Tutto di cui abbiamo bisogno è assicurarci di continuare a parlare.

In piedi al centro di una stanza vuota. I muri sono spogli, bianchi, e così è il soffitto. Un pavimento anonimo, sembra quasi di poggiare i piedi nel nulla, di stare sospeso. All'improvviso mi accorgo della tv di fronte a me, si accende. Vedo una persona che parla.

Per milioni di anni gli uomini vissero come animali, poi accadde qualcosa che scatenò la forza della nostra immaginazione. Imparammo a parlare.

La tv si spegne nello stesso modo improvviso con il quale si accese qualche attimo prima, e tutto diviene silenzioso. Un silenzio lacerante. Mi circonda e mi avvolge. Mi offusca la mente e mi sembra di non essere più in grado di pensare. Mi tormenta, spazza via ogni fonte di pensiero, ogni minimo accenno di attività cerebrale. Dovrei sedermi nell'angolo, penso. Lì non potrà tormentarmi, niente, nessuno. 
Sono un uomo, dovrei parlare. Devo parlare. Provo, ma è come se non parlassi. Le parole non riescono ad uscire dalla mia bocca. È come se non riuscissi ad emettere suoni, anzi è come se non riuscissi a respirare del tutto. Sento come se stessi annegando. E sono debole, ma non posso mostrare la mia debolezza. Sono un uomo. A volte mi chiedo dove stiamo andando.
Le voci mi tormentano.
Perché non mi parli? Perché non parli mai con me? Voglio sapere cosa stai pensando, cosa senti. Perché non parli mai con me?

Non dovrebbe essere così. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è assicurarci di continuare a parlare, dice di nuovo l'uomo della tv.

Continuare a parlare? Mi sento annegare, sai che non riesco a respirare. Non stiamo andando da nessuna parte.





Dunque, amo questa canzone. 
Questa song-fic è molto corta, e non sono sicura che sia davvero qualcosa. Però sentivo di doverlo fare.