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Autore: memi    14/05/2007    12 recensioni
Un viaggio a New York un po' particolare rischia di minare l'equilibrio psicofisico di Taichi, Yamato, Sora e Koushiro, i quali mossi dall'invitante idea di far visita a sorpresa a Mimi incappano in una serie di tragicomiche circostanze in grado di provare anche l'ultimo brandello di raziocinio. Tra valigie, hotel e magliette, ecco defilarsi una singolare vacanza all'insegna del Welcome To New York!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Koushirou Izumi/Izzy, Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Welcome To New York

Prologo

Alla mia amica Sae che mi incoraggia e mi sostiene sempre, senza mai stancarsi e sopportando i miei terribili ritardi. Grazie!

Protagonisti:

Taichi Yagami, 18 anni              Yamato Ishida, 18 anni               Sora Takenouchi, 18 anni

Koushiro Izumi, 17 anni              Mimi Tachikawa, 17 anni

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“Buongiorno”, li salutò cordialmente la giovane ed elegante hostess al loro ingresso sul velivolo.

“Buongiorno a lei!”, le sorrise di rimando Taichi, felice come un bambino la mattina di Natale.

“Buongiorno”, replicò dietro di lui anche Koushiro con voce distratta, frattanto che il suo sguardo si spostava veloce dal bigliettino tra le sue mani al varco d’accesso ai sedili.

“Visto che schianto la hostess?! Con lei il viaggio sarà una passeggiata!”, decretò il brunetto appena poco dopo, mentre con l’amico si intrufolava nell’angusto corridoio zigzagando tra i vari passeggeri.

“2A…3A… Uhm…4C, 4D…5A…”

“No, dico sul serio! Ma l’hai vista?!”, ancora insisteva Taichi, camminando senza sosta giù per il corridoio.

“9B…10…11…”

“Magari potrei provare a chiederle il numero di telefono”, valutò imperterrito il giovane Yagami, portandosi pensoso un dito alle labbra.

“14…15… E lì il 18, il 19…20 e…”

“Scommetto che Yamato adesso sta rodendo con Sora alle costole!”, ghignò diabolico Taichi, convinto che dietro di lui Koushiro stesse facendo lo stesso.

In realtà le convinzioni del digiprescelto del coraggio erano più parti della sua mente bacata che la veritiera constatazione dei fatti. Se infatti si fosse voltato a indagare, avrebbe appurato che Koushiro non stava affatto sorridendo come immaginato, del tutto preso da un discorso in apparenza sconclusionato, e che sul volto di Yamato il sorriso felice comparso non lasciava spazio ad espressioni di sdegno di alcun tipo.

Ma Taichi non si voltò, né d’altro canto sarebbe stato da lui farlo. La sua innata tendenza di dare sempre tutto e comunque per scontato gli impediva di valutare possibili sconvolgimenti, nonostante più volte si fosse dovuto ricredere in merito. Era fatto così, punto. Neanche sbattendoci contro la testa, come spesso gli era capitato, sarebbe bastato a farlo cambiare sotto questo punto di vista. E comunque ormai ci avevano perso tutti la speranza in proposito, tanto che la propensione a fargli cambiare questo suo atteggiamento era stata in qualche modo archiviata nelle pratiche dei casi disperati.

Questo il suo migliore amico, Yamato Ishida, lo sapeva bene. Talmente tanto bene che, in dietro di qualche metro, non poteva fare a meno di sorridere divertito al pensiero che con tutta probabilità Taichi lo stava denigrando in quel momento per la sua, ehm…posizione.

“Yamato, sapevi che le sette punte della Statua della Libertà rappresentato i sette mari e i sette continenti? E sapevi che quando King Kong viene ucciso si trovava sull’Empire State Building?”, la voce di Sora al suo seguito sottolineò i suoi stessi pensieri.

Ciò che Taichi non aveva però considerato, come sempre del resto, era il fatto che forse a lui facesse piacere viaggiare con la sua ragazza. D’accordo, non ci sarebbero state scappatelle per lui, ma cosa importava? Aveva la ragazza più in gamba che potesse sperare, la sua amica più vera oltre che compagna ideale da ben tre anni. Tre anni! Il suo record più assoluto! D’altro canto Sora non era come le altre ragazze, lei era speciale. Lo era sempre stata, anche quando a Digiworld si ostinava a sminuirsi. Poi col tempo era cresciuta e di quell’insicura bambina non era rimasto che un fiore meraviglioso. Non era appariscente come le ragazze che si sfegatavano puntualmente ai suoi concerti, ma era comunque perfetta per lui. E nessun altra scappatella – che Taichi lo deridesse pure per questo! – valeva la pena di avere.

“Trovato!”, la voce di Koushiro risuonò ad un tratto lungo il tratto di corridoio, facendo voltare all’istante su di sé metà classe e Taichi compreso che adesso lo guardava con un sopracciglio alzato.

“Che ti prende?”, si informò, interrogandosi nel contempo per la prima volta sul comportamento dell’amico che lasciava non pochi dubbi su quanto avesse effettivamente seguito il suo precedente discorso.

“Il sedile, guarda!”, disse tutto eccitato Koushiro accennando ora al seggiolino scoperto alla sua destra, ora al bigliettino sgualcito nelle sue mani.

Taichi lo fissò come se si fosse accorto di avere di fronte un alieno più che il suo amico digiprescelto.

“Cioè, fammi capire bene: tu vuoi farmi credere che sei stato per tutto questo tempo in cerca del tuo sedile anziché ascoltare le parole del sottoscritto?”, l’espressione apparsa sul volto del brunetto era una combinazione di collera, stupore e incredulità insieme mentre, con gli occhi fuori dalle orbite si chiedeva se non fosse il caso di far intervenire uno specialista in materia.

Dal canto suo, sentendosi vagamente in colpa, Koushiro si concesse il lusso di arrossire appena.

“Non è come… I posti e…”, biascicò incerto sul da farsi, eccetto poi venire salvato in contropiede dalla voce della grintosa cinquantenne che dietro di lui attendeva da più di dieci secondi che i due ragazzi sgombrassero il passaggio.

Allora, senza farselo ripetere due volte, il rosso si intrufolò nel suo sedile che solo per un fortuito caso del destino si rivelò essere quello di fianco alla striscia di corridoio. Più sfortunato fu invece Taichi che, dopo aver messo mano al bigliettino riposto in precedenza in una delle tasche con fare distratto, si era accorto di avere assegnato il seggiolino accanto al finestrino, appena due file dopo di Koushiro. Così, quando tentò di farsi strada tra i passeggeri con il suo stesso numero di posti, dovette sudare non poco per evitare di calpestare qualche piede o di gualcire le povere borse lasciate a marcire per terra. Quando però fu riuscito a raggiungere il suo posto a sedere, la considerò quasi una vittoria da annoverare tra quelle degne di nota e destinata a cristallizzarsi miseramente appena cinque minuti dopo quando Yamato, accertatosi della sua postazione, lo richiamò con l’intento evidente di strappargli un favore.

“Taichi, che ne diresti di uno scambio?”

“Che genere di scambio?”, lo guardò scettico Yagami, incurante della lotta che il biondo stava tenendo contro il fiume di persone che minacciava di calpestarlo da un momento all’altro.

“Ti cedo il mio posto, di fianco al finestrino e con una vista migliore, per il tuo”

La proposta gli parve pressoché stupida.

“Anche il mio è vicino al finestrino e la vista suppongo sia la stessa da qualsiasi punto guardi”, ribatté con una certa logicità difficile da attaccare.

O almeno questo credeva Taichi, finché non vide Sora effettuare la sua stessa manovra per poi accomodarsi al sedile di fianco al suo. Adesso si spiegava ogni cosa. Yamato voleva il suo posto perché c’era Sora lì e, conoscendolo, non avrebbe demorso tanto facilmente. Anzi, peggio, c’erano notevoli possibilità che i suoi due migliori amici, Yamato e Sora appunto, lo avrebbero stremato per tutta la durata del volo con quella storia del posto. Allora, valutò sadicamente, tanto valeva approfittarne ora che aveva il coltello dalla parte del manico per sottrargli qualche vantaggiosa richiesta.

Ci pensò su per un istante – il tutto mentre Yamato sfidava la marea aggrappandosi con fatica allo schienale del seggiolino – valutando le possibili richieste da sottrargli e ghignando visibilmente per un cinque minuti buoni, prima di voltarsi infine verso il suo migliore amico che solo per intercessione del buon senso non lo aveva ancora strozzato con le sue stesse mani.

“D’accordo. Ti cederò il mio posto a patto e condizione che questo favore venga ricambiato nel momento opportuno sotto le mie direttive”

“Umpf! Okay”, sbuffò seccato Yamato, immaginando già le eventuali richieste che il ragazzo avrebbe potuto porgergli. “Ma che sia un'unica volta!”

“Scherzi?! Questo posto vale almeno tre favori!”, esclamò indignato Taichi, pronto ad aggrapparsi con tutte le sue forze al sedile pur di vedersi accordare le sue richieste.

“Due, prendere o lasciare”, tentò in extremis il biondo, ben sapendo al rischio al quale stava andando incontro.

Se Taichi si sarebbe impuntato sui tre favori, nessuna cosa al mondo lo avrebbe schiodato da quella posizione. Tanto più che adesso era lui a comandare e se voleva quel posto poteva tirare la corda ancora per poco. Per sua fortuna, però, Taichi sembrò approvare quell’ultimatum.

“Va bene, due favori”, accordò di fatti poco dopo, ingenuamente.

Ishida sorrise compiaciuto a quelle parole e stava già per festeggiare la sua audacia se non fosse stato per le nuove parole del brunetto.

“Ma devi portarmi la valigia sia all’andata che al ritorno”, precisò di fatti Yagami, sorridendo a sua volta inorgoglito nel vedere l’espressione vittoriosa apparsa l’istante prima sul volto dell’amico evaporare come acqua al sole.

Come poteva chiedergli una cosa del genere? Dove diavolo era finita la vena compassionevole dell’amicizia?! Yamato era atterrito. Stava giusto valutando che dopotutto lo sforzo non valeva la candela quando l’occhiataccia di Sora, risvegliata dal suo evidente tentennamento, gli fece capire che non aveva poi tutta questa libertà d’espressione. Sospirò mentre con suo sommo disgusto spostava il capo su e giù firmando alla sua disfatta.

“Sì? Andata?”, sorrise entusiasta Taichi, conscio di aver vinto una causa che per un istante era stato sul punto di dichiarare persa.

“S-sì”, esitò appena Yamato, stringendo i pugni e i denti per non avventarsi sul suo miglior amico.

“Molto bene. È sempre un piacere fare affari con te, Ishida!”, lo provocò velatamente l’altro, alzandosi e lottando ancora una volta per raggiungere il corridoio un po’ meno affollato.

Una volta qui Taichi sorrise al biondo, prese il suo bigliettino aereo e se ne andò fischiettando allegramente, il tutto mentre Yamato arrossiva di collera.

Ma questa me la paghi… Oh, se me la paghi Taichi…!, si ripromise tra sé e sé mentre raggiungeva a fatica il suo nuovo sudatissimo posto. Appena si ebbe seduto, Sora lo strinse dolcemente per un braccio, accoccolandosi con il capo sulla sua spalla ossuta.

“Dai, Yamato, non fare così!”, tentò di risollevargli il morale.

Il ragazzo, per tutta risposta, le rivolse un timido sorriso che scemò non appena poco dopo quando con la coda dell’occhio scorse Taichi comodamente seduto nel suo vecchio sedile di fianco ad una ragazza davvero niente male che era arrivata solo da poco. Gli cascarono le braccia per terra. Non era per lei, avere Sora accanto era tutto ciò che desiderava, solo…accidenti, oltre al danno pure la beffa!! Ma dove diavolo era finita la giustizia?!

Poi guardò la ragazza seduta accanto a lui e pensò che dopotutto non aveva nulla di cui lamentarsi. Beh, in fondo la candela la vale tutta, rifletté raggiante frattanto che le faceva passare un braccio attorno alle esili spalle e le depositava un tenero bacio sul capo.

 

  
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