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Autore: Reira74    29/10/2012    5 recensioni
E se? E se Melkor avesse vinto e i Valar fossero scomparsi? Dimenticate se potete quello che vi ha raccontato Tolkien e provate a seguirmi in questa ipotetica Terza Era... solo che non c'è stata più nessuna era dopo la Prima che non si chiama neppure prima perché non aveva senso numerarle...
Credo abbiate capito il concetto, Melkor ha vinto, ma dove c'è un Tiranno ci sono dei valorosi Eroi che gli si oppongono. Se vi interessa conoscerli aprite la porta ed entrate in questo nuovo mondo....
NOTE: Avevo cancellato questa storia per sbaglio, chiedo scusa a chi la seguiva
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Melkor vincitore'
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*CAPITOLO 31*


-Benvenuti a Valarencálë, Capitale del nostro Regno, dimora di Gil-galad, ultimo Supremo Sire degli Eldar-

Così la presentò Thranduil, erano giunti alle porte di un'imponente città, anche se forse imponente non era l'aggettivo adatto, certamente lo era nelle dimensioni, ma di sicuro non nell'aspetto.

Sorgeva ai pedi di un'altissima montagna, che sembrava scolpita nel ghiaccio tanto era candida e lucente, in cima a quel monte stava la dimora dei Potenti, e presto, se fossero riusciti a ottenere il sostegno del Signore di quel luogo avrebbero potuto raggiungerla.

Ai piedi dell'altura si ergeva costruita, anzi sarebbe più appropriato dire ricamata nella stessa roccia, la Capitale degli Elfi, meravigliosa in quel momento mentre il suo abbagliante candore cominciava a tingersi di rosa riflettendo le luci dell'alba, senza difesa alcuna se non quella data da un'elegante muro di cinta formato da sottili steli di alabastro che si intrecciavano e si arricciavano come viticci, interrompendosi solo per lasciare il posto e un delicato cancello in filigrana di mithril.

L'interno della città era non meno incredibile, volte, scalinate, strade sospese, attraversavano o aggiravano centinaia di cascate d'acqua cristallina che creavano infiniti arcobaleni, chioschi e colonnati coperti di rose rampicanti, candidi palazzi ricamati d'argento.

Il primo pensiero dei viaggiatori fu che quella città non aveva bisogno di difese perché neppure il cuore più nero avrebbe potuto levare la mano contro un simile gioiello, ma sapevano bene che questa era solo una mera speranza, Morgoth non avrebbe esitato a distruggerla come aveva distrutto ogni altra cosa bella, ma si resero presto conto, almeno Ar-Agorn e Mithrandir, che quel luogo non era affatto indifeso, seppure privo di barriere architettoniche, ogni angolo, ogni strada, ogni pietra era intriso della magia dei Valar.  


Fortunatamente per i compagni, l'essere giunti al seguito del Lord del Cancello evitò spiacevoli soggiorni in celle umide, vennero accompagnati in stanze lussuose anche se fu vietato loro di lasciarle, almeno fino al momento in cui Sire Gil-galad avesse richiesto la loro presenza.

Non ne furono preoccupati, era una situazione che avevano previsto, avrebbero atteso che i due Signori si confrontassero lasciando a Thranduil il compito di perorare la loro causa, sapevano che fra tutti lui era quello con maggiori possibilità di successo e anche se l'attesa era snervante erano tutti ormai ottimisti sulla riuscita del viaggio.

Dopo molte ore fu Haldir a varcare la soglia degli appartamenti riservati ai compagni, si girarono in silenzio attendendo che fosse lui a parlare

-Non prenderà nessuna decisione- annunciò -Riserva il giudizio ai Potenti, ma non vi è ostile, e se i Quattordici vi approveranno sarà felice di partire. Avrebbe deciso fin d'ora -continuò sorridendo -Il mio Signore sa essere alquanto persuasivo, ma l'enormità di quello che chiedete e le conseguenze sul nostro popolo non gli consentono di prendere questa decisione da solo. Potete fin d'ora considerarvi liberi di passeggiare ovunque vogliate ma questa sera vorrebbe avere il piacere di conoscervi e condividere con voi il suo cibo-

Un impercettibile sospiro di sollievo attraversò la stanza

-Saremo onorati di accettare l'invito, grazie Haldir-

-Dovere Ar-Agorn- sorrise


Come nel palazzo di Thranduil avevano camere regali, furono forniti di tutto quello che potevano chiedere e anche non chiedere, ogni stanza aveva un piccolo guardaroba adatto alle loro necessità, un bagno privato con acqua corrente e un'enorme vasca, profumi, oli, balsami e ogni cosa potessero immaginare.

Ar-Agorn si preparò velocemente, per poter raggiungere le stanze dell'amico, era ancora vivido in lui il dolore che quei lussi gli avevano fatto affiorare e non riusciva a lasciarlo solo, ma contrariamente ai suoi timori lo trovò già pronto e intento a spazzolarsi i capelli

-Devo averti davvero spaventato se ora ti precipiti da me ogni volta che siamo ospiti in un palazzo- gli sorrise dolcemente

-Scusami, non volevo insinuare...- arrossì imbarazzato l'uomo

-Va tutto bene, Estel, non sono offeso... mi fa piacere averti qui-

-Va davvero tutto bene?-

-Sì- annuì mentre ricominciava a spazzolarsi -Ora te ne andrai?-

-Perché me lo chiedi?-

-Ogni volta che ho bisogno di aiuto compari al mio fianco, ma quando sto bene ti tieni a distanza, non ti sembra un poco assurda questa situazione?-

-Tu vorresti che restassi?-

-Mi piacerebbe-

-Posso?- chiese sfilandogli la spazzola dalle dita e l'elfo annuì lasciando che fosse lui a continuare

-Perché lo fai? Perché mi tieni lontano?-

-Te l'ho promesso, ricordi?-

-E tu mantieni sempre le promesse?-

-Sì, sempre-

-Estel, mi prometteresti una cosa?-

-Sì-

-Non sai neppure cosa?- rise l'immortale

-La risposta sarebbe sempre, sì-

-Promettimi che riusciremo a trovare il tempo per parlare-

-Sì-

-E' una promessa?-

-E' una promessa-

-Grazie... e ora andiamo, sarebbe scortese far aspettare il nostro illustre ospite-

-E da quando ti importa di essere scortese?-

-Da quando il mondo intero si è coalizzato per costringermi a comportarmi bene- sbuffò

-Non il mondo intero- rise l'uomo -Solo un gruppetto piccolissimo di persone-


La sala in cui erano stati fatti accomodare era piuttosto piccola e semplice per un palazzo tanto sontuoso, si erano aspettati di doversi inchinare al Signore nella Sala del Trono, davanti a tutta la sua corte, invece si trovavano in davanti un tavolo elegantemente apparecchiato per solo nove persone, ma la cosa che li stupì maggiormente fu che sul tavolo di forma circolare tutti i posti erano esattamente uguali, non c'erano scranni più regali, o posate più ricche, o coppe più grandi, si erano aspettati di essere convocati da un Re e si trovavano a quella che poteva sembrare un cena in famiglia, ed era questo che stavano pensando quando Gil-galad fece il suo ingresso.

Quando lo videro per la prima volta il pensiero corse all'Elendimir che avevano ammirato sul capo di Tàr, come quella gemma, che non aveva bisogno di montature preziose o pesanti, anche lui non aveva bisogno di trono o corone per risplendere di regalità.

La Luce degli Eldar che poteva essere notata solo da persone speciali come Ar-Agorn o Mithrandir splendeva in lui così forte che era impossibile per chiunque non vederla, eppure quella luce così fulgida riempì di malinconia i compagni, come se volesse celare un antico dolore.

Il suo aspetto, non meno della sua aura, incuteva rispetto. Alto quanto il númenóreano e altrettanto possente univa però la grazia e l'eleganza del suo popolo, la pelle candida faceva da sfondo a due incredibili occhi viola profondi e scintillanti, i capelli biondi scendevano sciolti e ondulati sulla schiena trattenuti da un semplice cerchio d'oro, come del colore dell'oro erano le sue vesti, oro e rosso che sfumavano ardenti come se fosse il tramonto stesso ad aver tessuto il suo abito.

Appena dietro a lui camminava l'elfo più strano che avessero mai veduto, anche lui abbigliato con i colori del tramonto era ancora più alto del suo Re e metteva in mostra i muscoli ben sviluppati con una cortissima tunica senza maniche che, incrociata davanti, lasciava aperta una profonda e generosa scollatura, i pantaloni attillati scomparivano in ampi stivali alti a metà coscia e sulle spalle portava un'enorme spadone a due mani. Ma la cosa che più attirava lo sguardo erano i capelli, lucenti fili d'oro lunghi fino ai fianchi erano acconciati in una cascata di sottili treccine che terminavano ognuna con una perla rossa.

-Maestà- si inchinarono

-Vi prego alzatevi, se avessi voluto certe formalità vi avrei incontrato davanti alla corte. Ma speravo di poter passare una serata tranquilla e discorrere di ciò che il mio amico Thranduil mi ha raccontato, voglio ascoltare la storia dalle vostre labbra e sapere di più sui nostri fratelli che sono prigionieri-

-L'elfo che vi ha donato la spada- parlò lo strano guerriero rivolgendosi all'uomo -Cosa potete dirmi di lui?-

-Glorfindel, che maniere!- lo rimproverò il Re -Vi prego di perdonarlo, signori, innanzitutto le presentazioni, questi è Glorfindel, generale del nostro esercito, prezioso consigliere nonché carissimo amico... e inopportuno amante dell'entrate ad effetto- continuò poi rivolto al compagno -Ora che ti sei fatto ammirare potresti posare quell'inutile arma? Nessuno cercherà di uccidermi questa sera-

La risata sommessa di Thranduil arrivò dal fondo della sala mentre il generale poggiava la spada con un sorriso impertinente

-Dovete sapere che lui e Erestor erano molto uniti, più che fratelli, è da quando ha udito quel nome che l'ansia di sapere se quell'Erestor e l'amico perduto sono la stessa persona lo angustia, quindi ancora una volta vi chiedo perdono-

-Posso ben comprendere il vostro turbamento, ma come ho già detto a Thranduil ero appena un bambino e non ricordo molto, solo una cosa non potrei mai dimenticare, gli occhi, erano verdi, ma tanto scuri da sembrare quasi privi di iride-

-Gil...- gli sfuggì in un sussurro

-Sì, lo so, non può essere che lui- stringendogli il braccio

-E sta, stava... bene?- chiese ansioso il generale

-Era vivo, e in salute, è passato molto tempo però... dovete capire...- si interruppe pensando a come spiegare a qualcuno che non era mai stato a Númenor quello che poteva essere successo senza essere troppo crudele, ma non ne ebbe bisogno perché fu Glorfindel ad anticiparlo

-Hanno rischiato molto aiutandovi, credete che vostro zio possa averli uccisi?-

-No- rispose sicuro -Scusatemi se parlo francamente, ma nel nostro mondo gli elfi sono merci preziose, non li avrà uccisi, ma non posso assicurarvi che sia ancora...-

-In salute?- Glorfindel si irrigidì al pensiero

-Sì, in salute. Mi dispiace per il vostro amico-

-Ciò che importa è che sia vivo e che voi andiate a riprenderlo-

-Sono qui per questo-

A quell'affermazione il generale annuì soddisfatto e la serata continuò tranquilla mentre Tàr si trovava a raccontare ancora una volta la sua storia e le condizioni della vita sotto la tirannia di Morgoth.


Era ormai notte inoltrata quando tutti si congedarono, anche se non erano stati ancora consultati i Potenti già le prime strategie si delineavano, un piano d'azione, si erano immaginati possibili scenari per la campagna militare, si erano valutate le possibilità di riuscita e le necessità di alleati, nessuno lo aveva ammesso, ma ormai la guerra imminente era data per scontata.

Thranduil e Gil-galad erano ormai restati soli, mentre sorseggiavano quieti l'ultimo bicchiere di nettare rosso delle viti

-Allora, fratello, cosa pensi dei nostri ospiti?-

-Penso che se non lo avessi veduto con i miei occhi non lo crederei possibile... Erestor è vivo, Olórin è tornato, non solo ma in questi anni ha addestrato degli Stregoni liberi dalle Tenebre che potranno combattere al nostro fianco, il padre di quel ragazzo, un discendente di Elros è morto per difendere la nostra gente, e il figlio vuole riconquistare il trono non per onori e ricchezze ma per comandare un esercito contro l'Oscuro, Durin ci ha visti scappare e ha sempre mantenuto il segreto e ora uno del suo popolo cercherà di spodestare il suo Re per portare i nani dalla nostra parte... Lo avresti creduto possibile?-

-No di certo, eppure sta succedendo... Ho notato che hai evitato di nominare la mezzelfa, eppure ti ho visto osservarla spesso-

-Cosa sai di lei?-

-Non molto, devo ammettere che con quello che è successo non abbiamo avuto modo di parlare della sua storia, e non mi sembrava neppure educato chiederla, ma è sicuramente una persona notevole, ti stupiresti se ti dicessi che è riuscita ad impressionare persino Haldir?-

-Impresa non comune, ma non mi stupisce, dopo questa giornata nulla mi stupisce-

-Però in lei c'è qualcosa che ti turba-

-Niente di importante, mi ha ricordato un caro amico... Spero di non averla offesa, non volevo essere inopportuno continuando a guardarla-

Thranduil osservò in silenzio il vecchio amico, sapeva che c'era di più, ma sapeva anche che sarebbe stato inutile insistere, la guerra aveva lasciato molte cicatrici a tutti loro, e la sola cosa che avrebbero voluto sarebbe stata dimenticare, lui era stato graziato dai Valar, lui aveva ritrovato colui per il quale il suo cuore piangeva, ma pochi altri avrebbero avuto quella fortuna.  

-Gil... ho un figlio- sospirò il Signore del Cancello sorridendo estasiato alla luna

-Sì, credo di averlo capito- ridacchiò l'altro lasciando scivolare via i ricordi -Lo avevo capito la prima volta, le successive centinaia mi hanno reso ben chiaro il concetto-

-Io... mi sembra ancora un sogno...-

-Sono felice per te, fratello, non pensavo di poter rivedere un giorno questa gioia sul tuo volto, sembra che tu sia tornato indietro nel tempo, potrei quasi temere di rivedere il vecchio e scellerato Thranduil che andava per boschi a sedurre qualunque creatura attraente incontrasse sulla sua strada-

-Temo che per quello sia ormai tardi, qualcuno potrebbe non approvare-

-A proposito di quel qualcuno, ho forse sognato o ho davvero sentito il Guardiano di Lòrien ridere? E più di una volta-

-Uno dei tanti miracoli accaduti in questi giorni, è riuscito a superare il suo passato e a lasciare odio e rancore alle spalle-

-Suppongo che il númenóreano sia responsabile di ciò-

-Sì. Temo che non riuscirò mai a sdebitarmi con lui, per quello che sta facendo per noi, per Haldir e per...-

-Tuo figlio?-

-Sì, per mio figlio-

-Devo ammettere che mi ha stupito, dopo quello che mi avevi raccontato non credevo veramente che potesse essere così luminoso, tutto il dolore che portava... avevo creduto che la gioia di averlo trovato offuscasse il tuo giudizio, mi sbagliavo, raramente ho visto tanta forza d'animo in un individuo-

-E non hai visto nulla, l'ho ritrovato solo da poco tempo ma ogni giorno lo vedo crescere e fiorire, è come una gemma che si è svegliata dopo un lungo inverno e ora cerca solo il sole-

-Sempre il númenóreano?-

-Non solo, gli sono tutti molto affezionati, ma temo di doverti rispondere ancora di sì-

-Più che affezionati direi protettivi, ogni volta che il discorso finiva sulle condizioni servili degli elfi, su Chiavi e Sigilli lo guardavano per assicurarsi che stesse bene, la mezzelfa non lo perde di vista un momento come se fosse sua madre, ma è difficile non notare quanto gli sia legato il mortale-

-E' stato fortunato a incontrarli, non stupirti se ti sembrano forse troppo apprensivi, loro sanno quanto ha sofferto, loro lo hanno visto cambiare e non vogliono vederlo soffrire ancora... Legolas non è debole, ma in questo momento è molto fragile emotivamente-

-Non ho mai pensato che fosse debole, al contrario, come ti ho detto mi stupisco della sua forza-

-Lo so, è incredibile non trovi? Ti ho detto che ha portato il mortale attraverso il deserto per quattro giorni?-

-Sì, hai già detto anche questo- rise -E' decisamente tuo figlio, avventato e testardo quanto il padre, ma altrettanto coraggioso e leale... o forse, solo altrettanto innamorato-

-Non dirlo a loro, è inutile, negherebbero!-

I vecchi amici restarono a lungo a scherzare e a ricordare allegri i giorni più felici come non facevano da tanto tempo, ma quando Thranduil si ritirò nelle sue stanze Gil-galad si avviò con passo pesante attraverso il giardino, verso una radura solitaria che spesso aveva accolto il suo dolore, la maschera gioiosa aveva abbandonato il suo volto gentile, mentre veniva risucchiato inesorabile nel vortice dei ricordi.

Ma in quel luogo, lontano dalle luci del palazzo e nascosto dalle fronde, dove sperava di ritrovare la pace si ritrovò ad affrontare la causa della sua malinconia, la persona che aveva risvegliato il suo dolore.

-Vi piace questo luogo?-

La voce del Re fece sobbalzare la ragazza

-Sire-

-Vi prego non inchinatevi. Vi credevo già nelle vostre stanze a riposare-

-Ed era mia intenzione andarci, ma poi ho trovato questa radura, è così bello qui, lontano dalle luci e dalle attenzioni-

-Lo so, vengo spesso in questo luogo-

La giovane lo guardò stupita

-Pensavo amaste la luce, tutta la vostra città è così luminosa-

-La amo, ma ci sono momenti in cui la luce troppo forte può ferire gli occhi se il cuore non è pronto a guardarla-

-E il vostro non lo è?- poi accorgendosi di aver parlato senza riflettere si affrettò ad aggiungere -Scusatemi, parlo troppo, non sono cose che mi riguardano, non volevo essere indelicata. Vi lascio ai vostri pensieri-

-No, vi prego non andate. In realtà sono felice di avervi incontrato, vi avrei cercata prima se avessi saputo che non vi eravate ritirata. Volevo scusarmi per il mio comportamento, non era mia intenzione importunarvi continuando ad osservarvi, mi rendo conto di essere stato scortese-

-Sono io a dovermi scusare se in qualche modo vi ho turbato-

-Voi non avete fatto nulla per turbarmi, sono stati i vostri occhi, mi ricordano quelli di un'altra persona, vi guardavo e continuavo a chiedermi perché i suoi occhi fossero su di voi-

-Forse avete conosciuto mio padre, un poco gli somiglio, il suo nome è Elrond-

Il Sire Supremo dei Noldor spalancò la bocca cercando l'aria che era sfuggita ai suoi polmoni, con le gambe tremanti si accasciò pallido sul sedile di marmo

-Vi sentite bene?-

-Elrond è... Elrond è...- balbettò -Elrond è vostro padre? Io, non... Lui, non... Non sapevo avesse una figlia, non me l'ha mai detto-

-Voi lo conoscete?- chiese eccitata -Lo avete visto? Sta bene?-

-Mi dispiace- sembrava aver ripreso il controllo -Credevo lo sapeste, vostro padre è morto, nella battaglia...

-Quale battaglia?-

-L'Ultima Battaglia-

-Non è possibile...-

-Mi dispiace Lady Rhawel, ero la, io stesso l'ho visto cadere...- continuò tristemente

-Vi ripeto che non è possibile, Maestà- continuò la giovane -Ditemi, quanti anni credete che io abbia?-

-Devo ammettere di non riuscire a capirlo- le rispose stupito della domanda -Per voi, come per il figlio di Thranduil mi è impossibile definirla, forse avete passato troppo tempo vicino all'Ombra, i vostri Spiriti sono mutevoli, instabili, non riesco a coglierli-

-Non posso parlare per Gwath, ma nel mio caso non è difficile, gli anni che ho sono quelli che vedete sul mio viso, non sapevo neppure di essere un'immortale prima che Thranduil lo dicesse-

Sbarrò quegli occhi d'ametista incredulo e sconvolto

-No... non... io, l'ho visto cadere, l'ho visto morire!-

-Vi stupireste a sapere quanto spesso accade di sbagliarsi-

-Non è possibile, tutto questo tempo... non posso crederci... Lui e vivo. Dov'è? Sta bene? Vi prego raccontatami di lui, raccontatemi di voi... Lui è vivo...-

-Vorrei chiedervi le stesse cose perché io non l'ho mai conosciuto, posso dirvi ciò che di lui mi ha scritto mia madre, ma vedo che gli eravate molto affezionato e non voglio portarvi altro dolore illudendovi inutilmente... Ciò che voi vedeste, mia madre lo vide vent'anni fa... Io non so dove sia, non so se stia bene... non so neppure se sia ancora vivo...-

-Ma non sapete neppure se sia morto! Voi non credete a quello che ha visto vostra madre o non avreste parlato in questo modo... Come posso non illudermi? Vedo i suoi occhi sul vostro volto e la speranza mi riempie il cuore, era il mio più caro amico, il più fidato consigliere, il miglior compagno in battaglia, ogni notte nel buio di questa radura ricordo il suo viso... ora voi mi dite che non era morto, e mi chiedete di non sperare?-

-Non vi chiedo di non sperare, io stessa l'ho creduto morto fino a poco tempo fa, posso però dirvi che, nonostante quello che mia madre ha visto, Gwath è certo che lui fosse sicuro di non morire, per via del Sigillo, e Gwath è stato a lungo schia... cioè, lui sa bene come funziona...-

-Non temete, conosco la sua storia, Thranduil ha parlato molto del figlio, non sono uno di quegli sciocchi mortali incapaci di vedere oltre le apparenze-

-Grazie, io mi fido di Legolas, e se lui dice che c'è una speranza voglio crederci, è per questo che andremo a cercarlo, quando Tàr partirà per Númenor partiremo anche noi, a cena siete stati chiari sul motivo per cui non possiamo andare con lui, non mi piace, ma lo comprendo, però non resterò qui ad aspettare che torni, saremo al suo fianco quando guerra sarà dichiarata ma fino a quel momento voglio provare a trovare mio padre... Quindi, no, non vi dico di non sperare, solo di non illudervi, perché nulla è certo e, se davvero vi era tanto caro, scoprire che lui è morto dopo aver gioito sarebbe un dolore ancora più forte-

-Se avessi avuto dei dubbi sul fatto che siate sua figlia ora non ne avrei più alcuno, non lo avete mai conosciuto ma mi sembrava di sentire la sua voce nelle vostre parole... lui mi avrebbe parlato nello stesso modo- guardò la giovane con gli occhi lucidi -Verrò con voi, e non provate neppure a protestare, avete bisogno di qualcuno in grado di rimuovere le Chiavi visto che Mithrandir non ci sarà, e il motivo per cui non potevate partire col vostro capo resta immutato, dovete imparare a comprendere cosa significhi essere dagli Immortali, dovete imparare a nascondere la vostra Luce per non farvi scoprire, avreste potuto impararlo qui, ma potremo farlo altrettanto facilmente in viaggio-

-Io non credo... voi siete il Sommo Sire, non dovreste partire in questo modo-

-Questo lasciatelo decidere a me e alla mia gente-

  
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