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Autore: redalertbd    14/05/2007    10 recensioni
L'undicesima brigata, una bottiglia di salsa molto, MOLTO piccante, ed i metodi educativi di Kenpachi-taichou. Ci vorrà tutta la splendida eleganza di Yumichika, per uscirne.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(request per Levyrasputin. Ci stavamo giocando fanfiction e fanart a Uno. Scrivere Yumichika è una fonte di gioia XD )


La diabolica bottiglietta girava per i quartieri dell’undicesima brigata da due giorni ormai. Aramaki non aveva la minima idea di da dove fosse saltata fuori, se qualcuno l’avesse comprata in preda a qualche malsano proposito o se fosse stata introdotta lì, presumibilmente da quei bastardi della dodicesima brigata, allo scopo di seminare il caos nella più gloriosa squadra della Soul Society. Sì, Mayuri-taichou era sicuramente qualcuno con una mentalità abbastanza deviata da progettare un simile complotto. O forse si trattava di quelle mammolette, quegli incapaci della quarta brigata, con le loro dannate abilità mediche ed in campo di veleni e intrugli vari, che avevano deciso di vendicarsi di secoli di giuste rappresaglie con quell’infame colpo basso.

Qualunque ne fosse stata l’origine, la bottiglia, piena di un liquido rosso acceso e vagamente untuoso, stava facendo tremare le fondamenta dell’undicesima e piegando i più forti guerrieri del Seiretei, e Aramaki, in quanto quarto seggio, doveva fare qualcosa.

Peccato che qualunque tentativo di requisire il diabolico oggetto ed eliminarlo nelle fogne venissero presi come un atto di vigliaccheria indegno della loro fama. E puntualmente, uno degli shinigami la prendeva, si procurava qualche pezzo di carne secca o una polpetta di riso da intingere e di fronte ai suoi compagni lo addentava, deciso a dimostrare che nessun tipo di condimento, per quanto mostruosamente, inconcepibilmente piccante, poteva sconfiggere un membro di quella brigata di guerrieri. A ciò solitamente seguivano alcuni secondi di teso silenzio, in cui il malcapitato faceva in tempo a pensare che in fondo quella roba non era poi così terribile… e poi gli effetti entravano in azione, provocando urla, disperate corse verso la fontana più vicina, ed in ben tre casi svenimenti.

Non era possibile andare avanti così.

E ormai non ci sarebbe voluto molto prima che la voce sul condimento del diavolo raggiungesse qualcun altro degli ufficiali, e se loro l’avessero provata e ne fossero stati sconfitti...

“Cos’è quella roba che stai cercando di nascondere?”

Il quarto seggio fece un salto di un paio buono di metri, si girò e si ritrovò a fissare la faccia irritata del suo diretto superiore, Madarame Ikkaku.

“Ah, q-questo?” fece, guardando la bottiglia di vetro che stava cercando di occultare in uno strofinaccio. “Niente, sono solo degli scarti, roba da buttare… me ne sto occupando io non c’è bisogno che ve ne preoccupiate!”

“Non si tratta di quella salsa che sta facendo tanto scalpore ultimamente?” Da dietro le spalle di Ikkaku comparve Yumichika Ayasegawa, formalmente quinto seggio nella brigata, ma non qualcuno con cui Aramaki si sarebbe mai e poi mai messo a discutere comunque.

“Eh?” Ikkaku gli lanciò un’occhiata interrogativa, e Ayasegawa fece un sospiro sconfortato (con estrema eleganza, ovviamente).

“Una salsa particolarmente piccante che da un paio di giorni sta facendo furore. Sembra che nessuno sia riuscito a mangiarla senza sentirsi male, ci sono state delle scene tremendamente poco eleganti al riguardo.”

Ora l’espressione di Ikkaku era incredula.

“Ma stai scherzando?! Vuoi farmi credere che in questa squadra c’è della gente talmente inetta da stare male… per una salsa?!?”

“In effetti, signore, non ho idea di che cosa ci sia dentro, ma è qualcosa di estremamente dannoso, e penso che per il bene di tutti sarebbe meglio eliminarla prima che- ah!”

Ikkaku lo aveva afferrato per il bavero e sollevato da terra, la sua faccia furente a un centimetro da quella terrorizzata del quarto seggio.
“Nessuno. In questa squadra. Sarà messo al tappeto. Da una dannata. Salsa. Dammela.”

“M-m-m-m-m-ma signore, io c-c-credo…” Gli occhi di Ikkaku si restrinsero a due fessure.

“Stai forse insinuando… che io non sia in grado di mangiarla…?”

“NO! No, per carità, non oserei mai!!” Il pover’uomo, preso tra l’onesta preoccupazione per un suo superiore, ed il terrore totale per la propria vita, si affrettò a consegnare la bottiglia ad Ikkaku, che la squadrò con aria di sufficienza. Intorno a loro si stavano radunando gli altri shinigami membri della brigata, alcuni dei quali, che portavano ancora in bocca le cicatrici del temibile condimento, non poterono trattenere dei mormorii preoccupati. Ikkaku fece un verso di disprezzo.

“Non sembra proprio un granchè, che razza di disonore per la nostra brigata, non riuscire a mangiare una saletta appena un po’ speziata!” Fece per aprire il tappo. Yumichika sospirò.

“Seriamente, Madarame, farai meglio a non fare troppo il borioso. Almeno mangiaci qualcosa insieme.”

Ikkaku lo fulminò con gli occhi.

“Che cosa?! Non dirmi che anche tu hai paura di questa roba!!!”

“Certo che no.” Yumichika guardò la bottiglia con tutto il disinteresse che riusciva (in modo bellissimo) a metterci. “Semplicemente, le pietanze piccanti non mi attirano. Potrebbero provocare delle espressioni di fastidio tali da sfigurare il mio splendido viso e procurarmi rughe precoci.”

Ikkaku scoppiò a ridere. “Bè, invece io non mi faccio certo di questi problemi!” Aprì la bottiglia, e annusò il contenuto. Immediatamente la allontanò dal volto, senza riuscire a reprimere un’espressione sorpresa, e infastidita. Effettivamente, era abbastanza forte da fargli lacrimare gli occhi solo a tenerla vicino. Yumichika notò la reazione, e sul suo viso iniziò a disegnarsi un (malizioso, ma pur sempre incantevole) sorriso.

“Ma certo, tu sicuramente puoi mangiarne quanta ne vuoi, non ti darà certo pensiero!”

“Assolutamente no!” Ikkaku lo guardò con irritazione crescente. “Ed ora te lo dimostro!”

“E ne sei così sicuro che non ti dispiacerebbe accettare una piccola scommessa al riguardo, vero? Giusto qualcosa di simbolico, tanto per… pepare un po’ di più la cosa.” Fece un educato risolino.

“Ma certo! Che cosa vuoi scommettere?”

“Niente di che, per carità. Per esempio… potresti accompagnarmi al quartiere commerciale a fare spese… per i prossimi sei mesi, che ne dici?”

Un’ombra di panico passò per un attimo sulla faccia di Ikkaku. Yumi andava a fare quelle dannate spese, vestiti, arredamento, dannati trucchi (che nessuno si facesse ingannare! I segni rossi sotto gli occhi del terzo seggio erano pitture di guerra, mica altro) e profumi almeno due volte alla settimana. Sei mesi così…

“Del resto che ti costa? Sei sicuro di farcela, no?” A Yumichika mancava solo di mettersi a ridere dietro al suo ventaglio, e il quadro del diabolico maestro di intrighi sarebbe stato perfetto. Aramaki si sentì sinceramente dispiaciuto per Ikkaku.

Sentendo gli occhi di tutti i suoi sottoposti puntati su di lui, Ikkaku respirò a fondo, assumendo un espressione convinta.

“Certo che lo sono!” Guardò la bottiglietta, deglutì e fece per portarsela alla bocca, sotto gli sguardi ansiosi di tutti…

“Sicuro che non ci vuoi qualche patatina?” Commentò Yumichika, guardandosi intorno con aria vagamente annoiata e disintegrando la suspense.

“…NO!” sbraitò Ikkaku e mandò giù un grosso sorso di salsa.

Silenzio. Il terzo seggio restò lì in piedi, guardando con aria impassibile verso l’alto, le labbra serrate in una smorfia determinata.

La tensione dell’intera brigata si tagliava con una zampakutou.

Aramaki si era coperto la bocca con le mani. Oddio, le sue coronarie…

Altri istanti di quiete.

“Madarame…” Con voce incerta Yumichika si decise a rompere il silenzio pesante come un maglio. “La tua testa… sta cambiando colore…”

In effetti, la poderosa pelata del terzo seggio stava assumendo un interessante sfumatura rossastra, mentre il sudore iniziava a colarne giù in rivoletti sempre più copiosi. Finalmente Ikkaku aprì la bocca, emise un verso che aveva ben poco di umano, lasciò cadere la bottiglia che rotolò via e si slanciò per il corridoio, in direzione del pozzo.

“Guarda che il peperoncino non è idrosolubile!” Gli gridò dietro Yumichika. Il quinto seggio scosse la testa, mentre gli shinigami guardavano sconvolti uno dei loro punti di riferimento tuffare praticamente la faccia dentro il secchio. “Oh, bè, se l’e cercata. Aramaki?”

Aramaki scattò sull’attenti, distogliendo lo sguardo da Ikkaku, che stava rapidamente tirando su altra acqua. “Sì!?”

“Sarà meglio eliminare quella roba, prima che faccia altri danni.”

“Certo signore! Ottima decisione signore!”

“Le mie decisioni sono sempre ottime, o quanto meno di buon gusto.” Si guardò intorno. "Dov’è rotolata?”

“Credo dietro l’angolo, signore…”


-/-/-/-/-


Il vicecomandante dell’undicesima brigata stava allegramente correndo lungo i corridoi del Seiretei, trascinandosi dietro la sua spada. Si era persa di nuovo, ma era più o meno nella zona della sua squadra, ed era sicura di stare per trovare Ken-chan… aveva un po fame, però. Svoltò un angolo e si fermò di colpo, annusando l’aria. C’era… un odore famigliare. La bimba abbassò gli occhi e notò una bottiglietta aperta che stava rotolando verso di lei, facendo colare un po’ di liquido rosso. Si chinò e la prese, esaminandola con curiosità. Si, quell’odore… le ricordava qualcosa. Qualcosa di bello ma distante, in cui c’entrava anche il suo Ken-chan. Fece un gran sorriso, e si portò la bottiglia alla bocca.


-/-/-/-/-


“Proprio qui dietro…” Aramaki e Yumichika si bloccarono nello stesso istante, con gli occhi sbarrati. Dietro l’angolo, c'era il loro vicecomandante, Yachiru, ed era intenta a scolarsi la… la… Yumichika pensò di lanciarsi e strapparle la bottiglia di mano, salvando quel poco che doveva essere rimasto della sua sensibilità alla bocca, e probabilmente della sua vita e sanità mentale, ma era troppo tardi. La piccola abbassò la bottiglia vuota e fece un sospiro soddisfatto, subito seguito da un ruttino. L’odore distruttivo della salsa arrivò fino ai due terrorizzati ufficiali, facendo lacrimare gli occhi di Aramaki e versare delicatamente alcune splendide lacrime da quelli di Yumichika.

“…o-oddio…” gemette Aramaki, praticamente in agonia per la solidarietà.

Yachiru notò i due e gli fece un gran sorriso. “Ah, siete qui, pavone-chan e aragosta-chan! Avete visto Ken-chan?”

Yumichika la guardò, incredulo. Com’è che non era ancora svenuta?!

“Allora? Non l’avete visto?”

“No… Yachiru-fukutaichou, state bene?”

“Eh?” Yachiru gli lanciò uno sguardo incuriosito. “Certo! Mai stata meglio!”

Yumichika era a bocca aperta.

“Yachiru! Cretina, ma dove ti eri cacciata?” La voce di Kenpachi risuonò per il corridoio, mentre il capitano della brigata avanzava a grandi passi.

“Ken-chan!” La piccola gli corse incontro e saltò a prendere possesso della sua postazione preferita, sulla spalla del gigante. “Ken-chan, ho trovato una cosa bellissima! Sentì che buon odore!” Porse la bottiglia a Kenpachi, che l’annusò e fece una smorfia.

“Ah, sì, sono quella specie di piccoli peperoni selvatici, me li ricordo.”

“Capitano… lei conosce questa… roba?” chiese Yumichika, che aveva parzialmente superato lo shock.

“Mh? Ma sì, ce n’erano dappertutto la fuori, nella zona da cui veniamo. Quelli piccoli, rossi e a forma di corno” Kenpachi diede un’occhiata alla bambina dai capelli rosa. “Quando era una poppante ogni tanto glieli davo, quando rompeva troppo per la fame.”

Ora Yumichika se li ricordava eccome, quei così infernali… e si ricordava che erano considerati praticamente velenosi.

“Glieli… dava da mangiare?” chiese, la voce rotta dall’incredulità.

“Certo! All’inizio non li voleva, piangeva come una disperata. Ma in giro solo quelli c’erano, da mangiare, e ci ha fatto il callo.” L’uomo fece un ghigno. “Non erano neanche così male… un po’ forti certo, ma c’è di peggio. Muoviamoci, Yachiru, c’è il vecchio che ha chiamato per non so che riunione!”

“Sì! Stavolta proviamo a girare a sinistra quando arriviamo alla scalinata vicino al palazzo?”

“Assolutamente no!”

Yumichika li osservò allontanarsi, alle prese con una delle solite discussioni basate sulla mancanza di senso dell’orientamento, e scosse la testa. Da non crederci… si girò e si ritrovò a guardare tutta l’undicesima brigata assiepata nel corridoio, tutti con gli occhi a palla e la bocca spalancata. Corrugò la fronte. Ma quanta poca eleganza…

“Ebbene, cosa fate qui? Tornate a quello che stavate facendo. Del resto avete sentito il capitano a proposito di quella salsa. C’è di peggio!” In un attimo tutti si erano volatilizzati. Il quinto seggio sorrise. Sapeva che tutti si sarebbero immediatamente procurati una scorta di quei peperoncini e si sarebbero messi ad allenare la proprio sopportazione al piccante. Del resto, non potevano certo essere da meno che il loro vicecapitano… forse.


FINE FINE
  
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