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Autore: Meggie    29/10/2012    5 recensioni
Sai di aver fatto una cazzata, il punto è che non puoi tornare indietro. Quindi vai avanti. [episodio 3x11]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The importance of being Sebastian Smythe
Fandom: Glee
Pairing/Personaggi: Sebastian
Rating: PG13
Genere: Angst, introspettivo.
Warning: Spoiler fino alla 3x11
Disclaimer: No, chiaramente Glee non è mio e non ci guadagno nulla (purtroppo).
Riassunto: Sai di aver fatto una cazzata, il punto è che non puoi tornare indietro. Quindi vai avanti. [episodio 3x11]


The importance of being Sebastian Smythe

David sta parlando. E non te ne frega un cazzo.
C’è Thad che annuisce, come se tutto quello che esce dalla bocca dell’altro fosse oro colato, ci sono gli altri che l’ascoltano attentamente, ma a te non frega niente. È che nessuno di loro ha veramente idea di cosa vuole. C’è chi tenterà Harvard, chi punterà a Yale, chi, forse, non ce la farà, nonostante un curriculum di tutto rispetto. C’è chi pensa al football, chi alla litigata con la ragazza, chi al fatto che, una ragazza, non la vede da troppo tempo (e si vede. Perché seriamente, Thad dovrebbe scopare di più). Pensano a cantare, ma non pensano a vincere.
“Michael Jackson,” sbotti alla fine guardando David negli occhi, senza preoccuparti troppo di osservare le reazioni degli altri.
Thad solleva un sopracciglio, cercando di non far vedere la sua irritazione per il fatto che hai interrotto il Consiglio. Come se fossero quelli i problemi. Il fatto che non hai alzato una mano per parlare, Dio, la gente a volte è così frustrante. “Come, scusa?”
Rotei gli occhi, con quel fare teatrale che sai che ti assicura l’attenzione degli altri. “Michael Jackson. Ecco cosa dovremo fare alle regionali. Per vincere.”
“È ciò che hanno fatto i New Direction alle provinciali, no?” chiede Nick. E finalmente qualcuno ci è arrivato. Finalmente.
Sorridi, sistemandoti meglio sul divano in pelle e concedendoti finalmente di distogliere l’attenzione dal Consiglio per guardare in faccia gli altri. Sai che adesso viene il bello, la cosa che ti diverte di più. Perché ora che pendono tutti dalle tue labbra, sarà un gioco da ragazzi convincerli a seguirti.
Loro pensano a cantare, ma tu pensi a vincere. In tutto. A lacrosse, con i ragazzi, a scuola e nella vita. E vuoi quel trofeo, proprio perché il canto non è affatto la tua vita. Ti piace, così come ti piace fare gol nella porta dell’avversario. Ma non diventerai mai un giocatore professionista di lacrosse, così come non diventerai mai una rockstar. Non sono sconfitte, sono obiettivi diversi, ecco tutto.
“Esattamente,” dici con un mezzo sorriso, guardando gli altri con un pizzico di soddisfazione. Ti piace averli sul palmo della mano, esattamente come li aveva Blaine. La differenza è nel metodo, tutto qui.

*

Ok, potresti ammettere di aver controllato l’ora. E non vedi cosa ci sia di male.
Giusto per essere abbastanza certo di trovarlo lì. E ok, sei anche abbastanza certo che ci sarà anche la sua ragazza, ma pazienza, non si può avere tutto dalla vita. È vero che punti a vincere, ma ogni tanto i compromessi sono necessari. E poi vederlo alterarsi ogni volta che ti scorge all’orizzonte, neppure fosse una vedetta di guerra, è piuttosto divertente.
Ti sorprende che ci siano anche altri attorno a lui. Membri dei New Direction. E di quell’altro gruppo del McKinley che, hai scoperto, non esiste neppure più. E ti viene da ridere al pensare che, proprio quelli, siano i vostri contendenti, perché, sul serio, che razza di autorità possono avere questi, se neppure sanno stare insieme su un palco senza cavarsi gli occhi l’un l’altro.
Ti chiedi cosa accadrà, tra qualche settimana, quando perderanno. Si grideranno addosso come dei bravi abitanti di Lima Heights?
Sorseggi il tuo caffè, avvicinandoti al gruppo, quando senti finalmente di cosa stanno parlando.
E sorridi, guardando Blaine annuire.

*

Mentre canti, lo fai sfidandoli apertamente. È il tuo territorio, questo. Sono le mura della Dalton, è il tuo campo di gioco. Qui puoi solo vincere e gli altri, soprattutto, possono solo tacere. È la soddisfazione di vederli ammutoliti, lì, fermi a guardarvi mentre cantate di quanto lo vorreste indietro. È uno smacco a Kurt e un occhiolino a Blaine.
In fin dei conti, però, è solo una performance per mostrar loro cosa potete fare. Cosa possono fare, i Warblers, con te.
Blaine è grandioso, e ha un culo che ti piacerebbe esplorare più da vicino e che invece viene sprecato nelle mani della vergine puritana, ma ormai non è più dei vostri e qui non si tratta di fare una serenata ad un ragazzo, qui si tratta di affilare i coltelli perché tu, alle regionali, vincerai. Ne sei convinto, e ne sono convinti anche i Warblers.
Quindi ti preoccupi che anche quei cinque lo sappiano.
E a giudicare dagli sguardi che vi rivolgono una volta conclusa la performance, pensi di aver colpito nel segno.
Punto a tuo favore, Sebastian.

*

La verità è che questa volta te ne frega. E quando, a casa, nella tua camera, ti sfili la giacca, le mani ti tremano leggermente. Hai fatto una cazzata e l’hai fatta enorme e adesso il punto è che non sai che cazzo faranno quelli.
E ok, ti dispiace, va bene? Ma non è che ci puoi fare qualcosa.
Se non fosse un idiota – e se non fosse colpa tua – ti metteresti a ridere, perché, sul serio, in che razza di mondo vive? Non è che stavi tentando di uccidergli il ragazzo, cazzo, volevi solo rovinargli i vestiti. Sarebbero stati da buttare, lui si sarebbe arrabbiato e tu ti saresti divertito. Fine dei giochi.
E invece hai mancato Kurt. E preso in faccia Blaine. Complimenti Sebastian la tua mira è infallibile. I tuoi compagni di lacrosse non ne sarebbero fieri.
Sai di aver fatto una cazzata, il punto è che non volevi farla. Avevi addirittura la battuta pronta, già sulla punta della lingua, e invece quello si è messo in mezzo. E vaffanculo anche a lui. Vaffanculo vaffanculo vaffanculo.
Quando ti siedi sul letto e osservi la giacca della divisa appoggiata sulla sedia della scrivania, ti arrabbi. Ti arrabbi ancora di più quando noti che le tue mani stanno ancora tremando.
Vaffanculo a Blaine e vaffanculo a Kurt e vaffanculo ai New Direction.
Ti sdrai nel letto e per quella notte non hai voglia di fare più nulla. Niente iPod nelle orecchie, niente mano infilata nei pantaloni, niente sogni. Fissi il soffitto alla ricerca di qualcosa, per poi addormentarti, sfinito, quando mancano solo un paio d’ore all’alba.

*

Senti la stronza ispanica parlare, ma non la stai veramente ascoltando. Hai cantato meglio, punto. E lei dovrebbe solo ammetterlo e riferirlo agli altri componenti del circo, suoi amici.
E poi lei dice qualcosa di Blaine e la cosa non ti piace. È solo un momento, ma vorresti girarti verso di lei anche solo per dirle che in realtà non sa proprio un cazzo, quindi può prendere il suo bel paio di gambe e tornarsene alla sua amata scuola pubblica. Non lo fai, perché ciò significherebbe averla ascoltata.
Sai che non sarebbe dovuta finire così, lo sai. Ma non puoi tornare indietro, quindi da lì puoi solo andare avanti. Come se nulla fosse. È più facile e meno impegnativo e comunque non vuoi più perdere ore di sonno per qualcosa del genere.
Quando afferri la granita e lanci un’occhiata veloce a Nick e Trent, davanti a te, ti chiedi quanto possano essere stupidi. Sembrano sorpresi quando ti giri verso Santana per lanciargliela addosso. Si aspettavano che te la bevessi, forse? È questo atteggiamento di stupidità – che alcuni chiamano fiducia, ma tu sai come funziona e sai che quella è pura e semplice idiozia – che li ha portati a perdere. È sempre lì il discorso.
Si sono fidati di un tizio che pensa di essere una ragazza. E che poi ha pensato bene di attaccarsi alla sottana di Blaine fino a quando quello non ha ceduto. Ti è bastato vedere come parlavano di Blaine e di quell’altro per capire come spiegar loro un paio di cose.
Gli amici non si abbandonano, punto. Neppure per una promessa di una scopata.
A quanto pare, si sono fidati.
Quando guardi Santana, lo fai con soddisfazione. Perché è così che sarebbe dovuta andare. Così, in questo modo. Lei, in piedi ed arrabbiata, e macchiata di un bel rosso ciliegia. Sarebbe dovuta andare così.
Ma ti rifiuti di pensarci, perché altrimenti dovresti ricordarti di com’è finita nella realtà – per terra, agonizzante e il rosso ciliegia che imbratta il pavimento – e allora ti ricorderesti che è tutto un gran casino. E che è colpa tua.
E vaffanculo, non ne hai più voglia.

*

Quando esci dal McKinley non ti volti indietro. Perché non lo fai mai e non lo farai neppure questa volta. Quando esci dal McKinley ti assicuri di arrivare alla tua macchina, di metterla in moto e di andartene da lì, ma non di vedere cosa stanno facendo gli altri, dietro di te. Che guardino e che parlino.
Il punto è che, di te, non possono fare a meno. Il punto è che in realtà vogliono vincere – ad armi pari e con lealtà e dignità e a volte parlare con loro sembra come parlare con dei libri stampati, ma vogliono vincere. Meno di te, questo è certo, ma la voglia è lì.
Non ti manderanno via, perché hanno bisogno di te. E non ti manderanno via perché quello comporterebbe tutta un’altra serie di casini che neppure loro sono disposti ad affrontare. Sono un branco di ragazzini e hanno paura di te.
La cosa che ti fa ridere è che in realtà non hai mai voluto spaventarli, perché non sei un idiota, ok? E non sei un pazzo. Lo sai che hai fatto la cazzata. Ti svegli ogni giorno con quel pensiero. Ma questo non è abbastanza per buttarti giù o per farti togliere l’arroganza di cui vai fiero. Devi essere arrogante, nel mondo, se vuoi qualcosa. Se c’è una cosa che ti ha insegnato tuo padre è di sicuro quella.
Eppure tutti loro avevano questo timore di te. Che facessi o dicessi qualcosa. Come se il sapere che Jamie si è fatto la ragazza di Nick possa distruggere l’equilibrio del mondo – al massimo potrebbe distruggere Nick, eppure non l’hai mai detto. Li sai tenere i segreti (perché non si sa mai quando possono servire).
La cassettina con la registrazione è ancora nella tasca dei tuoi pantaloni. Non hai intenzione di ascoltarla. Non te ne frega un cazzo di ascoltarla, lo sai benissimo cos’hai detto e cos’hai fatto, grazie tante.
Se fossi un’altra persona, a quest’ora saresti a casa di Blaine a scusarti. A quest’ora l’avresti già fatto, in realtà. E invece non l’hai chiamato. Come se fosse morto – o come se tu lo fossi.
Il punto, in realtà, è che se fossi un’altra persona non gli avresti lanciato quella granita in faccia, tanto per cominciare, quindi il paragone non regge già dalla base.
Ti va bene essere te, non ti sei mai lamentato, e visti i problemi che si creano gli altri per ogni singola cosa non ti dispiace neppure. Sei uno stronzo e sai manipolare le persone, perfetto. (Sai anche tenere i segreti, ti piace cantare e quando fai goal a lacrosse ti senti il re del mondo, ma questo ti rende troppo normale, quindi figuriamoci se qualcuno se lo ricorda).
Quando arrivi alla Dalton, la prima cosa che fai, in ogni caso, è puntare un cestino della spazzatura. E buttarci dentro la cassetta con la registrazione.
Poi ti sistemi il colletto della giacca, ti lisci pieghe inesistenti della camicia, e riprendi a percorrere i corridoi della scuola, salutando un paio di persone come se nulla fosse.
Essere te è semplicemente più facile.

NOTE: Questa fic è stata scritta appena dopo l'episodio 3x11, ma non l'ho mai postata su EFP, quindi... eccola qui. (Ciò significa anche che ogni episodio post 3x11 non era stato tenuto in considerazione, ovviamente :))
Spero via piaccia <3

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