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Autore: layla84    28/10/2012    13 recensioni
"C’era qualcosa che non andava, Gwen lo sapeva per certo, solo non sapeva cosa fosse.
Le cose con Arthur andavano bene, rimaneva però quella sensazione che le prendeva lo stomaco ogni tanto, quando sentiva qualcosa mancare tra loro, qualcosa a cui però non riusciva a dare un nome.
Non riusciva a capire cosa fosse, però sapeva riconoscerlo: la prima volta che lo vide fu per caso, durante un banchetto in onore di un regnante ospite a Camelot."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Eccomi qua con una nuova one shot, anche questa scritta un bel po’ di tempo fa.
Si colloca nella quarta stagione, in un momento non ben precisato, ma sicuramente prima del matrimonio tra Arthur e Gwen.
E’ il mio primo tentativo di gestire quest’ultima, ma come al solito i veri protagonisti della storia sono Merlin ed Arthur.
Ogni commento, critica e consiglio è sempre ben accetto :)
 
 
Layla
 
 

 
 






C’era qualcosa che non andava, Gwen lo sapeva per certo, solo non sapeva cosa fosse.
Le cose con Arthur andavano bene, il Re non perdeva occasione di passare del tempo con lei, corteggiarla e dirle parole d’amore per cui tutte le fanciulle del regno l’avrebbero invidiata.
Lei non era una sciocca, sapeva che, molto probabilmente, prima o poi sarebbe diventata Regina.
Regina Guinevere suonava bene, pensava a volte la sera prima di addormentarsi, fiera di essere riuscita a conquistare con la sua dolcezza e la sua semplicità addirittura il Re di Camelot.
Eppure, nonostante in apparenza fosse tutto perfetto, rimaneva qualcosa di stonato nel loro rapporto.
Certo, Arthur l’aveva sempre trattata da perfetto gentiluomo qual era, la rispettava a tal punto che non aveva mai nemmeno tentato di andare oltre ai semplici baci che si erano scambiati e Gwen era felice di questo.
Rimaneva però quella sensazione che le prendeva lo stomaco ogni tanto, quando sentiva qualcosa mancare tra loro, qualcosa a cui però non riusciva a dare un nome.
 
 
Non riusciva a capire cosa fosse, però sapeva riconoscerlo. La prima volta che lo vide fu per caso, durante un banchetto in onore di un regnante ospite a Camelot.
Merlin si era avvicinato al Re per servire la cena e sbadatamente aveva urtato un bicchiere.
Arthur era riuscito abilmente ad evitare che il contenuto si rovesciasse sul tavolo e poi aveva alzato lo sguardo sul suo servitore, con un’espressione mista tra rassegnazione per la sua imbranataggine e affetto.
Merlin in risposta aveva alzato le spalle e aveva sorriso, nel suo solito atteggiamento che contravveniva anche alle più basilari regole dell’etichetta ed Arthur invece di rimproverarlo aveva sorriso di rimando, un sorriso vero, che gli illuminava gli occhi, mentre scuoteva la testa, rassegnato e divertito di fronte alla sua sfacciataggine.
Era stato in quell’attimo, in cui il sorriso stava scemando dalle labbra del Re che i due avevano incrociato lo sguardo, e Gwen si era sentita a disagio, quasi colpevole di aver visto una cosa a cui non le era stato dato diritto di assistere.
Era durato un battito di ciglia, ma era stato un momento carico di quel qualcosa, lo stesso che lei da settimane cercava disperatamente.
 
Aveva quindi prestato più attenzione al Re e alle piccole cose a cui prima non badava e episodi simili si erano susseguiti senza sosta.
 
Come durante l’allenamento dei Cavalieri: Merlin seguiva lo svolgersi degli scontri a lato del campo, gli occhi puntati solo ed esclusivamente sul Re mentre questi combatteva, come incantato dai suoi movimenti.
Gwen non capiva l’utilità della sua presenza, ma Arthur probabilmente non era dello stesso parere perché, immancabilmente, ogni volta che metteva a segno un colpo particolarmente riuscito o metteva fuori gioco l’avversario, sorrideva orgoglioso trovando ogni volta una scusa per potersi avvicinare a lui: acqua, cambio d’arma, una domanda sugli impegni del giorno.
Gwen solo in quella sessione aveva contato che il Re aveva bevuto qualcosa come quindici volte, le labbra che toccavano appena un paio di gocce, preso com’era nel rispondere ai commenti ironici di Merlin.
Era quando Arthur decideva di tornare al combattimento che lo vedeva, chiaro e limpido, lo sguardo pieno d’orgoglio che Merlin lasciava lentamente scivolare su di lui come una carezza.
Ed eccolo di nuovo lì, tra loro, quel qualcosa che rischiava di farla impazzire.
 
E più passavano i giorni, più gli episodi diventavano numerosi, in un crescendo di preoccupazioni per la ragazza.
 
Come tre giorni prima, mentre stava attraversando il corridoio per scendere al piano inferiore: aveva sentito le voci di Arthur e Merlin provenire dalle scale, il servitore chiacchierava del più e del meno e il Re lo riprendeva di tanto in tanto, più per il divertimento di interromperlo che per fastidio reale.
Quando finalmente i due entrarono nella sua visuale, Gwen li osservò per alcuni istanti non vista.
Merlin aveva il capo voltato verso il basso e stava dicendo qualche cosa all’indirizzo del sovrano che somigliava molto a ‘microcefalo’, mentre Arthur lo osservava in apparenza scandalizzato e lo minacciava di fantomatiche gogne, ma il sorriso sereno del suo volto diceva tutt’altro.
Così come diceva altro, molto altro, lo sfiorarsi quasi casuale delle spalle dei due, mentre le venivano incontro, ignari della sua presenza.
Fu solo quando Arthur si accorse di lei che quel maledetto qualcosa - lo stesso che ormai popolava i suoi incubi peggiori - scomparve e lei si sentì di nuovo come l’intrusa della situazione.
 
Pensava seriamente di stare impazzendo perché ormai vedeva il qualcosa ovunque: nelle battute ironiche di Merlin, nel gesto - ormai sempre più frequente - di Arthur di stringere la spalla del servitore in una sorta di virile segno d’approvazione, nei loro sorrisi.
 
Aveva provato ad affrontare il problema direttamente con Arthur, ma non aveva ottenuto altro che complimenti e paroline dolci, che però le sembravano ben poca cosa rispetto alla luce che si accendeva nello sguardo del Re al solo nominare Merlin.
E mentre Arthur le ripeteva per la centesima volta quanto fosse bella quel giorno con quell’abito verde - peccato che fosse azzurro, ma non ebbe cuore di contraddirlo - Merlin entrò nella stanza, ovviamente senza bussare, ovviamente fregandosene dell’etichetta, con il suo solito leggero sorriso a illuminargli il volto magro.
Gwen capì all’istante che il Re l’avrebbe liquidata di lì a poco, perché la sua attenzione da che aveva messo piede nella stanza era stata calamitata da Merlin.
 
 
Poi, finalmente, arrivò il momento della verità.
Davvero, non lo aveva fatto di proposito, lei aveva bussato prima di aprire la porta delle stanze del Re, solo che doveva aver scambiato le voci provenienti dall’interno della camera come un invito a poter entrare, perché Arthur e Merlin erano in realtà del tutto ignari di lei.
Non che stessero facendo chissà cosa.
Semplicemente Merlin stava in piedi vicino al Re che, seduto al tavolo, era impegnato nella lettura di un documento dall’aria ufficiale.
Gwen lo vide indicare un punto preciso sulla pergamena e vide Merlin abbassarsi e sporgersi da dietro la sua spalla per riuscire a leggere meglio, prima di sbuffare e dire qualcosa.
A quel punto Arthur era scoppiato a ridere - una risata che lei non ricordava di avergli mai sentito - e aveva inclinato la testa all’indietro, fino a poggiarla sulla spalla di Merlin, che non era sembrato per niente infastidito né stupito di quel contatto così intimo, mentre la risata del Re si trasformava in un sorriso.
 
Gwen li aveva osservati per qualche secondo, mentre la consapevolezza si faceva strada in lei.
Non riuscì nemmeno a palesare la sua presenza perché quello stramaledetto qualcosa riempiva talmente tanto l’aria attorno a quei due da farle mancare il respiro e farla sentire, di nuovo, in colpa di osservare una scena che risultava - e questa era l’unica parola che riusciva descriverla davvero - intima.
 
Qualcosa di cui loro stessi erano ancora ignari, ne era sicura.
Qualcosa che lei - ormai ne era consapevole - non avrebbe mai potuto avere da Arthur, nemmeno diventando Regina.
Qualcosa che non era mai stato presente nelle parole dolci che il Re le rivolgeva, ma che abbondava negli sguardi che posava su Merlin.
 
Qualcosa chiamato amore.






  
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