The first kiss.
Era
un pomeriggio primaverile, un venticello fresco
soffiava e toccava la morbida pelle di Mike. Era al Lincoln Park, lo
definiva
il luogo dove “tutto era cominciato”.
Effettivamente lo era: se Chester non avesse mai fatto il provino per
la band e
non si fosse mai stanziato lì, i Linkin Park non sarebbero
esistiti.
Inoltre, il parco era sempre poco affollato e molto tranquillo: il
posto adatto
per pensare. E Mike aveva davvero bisogno di pensare, lontano dal caos,
lontano
da tutti, specialmente lontano da lui.
Lui che non faceva altro che confonderlo, lui che desiderava come mai
aveva
desiderato qualcuno in vita sua.
Udì una voce, proveniente da una persona incappucciata
dietro di lui; una voce
che avrebbe riconosciuto nel caos più totale, anche se fosse
stata solo un
sussurro; una voce che non avrebbe mai potuto dimenticare.
“Mike?” – Michael si girò e
guardò il ragazzo, che finalmente tolse il
cappuccio e mostrò quantomeno i suoi occhi ed un sorriso non
troppo sincero
appena accennato.
“Chaz.” – affermò, guardando
l’altro.
“Cosa ci fai qui?” – chiese il tatuato.
Mike dovette, ovviamente, evitare di
specificare le varie ragioni per cui si era trovato ad aver bisogno di
andare a
fare una passeggiata in quel parco, quindi sintetizzò il
più che poté.
“Avevo bisogno di pensare.. Tu, invece?”
– sarebbe stato meglio cogliere la
palla in balzo e tirarla all’altro, nella speranza che non
l’avrebbe a sua
volta passata nuovamente a Mike.
“Anch’io.. E’ un bel posto, questo, per
pensare.” – ammise Chester.
“Già”- concordò
l’altro.
“Vieni a sederti qui.” – Chez gli fece
spazio sulla panchina e batté due volte
la sua mano sinistra sopra, per incitarlo ad avvicinarsi a lui. Mike,
sospirando, si avvicinò alla panchina e si sedette.
Rimasero in silenzio per un paio di minuti; fu Chester a rompere il
ghiaccio.
“Allora, che succede?” – proprio quello
che Michael non voleva l’altro gli
chiedesse; era, però, deciso più che mai ad
evitare il discorso, finché avrebbe
potuto.
“Niente in particolare.. sono un po’ confuso,
ultimamente.” – rimase sempre sul
vago, poi guardò l’altro che semplicemente si
limitò ad annuire e rimise il
cappuccio.
Mike, insicuro e con la mano leggermente tremolante, lo stomaco in
subbuglio a
causa delle inspiegabili farfalle che vi abitavano e si scatenavano
ogni
qualvolta era a fianco a Chester, gli poggiò un braccio
attorno alla spalla;
poi l’abbracciò, in silenzio.
Si sarebbe aspettato di tutto ma non di certo che l’altro
poggiasse il capo
nell’incavo del suo collo e sospirasse. Si morse il labbro,
cercando di tenere
la calma; l’unico modo per cercare di farlo, probabilmente,
era parlare. O
meglio, udire la voce dell’altro, quindi avrebbe dovuto
spronarlo a parlare.
Che stronzo, però. Non voleva parlare ma voleva che
l’altro lo facesse.
“A te cosa succede?” – sospirò
mentre prese ad accarezzargli la nuca con una
mano e l’altra continuava a stringerlo prima piano poi forte,
poi di nuovo
piano ed ancora forte. Non riusciva a starsene tranquillo, fermo, ad
avere
quell’equilibrio che di solito aveva, quel controllo di cui
aveva un disperato
bisogno. Che fine aveva fatto se stesso? Non era modo di comportarsi,
quello:
lasciarlo da solo specialmente nel momento di bisogno.
“I soliti casini con Sam e tutto il resto della merda, il
solito insomma.” –
confessò Chester, strofinando il naso leggermente freddo
nella felpa che aveva
indosso.
Una parte di Mike rimase ferita da quell’affermazione.
“Ah.. C-capisco.” – balbettò
appena, stringendo più forte a sé
l’altro ragazzo,
che sospirò. Aveva tanta voglia di piangere quanta ne aveva
anche Chester, ne
era sicuro. Il problema era che avevano delle motivazioni
così diverse… magari
a Chester non fregava un cavolo di lui ed aveva frainteso le sue
intenzioni.
Ogni volta che Chaz l’abbracciava o gli stava accanto, si
sentiva improvvisamente
bene: era come se tutto il male del mondo, come se tutto il mondo
svanisse ed
esistesse nient’altro che lui. Era la sensazione
più bella che avesse mai
provato e l’amava, la sentiva tremendamente propria e
tremenda era la paura di
perderla e non provarla più. Come avrebbe fatto, poi? Non
voleva pensarci, non
voleva accadesse e sperava con tutto se stesso che durasse il
più a lungo
possibile.
Per sua sfortuna, Chester poté distinguere quella delusione
e quel filo di
tristezza nella sua flebile voce, quella sua incertezza nel pronunciare
quella
frase e alzò il capo, per guardarlo negli occhi; era pronto
a fare la domanda e
Mike si preparò a rispondere. Ma come avrebbe fatto a
rispondere senza dirgli
ciò che gli stava accadendo? E soprattutto: avrebbe dovuto
dirglielo? Una parte
di lui gli urlava che era giusto che lui sapesse, un’altra
continuava a dirgli
che non doveva proprio azzardarsi, altrimenti le cose si sarebbero
complicate,
lui l’avrebbe trattato male e preso per un coglione; il
coglione che effettivamente
credeva di essere. Si sentiva così: un emerito stronzo con
dei dubbi sulla
propria sessualità, perché attratto dal cantante
della sua band. E da un po’ di
anni, ormai.
Cosa c’era di sbagliato in lui? Aveva anche deciso di sposare
Anna, di vivere la
vita che aveva sempre progettato sin dal liceo con lei, avere uno o due
figli e
continuare su quella strada con la propria carriera musicale. Allora
dov’era
l’intoppo?
“Cos’hai, Mike?” –
quest’ultimo sospirò, sciogliendo definitivamente
l’abbraccio con Chester. – “Parlamene,
non mi piace vederti in questo stato..
si vede che stai male.” – era davvero
così evidente?
“Nulla.. “ – rispose, poco convinto.
Anzi, non era per nulla convincente: anche
la sua sicurezza era andata via?
“Non fare lo stupido, parla con me.” –
gli infondeva così tanta sicurezza, in
quel momento, tanta da farlo sentire tentato dal dirgli ciò
che realmente aveva
iniziato a sentire da un po’. In quel momento sentiva che
avrebbe capito,
compreso a pieno ogni sua singola parola e si sarebbe astenuto da ogni
tipo di
giudizio.
“I-io..” – non riusciva a convincersi,
c’era sempre quella parte di lui che lo
malediva e toccava i suoi punti deboli, in modo da farlo tacere e far
credere,
magari, all’altro che non si fidasse abbastanza per potergli
parlare dei suoi
dispiaceri, dubbi, dolori.
Chester sospirò, e per paura che se ne andasse, Mike
iniziò a parlare, con una
calma che non faceva momentaneamente parte di lui.
“Ecco, è da un po’ che mi sento strano..
ed
è come se.. fossi, in un certo senso..”
– le parole gli morirono in gola
e il mondo sparì.
Sentì qualcosa di caldo e morbido sulle proprie labbra,
assieme ad un qualcosa
di freddo e ci mise qualche secondo a realizzare che fossero le labbra
ed il
piercing dell’altro. Purtroppo quel contatto durò
troppo poco, per i gusti di
Mike; si sentì terribilmente vuoto e freddo senza le labbra
dell’altro a
riscaldarlo. Si era sentito così bene, addirittura
più bene di quando
semplicemente l’aveva al suo fianco.
“Scusa.” – bisbigliò Chester,
chinando il capo e sospirando pesantemente.
Accennò un sorriso che sicuramente credeva Mike non avesse
notato, troppo
impegnato ad elaborare ciò che era appena accaduto
però lo vide e gli fece, in
parte, piacere.
Le sue mani finirono sul viso dell’altro e glielo alzarono,
cosicché i loro
occhi potessero incontrarsi e Mike potesse finalmente porre quella
fatidica
domanda.. o forse no?
Si avvicinò lui, questa volta, mordendosi il labbro
inferiore e fissando il
piercing dell’altro, che aprì lievemente la bocca.
Mike non capì se fosse per
la sorpresa o per il fatto che aveva capito le sue intenzioni; comunque
fosse,
agganciò le loro labbra in un bacio a timbro, più
che accennato rispetto a
quello di Chester.
Rabbrividì leggermente a causa della freddezza del piercing
ma fece più caso
alla lingua dell’altro che si faceva spazio, lentamente,
nella sua bocca; non
riuscì a capire se fosse timida o meno, era un misto tra
timorosa e spavalda,
così come percepì lo stato d’animo di
Chester.
Le loro lingue s’intrecciarono e per Mike fu ancor meglio di
quando l’aveva
semplicemente immaginato o sognato, per poi riprendersi ed imprecare
contro se
stesso. Ora era lì, dove tutto era cominciato e
probabilmente stava per
iniziare anche tra lui e Chester. O così credeva, o
così pensava di volere,
oppure così sentiva. Al momento, non aveva idea di nulla,
era confuso ed il
bacio di Chester, per quanto gli avesse chiarito le idee, gliele aveva
allo
stesso tempo scombussolate di nuovo ed aveva fatto spazio ad altri
milioni di
dubbi.
Cosa doveva fare per avere le certezze che, tempo addietro, avrebbe
acquisito
in poco più di una semplice nottata di sonno o pensieri? Era
davvero possibile,
allora, cambiare e lasciare dentro di sé solo una minima
parte di ciò che si
era per davvero?
Si staccò dalle sue labbra mordendosi le proprie e chinando
lo sguardo ed il
capo, sbuffando e rialzandosi dalla panchina. Chester lo
seguì dapprima con lo
sguardo ma, vedendolo talmente agitato da far quasi paura persino a
lui, si
alzò e gli si avvicinò; gli prese la mano ma
l’altro si liberò dalla sua presa
un tantino bruscamente, soprattutto perché nemmeno un minuto
prima lo stava
baciando!
“Mike, fermati per piacere.” –
cercò di rimanere calmo e tenere altrettanto
pacato il proprio tono di voce, per non turbare ulteriormente
l’altro; questi,
comunque, stentava a stare fermo e camminava avanti e indietro,
mangiandosi le
mani.
Chaz si scocciò e l’afferrò
bruscamente, mettendolo poi con le spalle
appoggiate ad un grosso albero lì vicino a loro e
bloccandolo con una presa ferrea
che Mike non immaginava potesse possedere. Non sembrava poi
così forte,
contando che era piuttosto magro e i muscoletti non erano quasi per
nulla
accennati.
Aprì leggermente la bocca per la sorpresa e finalmente
trovò la maniera per
regolarizzare il suo respiro, mentre Chester continuava a tenerlo
fermo, in
perfetto silenzio. L’unica cosa che potevano udire, oltre al
vento, era il
fruscio delle foglie degli alberi che erano da poco ricresciute,
assieme alle
ali degli stormi di uccelli che volavano da un albero
all’altro, o da un albero
in cielo.
“Hai finito?” – chiese Chester, esausto.
L’altro annuì, sospirando e si poteva notare nei
suoi occhi che l’agitazione di
prima si era leggermente appiattita, o era stata finalmente messa a
tacere per
un bel po’.
“Scusami, Chester. Il problema è che non ci sto
capendo più niente, mi sento
così fottutamente attratto da te e non riuscivo a
spiegarmelo prima e questi
baci mi hanno reso tremendamente felice ma mi hanno allo stesso tempo
confuso.
Ho paura di tutto ciò che potrebbe succedere così
come ho paura dell’ignoto,
odio non avere certezze ed essere invece pieno di dubbi, farmi
centomila
domande alle quali non posso rispondere.” – Chester
avrebbe seriamente gradito
che l’altro non parlasse così a macchinetta,
così speditamente senza lasciargli
capire tutto ma obbligandolo ad ipotizzare le parole di cui aveva
usufruito. In
quegli anni spesi assieme aveva imparato che, ogni qualvolta era
agitato,
shockato o qualunque cosa del genere, dava di matto e si era messo
d’impegno
per evitare questo suo stato da mezza checca isterica.
“Michael, stai perdendo di nuovo la calma.
Riprenditi!” – sbuffò esasperato,
odiava quei suoi atteggiamenti. Lo preferiva di gran lunga quando
faceva il
perfettino del cazzo che voleva che tutto fosse al proprio posto.
Mike prese aria, inspirò ed espirò profondamente
e poi tornò a guardare negli
occhi il tatuato.
“Hai capito il filo della situazione, comunque?”
– domandò Mike.
“Ho solo potuto acchiappare che ti senti attratto da me e non
ci stai capendo
niente.” – affermò titubante Chaz,
grattandosi la nuca e tornando a guardarlo
negli occhi solo dopo aver pronunciato quelle parole. Il ragazzo di
fronte a
lui arrossì di botto ed annuì; di nuovo prese a
mordersi il labbro inferiore ma
Chester non voleva lo facesse. Se voleva mordere qualcosa, tanto valeva
che
mordesse il suo, di labbro.
“E’ quello il punto. Non ci capisco niente e tu
sai, ormai, quanto io odi avere
dubbi.” – certo che lo sapeva, era quella la
ragione per la quale non si fece
problemi a baciarlo di nuovo.
“Te le do io, le certezze..” –
mugolò, lasciando stupito ed inebetito l’altro
mentre con la lingua scese a leccargli il collo, dove lasciò
un umido bacio ed
un morsetto.
Altro che certezze, quel tatuato stava giocando con il fuoco e Mike se
ne stava
mano a mano rendendo conto; più le sue mani vagavano per il
corpo, più si
rendeva conto di desiderare Chester per davvero e non solo per uno
sfizio
momentaneo.
Improvvisamente tutto gli apparve più chiaro.
NOTE DELLE AUTRICI (?) :
Tanto odio per me, tanto
odio per me (?) Il nuovo singolo di Giacopinzia, prossimamente in tutti
i negozi di dischi !
Ok lo so che mi odiate, ma non è colpa mia se la cara
Milakiki ed io siamo delle deviate mentali che creano 'ste cose.
Perdono, lo so, Giacopinzia è sempre in mezzo e voi la
odiate, ma un giorno imparerete ad amarla (?) (ma perché
cazzo parlo in terza persona? D: )
Vabbè, comunque sia, viste le 1249829523 scopate e cose che
abbiamo fatto fare a Chaz e Mike, abbiamo deciso di creare una raccolta.
Iniziamo dal loro primo bacetto (?) che teneroni, uhm?
Okay, vi lasciamo in santa pace e speriamo che vi piaccia!
Baci, MILAPINZIA!