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Autore: Aniel_    28/10/2012    3 recensioni
Castiel del 2009 cerca delle risposte ma il Castiel del 2014 ha troppa rabbia dentro di sé per poterlo aiutare.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Fandom: Supernatural
Pairing: Castiel/future!Dean
Rating: PG15
Beta: io, me stessa e me
Genere:  angst, introspettivo, malinconico
Warning: One Shot, slash
Summary: Castiel del 2009 cerca delle risposte ma il Castiel del 2014 ha troppa rabbia dentro di sé per poterlo aiutare.
Note: mi sento stranamente bene, perché la mia vena angst è tornata e iniziava a mancarmi. Menomale che c'è il 2014!verse a riportarmi sui binari giusti. Concedetemelo, ultimamente ho pubblicato troppa roba fluffosa da diabete. Il titolo della fic è un verso della canzone "Angel with a shotgun". 
 
DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono. Ahimé...no. #sadness


If love is what you need, a soldier I will be
 

Castiel aggrottò la fronte quando l'odore di sangue, polvere da sparo e legna bruciata gli invase le narici. Faceva freddo e molti uomini poco lontani erano coperti fin sopra le orecchie da pesanti coperte di lana nonostante si trovassero attorno ad un fuoco acceso. Qualcuno di loro lo guardò con sospetto mentre li superava, dirigendosi passivamente verso l'angelo la cui Grazia si era sopita da tempo; riusciva a percepirlo come si percepisce un odore forte, nauseante, invasivo.
«Bel cappotto, Cas!» gli urlò dietro uno di quegli uomini. Li ignorò e fece a meno di voltarsi.
Tese la mano scostando gran parte dei fili di perline di una cabina poco lontana dalle altre e l'odore nauseante si unì ad un altro differente, alcolico, uno di quegli odori che era abituato a sentire quando Dean si ubriacava nel cuore della notte.
Si fece forza ed entrò, ma il nulla lo accolse: il letto era sfatto e le coperte macchiate, un cimitero di bottiglie vuote e mozziconi di sigarette lo circondavano come nel più macabro dei rituali, l'arredo colorato gli diede alla testa quasi subito. Un rumore ovattato di vetro frantumato al suolo lo raggiunse in fretta e il guerriero di Dio raggiunse con poche falcate la stanza adiacente alla squallida camera da letto, un bagno malconcio tinteggiato di rosso e senza specchi.
Fu allora che lo vide: i capelli più lunghi, il profilo più scarno ed incavato, la folta barba, una tunica blu scuro consumata e sbiadita, le dita della mano destra artigliate alla propria erezione pulsante.
Castiel deglutì e indietreggiò impercettibilmente mentre l'uomo di fronte a sé, dopo pochi altri colpi di mano, veniva soffocando un gemito, stringendo il labbro inferiore tra i denti.
L'uomo lo osservò divertito, con gli occhi blu iniettati di rosso, e adagiò entrambe le mani sotto l'acqua corrente del lavandino. «È la serata delle brutte copie, non è così?» domandò con un ghignò stampato sulle labbra, superandolo per dirigersi verso la camera da letto.
Castiel lo seguì in silenzio e lo vide afferrare una bottiglia di liquido ambrato: conosceva la marca e conosceva quel whisky, il preferito di Dean. Il disgusto lo assalì come se fosse fisico.
Una volta tornato a casa distruggerò ogni bottiglia, si disse.
L'uomo bevve un sorso generoso di whisky e si sedette sul letto, con i gomiti puntellati sulle ginocchia. «Allora...a cosa devo il piacere di questa visita?»
Castiel rimase immobile in mezzo alla stanza, le braccia distese lungo i fianchi, ignorando il contatto visivo dell'altro. «Volevo vedere.» rispose.
«Che cosa?»
«Lo sai già.»
L'uomo rise, sfregandosi il palmo della mano sulla guancia. L'angelo lo osservò infastidito e inorridito al tempo stesso.
«Oh, ho capito.» sospirò, rigirandosi la bottiglia di whisky tra le mani. «Vuoi conoscere il relitto d'uomo che diventerai, non è così? Vuoi sapere quali scelte ti trasformeranno in me, Cas.»
L'angelo scosse il capo. «Non chiamarmi in quel modo.» lo ammonì.
«Perché no, Cas?» lo sbeffeggiò l'altro, «qui è il tuo nome. Qui nessuno ti chiama Castiel ormai da tanto tempo. Castiel ricorda a tutti quello che sei stato e che non sei più.»
«Smettila.»
«Eri qui per avere delle risposte o mi sbaglio?»
L'angelo stirò le labbra in una sottile linea di carne e gli si accostò. «Tu non mi piaci. Dean non merita di avere al suo fianco uno come te.» osservò, sinceramente.
«Dean non lo merita?» domandò incredulo. «Se diventerai come me la colpa è solo ed esclusivamente di Dean. A lui non interessa di te né di nessun altro. Per lui esisterà sempre e solo il povero Sammy e quando Sammy se ne andrà allora cercherà noi solo per sfogare la sua frustrazione. Verrà qui e ci scoperà, si rivestirà subito dopo e se ne andrà. Non puoi difenderlo, Cas. È lui la causa di tutti i nostri problemi.»
«Ti sbagli» replicò l'angelo, a denti stretti. «Tu non gli sei più stato accanto, ti sei arreso. Dean non merita tutto questo, non lo ha mai meritato...»
Il tintinnio delle perline e il rumore di passi lo interruppero; Castiel inclinò il capo, curioso, di fronte agli occhi verdi, più vecchi e più stanchi, del suo cacciatore. Anche Dean aveva smesso di prendersi cura di sé, aveva i capelli più lunghi di quanto era solito tenerli nel 2009 e un accenno di barba sul viso. Dean lo guardò con sgomento, ignorando quasi completamente l'altro uomo nella stanza.
«Che ci fai tu qui?» domandò, spaventato.
«È qui per avere delle risposte» rispose al suo posto il Castiel del 2014, ridendo. «Cas vuole conoscere il motivo che lo spingerà a ridursi come me» aggiunse, passando una mano tra i capelli dell'angelo, gentilmente. «Perché non glielo fai vedere, leader?» continuò, facendo scorrere la mano dai capelli neri al petto, sempre più giù, sino a sfiorare la patta dei pantaloni. «Immagino che sia uno dei tuoi sogni erotici, non è così Dean? Il vecchio me e il nuovo me, quello che ami e quello che ti disgusta, quello che ti ama e quello che ti detesta.»
Castiel rimase immobile, paralizzato. Voleva andarsene, scappare da quel luogo così malsano, voleva raggiungere il suo Dean e proteggerlo da tutti i mali del mondo, promettergli che non sarebbe mai cambiato. Ma non ci riuscì.
Cercò gli occhi di Dean e vide un lampo di rabbia attraversarli e illuminarli quando la sua mano si chiuse attorno al polso dell'altro spingendolo via. «Basta così» ordinò.
L'uomo lo guardò, ferito, dirigendosi verso l'uscita. «Non fingere che adesso ti importi» sputò fuori con rabbia prima di lasciarli.
Rimasero in silenzio per qualche minuto fin quando Dean non si decide a spezzarlo. «Mi dispiace» disse, improvvisamente.
«Non è colpa tua» rispose l'angelo, ma il cacciatore scosse il capo e sorrise tristemente.
«Non mi riferivo a questo» puntualizzò, «non ho mai voluto che accadesse e...non voglio vederti trasformato in lui, Cas. Non è giusto.»
«Non succederà» gli promise, poggiando una mano sulla sua spalla. «Non diventerò come lui, io...non mi arrenderò, Dean. Continuerò a combattere perché sono un soldato ed è quello che faccio...dimmi...dimmi cosa devo fare, dimmi cosa devo cambiare...»
«Convincimi a dire di sì a Michele.»
Castiel strizzò le palpebre e indietreggiò. «No, non questo. Non chiedermelo, non lo farò.»
«È colpa mia, Cas. È tutta colpa mia. Se non vuoi farlo allora lasciami in pace. Sfodera le tue belle ali, torna nel presente e non cercarmi più. Non vuoi diventare come lui? Allora stammi lontano.»
Il dolore sul viso di Dean, l'angoscia, il peso della colpa, lo fecero annaspare. Il suo cacciatore era stato spezzato troppe volte e aveva patito troppe pene; Castiel non poteva semplicemente voltargli le spalle e andarsene.
«Non ti abbandonerò» disse. «Non importa cosa mi accadrà, non ti abbandonerò.»
Dean sospirò e chinò il capo, afferrando l'angelo per la cravatta e avvicinandolo a sé. «Odio la tua testa dura» mormorò, sulle sue labbra. «Se fai questa scelta finirai per odiarmi e io odierò quello che diventerai. È così, lo so. Lo sto vivendo. E mi dispiace così tanto...»
Castiel non seppe cosa rispondere; si limito a cingergli i fianchi con le mani, incerto, e posare le labbra su quelle dell'altro. Non fu un bacio dolce né delicato: Dean si aggrappò a lui stringendolo con disperazione, forzò la barriera delle sue labbra con la lingua fin quando la bocca dell'angelo non fu piena di lui. Castiel mugolò sorpreso e lasciò che le mani di Dean lo accarezzassero con ferocia, che lo stringessero come se si trattasse della cosa più preziosa del mondo sul punto di scomparire.
Quando Dean si staccò da lui, Castiel si fece da parte.
«Dovrei andare a cercarlo» disse il leader, guardando verso l'uscita.
«Sì, dovresti» annuì l'angelo, avanzando anch'egli verso l'uscita, quando la voce dell'altro lo raggiunse nuovamente.
«Cas, dì a Dean che sai di pancake. Nel 2009 si era sempre chiesto che sapore avessi.» sorrise, malinconico.
«E adesso?» domandò l'angelo, titubante.
Il viso del leader si adombrò. «Adesso il sapore è diverso.»
Castiel chinò lo sguardo e sparì dopo pochi battiti d'ali.
Dean dormiva in una squallida camera di motel, il viso sereno nonostante la stanchezza. Gli si sedette accanto, attento a non svegliarlo.
«Non so cosa significhi» sussurrò, «ma so di pancake.»
Dean mugugnò qualcosa nel sonno e si arricciò su se stesso e l'angelo sorrise intenerito.
Non lo avrebbe abbandonato, anche se questo significava percorrere una strada che lo avrebbe condotto ad odiarlo e farsi odiare.
Con questo pensiero a fargli compagnia aspettò pazientemente l'alba.

FINE

   
 
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