schiavi è morto assassinato, le guardie si stanno mobilitando per ritrovare il suo carnefice e probabilmente sarà ancora nella città. Un colpo alla gola, ma non è morto subito, immagino che vi sarete scambiati qualche parola. >>

Altaïr lo guardò, turbato e stupito allo stesso tempo. Come facesse quel dannato rafiq a sapere tutto di tutti, sebbene non uscisse quasi mai da quella dimora, lasciava titubante il giovane Assassino. Molto probabilmente aveva delle spie al suo seguito e queste ultime dovevo averlo informato degli avvenimenti, ma in un lasso di tempo così ristretto era possibile? Evidentemente si

Poi la voce del rafiq lo richiamò a se << Altaïr? Qualcosa non va? >>

<< Cosa te lo fa pensare? >>

<< Ti vedo pensieroso, qualcosa turba la tua mente? >> domandò mentre aveva tirato fuori il grosso libro e aveva cancellato da esso il nome di Tamir << È tutto a posto?> >>

<< Non è niente di importante. >>

<< Puoi confidarti, lo sai. >>

L’ex Maestro Assassino lo guardò titubante, indeciso se fidarsi o meno. Certo, era un suo superiore ed avrebbe potuto aiutarlo nel comprendere meglio la situazione, ma dall’altra parte era un nemico. Un altro di quelli che lo ripudiava per le sue azioni, per quanto era successo. E Altaïr non poteva che dargli ragione, era un comportamento più che giusto, ma lo feriva. Il fatto era che, per quanto cercasse di non farlo capire, quella situazione lo rendeva incerto. Ogni confratello poteva essere un pericoloso avversario, pronto a pugnalarlo alle spalle.

<< Però se non mi ritieni all’altezza, potresti provare con Al Mualim. Lui saprà senza dubbio soddisfare le tue richieste. >> gli venne incontro il rafiq << Ha molta più esperienza di me >>
<< Non è questo. >>
<< Allora cosa? Altaïr, temi forse che io non creda alle tue parole? >>

<< Neanche rafiq, è una sciocchezza, nulla di rilevante. >> tagliò corto l’Assassino << Nulla di cui valga la pena parlare >>

Il rafiq scosse il capo << Se la cosa ti turba, vuol dire che dell’importanza c’è l’ha. >>

Altaïr lo guardò, ancora indeciso, non sapendo bene come muoversi. Parlare di tematiche così delicate con chi lo considerava un traditore non era saggio, ma d’altronde era questa la situazione che era venuta a crearsi per colpa sua. Decise allora che, peggio di così, la situazione non poteva andare. E parlare gli avrebbe fatto bene.

<< Vedi, quando stavo per strappare la vita di Tamir, lui mi ha detto una cosa. Ha affermato che i suoi "fratelli" l’avrebbero vendicato, che non avrei potuti fermali. Quindi non agisce da solo, ma non riesco a comprendere appieno le sue parole. >> sospirò << Poi, che motivo aveva di dirmele? Io sono un suo nemici, così facendo ci ha messi in guardia. Ma contro cosa? >>
<< Potrei darti un consiglio, ma non credo che sarebbe utile. In punto di morte potrebbe anche aver delirato, chi lo sa. Sai gli uomini sono creature deboli davanti all’oscura signora >> chiuse il grande libro, per poi riporlo al suo posto << Non sai mai cosa possono dire >>
Altaïr fissò attentamente i suoi movimenti << Sarà, ma la cosa non mi piace. Se quello che ha detto è vero, allora potremmo correre un pericolo più grosso di quanto non sembri. >>
<< Altaïr, come prima ti dicevo, non sono sufficientemente esperto per potrei dare una risposta. Prova a chiedere ad Al Mualim, lui di sicuro potrà dirti qualcosa di utile. >> terminò il rafiq << Comunque sei molto più preoccupato per la confraternita di quanto si possa credere. Oh, non voglio insinuare nulla, ma dovevi sentire i tuoi confratelli prima…sono sicuro che gli avresti presi a pugni, quante cose hanno affermato! Ad esempio… >>
Altaïr lo guardò, con un tic nervoso alla mano destra, consapevole che se non avesse mantenuto il controllo avrebbe piantato la lama nascosta nel collo di quel dannato rafiq. Per un momento le sue parole l’avevano colpito, non aveva fatto allusioni e l’aveva ascoltato. Si era dimostrato di sapere reggere quel compito sulle proprie spalle, anche se per un lasso di tempo breve, dopo di che aveva ricominciato a citare gli altri Assassini, su cosa dicevano oppure no. Ma i fatti suoi mai? Si domandò Altaïr, guardandolo storto. Come avesse fatto un tale elemento a finire lì, non l’aveva mai capito. Eppure Damasco funzionava alla perfezione, quindi doveva pur valere qualcosa.
<< Rafiq non me ne importa niente di cosa dicono gli altri Assassini >> sospirò << Hai altro per me? >>
<< Certo, certo. Tu non sei uno che si fa prendere la mano, perdonami. >> continuò il suo superiore << Io non ho ricevuto lettere da Al Mualim e qui a Damasco ce la caviamo discretamente. Non c’è motivo per cui tu e il tuo giovane compagno dobbiate trattenervi. >>

<< Certo allora… >>
Altaïr si fermò di colpo, come se l’avessero appena colpito alle spalle. "Il tuo giovane compagno", frase particolarmente marcata dalla voce del rafiq, gli fece ripensare che non era da solo. Da quando aveva liquidato quel dannato ragazzino, nella sua mente il ricordo di Ivanoe era stato archiviato lontano, dove nessuno poteva leggerlo. E per tutto il giorno non si era fatto vedere. Altaïr si diede dell’inetto, come aveva fatto a non pensarci? Non gli importava nulla di chi fosse e cosa pensasse di lui, tuttavia le parole di Al Mualim apparivano chiare nella testa del giovane Assassino, come se le avesse appena sentite: "Tu collaborerai con questo Assassino, e lo rispetterai, poiché per ordine mio lui viaggerà insieme ad un traditore!". Il messaggio era stato fin troppo chiaro, non ucciderlo e riportalo indietro, altrimenti per te è finita. O almeno era così che l’aveva tradotto Altaïr, troppo furioso con Al Mualim e con se stesso, finendo per diventarlo anche con Ivanoe. In realtà l’ex Maestro Assassino sapeva benissimo che l’unico colpevole di tutto era lui e il suo maledetto orgoglio, ma non riusciva a capacitarsene. Non poteva aver fallito in quel modo, eppure tutto lo confermava. La stessa presenza di quel ragazzino era una prova che Roberto di Sable l’aveva battuto e umiliato. Si voltò verso il rafiq con un’espressione tra l’agitato e l’irritato, desideroso di tornarsene il prima possibile a Masyaf e saldare almeno una parte del debito. Intanto il rafiq doveva aver intuito cosa pensava Altaïr, poiché svogliatamente gli indicò l’uscita, aggiungendo svogliatamente:
<< Il ragazzo ti sta aspettando fuori dalle mura di Damasco, coi cavalli già pronti per partire e tutto l’occorrente per il viaggio. Sai, è un ragazzo molto particolare e simpatico. >> gli sorrise << Se vuoi un consiglio, non maltrattarlo solo perché sta al tuo fianco Altaïr >>

Altaïr guardò sbieco il suo superiore, odiava quando non si faceva gli affari suoi, eppure non sembrava essere capace di far altro. Iniziava a capire vagamente perché Al Mualim l’avesse scelto come rafiq, un tale ficcanaso non si faceva scrupoli a intromettersi nelle vite altrui e poteva essere un vantaggio per gli Assassini. Tuttavia Altaïr ne avrebbe fatto volentieri a meno, esattamente come avrebbe fatto a meno del consiglio e del moccioso. Chinò leggermente il capo in segno di saluto al rafiq, evitando di rispondere a quella "provocazione. Se voleva rimediare doveva imparare a controllarsi. Il capo sede, intuendo che parlarli non sarebbe servito a nulla, si limitò a salutarlo.

<< Salute e pace Altaïr, spero di rivedervi. >> ma non attese una risposta, consapevole che non sarebbe arrivata.

Non si aspettava così tanto, almeno non quel giorno. Borbottò un po’ tra se e se, prima di dare un’occhiata alle sue carte. Ne aveva di lavoro da fare e avrebbe dovuto terminarlo in fretta, poiché tutto il giorno l’aveva passato a farsi gli affari di Altaïr. Ma del resto non poteva lamentarsi, lui era fatto così e non sarebbe mai cambiato. Sentì un rumore alle sue spalle e si voltò, riconoscendo l’andatura della persona. Svogliata eppure decisa, c’era solo una persona che utilizzava una simile camminata, che diceva tutto e niente.

<< Ben tornato Nhabial, come è andata con Ivanoe? >> gli domandò appoggiandosi sul banco da lavoro << Sei riuscito a farlo ragionare? Sai, non ha voluto dirmi niente e io non ho insistito. >>
Nhabial afferrò rapido una mela dal cesto del rafiq, addentandola << Maestro, non siamo tutte teste calde come te, che se si fissano non si smuovono. E poi Ivanoe aveva semplicemente bisogno di una spinta, niente di più. >> diede un altro morso << Altaïr sbaglia a comportarsi così, da ottuso. >>

<< Nhabial, è una situazione difficile per entrambi. Vedrai che tutto si risolverà, ci vuole solo tempo. >> sorrise << Ivanoe riuscirà a raggiungere Altaïr, vedrai. Quel ragazzo ha tutte le capacità per farlo e lo farà. >>

Nhabial scosse la testa, finendo la mela. Non era d’accordo e il rafiq lo sapeva, raramente loro due vedevano le cose nello stesso modo. Lui aveva più esperienza, ma il suo giovane allievo viveva più a contatto con le persone e le nuove generazione.

<< Pensi forse che Ivanoe non possa farcela? Lo sottovaluti a tal punto? >> domandò il rafiq << Pensi forse che Altaïr sia troppo difficile per lui? >>
<< Maestro, non se la prenda, ma non sono d’accordo con le sue parole. Anch’io credo e spero che Ivanoe, volendo, possa raggiungere il Maestro Altaïr. Sarebbe un bene per entrambi le parti, migliorerebbero entrambi. >>

<< E allora cos’è che non ti convince? >>
Nhabial puntò lo sguardo negli occhi del suo Maestro, sorridendo amaramente << Secondo lei Maestro, Altaïr si lascerà raggiungere da Ivanoe? >>

***

"Eccolo lì" pensò Altaïr, scorgendo la sagoma di Ivanoe in lontananza

Era tardi, circa le cinque del pomeriggio e il solo si avviava verso il tramonto, sotto gli occhi scocciati del l’ex Maestro Assissino. Come al solito aveva agito in modo incoerente, facendosi trasportare troppo dalle proprie emozioni. Aveva percorso di fretta tutto il tragitto, dalla Dimora degli Assassini fino a quasi l’entrata, urtando involontariamente dei portatori di giade. Non se n’era reso conto subito, perché qualcosa lo turbava e lo innervosiva, anche se non sapeva precisamente cosa. Quando aveva realizzato il fatto, due guardie si erano avvicinate e l’avevano guardate circospette. Poi l’avevano attaccato, senza pensarci due volte, capendo chi era. Un Assassino, probabilmente quello che aveva ucciso Tamir. Con questo pretesto, i primi fendenti erano partiti. Altaïr era stato svelto, gli aveva schivati, incominciando a correre verso il centro. Ingaggiare un combattimento, in quei vicoli così stretti, era scomodo per uno come lui, abituato a combattere in larghi spazi. Aveva corso molto, inseguito dai due soldati, forse anche troppo. Avrebbe potuto salire su un tetto o più semplicemente affrontarli alla prima occasione, ma non l’aveva fatto. Alla fine si era ritrovato con circa il quadruplo delle guardie iniziali, attirate dalla confusione, finendo con l’essere accerchiato e completamente dall’altra parte dall’uscita di Damasco. L’unica soluzione era stata quella di tuffarsi in acqua e sebbene fosse consapevole della sua "ignoranza" nel nuoto, riuscì a non affogare. E dovette riattraversare la grande città, a denti stretti, per niente felice del contrattempo. Quello che aveva affermato il rafiq era vero, Ivanoe aveva già pensato a tutto e per una volta fu quasi felice di esserselo portato dietro. Questa volta il giovane Assassino era seduto su una giumenta marrone chiazzata bianca, mentre con una mano reggeva le redini e con l’altra leggeva un libro. Era esattamente come l’aveva trovato il primo giorno, sprofondato nella lettura, eppure sembrava consapevole di cosa gli accadesse intorno. L’altro cavallo, completamente nero, gustava tranquillo il fieno messo a sua disposizione, legato poco distante dal ragazzo. Altaïr sia avvicinò ai tre, ancora bagnato e con espressione poco amichevole. Non aveva scordato il dibattito avvenuto tra lui e quel moccioso, quella stessa mattina. Dal canto suo Ivanoe sentì di aver degli occhi puntati addosso e alzò lo sguardo, rivelando nuovamente quei suoi occhi color pece. Accennò a un sorriso, non appena vide l’ex Maestro Assassino farsi vivo, eppure non fu del tutto felice. Come Altaïr, non aveva dimenticato il discorso avvenuto quella mattina e il fatto di essere considerato un peso bruciava ancora. Scosse la testa, aveva promesso a se stesso che gli avrebbe parlato e si sarebbe fatto ascoltare, ad ogni costo. Oh, almeno era quello in cui Ivanoe sperava. Perché nella sua vita troppe cose erano andate storte e se tutto fosse andato storto, Altaïr sarebbe stato l’ennesimo fallimento per Ivanoe. E a quel punto, cosa avrebbe fatto? Di scappare non ne aveva più voglia, perché le strade comode non sono sempre le migliori.

Capitolo quattro

Nella tana della Volpe

Buongiorno/sera a tutti. Come state? Spero tutti bene

Finalmente ho concluso il quarto capitolo, anche se con un ritardo colossale. Semplicemente perché volevo creare un bel capitolo e ho deciso di spendere più tempo…

Annunziatina: Ma tanto non ne sei capace, padrone decrepito! (è la mia coniglietta nana)

Volpotto: Uffa, non potresti essere più gentile?! Aspetta, da quando i conigli parlano?

Annunziatina: Infatti non parliamo, sei tu che ti fai di funghetti allucinogeni idiota!

Volpotto: @_@ oddio, ditemi che è uno scherzo.


Grazie a tutti quelli che l’hanno letta! (Scusate la pazzia)
Un grazie particolare a:
Arcipelago (che mi segue sempre)

Narijis (che mi corregge sempre, così posso migliorare il mio italiano da due soldi)

DarkRozan (che continua a sostenermi)

Madoka94 (che con poche e semplici parole mi fa capire tutto)

Rainage (che si è preso la briga di commentarmi tutti i capitoli, nonostante fossimo al terzo)

Bacioni Volpotto!

 

  
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