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Autore: Shinji Ramperouge    28/10/2012    1 recensioni
Cos'ha provato Elena quando si è risvegliata e ha scoperto di essere diventata una vampira? Quali sono state le sue sensazioni? Ho cercato di immaginarlo.
POV Elena: Avrei cominciato a sentire la gola secca, e il desiderio di sangue che me la raschiava. Avrei pensato solo al sangue, e a nient’altro. Sarebbe stato... orribile, di sicuro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRANSITION.

«I can’t be a vampire!».
Elena Gilbert, 4x01.

 
Mi risvegliai ansimando, guardandomi subito attorno. Era da un po’ che perdevo e riacquistavo conoscenza, restando a metà tra l’incertezza di ciò che era accaduto, e la sicurezza di non essere più viva. Speravo che questa fosse la volta buona. Non era tutto bianco e luminoso attorno a me, come me l’ero aspettata. Sembrava... familiare. No, non sembrava. Lo era. Era la mia camera, casa mia.
Non ero morta, quindi. Cos’era successo? Non riuscivo a capire. Di fronte a me c’era Stefan. Stefan, che mi fissava preoccupato. Sul viso aveva una maschera triste, che avrei riconosciuto anche senza conoscerlo. Perché non ero morta? Cercai di chiederglielo, ma ancora annaspavo.
«Stefan... cos’è successo? E Matt?». La voce mi uscì stridula. Se fosse capitato qualcosa a Matt... «Lui è...?».
Non riuscii a chiederglielo, perché Damon mi interruppe. Non mi ero accorta della sua presenza prima, forse perché non c’era. Era arrivato dopo, probabilmente ero troppo presa dal momento per accorgermene.
«...Vivo? Chiedilo a Stefan. L’eroe».
Aggrottai la fronte, guardando verso di lui. Mi disse che stava bene. Ma poi non volevo crederci. Quello che Stefan mi disse dopo, mi sconvolse. Avevo avuto un incidente... me lo ricordavo. L’auto su cui eravamo io e Matt era caduta nel fiume. Avevo il sangue di Damon in circolo nel mio corpo, ed ero... no. Io non potevo essere diventata ciò che ero. Mi rifiutavo di credere alle parole di Stefan, e a quelle di Damon.
«Mi ero preparata a morire. Sarei dovuta morire. Io non voglio... non posso essere un vampiro», dissi, con la voce incrinata dalle lacrime.
Non l’avevo mai voluto. Non riuscivo nemmeno a piangere.
Avremmo trovato una soluzione, perché Bonnie poteva aiutarci. Sapevo che avrebbe fatto tutto il possibile per permettere di salvarmi. Lei era forte... e mi voleva bene. Avremmo tentato qualsiasi cosa, e Stefan era con me. Lui era sempre dalla mia parte, e io lo amavo. Lo amavo più di qualsiasi cosa, più di chiunque altro...
Damon non era d’accordo con noi, invece. Pensava che la sola cosa migliore da fare in quel momento fosse farmi nutrire, e al più presto. Solitamente era in disaccordo con suo fratello, riguardo alle decisioni da prendere riguardo a me.
Non volevo completare la mia transizione e non l’avrei fatto, neanche se Damon avesse voluto costringermi. Se c’era una soluzione, volevo tentare e cercarla. E se non ci fosse stata, allora mi sarei nutrita... e sarei diventata una vampira. Non avrei avuto scelta.
Sapevo che le ore successive sarebbero state le più difficili da superare, perché avrei cominciato a sentire la sete. Avrei cominciato a sentire la gola secca, e il desiderio di sangue che me la raschiava. Avrei pensato solo al sangue, e a nient’altro. Sarebbe stato... orribile, di sicuro.
Avrei percepito tutti i più piccoli rumori, suoni, sensazioni, movimenti da parte di qualunque cosa mi circondasse. Sarebbe stato ridondante. Il fastidio mi avrebbe riempito la testa e sicuramente le mie emozioni sarebbero state più amplificate che mai. Se avessi provato fastidio, l’avrei sentito mille volte di più. A quanto sapevo, più o meno le cose sarebbero andate in questo modo...
Cominciavo già ad avvertire tutto molto più distinto: riuscivo a visualizzare ad occhio nudo anche i particolari di un oggetto, le sue rifiniture.
Nella mia camera, come ricordavo, c’erano lampade. E orologi. Il loro ticchettio e l’emanazione di luce mi assordò le orecchie. Non riuscivo a sentire nient’altro. Era irritante, m’infastidiva parecchio. Avrei voluto spegnerle tutte, quelle lampadine. Con il solo palmo della mano, ci sarei riuscita senza farmi alcun male.
L’orologio continuava a ticchettare, a segnare il passare dei secondi... e l’accrescere del mio fastidio.
Jeremy era sulla porta, che mi fissava. Mi girai verso di lui, chiamandolo e abbracciandolo forte. Disse che aveva visto Vickie in fase di transizione e che era stato terribile per lei. Ma io non ero come lei. Per niente.
«Sì, lo so, tu sei tu: fai finta che vada tutto bene per non far preoccupare gli altri, ma in realtà... hai bisogno di aiuto». Mi colpì.
«Sto bene, Jeremy, davvero», sussurrai, cercando di mantenere la calma. Mi stavo innervosendo più di quanto avessi voluto. Non riuscivo a non sentire quei rumori... dovevano smettere.
«Ne sei sicura?». La voce di Jeremy mi arrivava ovattata, quasi. Sentivo di stare per scoppiare. Era troppo.
«Ho detto che sto bene, okay?», gli risposi bruscamente. Me ne pentii subito. Non era lui che mi rendeva così inquieta, ma non vedevo l’ora che se ne andasse via. «Scusami, io...».
Gli chiesi se avesse parlato con Bonnie, e lui mi disse di sì. Ci avrebbe aiutati, ed era quello che avevo bisogno di sentire.
Ma non avevo bisogno di sentire ancora la lancetta dell’orologio che batteva, o il ronzio della lampadina. Non tutti e due. Con un passo e un’espressione contrita, presi la lampadina fra le mani e la strinsi forte, con rabbia, fino a quando il vetro non si ruppe in mille frammenti e smise di emanare calore e ronzare. Finalmente.
Mi diressi verso la porta intenta ad uscire, ma un’immagine mi bloccò lì. Qualcosa che non c’era davvero. Ma era accaduto in quello stesso posto... non me lo stavo sognando. Forse era un ricordo sfocato, onirico.
Damon e io... la mia collana... mi aveva soggiogata per farmi dimenticare quel momento. Lo capii subito. Osservai ciò che era successo. Non sapevo come sentirmi. Sorpresa... sì, ero sorpresa. E anche qualcos’altro.
Damon diceva di non meritarmi. Che Stefan, invece, mi meritava... e mi diceva che mi amava.
Nonostante quello che provavo nei confronti di Damon, non riuscivo a... provare altro. Da quando avevo conosciuto Stefan, l’avevo amato senza mai avere ripensamenti. Mentre Damon... lui faceva sempre di testa sua. Non seguiva mai quello che gli dicevo io. Decideva lui, per me. Pretendeva di farlo. Damon era egoista.
Stefan aveva sempre rispettato le mie decisioni, ed era per questo che lo amavo. Ma non solo. Lui mi faceva sentire viva, e felice di esserlo. Bisognerebbe amare la persona che ci rende felici di essere vivi. E per me, lui era quella persona. Con lui mi divertivo. Quando ero con lui... ero felice.
Stefan non mi consumava. Damon sì.

 
Mia prima fan-fiction con un finale un po’ aperto e incerto. Onestamente, è un POV Elena, quindi non so come possa essere venuto. Vi prego, recensite, è importante! Fatemi sapere cosa ne pensate.
- Mir.
 
  
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